Non appena i gemelli rietrarono
nell’edificio dopo la loro
pausa, la sfilata volgeva al termine. Sul palco Heidi Klum era in
compagnia di
tutti gli stilisti protagonisti di quella serata, compresa Caroline che
sfoderava sorrisi e saluti a tutti i presenti.
Tom la fissava da lontano, era
rimasto vicino all’uscita ad
aspettare Bill e gli altri. Non vedeva l’ora di stare un
po’ con Caroline,
divertirsi, parlare, ballare, presentarla ai suoi amici…
Alt! La sua mente già
fantasticava all’inverosimile, come se Caroline fosse
già la sua ragazza.
‘Stasera non devo
assolutamente fare stronzate…’ ripromise a
sé stesso.
Si riscosse dai suoi pensieri quando
notò il fratello e il
gruppetto di amici che si avvicinava a lui, pronti per andarsene.
Notò con la
coda dell’occhio che Ria lo fissava un po’ seccata,
probabilmente per il fatto
che lui si fosse alzato senza dirle una parola. Ma non gli importava.
Stasera
aveva ben altro per la testa.
Il caos frenetico
della città investì nuovamente il gruppo di
amici, che vennero velocemente
scortati verso il parcheggio sotterraneo per evitare i soliti paparazzi.
“Allora ci vediamo
direttamente dentro al PlayHouse?” esordì
l’elegante gemello biondo.
“Certo, tanto ho
prenotato uno dei tavoli al secondo piano, ci troveremo
lì.” Rispose Shin
mentre faceva salire in macchina la sua signora.
“Perfetto allora!”
“Bill, muoviti a
salire!” il moretto verso il fratello.
“Mio dio Tom, vedi
di calmarti!” lo ammonì Bill mentre chiudeva la
porta dell’auto, permettendo a
Tom di partire. “Caroline non scappa, non va da nessuna parte
e nessuno te la
porta via!”
Come se Bill avesse dato voce alle
preoccupazioni del
fratello, Tom accelerò ancora, sfrecciando
nell’intenso traffico del sabato
sera a LA.
In pochi minuti i due giovani si
trovarono di fronte
un’enorme insegna fosforescente, blu e viola, che lampeggiava
la scritta PlayHouse. Stranamente,
però, a
differenza dei soliti weekend, fuori dal locale non c’era la
classica e
inconfondibile coda chilometrica che lo distingueva dagli altri locali
della
zona. La porta principale era chiusa, davanti c’era un
cordone rosso
sorvegliato da due bodyguard più grossi e minacciosi del
solito. L’intero
edificio era stato affittato per la festa privata ed esclusiva degli
stilisti.
C’erano comunque dei giornalisti, che aspettavano come
predatori africani le
loro prede, ma erano pochi e accuratamente selezionati da chi di dovere.
I gemelli Kaulitz scesero di fronte
al PlayHouse, lasciarono
in custodia l’auto di Tom, e si avviarono verso
l’entrata, seguiti dai flash
delle macchine fotografiche.
“Buonasera signori.”
Esordì uno dei buttafuori, cercando di sembrare meno
inquietante possibile. “Il
vostro nome, prego.”
“Bill e Tom
Kaulitz.” Rispose il biondo cortesemente. L’omone
pelato, più alto addirittura
dei gemelli, scrutò la lista e, quando vide che i loro nomi
figuravano, fece un
cenno all’altro, che aprì immediatamente il
cordone.
“Buona serata.”
Augurò.
I gemelli sorrisono
all’unisono ed entrarono. Boom. La
musica li invase già nel guardaroba. Ma quando passarono
oltre, la festa li
invase come un vero e proprio fiume in piena. Musica, luci, ballerini e
ballerine. Era una sensazione strana, quella di ritrovarsi dentro una
discoteca
del genere, ma era davvero eccitante. Ai due Kaulitz piaceva,
perlomeno.
Si guardarono intorno, cercando di
ambientarsi. Chi li
squadrava, chi li ignorava continuando a ballare. Ma quei posti erano
così. Si
diressero verso le scale che portavano al secondo piano, dove si
trovavano i
tavoli e l’area VIP. Sotto di loro c’erano la
pista, enorme e affollatissima, e
un paio di bar, illuminati a giorno e letteralmente assaltati dai
presenti.
Al secondo piano li attendeva una
ragazza dello staff che,
dopo aver spuntato i loro nomi da un’altra lista, li condusse
al loro tavolo. Shin,
la sua compagna e Ria erano già seduti, mancava solo Andreas.
“Il pazzo dov’è?”
chiese Tom.
“Ha trovato qualcuno
che conosceva, è su quel tavolo
laggiù.” Indicò Shin. “Cosa
bevete ragazzi?”
“Quello che prendete
voi.” Gli rispose Bill, prendendo posto accanto al fratello.
“Allora partiamo con
una bottiglia di Champagne, intanto facciamo un brindisi con
quello!”
“Per me va
benissimo! Tom, vuoi qualcos’altro?” gli
domandò Bill, ma lui rispose con un
distratto ‘No, grazie’ mentre continuava a fissare
la porta del locale. Allora
il biondino lo pizzicò sulla coscia, provocandogli un dolore
fastidiosissimo e
costringendo il moretto a fissarlo con le lacrime agli occhi.
“Che vuoi?!”
sussurrò arrabbiato.
“Sei un’ameba, ecco
cose c’è! Sei qui anche per divertirti, smettila
di essere così assorto e
scontroso!” Bill lo fissava seccato.
“Scusami, adesso mi
riprendo.”
“Sarà meglio! È
arrivato anche lo Champagne!”
“Cosa? Champagne?
Bah, preferivo qualcos’altro.”
“Io te l’avevo anche
chiesto, ma eri inebetito a fissare la porta come un cane guarda il suo
osso!”
gli rispose Bill mentre gli porgeva il calice ghiacciato. Tom lo prese
con
riluttanza.
“Cin Cin!” esordì il
gruppo di amici mentre brindava.
La serata procedeva tra risate e
scherzi. Ormai quasi tutti
avevano bevuto qualche bicchierino ed erano tutti piuttosto allegri.
Bill aveva
cominciato, troppo presto a detta di Tom, a raccontare aneddoti sulla
loro vita
a casa, specialmente sulle disgrazie che succedevano al gemello moro,
facendo ridere
tutti i presenti. Anche Tom sorrideva, divertito nel risentire certe
vecchie
storielle. Bill ubriaco era insopportabile, ma Bill alticcio era molto
piacevole. Ma nonostante quest’aria allegra e divertente che
si era creata nel
loro tavolo, non poteva mancare un po’ di malinconia nel
cuore del giovane
tedesco, che non aveva ancora visto Caroline.
Venne riscosso dai suoi pensieri
dalle risate isteriche
della ragazza che le sedeva affianco. Ria. Era ubriaca e rideva come
una pazza
alle battute di Bill o di Andreas. Non ne poteva davvero più.
“Vado a farmi un
giro.” Sussurrò all’orecchio del
fratello. Poi si alzò e si diresse verso le
scale. Ria lo fissava mentre scendeva le scale e, con la scusa di
andare in
bagno, si alzò anche lei.
“Vuoi che ti accompagni?”
le domandò gentilmente la compagna di Shin.
“Tranquilla, ce la
faccio ancora, per ora!” detto questo, seguì il
moretto, ignaro di tutto.
Tom vagava ai margini della pista,
confondendosi con le
centinaia di persone all’interno del locale. Faceva molto
caldo li sotto e la
puzza di fumo era quasi insopportabile. Passò tutta la sala,
scrutando
attentamente chiunque vedesse, alla ricerca di Caroline.
Arrivò al secondo bar,
aveva attraversato l’intera sala. Si fermò e
chiese il solito Martini. Si appoggiò
al bancone e, mentre sorseggiava il suo drink, la vide. Il suo abito
rosso
spiccava in mezzo a quella folla in movimento. Il suo sorriso, il suo
sguardo,
i gesti che faceva mentre parlava. Sembrava una dea, riusciva ad
incantarlo
sempre, anche con i piccoli gesti.
Mentre la fissava, lei si accorse
finalmente di lui. Vide
questo ragazzo ben vestito, elegante ma non troppo, che la fissava con
uno
sguardo magnetico mentre sorseggiava dal suo bicchiere. Rimase
estasiata quando
lui le sorrise, mostrandole i denti perfetti e avvicinandosi a lei, con
quella
camminata fiera che faceva impazzire chiunque.
“Ehi, finalmente ti
ho trovata.” Le sussurrò vicino
all’orecchio, in modo da farsi sentire in mezzo
a tutto quel caos. La giovane perse un battito quando sentì
il suo profumo
sovrastare l’odore intenso della discoteca ed invaderle le
narici.
“C’è troppa gente,
anche io ti ho cercato ma non ti trovavo da nessuna parte.”
Anche Tom perse un
colpo quando sentì il calore delle labbra di Caroline vicine
al suo orecchio,
mentre gli diceva che lo aveva atteso e cercato tutta la sera.
“Senti, e se ce ne
andiamo da qui?” esordì Tom. Non poco stupore
prese vita nella testa di
Caroline per quell’affermazione così istintiva,
detta così come se fosse la
cosa più normale del mondo. Tom la fissava, ma non con
sguardo malizioso,
piuttosto con dolcezza, passione e pura voglia di stare con lei. Non
sapeva se
fosse per l’effetto dell’alcol che avevano bevuto,
o per la situazione e
l’atmosfera del locale, fatto sta che Caroline si
sentì inspiegabilmente
attratta da quel ragazzo che aveva saputo ascoltarla, aspettarla e
confortarla.
“Devo per forza
tornare al mio tavolo. Ma tu seguimi con lo sguardo e, quando ti
farò cenno,
vieni e portami via.” Lo disse così, tutto
d’un fiato, con il cuore che le
batteva all’impazzata. Dapprima vide un po’ di
stupore nello sguardo del
ragazzo, ma si trasformò immediatamente, tornando quello di
prima.
“Aspettami e verrò
da te.”
Tom fissava Caroline salire le scale
che portavano al
secondo piano, cercando di individuare il suo tavolo. Ogni tanto lei
gli
lanciava qualche sorriso e lui
aspettava
trepidante il suo segnale di salvataggio. Sarebbe andato via con lei di
corsa,
avrebbe lasciato un messaggio a Bill ed era sicuro che lui avrebbe
capito.
Continuo a bere il suo Martini fissando la balconata e non perdendo di
vista
l’abito rosso di Caroline, quando si sentì tirare
il braccio da qualcuno. Si
voltò e vide Ria. Era completamente ubriaca,
l’aveva seguito e ora lo fissava
come se lui fosse una preda, un pezzo di carne.
“Ehi, dov’eri
finito?” gli urlò, cercando di farsi sentire sopra
il volume esagerato della
musica.
“Sono venuto a
cercare una persona, Ria, non sono affari tuoi.” Rispose,
forse un po’ brusco,
ma non voleva perdere tempo con lei.
“Eppure sei qui
tutto solo! Che c’è, ti hanno
scaricato?” lo provocò la rossa.
“Tutt’altro.”
Rispose il moro, girandosi di nuovo verso la balconata e liberandosi
dalla
stretta di Ria. Questo fece infuriare la ragazza, già
alterata dall’alcol, che
non perse l’occasione. Si avvinghiò a Tom,
costringe dolo a girarsi. Lui si
stava ribellando, quando lei lo prese e lo baciò con foga.
Lui rimase di
stucco. Non poteva essere violento verso una ragazza, ma la prese per
le spalle
e la spostò dal suo viso, interrompendo il loro bacio.
“Che diavolo stai
facendo?!” sbraitò il ragazzo.
“Io ti voglio Tom!”
rispose la ragazza cercando di sembrare più passionale
possibile mentre cercava
di riappropriarsi delle labbra del giovane.
“Vattene!!” la
allontanò il ragazzo, guardandola con uno sguardo misto tra
la rabbia e lo
stupore. Voleva fuggire da quella situazione che poteva degenerare, Ria
era
parecchio insistente e avrebbe rischiato di attirare troppo
l’attenzione su di
loro, con il rischio che fosse stato lui ad essere giudicato in mala
fede.
Voleva andare da Caroline, prenderla e andarsene con lei. Si
girò e alzò lo
sguardo verso la balconata, ma ciò che vide lo
pietrificò. Caroline li stava
guardando, sembrava una statua anche lei, immobile. Aveva visto tutto.
Mentre saliva le scale si sentiva due
occhi puntati addosso.
I suoi occhi, sapeva che lui non
la
mollava un secondo. Sorrise. Si sentiva davvero felice. Non vedeva
l’ora di
mollare quel gruppo di pseudo amici con cui era lì e
andarsene con Tom.
Si appoggiò alla balconata
del secondo piano, tenendo in
mano l’ultimo bicchiere di Champagne che avrebbe bevuto
quella sera. Ascoltava distrattamente
i discorsi che giravano al suo tavolo, le persone le apparivano
confuse, aveva
un solo pensiero per la testa: Tom. Ogni tanto si girava verso il bar
del primo
piano e tutte le volte vedeva il ragazzo che, sorseggiando il suo
drink, la
fissava e l’aspettava pazientemente. Si sentii avvampare e
fece finta di
cercare qualcosa nella borsa per nascondere il rossore. Quando si
riprese
sorseggiò l’ultimo goccio di vino, si stava
apprestando a congedarsi dal
gruppo. Si girò verso Tom, pronta per fargli avere il suo
segnale, ma ciò che
vide per poco non le fece vomitare quello che aveva bevuto. Tom era
avvinghiato
ad un’altra. Perse non uno ma non sapeva neanche lei quanti
battiti. Si sentii
morire. No, non poteva essere così. Lui non
l’avrebbe ingannata così
spudoratamente! O forse si? Magari era ubriaco… non
riuscì a staccare gli occhi
dalla scena. E notò qualcosa di strano.
Vide il giovane afferrare per le
spalle la ragazza e
allontanarla da sé, mentre lei lo guardava sbigottita. Lo
vedeva sbraitare, lo
capiva da come gesticolava, ma la ragazza non demordeva e ci
riprovò ancora.
Lui la scansò nuovamente e poté chiaramente
notare la rabbia del ragazzo mentre
le indicava di andarsene. Poi lui si girò verso di lei. E i
loro sguardi
stupiti e increduli si incontrarono. Vide Tom rimasto senza fiato, si
sentiva
colpevole, lei aveva visto tutto. Passarono attimi che sembrarono anni,
tutto
attorno a loro si fermò, esistevano solo loro due, ma
nessuno riusciva a
pensare, a gesticolare qualcosa. Il nulla più assoluto. Fu
lei, allora, a
prendere una decisone. Forse era quella giusta, forse no. Ma era
ciò che si
sentiva dentro.
Tom la vide sparire.
‘Se ne starà
andando.’ Pensò amaramente. Voleva disperatamente
allontanarsi da lì, seguirla,
spiegarle che era stato tutto un futile malinteso. Ma le gambe erano
inchiodate
alla pista del PlayHouse. Non accennavano a muoversi. Forse
perché volevano
evitargli un ulteriore rifiuto. D’altronde, come avrebbe
fatto Caroline a
capire? Aveva visto mentre baciava un’altra, come faceva a
spiegarle che lui
non voleva? Era già stata ferita in passato, un gesto come
quello aveva
soltanto peggiorato la situazione.
Si appoggiò al bancone del
bar come se fosse l’unica ancora
di salvezza, le gambe non lo sostenevano più. Si sentii
mancare. Davanti ai
suoi occhi vedeva sfumare per sempre quello che poteva essere
l’amore della sua
vita, la donna che lo aveva cambiato. Ria, intanto, gli sbraitava
contro per i
suoi continui rifiuti, lui non l’ascoltava, era assente da
ogni cosa intorno a
lui. Ma qualcosa lo riscosse, o meglio, qualcuno. In mezzo al caos
della sua
mente annebbiata, della musica altissima e delle urla di Ria,
notò uno
svolazzante abito rosso, la cui proprietaria lo aveva obbligato a
voltarsi e a
seguirla. Era Caroline. Non gli aveva parlato, non lo aveva nemmeno
guardato.
Fatto sta che lo aveva preso per mano e ora lo stava trascinando quasi
a forza
verso l’uscita del locale. In mezzo a tutto quel caos, ora,
c’era lei, la sua
salvezza. Continuava a non distinguere le facce di quei corpi che
ballavano
incessantemente, o la musica che il dj sceglieva, oppure la serie di
imprecazioni e di insulti che gli lanciava Ria mentre lo vedeva
allontanarsi
con la ragazza dall’abito rosso. Non esisteva nulla, tranne
lei.
Arrivano all’uscita, dove
Caroline prese il cappotto dal
guardaroba e si diresse verso l’uscita, seguita da Tom. Lei
non gli parlava,
non lo guardava neanche. Uscirono all’aria aperta, la
città era pressoché come
prima, soltanto erano diminuite le persone e le macchina che giravano.
Non
c’erano neanche giornalisti, oppure erano nascosti
chissà dove ad aspettare per
immortalare qualche celebrità ubriaca. Chissà che
ora era.
Tom seguì Caroline quasi
verso l’imbocco del parcheggio
sotterraneo del PlayHouse, quando si decise a parlare.
“Caroline…”
tentò.
Ma lei non si girò, continuando a camminare.
“Caroline…!”
riprovò, stavolta con più decisione. Ma nulla,
nemmeno una reazione.
“Ehi, guardami!” la
prese per il braccio, delicatamente, e la voltò verso di
sé. Piangeva. Aveva il
volto rigato dalle lacrime. Il cuore gli morì in petto.
Avrebbe voluto
abbracciarla, baciarla, dirle che andava tutto bene e che le cose si
sarebbero
sistemate. Ma non ci riuscì. La causa di tutto quel dolore
era lui.
“Portami a casa…”
sussurrò debolmente, abbassando lo sguardo.
“…per favore…” lui le
circondò le
spalle con il braccio e la condusse nel parcheggio verso la sua
macchina. La
fece salire e le diede la sua giacca in modo da potersi coprire. Aveva
smesso
di piangere, ma la tristezza nel suo sguardo fece a Tom più
male di una
coltellata. Chiuse la portiera e in un guizzo pensò a Bill.
lo aveva mollato al
PlayHouse, senza dirgli niente. Tirò fuori il cellulare e
provò a chiamarlo.
Nulla. Gli mandò un messaggio, allora sperando che lo
leggesse.
Sono uscito,
sto
portando a casa Caroline. Problemi. Ci vediamo più tardi,
oppure domani se
rimani a casa di Andreas. Avrò bisogno di te…
Notte
Salì in macchina e mise il
cellulare sul portaoggetti.
Caroline non si mosse, ma aveva già la cintura. Tom
inserì le chiavi, accese e
partì, cercando di fare prima possibile per evitare alla
ragazza ancora dolore.
Durante il viaggio nessuno dei due
parlò, Caroline guardava
fuori dal finestrino, mentre Tom non toglieva gli occhi dalla strada.
Il
tragitto sembrava interminabile, infinito, ma quando, finalmente,
scorsero di
fronte a loro la casa di Caroline, Tom si lasciò sfuggire un
piccolo, amaro,
sospiro di sollievo. Almeno avrebbe risparmiato la sua vista a
Caroline.
Fermò l’auto
accanto al vialetto e scese. Aprì la portiera e
Caroline scese con lo sguardo basso, senza fissare negli occhi Tom. Il
ragazzo
si sentì morire per l’ennesima volta. La
seguì verso la porta, aspettando che
le dicesse qualcosa, qualsiasi cosa, anche un insulto. Non sopportava
quel
silenzio opprimente tra di loro.
Arrivarono davanti allo stipite,
Caroline non si voltò e
inserì le chiavi di casa nella serratura. Click.
La porta si aprì. Tom sapeva che, appena varcata quella
soglia, non l’avrebbe
più rivista. Sentiva le lacrime salirgli dentro come un
fiume in piena, ma
cercava di trattenersi. Voleva darle un addio dignitoso. Voleva
guardarla in
viso l’ultima volta.
“Caroline, voglio
poterti guardare in vis…”
“Entra.” Lo
interrupe lei. Aveva sentito bene? Gli aveva chiesto di entrare? Non
riusciva a
capire. Aveva la mente vuota e non riusciva a muoversi. Vide Caroline
entrare e
sparire nella penombra di casa sua, così si fece coraggio ed
entrò, chiudendosi
la porta alle spalle. Li ci volle qualche secondo per abituarsi al buio
che
c’era, ma si accorse quasi subito che Caroline era ancora di
fronte a lui,
dandogli però le spalle. Si fece coraggio, e
parlò.
“Non so cosa dire…dirti
che mi dispiace, ormai sembra inutile…” si
bloccò. Sentiva le lacrime che
lottava per uscire e dovette smettere di parlare a causa del nodo alla
gola che
aveva. Si maledisse. Stava per girarsi e uscire per poter sfogarsi
lontano da
Caroline quando la vide voltarsi e venire verso di lui. Gli
arrivò addosso e lo
baciò. Tom rimase attonito, aveva gli occhi sbarrati, e, per
la sorpresa,
indietreggiò e sbatté la schiena contro il muro.
Caroline lo stava baciando, le
mani tremanti sul suo possente petto, il sapore salato delle sue
lacrime che si
posava sulle labbra di Tom. Era un bacio casto ma carico di sentimento,
disperazione e tensione. Tutti sensazioni che avvolgevano i cuori dei
due
giovani. D’un tratto, lei si staccò dalle labbra
di lui, riprendendo fiato. Per
un attimo guardò in basso, poi lo fissò dritto
negli occhi. Non c’era odio e
rabbia nel suo sguardo, come immaginava Tom. C’era tristezza,
si, ma anche
qualcos’altro.
“Non potevo
sopportare che un’altra rubasse dalle tue labbra
ciò che volevo prendermi io.”
Confessò la ragazza. Tom non rispose, non sapeva cosa dirle.
Le prese il volto
tra le mani, sentiva sui palmi il calore delle sue lacrime.
Avvicinò il volto
di lei al suo e la baciò, stavolta con più
passione. Voleva trasmetterle tutto
il calore che le sole parole non avrebbero potuto descrivere.
Sentì lei
ammorbidirsi sotto il suo tocco, così provò ad
osare un po’ di più,
approfondendo il loro bacio. Esplorò la bocca di lei con la
sua lingua,
invitandola a duettare insieme a lui. Caroline rispose a tutto questo
avvinghiandosi al corpo di Tom, che, di rimando, la attirò
ancora di più a sé.
Tra io baci cercavano di prendere fiato,ma nessuno dei due voleva
staccarsi
dall’altro, come se avesse paura di perderlo. Entrambi
sentivano i cuori del
compagno battere all’impazzata, ogni tanto qualcuno perdeva
un battito quando
le mani dell’altro osavano toccare di più. I due
ragazzi, ansimanti si
staccarono, prendendo fiato. Erano al limite. Si guardarono negli
occhi, come
se al mondo esistessero solo loro due. Sorrisero entrambi, felici di
essersi
trovati. Nessuno dei due parlò. Tom fremeva dal desiderio di
avere Caroline
finalmente sua, ma non voleva rovinare ogni cosa correndo troppo. Ma fu
lei,
ancora una volta a sorprenderlo.
“Seguimi.” Lo prese
per mano e lo guidò con sicurezza lungo i corridoi bui della
sua casa. Tom
faceva fatica a vedere e a riconoscere oggetti e mobile, e aveva paura
di
sbattere addosso a qualsiasi cosa, ma seguiva Caroline come fosse la
sua guida.
Un attimo dopo, si fermarono. Caroline aprì una porta e Tom,
nella penombra,
poté scorgere un letto. Il suo letto.
Il cuore gli salì in gola, ma lei lo fece entrare,
voltandosi verso di lui e
buttandogli le braccia al collo. Il ragazzo sorrise, chiuse la porta
con il
piede e ricominciò a baciarla. Mentre si davano baci
piccoli, lunghi, sfuggenti
o appassionati, si spogliavano a vicenda, delicatamente ma con la
passione che
ruggiva dentro a entrambi. Quasi senza accorgersene, arrivarono al
letto, ormai
quasi privi di ogni indumento. Tom distese delicatamente Caroline e la
sentiva
fremere sotto il suo tocco. Non voleva farle male, assolutamente, e non
voleva
neanche sembrare irruento e aggressivo. Quella doveva essere la loro
notte.
Passò a baciarle il collo,
delicatamente, ogni tanto dandole
qualche morsetto tutt’altro che innocente. Con la mano
disegnava come un
pittore segni indistinti sul corpo mielato della ragazza, che, ad ogni
suo
tocco, fremeva. Lei lo cercava, ma lui voleva andarci piano, anche se
mantenere
il controllo in quella situazione era tutto tranne che semplice. La
baciava e
la toccava in ogni centimetro del suo corpo, facendole scappare dei
gemiti che
segnarono il limite, sia per lei che per Tom. Si alzò,
guardandola e,
nonostante la poca luce, riuscì a catturare il suo sguardo.
“Non posso più
nascondere a me stessa che ti amo. E non posso nasconderlo neppure a
te, Tom.”
Confessò la ragazza. Questa volta Tom non restò
di sasso come tutte le altre
volte. No. Sorrise. E aprì definitivamente il cancello del
suo cuore, che
all’inizio aveva cominciato cigolando, ma che ora si apriva
come fosse la cosa
più naturale del mondo.
“E come potrei io
non amare te, la donna che ha cambiato la mia vita.” sorrise
mentre la baciava
con tutto l’amore di cui disponeva. E, mentre i loro sguardi
e le loro anime si
scambiavano una promessa, anche i loro corpi si incatenarono
l’un altro. Delle
sensazioni che non aveva mai provato pervasero il cuore e il corpo di
Tom. Si
rese conto che quello non era solo sesso. Stava facendo
l’amore con la donna
che amava. Finalmente l’aveva trovata. Raggiunsero il piacere
all’unisono,
pronunciando il nome del loro amante, come a sigillare quella promessa
che ora
li univa per sempre.
Ed eccomi
qua con
questo santo, benedetto capitolo 16! Molti di voi avranno pensato che
io fossi
morta oppure che avessi abbandonato la storia, invece sono ancora qui!
XD
Ironia a
parte, mi
SCUSO ENORMEMENTE con tutti voi. Davvero, mi dispiace tantissimo non
aver più
aggiornato…quando ho visto la data di pubblicazione
dell’ultimo capitolo mi è
venuto da piangere. Ho dei problemi, salute, famiglia,
scuola… e, purtroppo, la
scrittura ne ha subito le conseguenze. In modo particolare mi scuso con
_Freiheit_ che mi ha sempre seguito e che, purtroppo, ho deluso non
aggiornando
mai. Mi dispiace tantissimo ç.ç spero di
aggiornare la storia più in fretta…
Il capitolo
spero sia
di vostro gradimento, ci ho messo tutta me stessa per renderlo speciale! A voi i commenti ^^
Scusate
ancora, a
presto! Baci <3 <3 <3
|