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Autore: CarlottAlien    03/02/2014    1 recensioni
E se grazie al destino la tua vita cambiasse? E se questo potrebbe sconvolgere la tua vita, il tuo modo di pensare, la tua anima? Una FF sui gemelli Kaulitz che vi terrà incollati al PC!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Non appena i gemelli rietrarono nell’edificio dopo la loro pausa, la sfilata volgeva al termine. Sul palco Heidi Klum era in compagnia di tutti gli stilisti protagonisti di quella serata, compresa Caroline che sfoderava sorrisi e saluti a tutti i presenti.

Tom la fissava da lontano, era rimasto vicino all’uscita ad aspettare Bill e gli altri. Non vedeva l’ora di stare un po’ con Caroline, divertirsi, parlare, ballare, presentarla ai suoi amici… Alt! La sua mente già fantasticava all’inverosimile, come se Caroline fosse già la sua ragazza.

  ‘Stasera non devo assolutamente fare stronzate…’ ripromise a sé stesso.

Si riscosse dai suoi pensieri quando notò il fratello e il gruppetto di amici che si avvicinava a lui, pronti per andarsene. Notò con la coda dell’occhio che Ria lo fissava un po’ seccata, probabilmente per il fatto che lui si fosse alzato senza dirle una parola. Ma non gli importava. Stasera aveva ben altro per la testa.

 

 

  Il caos frenetico della città investì nuovamente il gruppo di amici, che vennero velocemente scortati verso il parcheggio sotterraneo per evitare i soliti paparazzi.

  “Allora ci vediamo direttamente dentro al PlayHouse?” esordì l’elegante gemello biondo.

  “Certo, tanto ho prenotato uno dei tavoli al secondo piano, ci troveremo lì.” Rispose Shin mentre faceva salire in macchina la sua signora.

  “Perfetto allora!”

  “Bill, muoviti a salire!” il moretto verso il fratello.

  “Mio dio Tom, vedi di calmarti!” lo ammonì Bill mentre chiudeva la porta dell’auto, permettendo a Tom di partire. “Caroline non scappa, non va da nessuna parte e nessuno te la porta via!”

Come se Bill avesse dato voce alle preoccupazioni del fratello, Tom accelerò ancora, sfrecciando nell’intenso traffico del sabato sera a LA.

In pochi minuti i due giovani si trovarono di fronte un’enorme insegna fosforescente, blu e viola, che lampeggiava la scritta PlayHouse. Stranamente, però, a differenza dei soliti weekend, fuori dal locale non c’era la classica e inconfondibile coda chilometrica che lo distingueva dagli altri locali della zona. La porta principale era chiusa, davanti c’era un cordone rosso sorvegliato da due bodyguard più grossi e minacciosi del solito. L’intero edificio era stato affittato per la festa privata ed esclusiva degli stilisti. C’erano comunque dei giornalisti, che aspettavano come predatori africani le loro prede, ma erano pochi e accuratamente selezionati da chi di dovere.

I gemelli Kaulitz scesero di fronte al PlayHouse, lasciarono in custodia l’auto di Tom, e si avviarono verso l’entrata, seguiti dai flash delle macchine fotografiche.

  “Buonasera signori.” Esordì uno dei buttafuori, cercando di sembrare meno inquietante possibile. “Il vostro nome, prego.”

  “Bill e Tom Kaulitz.” Rispose il biondo cortesemente. L’omone pelato, più alto addirittura dei gemelli, scrutò la lista e, quando vide che i loro nomi figuravano, fece un cenno all’altro, che aprì immediatamente il cordone.

  “Buona serata.” Augurò.

I gemelli sorrisono all’unisono ed entrarono. Boom. La musica li invase già nel guardaroba. Ma quando passarono oltre, la festa li invase come un vero e proprio fiume in piena. Musica, luci, ballerini e ballerine. Era una sensazione strana, quella di ritrovarsi dentro una discoteca del genere, ma era davvero eccitante. Ai due Kaulitz piaceva, perlomeno.

Si guardarono intorno, cercando di ambientarsi. Chi li squadrava, chi li ignorava continuando a ballare. Ma quei posti erano così. Si diressero verso le scale che portavano al secondo piano, dove si trovavano i tavoli e l’area VIP. Sotto di loro c’erano la pista, enorme e affollatissima, e un paio di bar, illuminati a giorno e letteralmente assaltati dai presenti.

Al secondo piano li attendeva una ragazza dello staff che, dopo aver spuntato i loro nomi da un’altra lista, li condusse al loro tavolo. Shin, la sua compagna e Ria erano già seduti, mancava solo Andreas.

  “Il pazzo dov’è?” chiese Tom.

  “Ha trovato qualcuno che conosceva, è su quel tavolo laggiù.” Indicò Shin. “Cosa bevete ragazzi?”

  “Quello che prendete voi.” Gli rispose Bill, prendendo posto accanto al fratello.

  “Allora partiamo con una bottiglia di Champagne, intanto facciamo un brindisi con quello!”

  “Per me va benissimo! Tom, vuoi qualcos’altro?” gli domandò Bill, ma lui rispose con un distratto ‘No, grazie’ mentre continuava a fissare la porta del locale. Allora il biondino lo pizzicò sulla coscia, provocandogli un dolore fastidiosissimo e costringendo il moretto a fissarlo con le lacrime agli occhi.

  “Che vuoi?!” sussurrò arrabbiato.

  “Sei un’ameba, ecco cose c’è! Sei qui anche per divertirti, smettila di essere così assorto e scontroso!” Bill lo fissava seccato.

  “Scusami, adesso mi riprendo.”

  “Sarà meglio! È arrivato anche lo Champagne!”

  “Cosa? Champagne? Bah, preferivo qualcos’altro.”

  “Io te l’avevo anche chiesto, ma eri inebetito a fissare la porta come un cane guarda il suo osso!” gli rispose Bill mentre gli porgeva il calice ghiacciato. Tom lo prese con riluttanza.

  “Cin Cin!” esordì il gruppo di amici mentre brindava.

 

 

La serata procedeva tra risate e scherzi. Ormai quasi tutti avevano bevuto qualche bicchierino ed erano tutti piuttosto allegri. Bill aveva cominciato, troppo presto a detta di Tom, a raccontare aneddoti sulla loro vita a casa, specialmente sulle disgrazie che succedevano al gemello moro, facendo ridere tutti i presenti. Anche Tom sorrideva, divertito nel risentire certe vecchie storielle. Bill ubriaco era insopportabile, ma Bill alticcio era molto piacevole. Ma nonostante quest’aria allegra e divertente che si era creata nel loro tavolo, non poteva mancare un po’ di malinconia nel cuore del giovane tedesco, che non aveva ancora visto Caroline.

Venne riscosso dai suoi pensieri dalle risate isteriche della ragazza che le sedeva affianco. Ria. Era ubriaca e rideva come una pazza alle battute di Bill o di Andreas. Non ne poteva davvero più.

  “Vado a farmi un giro.” Sussurrò all’orecchio del fratello. Poi si alzò e si diresse verso le scale. Ria lo fissava mentre scendeva le scale e, con la scusa di andare in bagno, si alzò anche lei.

  “Vuoi che ti accompagni?” le domandò gentilmente la compagna di Shin.

  “Tranquilla, ce la faccio ancora, per ora!” detto questo, seguì il moretto, ignaro di tutto.

 

 

Tom vagava ai margini della pista, confondendosi con le centinaia di persone all’interno del locale. Faceva molto caldo li sotto e la puzza di fumo era quasi insopportabile. Passò tutta la sala, scrutando attentamente chiunque vedesse, alla ricerca di Caroline. Arrivò al secondo bar, aveva attraversato l’intera sala. Si fermò e chiese il solito Martini. Si appoggiò al bancone e, mentre sorseggiava il suo drink, la vide. Il suo abito rosso spiccava in mezzo a quella folla in movimento. Il suo sorriso, il suo sguardo, i gesti che faceva mentre parlava. Sembrava una dea, riusciva ad incantarlo sempre, anche con i piccoli gesti.

Mentre la fissava, lei si accorse finalmente di lui. Vide questo ragazzo ben vestito, elegante ma non troppo, che la fissava con uno sguardo magnetico mentre sorseggiava dal suo bicchiere. Rimase estasiata quando lui le sorrise, mostrandole i denti perfetti e avvicinandosi a lei, con quella camminata fiera che faceva impazzire chiunque.

  “Ehi, finalmente ti ho trovata.” Le sussurrò vicino all’orecchio, in modo da farsi sentire in mezzo a tutto quel caos. La giovane perse un battito quando sentì il suo profumo sovrastare l’odore intenso della discoteca ed invaderle le narici.

  “C’è troppa gente, anche io ti ho cercato ma non ti trovavo da nessuna parte.” Anche Tom perse un colpo quando sentì il calore delle labbra di Caroline vicine al suo orecchio, mentre gli diceva che lo aveva atteso e cercato tutta la sera.

  “Senti, e se ce ne andiamo da qui?” esordì Tom. Non poco stupore prese vita nella testa di Caroline per quell’affermazione così istintiva, detta così come se fosse la cosa più normale del mondo. Tom la fissava, ma non con sguardo malizioso, piuttosto con dolcezza, passione e pura voglia di stare con lei. Non sapeva se fosse per l’effetto dell’alcol che avevano bevuto, o per la situazione e l’atmosfera del locale, fatto sta che Caroline si sentì inspiegabilmente attratta da quel ragazzo che aveva saputo ascoltarla, aspettarla e confortarla.

  “Devo per forza tornare al mio tavolo. Ma tu seguimi con lo sguardo e, quando ti farò cenno, vieni e portami via.” Lo disse così, tutto d’un fiato, con il cuore che le batteva all’impazzata. Dapprima vide un po’ di stupore nello sguardo del ragazzo, ma si trasformò immediatamente, tornando quello di prima.

  “Aspettami e verrò da te.”

 

 

Tom fissava Caroline salire le scale che portavano al secondo piano, cercando di individuare il suo tavolo. Ogni tanto lei gli lanciava qualche sorriso e  lui aspettava trepidante il suo segnale di salvataggio. Sarebbe andato via con lei di corsa, avrebbe lasciato un messaggio a Bill ed era sicuro che lui avrebbe capito. Continuo a bere il suo Martini fissando la balconata e non perdendo di vista l’abito rosso di Caroline, quando si sentì tirare il braccio da qualcuno. Si voltò e vide Ria. Era completamente ubriaca, l’aveva seguito e ora lo fissava come se lui fosse una preda, un pezzo di carne.

  “Ehi, dov’eri finito?” gli urlò, cercando di farsi sentire sopra il volume esagerato della musica.

  “Sono venuto a cercare una persona, Ria, non sono affari tuoi.” Rispose, forse un po’ brusco, ma non voleva perdere tempo con lei.

  “Eppure sei qui tutto solo! Che c’è, ti hanno scaricato?” lo provocò la rossa.

  “Tutt’altro.” Rispose il moro, girandosi di nuovo verso la balconata e liberandosi dalla stretta di Ria. Questo fece infuriare la ragazza, già alterata dall’alcol, che non perse l’occasione. Si avvinghiò a Tom, costringe dolo a girarsi. Lui si stava ribellando, quando lei lo prese e lo baciò con foga. Lui rimase di stucco. Non poteva essere violento verso una ragazza, ma la prese per le spalle e la spostò dal suo viso, interrompendo il loro bacio.

  “Che diavolo stai facendo?!” sbraitò il ragazzo.

  “Io ti voglio Tom!” rispose la ragazza cercando di sembrare più passionale possibile mentre cercava di riappropriarsi delle labbra del giovane.

  “Vattene!!” la allontanò il ragazzo, guardandola con uno sguardo misto tra la rabbia e lo stupore. Voleva fuggire da quella situazione che poteva degenerare, Ria era parecchio insistente e avrebbe rischiato di attirare troppo l’attenzione su di loro, con il rischio che fosse stato lui ad essere giudicato in mala fede. Voleva andare da Caroline, prenderla e andarsene con lei. Si girò e alzò lo sguardo verso la balconata, ma ciò che vide lo pietrificò. Caroline li stava guardando, sembrava una statua anche lei, immobile. Aveva visto tutto.

 

 

Mentre saliva le scale si sentiva due occhi puntati addosso. I suoi occhi, sapeva che lui non la mollava un secondo. Sorrise. Si sentiva davvero felice. Non vedeva l’ora di mollare quel gruppo di pseudo amici con cui era lì e andarsene con Tom.

Si appoggiò alla balconata del secondo piano, tenendo in mano l’ultimo bicchiere di Champagne che avrebbe bevuto quella sera. Ascoltava distrattamente i discorsi che giravano al suo tavolo, le persone le apparivano confuse, aveva un solo pensiero per la testa: Tom. Ogni tanto si girava verso il bar del primo piano e tutte le volte vedeva il ragazzo che, sorseggiando il suo drink, la fissava e l’aspettava pazientemente. Si sentii avvampare e fece finta di cercare qualcosa nella borsa per nascondere il rossore. Quando si riprese sorseggiò l’ultimo goccio di vino, si stava apprestando a congedarsi dal gruppo. Si girò verso Tom, pronta per fargli avere il suo segnale, ma ciò che vide per poco non le fece vomitare quello che aveva bevuto. Tom era avvinghiato ad un’altra. Perse non uno ma non sapeva neanche lei quanti battiti. Si sentii morire. No, non poteva essere così. Lui non l’avrebbe ingannata così spudoratamente! O forse si? Magari era ubriaco… non riuscì a staccare gli occhi dalla scena. E notò qualcosa di strano.

Vide il giovane afferrare per le spalle la ragazza e allontanarla da sé, mentre lei lo guardava sbigottita. Lo vedeva sbraitare, lo capiva da come gesticolava, ma la ragazza non demordeva e ci riprovò ancora. Lui la scansò nuovamente e poté chiaramente notare la rabbia del ragazzo mentre le indicava di andarsene. Poi lui si girò verso di lei. E i loro sguardi stupiti e increduli si incontrarono. Vide Tom rimasto senza fiato, si sentiva colpevole, lei aveva visto tutto. Passarono attimi che sembrarono anni, tutto attorno a loro si fermò, esistevano solo loro due, ma nessuno riusciva a pensare, a gesticolare qualcosa. Il nulla più assoluto. Fu lei, allora, a prendere una decisone. Forse era quella giusta, forse no. Ma era ciò che si sentiva dentro.

 

 

 

Tom la vide sparire.

  ‘Se ne starà andando.’ Pensò amaramente. Voleva disperatamente allontanarsi da lì, seguirla, spiegarle che era stato tutto un futile malinteso. Ma le gambe erano inchiodate alla pista del PlayHouse. Non accennavano a muoversi. Forse perché volevano evitargli un ulteriore rifiuto. D’altronde, come avrebbe fatto Caroline a capire? Aveva visto mentre baciava un’altra, come faceva a spiegarle che lui non voleva? Era già stata ferita in passato, un gesto come quello aveva soltanto peggiorato la situazione.

Si appoggiò al bancone del bar come se fosse l’unica ancora di salvezza, le gambe non lo sostenevano più. Si sentii mancare. Davanti ai suoi occhi vedeva sfumare per sempre quello che poteva essere l’amore della sua vita, la donna che lo aveva cambiato. Ria, intanto, gli sbraitava contro per i suoi continui rifiuti, lui non l’ascoltava, era assente da ogni cosa intorno a lui. Ma qualcosa lo riscosse, o meglio, qualcuno. In mezzo al caos della sua mente annebbiata, della musica altissima e delle urla di Ria, notò uno svolazzante abito rosso, la cui proprietaria lo aveva obbligato a voltarsi e a seguirla. Era Caroline. Non gli aveva parlato, non lo aveva nemmeno guardato. Fatto sta che lo aveva preso per mano e ora lo stava trascinando quasi a forza verso l’uscita del locale. In mezzo a tutto quel caos, ora, c’era lei, la sua salvezza. Continuava a non distinguere le facce di quei corpi che ballavano incessantemente, o la musica che il dj sceglieva, oppure la serie di imprecazioni e di insulti che gli lanciava Ria mentre lo vedeva allontanarsi con la ragazza dall’abito rosso. Non esisteva nulla, tranne lei.

Arrivano all’uscita, dove Caroline prese il cappotto dal guardaroba e si diresse verso l’uscita, seguita da Tom. Lei non gli parlava, non lo guardava neanche. Uscirono all’aria aperta, la città era pressoché come prima, soltanto erano diminuite le persone e le macchina che giravano. Non c’erano neanche giornalisti, oppure erano nascosti chissà dove ad aspettare per immortalare qualche celebrità ubriaca. Chissà che ora era.

Tom seguì Caroline quasi verso l’imbocco del parcheggio sotterraneo del PlayHouse, quando si decise a parlare.

  “Caroline…” tentò. Ma lei non si girò, continuando a camminare.

  “Caroline…!” riprovò, stavolta con più decisione. Ma nulla, nemmeno una reazione.

  “Ehi, guardami!” la prese per il braccio, delicatamente, e la voltò verso di sé. Piangeva. Aveva il volto rigato dalle lacrime. Il cuore gli morì in petto. Avrebbe voluto abbracciarla, baciarla, dirle che andava tutto bene e che le cose si sarebbero sistemate. Ma non ci riuscì. La causa di tutto quel dolore era lui.

  “Portami a casa…” sussurrò debolmente, abbassando lo sguardo. “…per favore…” lui le circondò le spalle con il braccio e la condusse nel parcheggio verso la sua macchina. La fece salire e le diede la sua giacca in modo da potersi coprire. Aveva smesso di piangere, ma la tristezza nel suo sguardo fece a Tom più male di una coltellata. Chiuse la portiera e in un guizzo pensò a Bill. lo aveva mollato al PlayHouse, senza dirgli niente. Tirò fuori il cellulare e provò a chiamarlo. Nulla. Gli mandò un messaggio, allora sperando che lo leggesse.

 

Sono uscito, sto portando a casa Caroline. Problemi. Ci vediamo più tardi, oppure domani se rimani a casa di Andreas. Avrò bisogno di te… Notte

 

Salì in macchina e mise il cellulare sul portaoggetti. Caroline non si mosse, ma aveva già la cintura. Tom inserì le chiavi, accese e partì, cercando di fare prima possibile per evitare alla ragazza ancora dolore.

Durante il viaggio nessuno dei due parlò, Caroline guardava fuori dal finestrino, mentre Tom non toglieva gli occhi dalla strada. Il tragitto sembrava interminabile, infinito, ma quando, finalmente, scorsero di fronte a loro la casa di Caroline, Tom si lasciò sfuggire un piccolo, amaro, sospiro di sollievo. Almeno avrebbe risparmiato la sua vista a Caroline.

Fermò l’auto accanto al vialetto e scese. Aprì la portiera e Caroline scese con lo sguardo basso, senza fissare negli occhi Tom. Il ragazzo si sentì morire per l’ennesima volta. La seguì verso la porta, aspettando che le dicesse qualcosa, qualsiasi cosa, anche un insulto. Non sopportava quel silenzio opprimente tra di loro.

Arrivarono davanti allo stipite, Caroline non si voltò e inserì le chiavi di casa nella serratura. Click. La porta si aprì. Tom sapeva che, appena varcata quella soglia, non l’avrebbe più rivista. Sentiva le lacrime salirgli dentro come un fiume in piena, ma cercava di trattenersi. Voleva darle un addio dignitoso. Voleva guardarla in viso l’ultima volta.

  “Caroline, voglio poterti guardare in vis…”

  “Entra.” Lo interrupe lei. Aveva sentito bene? Gli aveva chiesto di entrare? Non riusciva a capire. Aveva la mente vuota e non riusciva a muoversi. Vide Caroline entrare e sparire nella penombra di casa sua, così si fece coraggio ed entrò, chiudendosi la porta alle spalle. Li ci volle qualche secondo per abituarsi al buio che c’era, ma si accorse quasi subito che Caroline era ancora di fronte a lui, dandogli però le spalle. Si fece coraggio, e parlò.

  “Non so cosa dire…dirti che mi dispiace, ormai sembra inutile…” si bloccò. Sentiva le lacrime che lottava per uscire e dovette smettere di parlare a causa del nodo alla gola che aveva. Si maledisse. Stava per girarsi e uscire per poter sfogarsi lontano da Caroline quando la vide voltarsi e venire verso di lui. Gli arrivò addosso e lo baciò. Tom rimase attonito, aveva gli occhi sbarrati, e, per la sorpresa, indietreggiò e sbatté la schiena contro il muro. Caroline lo stava baciando, le mani tremanti sul suo possente petto, il sapore salato delle sue lacrime che si posava sulle labbra di Tom. Era un bacio casto ma carico di sentimento, disperazione e tensione. Tutti sensazioni che avvolgevano i cuori dei due giovani. D’un tratto, lei si staccò dalle labbra di lui, riprendendo fiato. Per un attimo guardò in basso, poi lo fissò dritto negli occhi. Non c’era odio e rabbia nel suo sguardo, come immaginava Tom. C’era tristezza, si, ma anche qualcos’altro.

  “Non potevo sopportare che un’altra rubasse dalle tue labbra ciò che volevo prendermi io.” Confessò la ragazza. Tom non rispose, non sapeva cosa dirle. Le prese il volto tra le mani, sentiva sui palmi il calore delle sue lacrime. Avvicinò il volto di lei al suo e la baciò, stavolta con più passione. Voleva trasmetterle tutto il calore che le sole parole non avrebbero potuto descrivere. Sentì lei ammorbidirsi sotto il suo tocco, così provò ad osare un po’ di più, approfondendo il loro bacio. Esplorò la bocca di lei con la sua lingua, invitandola a duettare insieme a lui. Caroline rispose a tutto questo avvinghiandosi al corpo di Tom, che, di rimando, la attirò ancora di più a sé. Tra io baci cercavano di prendere fiato,ma nessuno dei due voleva staccarsi dall’altro, come se avesse paura di perderlo. Entrambi sentivano i cuori del compagno battere all’impazzata, ogni tanto qualcuno perdeva un battito quando le mani dell’altro osavano toccare di più. I due ragazzi, ansimanti si staccarono, prendendo fiato. Erano al limite. Si guardarono negli occhi, come se al mondo esistessero solo loro due. Sorrisero entrambi, felici di essersi trovati. Nessuno dei due parlò. Tom fremeva dal desiderio di avere Caroline finalmente sua, ma non voleva rovinare ogni cosa correndo troppo. Ma fu lei, ancora una volta a sorprenderlo.

  “Seguimi.” Lo prese per mano e lo guidò con sicurezza lungo i corridoi bui della sua casa. Tom faceva fatica a vedere e a riconoscere oggetti e mobile, e aveva paura di sbattere addosso a qualsiasi cosa, ma seguiva Caroline come fosse la sua guida. Un attimo dopo, si fermarono. Caroline aprì una porta e Tom, nella penombra, poté scorgere un letto. Il suo letto. Il cuore gli salì in gola, ma lei lo fece entrare, voltandosi verso di lui e buttandogli le braccia al collo. Il ragazzo sorrise, chiuse la porta con il piede e ricominciò a baciarla. Mentre si davano baci piccoli, lunghi, sfuggenti o appassionati, si spogliavano a vicenda, delicatamente ma con la passione che ruggiva dentro a entrambi. Quasi senza accorgersene, arrivarono al letto, ormai quasi privi di ogni indumento. Tom distese delicatamente Caroline e la sentiva fremere sotto il suo tocco. Non voleva farle male, assolutamente, e non voleva neanche sembrare irruento e aggressivo. Quella doveva essere la loro notte.

Passò a baciarle il collo, delicatamente, ogni tanto dandole qualche morsetto tutt’altro che innocente. Con la mano disegnava come un pittore segni indistinti sul corpo mielato della ragazza, che, ad ogni suo tocco, fremeva. Lei lo cercava, ma lui voleva andarci piano, anche se mantenere il controllo in quella situazione era tutto tranne che semplice. La baciava e la toccava in ogni centimetro del suo corpo, facendole scappare dei gemiti che segnarono il limite, sia per lei che per Tom. Si alzò, guardandola e, nonostante la poca luce, riuscì a catturare il suo sguardo.

  “Non posso più nascondere a me stessa che ti amo. E non posso nasconderlo neppure a te, Tom.” Confessò la ragazza. Questa volta Tom non restò di sasso come tutte le altre volte. No. Sorrise. E aprì definitivamente il cancello del suo cuore, che all’inizio aveva cominciato cigolando, ma che ora si apriva come fosse la cosa più naturale del mondo.

  “E come potrei io non amare te, la donna che ha cambiato la mia vita.” sorrise mentre la baciava con tutto l’amore di cui disponeva. E, mentre i loro sguardi e le loro anime si scambiavano una promessa, anche i loro corpi si incatenarono l’un altro. Delle sensazioni che non aveva mai provato pervasero il cuore e il corpo di Tom. Si rese conto che quello non era solo sesso. Stava facendo l’amore con la donna che amava. Finalmente l’aveva trovata. Raggiunsero il piacere all’unisono, pronunciando il nome del loro amante, come a sigillare quella promessa che ora li univa per sempre.

 

 

 

Ed eccomi qua con questo santo, benedetto capitolo 16! Molti di voi avranno pensato che io fossi morta oppure che avessi abbandonato la storia, invece sono ancora qui! XD

Ironia a parte, mi SCUSO ENORMEMENTE con tutti voi. Davvero, mi dispiace tantissimo non aver più aggiornato…quando ho visto la data di pubblicazione dell’ultimo capitolo mi è venuto da piangere. Ho dei problemi, salute, famiglia, scuola… e, purtroppo, la scrittura ne ha subito le conseguenze. In modo particolare mi scuso con _Freiheit_ che mi ha sempre seguito e che, purtroppo, ho deluso non aggiornando mai. Mi dispiace tantissimo ç.ç spero di aggiornare la storia più in fretta…

Il capitolo spero sia di vostro gradimento, ci ho messo tutta me stessa per renderlo speciale!  A voi i commenti ^^

Scusate ancora, a presto! Baci <3 <3 <3

  
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