Minos
VERONICA’S POV
“… tentativo di suicidio da parte del figlio dell’omicida Aaron Echolls!
A quanto pare la mela non cade mai lontana dall’albero. L’ex stella di
Hollywood ha lasciato in eredità al giovane Logan non solo l’incredibile fondo
fiduciario, ma anche un lato oscuro…”
Sento delle chiavi girare nella serratura e, velocemente, spengo la tv.
Non voglio che Piz mi colga nella stupidità della mia debolezza. Come se
guardare la cattiveria dei telegiornali mi dicesse più cose di quelle che so
già dai medici e da me stessa; dal mio cuore. Tre giorni di pazzia mi sembrano
già più che abbastanza, e il mio uomo non merita tutto questo. Irrigidisco la schiena, metto le spalle bene
in linea, e preparo il migliore dei miei sorrisi, mentre sento Piz che posa la giacca
sull’appendiabiti. -Ciao, Veronica! Chi
c’è in casa? Sentivo qualcuno parlare…-
Mi dice, con la voce affannata da cinque piani di scale, che non avrebbe
mai perso il vizio di salire di corsa. Mi alzo dal divano, giusto in tempo per
vederlo girarsi verso di me. Non gli dò il tempo di fare un passo, e gli corro
incontro. Prendo il suo viso tra le mani, e gli lascio un tenero bacio a fior
di labbra. –Era solo la televisione.- -A
cosa devo tanta dolcezza?- Le sue parole
suonano scettiche, quasi fredde. Mi allontano dal suo viso, dispiaciuta. -Nulla. E’ che…grazie.- -Certo.- Abbassa,
gli occhi, distratto. E’ brutto vederlo così…così come? Confuso? Pensieroso?
Ferito? Probabilmente tutte e tre le sensazioni messe insieme. - Lo sapevo che
non dovevo chiedertelo.- esprimo il mio
pensiero ad alta voce. - Invece dovresti sapere che lo faccio volentieri. Lo
faccio per te e per lui. Ma resta il fatto che non è piacevole. E non è
piacevole vedere te così. Non sono stupido.-
E il premio di “Miss sensibilità”, va di nuovo a…Veronica Mars! Come ho
potuto solo pensare di approfittare del buon cuore del mio ragazzo, e farlo
andare a prendersi cura di Logan quando io non posso? -
Te l’ho mai detto quanto ti amo?- Lo guardo
di sottecchi, timorosa. Il senso di colpa sa far agire anche
così: vittima di
ciò che tu stesso fai agli altri. Sul volto di Piz si forma una
linea di
sorriso sghembo, saccente e triste. -Sai qual è il danno, oltre
la beffa? Che
mi dici che mi ami, perché sto vicino a lui.- Si può
cadere ancora più in
basso? Evidentemente, sì. Una catastrofe naturale, come sempre.
- Stosh, io… -
-Ah, ora sono diventato “Stosh”.- -Senti, lasciamo perdere.
Rischiamo di
degenerare. E non voglio rovinare quello che abbiamo. Devo parlare con
mio
padre. Vado a Neptune, e nel pomeriggio sono in tribunale. Ci vediamo
stasera,
sul tardi, quando arrivo.- Parlo, svelta, come a far scivolare via
tutto quello
che non avrei voluto sentire, ma su cui, come al solito, avrei meditato
fin
troppo. – Scusami…- gli stringo una mano gelida, e cerco,
con gli occhi, di
trasmettergli tutto il mio amore. Deve vederlo. Davvero.
C’è. E spero che lo
lasci entrare, in questo momento così traditore. Eh sì,
siamo proprio fregati. Esco
di casa, agitata, con la paura di sentire qualunque cosa Piz avrebbe
potuto
dire. Perché, in realtà, so benissimo che è in
parte anche mia, la causa di tutto questo; e a volte è
più
facile fuggire, prima che crolli tutto. Prima che le macerie schiaccino
anche
quell’unica sincerità buona che c’è in tutto
questo. Salgo in macchina, e
l’autoradio si accende in automatico, insieme al motore.
“Love that once hung on the wall used to mean
something, but now it means nothing. The
echoes are gone in the hall. But I still remember, the pain of December. Oh, there isn't one thing left you
could say. I'm sorry it's too late. I'm breaking free from these memories.
Gotta let it go, just let it go. I've said goodbye. Set it all on fire. Gotta
let it go, just let it go. You came back to find I was gone. And that place is
empty, like the hole that was left in me. Like we were nothing at all. It's not
that you meant to me. Thought we were meant to be. Oh, there isn't one thing
left you could say. I'm sorry it's too late. I'm breaking free from these
memories. Gotta let it go, just let it go. I've said goodbye. Set it all on
fire. Gotta let it go, just let it go. I let it go, and now I know. A brand new
life, this tale is rude. Where it's right, you always know . So this time,
I won't let go. There's only one thing left here to say. Love's never too late.
I've broken free from these memories. I've let it go, I've let it go. And two
goodbyes, lend you this new life. Won't let you go, don't let me go.”
Le
casse saturano il piccolo spazio con
questa musica, che riflette la mia coscienza. Le parole rimbombano e mi
stordiscono, come un’onda d’urto. Nella mia testa troppe
cose. E due ore di
tempo con me, costretta a pensare. La sensazione pungente che Logan
(merito
forse del suo egocentrismo) mai sarebbe stato così idiota da
voler eliminare da
solo la propria persona. Esibizionista sì, ma non idiota.
Ennesima prova che
nessuno di quei succhiasangue famigliari o mediatici, lo conosce.
Nessuno. E
c’è rabbia, troppa rabbia. E ancora, di nuovo, amore.
Quell’Amore, troppo palese per negarlo. Un attaccamento
quasi morboso all’idea che non ci sia più. Il viscido
rimorso di essere riuscita
ad andare avanti, e, nonostante questo, non riuscire a dare tutta me
stessa, come
vorrei. In colpa, tanto per cambiare, di averlo lasciato solo. E di
aver scelto la via
più facile. E la più bella. Perché il sole mi
attira come non mai. Ed è giusto
così. Ancora nel vortice di una matassa senza fine, arrivo in
quella che è
stata la mia casa per anni. Se potessero parlare, quei muri, mi
riderebbero in faccia,
sonori. E qui mi viene, appunto, da sorridere, pensando a quante volte
ho superato
momenti come questo. “Non male, signorina Mars. Non male
davvero.” Mi dico,
mentalmente. Mi devo pur scrollare di dosso in qualche modo i
presentimenti
negativi, no? Appena si apre la porta Backup, il mio fidato pitbull
terrier, quasi mi butta a terra, saltando dalla felicità.
L’abbraccio di mio padre, più frequente di una volta, che
mi aspetta quando torno a trovarlo. So che gli
manco, anche se lui non lo ammetterà mai. Come faccio ad esserne
sicura?
Semplicemente perché siamo una cosa sola; sentimenti unici e
condivisi. Stesso
modo di affrontare la vita, con le ombre e le luci che questo comporta.
-Come
stai? Ho visto Piz, stamattina presto.- -Non hai ancora parlato
abbastanza coi
medici?- rispondo all’affermazione di mio padre, che sta
affrontando l’ennesimo
impiccio con Logan di mezzo. Sogghigno, tra me e me, amara, spaventata
e anche
un po’ divertita. Immagini vivide e
prove casalinghe delle vicende rocambolesche che hanno spesso coinvolto
lo stesso
individuo, e la mia famiglia, in tutto e il contrario di tutto. I
faldoni
sparsi per la casa, in ordine tutt’altro che casuale, lo
testimoniano al
meglio. A quanto pare mio padre, in questi anni, si è
affezionato a quello ex zero
nove, di cui ha conosciuto, per forza di cose, quasi ogni sfumatura.
Certo,
alcuni momenti con la sottoscritta sono, e rimarranno, nella sezione:
“papà sa,
ma finge di non sapere.” E così ha fatto in questi giorni,
standomi vicino con
discrezione, senza mettermi pressione. Infatti il sorriso di discolpa,
che lui rimanda alla mia battuta, parla da se. Scuoto la testa, e
questa
volta le mie labbra si schiudono, piene di comprensione. -Non ti sei
ancora
stancato di tutti i casini di Logan?- -E tu? Fai attenzione, Veronica.
So che
le cose ora sono diverse, ma…- -Papà, tu ci credi?- gli
chiedo, a bruciapelo,
con sguardo implorante. “Dì di no, papà. Dì
di no, ti prego.” Una muta
supplica, come se il verdetto personalissimo del mio adorato vecchio,
possa
risolvere il caso, e fare tornare Logan felice e spensierato come non
lo è mai
stato. Mi tormento da giorni con questo interrogativo. Un pensiero
fisso, che
se avessi seguito il mio istinto, si sarebbe già sciolto come
neve al sole. - A
cosa, tesoro?- -Logan non ha tentato il suicidio.- Un solo sospiro,
esalato dal
signor Mars, riempie il silenzio. -Non sarebbe la prima volta…-
-Evidentemente,
nonostante tutto, è troppo dare un minimo di fiducia.- E io,
perché lo sto
difendendo così? Perché mi rendo conto che mi sto
rifiutando di credere e
valutare obiettivamente tutte le opzioni? E perchè, grazie a
Dio, c’è sempre il
mio lato razionale a farmi da campanello d’allarme. Che poi io
voglia
ascoltarlo o no, questa è un’altra faccenda. –Non si
tratta di fiducia,
Veronica. Si tratta di prove. Quelle che non ci sono.- Stringo forte i
pugni;
gli occhi stretti dal nervoso e dalla determinazione. -Allora dimmi
cosa c’è,
invece.- pretendo, quasi digrignando i denti. -Stanno analizzando e
controllando la macchina proprio ora, in realtà.
I risultati li sapremo oggi pomeriggio sul tardi.- -Va bene.- Non so
che altro
dire, sospesa su un baratro di incertezza. Ma mio padre subito
aggiunge. -Piz deve
essere un santo, davvero. Pensaci bene, e abbi rispetto, per favore.
Oggi non
sono riuscito a parlargli. Ma sembrava strano, e abbastanza contrito.
Non è da
lui, e, sinceramente, per quanto ami una persona…io non so se
farei quello che
sta facendo lui. Per te.- per le mie orecchie, marca fin troppo
quell'ultima parola. -Credimi papà, lo so.- Continuiamo a girare
il
coltello nella piaga. Si, sto usando le persone, a quanto pare. -Bene.-
Una
dolce carezza sul capo, e uno sguardo di calore e supporto. Ecco
perché amo quest’uomo:
è come se mi dicesse sempre “So che sei in buona fede, ma
sbagli e imparerai.”
Più protettivo che giudice. -Ciao, papà. Ci vediamo
presto.- mentre esco lo
guardo, grata. – Stai attenta. E quando lo vedi, salutami Stosh.-
A sentire quel nome, alzo gli occhi al cielo,
prendo un respiro a pieni polmoni, ed espiro, libera. Rassicurata. Prima o poi
quei due formeranno un’associazione a delinquere, lo so. Probabilmente pure
contro la sottoscritta. I miei due grandiosi uomini, che amo alla follia. La
mia fortuna. C’è chi invece è sfortunato e solo. E sì, datemi pure della
moralista. Ma guardare le cose in prospettiva, rende tutto diverso. Mi chiedo
come si comporterebbe la maggior parte delle persone, se vivesse una vita come
quella di Logan. Impazzire mi sembra il minino. E quel ragazzo è sempre stato
troppo intelligente per farsi annebbiare la mente. E’proprio per questa ragione
che ora gli stringo la mano, in questa bianca, spoglia, e vuota stanza di
ospedale. Con l’altra, giro le pagine del libro che gli sto leggendo. Non voglio
che rimanga nel silenzio. Senza contatti con il resto del mondo. Come se fosse
già…come se non ci fosse davvero più nulla da fare. Magari una voce lo avrebbe
aiutato. O forse mi sopravvaluto, semplicemente.
“Diario di Mina Murray. 8
agosto. Lucy è stata assai inquieta tutta la notte, e anch’io non sono riuscita
a dormire. La tempesta era spaventosa, e coi i suoi assordanti ululati tra i
comignoli mi faceva rabbrividire. Un’improvvisa folata è sembrata il colpo di
un cannone. Dopo tutto ero contenta che Jonathan questa notte non fosse in mare,
bensì in terra ferma. Ma, ahimè, è davvero in terra ferma? O non invece in
mare? Dov’è, dunque? E come sta? Comincio ad essere terribilmente ansiosa per
lui. Oh, se solo sapessi che fare, e se potessi fare qualcosa! I suoi modi
erano quelli di chi domina il suo destino. […] Lettera di Lucy: L’avresti mai
detto? Io lo amo. Arrossisco anche solo a scriverlo, perché, nonostante io
pensi che lui mi ama, non me lo ha ancora detto. Ma io, oh, Mina, io lo amo; io
lo amo; lo amo; lo amo.”
Chissà perché mi sembra catartico percorrere a voce
alta la vicenda del Dracula di Bram Stoker. La vita, nella morte. Il lontano,
seppure vicino.
“La vita è solo l'attesa di qualcosa di
diverso da quello che stiamo facendo; e la morte è tutto quello che giustamente
possiamo aspettarci.”
Su queste frasi mi si spezza la voce. -Aspettarci, ma non
rassegnarci, Logan. Pretendo un tuo sorriso, ricordatelo.- Lentamente, su
queste note, gli lascio la mano. Quelle labbra…sanno dire tutto di lui. Capaci
di donare l’ambrosia della dolcezza più pura, quanto il veleno più letale. Neppure
ora in una curva priva di significato. Espressive fino alla fine. Mi siedo sul
bordo del letto, e osservo i suoi lineamenti, le sue ferite e le sue gioie
incise nella pelle. Le mie dita gli sfiorano le tempie, e scendono, delicate,
sulle guance. Il pollice scorre, intenso, sulla sua bocca che quasi mi sfida. -Ciao,
Logan, a presto.- E’ l’ora di tornare in tribunale. Un caso di truffa e droga.
Il primo incontro col giudice e la controparte. E il mio cliente, innocente, che è
stato incastrato alla grande. Dopo altre due ore e circa trecento
limiti di velocità infranti, entro nel tribunale, lascio la tessera sul bancone
d’identificazione all’ingresso, e mi precipito a darmi una rinfrescata in
bagno. Farsi riprendere appena entrata in aula non sarebbe una novità per me…ma
non gioverebbe a Jordan Freeman, che truffato, con diecimila dollari in meno, e
ricattato; dopo aver rifiutato di cedere, è stato “omaggiato” dalla casa con un
carico nel baule di cocaina ed eroina in confezioni regalo. Ovviamente la
sorpresa è stata seguita dall'arrivo dei carabinieri, chiamati con numero anonimo e non
rintracciabile. Perciò mi ripeto, e mi ammonisco mentalmente: “Fai la brava,
Veronica.” Entro in azione, con l’abituale sensazione degli occhi puntati
addosso. Ehi, è colpa mia, se sembro una dodicenne un po’ cresciuta? Ma di lì a
poco mi guarderanno in modo diverso. Poco ma sicuro. Non c’è molta
gente, ad ascoltare il primo round del processo. Solo quattro o cinque facce
dall’aspetto poco affidabile, e qualche amico del mio assistito. Mentre mi
avvicino alla mia postazione, con la coda dell’occhio, vedo uno dei presenti
lanciare un’occhiata molto eloquente a colui che è nella posizione di difesa.
Squadro per bene quest’ultimo, che ricambia con un ghigno compiaciuto e
convinto. Ah…la vittoria è sempre così dolce, quando il colpevole è convinto di
scamparla. Ci godrò il doppio, quando la legge avrà la meglio. Vorrei che Piz
fosse qui, per gustarsi la scena insieme a me, e festeggiare con una birra,
come con le vecchie soddisfazioni degli intrighi universitari messi nel sacco. Non
ho avuto molto tempo per studiare la sua cartella, ma mi è bastato analizzare a
fondo tutti i meccanismi delle numerose detenzioni in lista, per sapere che è
un criminale, esperto in molti campi. Sempre uscito di prigione, come di
consueto, grazie al potere di soldi e agganci. Sam Johnson, accusato di
estorsione, 5 rapine a mano armata, e traffico di stupefacenti in ben sei Stati,
strategicamente scelti, geograficamente parlando: California, Virginia, New
York, Texas, Colorado, e Washington. Per non parlare dei sospetti di favoreggiamento
alla prostituzione (che si riveleranno certezza, visto che due ragazze
si costituiranno presto parte civile). Insomma: un bel tipetto a tutto tondo, che
non lascia neppure parlare il suo avvocato, durante il cancan di accuse,
difese, e finte mosse. -Inoltre l’accusa diffamante è resa ancor più fuori
luogo dal fatto che questo impresario è difeso da una persona che in passato ha
favorito la fuga e il rapimento di minore, falsificato le prove private custodite
in procura, allora sotto la supervisione dello sceriffo Don Lamb.- Ecco, il quadro ora è
completo. Mi aspettavo questo ritornello, che, puntualmente, si ripresenta in
ogni sentenza che abbia come personaggio la qui presente. Sorrido, e inizio a
snocciolare la filastrocca delle smentite. “Ma che brava che sono, ormai l’ho
pure imparato a memoria. Il mio paparino sarebbe fiero di me!” Penso,
sarcasticamente seccata, e con uno sbuffo mentale. Ma l’avvocato del nostro
avversario ha poca possibilità di fiatare, perché “Sam-so-tutto-io”, dopo
avermi bloccata, sibila – Come sta il portafoglio di Echolls, avvocatessa?-
Sgrano gli occhi, e all’improvviso
mi sembra di non avere più sangue nelle vene. Sono sicura che il
mio viso ora è più
pallido di un lenzuolo. Poi mi ricordo di dove sono al momento. Luogo,
spazio, tempo. Mi dò
un pizzicotto mentale, e sbatto le ciglia, svelta, per risvegliare i
sensi. Sento
una risata soffocata provenire alle mie spalle, e mentre mi giro a
guadare (e
a fare pentire) il malcapitato emittente, il martello del giudice fa
eco nella stanza enorme, con
un tonfo fastidioso. -Uno alla volta! Ordine in aula! E
cos’è questa storia? Ci
spieghi meglio, signorina Mars. Cosa c’entra il suo cliente?-
-Posso dirLe che le
accuse nei miei confronti sono cadute con la chiusura dei casi in
questione. -
-Non parlo di quello. So perfettamente cosa si dice di lei, avvocato.
Parlo
delle affermazioni appena fatte dall’imputato.- Nonchalance e
faccia da poker,
Veronica. Coraggio. -Appunto, Signor giudice. Sono faccende personali
che non
coinvolgono il mio cliente. Perciò, se si guarda alla luce dei
fatti…- Driiin…driiin…
Dannazione. A quanto pare non è destino che io oggi parli.
-Prego, risponda.
Siamo tutti curiosi di sapere chi è.- Dice il giudice, con un
tono tra l’infastidito
e il divertito. -Ehm…- riesco solo a farfugliare, più che
imbarazzata. -Non è
necessario. Scusate.- Aggiungo, bloccando la chiamata. -Dicevamo, un
raro esempio
di professionalità, vero?- commenta ancora, maligno, Johnson. -
Dopo di che,
procediamo e concludiamo la prima fase di questo combattimento, che,
fortunatamente, è durata meno del previsto. Distrutta,
uscendo dal tribunale, conforto Jordan: malgrado molti imprevisti, ha
dalla sua parte l’esito
parziale e le prove. Prove che il mese prossimo, se tutto va come ho
previsto,
saranno ancora più consistenti. Mi ringrazia, e finalmente posso
raggiungere l’antro
sicuro della mia macchina. Mi accascio sul sedile, chiudo gli occhi, e
sospiro,
stanca. E ancora devo guidare un’ora per tornare a casa. Prendo
il cellulare
per avvisare Piz, e vedo che sul display lampeggia un messaggio di mio
padre: “Sulla
macchina non sono stati trovati segni di effrazione. Perciò stai
a cuccia.” Grazie,
papà, per farmi tornare sempre il buon umore. Ma ancora non hai
imparato che
più mi dici che non c’è puzza di guai, più
io non ci credo?
Note Autrice: Salve a tutti!!! :D Vedo che state seguendo la mia storia in
tanti, e mi fa molto piacere :D Grazie davvero!!! Ma non siate timidi con i
commenti: le recensioni servono per capire dove uno sbaglia o dove uno eccelle…e
anche le diverse idee in merito. Apprezzerei davvero tanto sapere il vostro
parere. Secondo voi cosa è successo a Logan? E avete qualche idea sul processo?
Aspettatevene delle belle!!! Per chi non avesse letto il meraviglioso Dracula di
Bram Stoker, potete semplicemente andare qui (http://it.wikipedia.org/wiki/Dracula)
per capire le citazioni e i legami tra i
personaggi citati. In breve, comunque, Jonathan è
l’avvocato che va da Dracula, in Transilvania,
per concludere il contratto di una casa che il Conte vuole comprare in
Inghilterra. Mina
è la sua amata. Lucy, se vogliamo davvero minimizzare, è
una ragazza che viene “vampirizzata”
dal signor Vlad. Ah, dimenticavo: il titolo del capitolo, Minos, deriva
dal fatto che, nell'Inferno di Dante, Minosse è il giudice
infernale; mostro serpentino, che manda le anima in un girone diverso
in base a quante volte arrotola la coda.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto :D
With Love,
Infected Heart
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