Spazio
scrittore:
Prima di tutto vorrei scusarmi per il ritardo con cui ho postato questo
capitolo, ma ho avuto talmente tante cose da fare che non avevo il
tempo
materiale -e la voglia- per scriverlo. So già che non
sarà un granchè, perché
l'ho scritto prevalentemente per 'sfogarmi', visto che non scrivevo da
un po';
sono quasi tutte cose buttate lì lì.
Avviso
per i
Potterhead: sono uno di voi, so che si scrive Horcrux, non ce l'abbiate
con me
ahaha
Spero che vi
piaccia, booyah!
Caty
uscì
dall'ospedale, era andata a trovare Merio: il poverino aveva
così tante bende
da sembrare una mummia dell'antico Egitto.
Era
stato ustionato
così gravemente che aveva anche inalato delle fiamme, cosa
che gli aveva
provocato alcune ustioni interne con la conseguente
impossibilità di parlare.
Mancanza che era stata prontamente colmata dalla irrefrenabile
parlantina di
Caty.
Quel
giorno pioveva,
grosse gocce cadevano sui capelli della donna, che camminava a testa
bassa
verso casa sua, spingendo la bici. Non si meritava di usarla, non dopo
l'incidente che aveva causato con le candele.
Sulla
strada di casa
però incontrò qualcuno di assolutamente
indesiderato: Domilio.
Lo
guardò
sconcertata: lei bagnata fino al midollo, lui con un bellissimo
ombrello giallo
sole e un cappotto di tela.
-Caty
ti devo
parlare- disse lei
-Cosa?-
-Era
questo che mi
volevi dire! Ma no, non tornerò con te, ah-ha questa volta
non mi freghi!-
-Ma
Caty…-
-Caty
un paio di
porfidi!- esclamò lei -Ti ho già detto di no, non
voglio più vederti. Ora
vattene, se non vuoi venire investito dalla mia bicicletta-, disse
impugnando
il manubrio colorato.
Sconsolato
Domilio
si fece fa parte per farla passare, e lei lo superò
velocemente.
La
colse un deja-vù:
la prima volta che Domilio l'aveva lasciata, ma questa volta era stata
lei, non
provava nulla per lui, e una sensazione di godimento le
partì dallo stomaco per
arrivare alla gola, bruciante… no aspettate, non era
godimento, era il pranzo
non ben digerito.
Quando
arrivò a casa
lanciò le chiavi nel cestino sulla mensola vicino alla
porta, esultando per il
canestro riuscito. Salutò i gatti e si sdraiò per
terra, ridendo.
Sembrava
ubriaca.
Sentiva la testa girare, probabilmente aveva la febbre; rise
sguaiatamente, non
sapeva cosa le stava succedendo! Era forse la pubertà? Stava
crescendo? In
tutti i 60'anni di vita non aveva mai provato nulla del genere, non
voleva
crescere, le piaceva rimanere bambina!
Pregò
Peter Pan che
la venisse a prendere, per portarla all'Isola Che non C'è, e
quando non venne
urlò che non credeva nelle fate. Rise per la sua malefica
vendetta.
Pensò
che forse una
volta superata la pubertà sarebbe stata ammessa ad Hogwarts,
e con questo
pensiero perse i sensi, sul freddo pavimento di casa sua e circondata
dai suoi
gatti.
Quando
si svegliò un
gatto le stava mordicchiando la mano, lo scansò dolcemente e
si alzò, la testa
le girava ancora.
Si
avvicinò alla
finestra, un po' di aria fresca l'avrebbe sicuramente fatta sentire
meglio; la
spalancò e il rumore della pioggia riempì la
stanza. Quel rumore le fece venire
voglia di andare in bagno, e barcollante si diresse verso la porta al
fondo del
corridoio, lasciando la finestra aperta.
Un
losco figuro
della consistenza di un'ombra sgusciò all'interno, facendo
ondeggiare le tende
e si nascose sotto il divano, all'oscurità insieme ai suoi
simili.
Quando
Caty ebbe
svuotato la sua vescica ritornò in salotto, ma qualcosa la
distrasse: due
lucenti occhi rossi la fissavano da sotto il divano.
Spaventata
urlò,
aggrappandosi alle tende e staccandole dal supporto; sbattè
contro un tavolino
e la lettiera per gatti cadde spargendosi a terra e facendola
scivolare. Si
rialzò con uno scatto fulmineo e urlò nuovamente.
Sentì
qualcosa
dentro di lei, partire dal cuore, come del calore, lo sentì
espandersi nel
resto del corpo e poi fuoriuscire dal petto ad una velocità
incredibile. Il
divano si alzò in volo e sbattè contro il muro,
sfondandolo e volando giù dal
balcone.
Caty
aveva appena
scoperto i suoi nuovi poteri, e aveva anche scoperto il malfattore che
si
nascondeva sotto il divano: era Cristiano. O almeno quello che rimaneva
di lui
dall'epica battaglia finale.
Il
residuo di
Cristiano era un'ombra, sbiadita. Una sua copia malfatta.
Durante
l'epica
battaglia finale era riuscito a fare un Horcrauti: una speciale magia
in cui
racchiudeva la sua anima in un cavolo, che quando veniva cotto la
rilasciava
permettendogli di vivere di nuovo.
Caty
ovviamente non
ricordava nulla di tutto questo, aveva perso la memoria durante la
battaglia in
cui aveva sconfitto lo stregone.
La
Caty di adesso,
era sconvolta: aveva appena visto materializzarsi l'uomo di cui era
rimasta
innamorata, un divano volante e soprattutto il bruciore di stomaco!
Questo era
definitivamente troppo per una giovincella spensierata come lei; e
infatti
svenne per la terza volta in quella fatidica giornata (la seconda volta
era
svenuta in bagno).
Cosa
accadrà a Caty?
Cristiano la finirà per vendetta o la userà,
visto la sua perdita di memoria?
Che sapore ha la vendetta? Perché va servita fredda?
Probabilmente
sapremo tutto questo nel prossimo capitolo, o forse no.
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