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Autore: KuroPond    13/02/2014    1 recensioni
Storia totalmente demenziale. E' ispirata ad alcuni professori di scuola che avevo alle superiori, e alcune cose potrebbero risultare non troppo chiare, per questo il 'nonsense'.
Protagonisti: Una professoressa squinternata con la passione dei minerali, un professore di Latino non del tutto finito e con una mentalità tutta sua. Inoltre appariranno il terzo incomodo: un innocente tecnico informatico e un professore di filosofia non propriamente adatto alla sua materia.
Spero la storia vi piaccia e vi inviti a continuare, magari lasciando una recensione; i consigli sono sempre ben accetti!
Genere: Demenziale, Satirico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
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Spazio scrittore: Prima di tutto vorrei scusarmi per il ritardo con cui ho postato questo capitolo, ma ho avuto talmente tante cose da fare che non avevo il tempo materiale -e la voglia- per scriverlo. So già che non sarà un granchè, perché l'ho scritto prevalentemente per 'sfogarmi', visto che non scrivevo da un po'; sono quasi tutte cose buttate lì lì.

Avviso per i Potterhead: sono uno di voi, so che si scrive Horcrux, non ce l'abbiate con me ahaha

Spero che vi piaccia, booyah!

 

 

 

Caty uscì dall'ospedale, era andata a trovare Merio: il poverino aveva così tante bende da sembrare una mummia dell'antico Egitto.

Era stato ustionato così gravemente che aveva anche inalato delle fiamme, cosa che gli aveva provocato alcune ustioni interne con la conseguente impossibilità di parlare. Mancanza che era stata prontamente colmata dalla irrefrenabile parlantina di Caty.

Quel giorno pioveva, grosse gocce cadevano sui capelli della donna, che camminava a testa bassa verso casa sua, spingendo la bici. Non si meritava di usarla, non dopo l'incidente che aveva causato con le candele.

Sulla strada di casa però incontrò qualcuno di assolutamente indesiderato: Domilio.

Lo guardò sconcertata: lei bagnata fino al midollo, lui con un bellissimo ombrello giallo sole e un cappotto di tela.

-Caty ti devo parlare- disse lei

-Cosa?-

-Era questo che mi volevi dire! Ma no, non tornerò con te, ah-ha questa volta non mi freghi!-

-Ma Caty…-

-Caty un paio di porfidi!- esclamò lei -Ti ho già detto di no, non voglio più vederti. Ora vattene, se non vuoi venire investito dalla mia bicicletta-, disse impugnando il manubrio colorato.

Sconsolato Domilio si fece fa parte per farla passare, e lei lo superò velocemente.

La colse un deja-vù: la prima volta che Domilio l'aveva lasciata, ma questa volta era stata lei, non provava nulla per lui, e una sensazione di godimento le partì dallo stomaco per arrivare alla gola, bruciante… no aspettate, non era godimento, era il pranzo non ben digerito.

Quando arrivò a casa lanciò le chiavi nel cestino sulla mensola vicino alla porta, esultando per il canestro riuscito. Salutò i gatti e si sdraiò per terra, ridendo.

Sembrava ubriaca. Sentiva la testa girare, probabilmente aveva la febbre; rise sguaiatamente, non sapeva cosa le stava succedendo! Era forse la pubertà? Stava crescendo? In tutti i 60'anni di vita non aveva mai provato nulla del genere, non voleva crescere, le piaceva rimanere bambina!

Pregò Peter Pan che la venisse a prendere, per portarla all'Isola Che non C'è, e quando non venne urlò che non credeva nelle fate. Rise per la sua malefica vendetta.

Pensò che forse una volta superata la pubertà sarebbe stata ammessa ad Hogwarts, e con questo pensiero perse i sensi, sul freddo pavimento di casa sua e circondata dai suoi gatti.

Quando si svegliò un gatto le stava mordicchiando la mano, lo scansò dolcemente e si alzò, la testa le girava ancora.

Si avvicinò alla finestra, un po' di aria fresca l'avrebbe sicuramente fatta sentire meglio; la spalancò e il rumore della pioggia riempì la stanza. Quel rumore le fece venire voglia di andare in bagno, e barcollante si diresse verso la porta al fondo del corridoio, lasciando la finestra aperta.

Un losco figuro della consistenza di un'ombra sgusciò all'interno, facendo ondeggiare le tende e si nascose sotto il divano, all'oscurità insieme ai suoi simili.

Quando Caty ebbe svuotato la sua vescica ritornò in salotto, ma qualcosa la distrasse: due lucenti occhi rossi la fissavano da sotto il divano.

Spaventata urlò, aggrappandosi alle tende e staccandole dal supporto; sbattè contro un tavolino e la lettiera per gatti cadde spargendosi a terra e facendola scivolare. Si rialzò con uno scatto fulmineo e urlò nuovamente.

Sentì qualcosa dentro di lei, partire dal cuore, come del calore, lo sentì espandersi nel resto del corpo e poi fuoriuscire dal petto ad una velocità incredibile. Il divano si alzò in volo e sbattè contro il muro, sfondandolo e volando giù dal balcone.

Caty aveva appena scoperto i suoi nuovi poteri, e aveva anche scoperto il malfattore che si nascondeva sotto il divano: era Cristiano. O almeno quello che rimaneva di lui dall'epica battaglia finale.

Il residuo di Cristiano era un'ombra, sbiadita. Una sua copia malfatta.

Durante l'epica battaglia finale era riuscito a fare un Horcrauti: una speciale magia in cui racchiudeva la sua anima in un cavolo, che quando veniva cotto la rilasciava permettendogli di vivere di nuovo.

Caty ovviamente non ricordava nulla di tutto questo, aveva perso la memoria durante la battaglia in cui aveva sconfitto lo stregone.

La Caty di adesso, era sconvolta: aveva appena visto materializzarsi l'uomo di cui era rimasta innamorata, un divano volante e soprattutto il bruciore di stomaco! Questo era definitivamente troppo per una giovincella spensierata come lei; e infatti svenne per la terza volta in quella fatidica giornata (la seconda volta era svenuta in bagno).

 

Cosa accadrà a Caty? Cristiano la finirà per vendetta o la userà, visto la sua perdita di memoria? Che sapore ha la vendetta? Perché va servita fredda?

Probabilmente sapremo tutto questo nel prossimo capitolo, o forse no.

 

   
 
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