Quando
Riven se
ne fu andato, Musa si sedette sul letto e
restò qualche
minuto come in catalessi: sentiva scendere le lacrime sul viso, ma
non faceva nulla per asciugarle e attenuare un minimo quel terribile
dolore al petto.
Non
capiva bene nemmeno
lei ciò che sentiva: un senso di vuoto e tristezza, eppure
nessun
dolore così forte come le altre volte.
Delusione,
forse. Da
parte del padre, soprattutto.
Poi,
la sua mano si
mosse da sola: asciugò le lacrime e si guardò
intorno.
Non
era mai stata nella
stanza di Riven prima di allora.
Così
la curiosità di
sapere in quale ambiente vivesse il suo ragazzo prese il sopravvento
e si alzò per osservare tutto più da vicino.
Poi
si ricordò
improvvisamente la discussione avvenuta qualche minuto prima, e
modificò la parola “ragazzo” con
“ex-ragazzo”.
Ma
non aveva tempo di
pensare a quello: mossa da una forza superiore alla sua
volontà,
cominciò ad aprire tutti i cassetti della piccola scrivania
della
stanza, cercando qualcosa di non chiaro nemmeno a lei.
Improvvisamente,
spostò
lo sguardo su una foto di Flora ed Helia
appesa al
muro: la cornice era finemente decorata e sulla parte superiore c'era
incisa una data.
Probabilmente
era la
data del loro fidanzamento.
Intuì
quale doveva
essere il letto di Riven da una loro foto in primo
piano sul
comodino scattata qualche mese prima: si ricordava bene quella
serata.
Erano
successe molte
cose, forse le più emozionanti in tutta la sua vita.
Per
la prima volta,
aveva provato un insieme di sensazioni sconosciute, e l'autore di
tutto ciò, era naturalmente lui, il suo ex-ragazzo.
Non
le piaceva
chiamarlo così, ma era la verità.
Cercò
di scacciare
questi pensieri, quando la forza magica che nutriva la sua
curiosità
la spinse ad aprire il cassetto del comodino di Riven.
Dentro
ci trovò
fazzoletti, una penna e vari foglietti strappati.
Sembravano
frasi prese
da testi poetici, o citazioni.
Non
sapeva
assolutamente che Riven collezionasse tutto questo.
Ne
prese uno a caso, e
riconobbe la scrittura del ragazzo:
Il
sole notturno
sussurra
lo
spirito delle
parole
Musa
rifletté
sul significato di quelle parole.
Ma
era lungo e
complesso identificarlo, così continuò a cercare,
fino a quando non
trovò un piccolo diario.
Rimase
stupita da
quella scoperta.
Riven
che
scriveva un diario? Proprio lui? Ma com'era possibile?
Ma
proprio mentre stava
per aprirlo, il suo cellulare si mise a squillare.
Rispose
senza guardare
il display, e riconobbe subito la voce preoccupata di Bloom.
“Musa,
dove
sei finita? Ti abbiamo cercato dappertutto, possiamo andare adesso,
abbiamo ottenuto il permesso da Codatorta”,
disse la fata
tutto d'un fiato.
Musa
riuscì a
biascicare un “arrivo” e si affrettò a
chiudere la telefonata.
Si
mise a studiare
ancora attentamente il diario, ma non aveva tempo di aprirlo,
così
se lo mise in tasca.
Per
fortuna aveva
sempre portato pantaloni abbastanza larghi e il diario non era
grande.
Poi
infilò il
biglietto dentro l'altra tasca, chiuse il cassetto e uscì
dalla
stanza.
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