COMPLICATED…
Lei:
“Non cambiare mai.”
Lui:
“Non lo farò.”
Le
sue parole le rimbombavano in mente da tutta la mattina. Ripensava
continuamente a quel giorno stupendo di marzo. Erano seduti, lei e lui,
sulla
cima del palazzo. La città si stendeva sotto di loro,
frenetica, mentre loro,
così in alto, erano al sicuro nella loro bolla silenziosa.
Lei: Avril Lavigne.
Lui: Deryck
Whibley. Era il 2002. Erano da soli, alla luce degli ultimi raggi del
giorno.
Avril
giocherellava distrattamente con le corde
della sua chitarra, strappando loro di tanto in tanto una nota. Deryck,
al suo
fianco, era concentrato sulle punte delle sue scarpe. Avril gli
gettò
un’occhiata. Era dolce, vestito con quella camicia a quadri e
i jeans
malridotti, con quel sorriso sincero e rassicurante. “Non
cambiare mai.” Disse
solo. Lui la guardò: capelli biondo scuro, t-shirt bianca
con tre stelle nere
su un fianco cravatta nera allentata, pantaloni neri. “Non lo
farò.” Rispose
con un sorriso. Avril lo imitò.
Dov’era
finita quella promessa? Dov’era finita
quella giornata? E soprattutto, dov’era finito Deryck? Il
vero Deryck, quello
che avrebbe ucciso per un sorriso di Avril, quello che avrebbe fatto di
tutto
per lei. Questo si chiese Avril quando lo vide arrivare sul tetto. Lei
impugnava saldamente l’asta del microfono, nonostante non
sapesse cosa cantare.
Andava avanti così da un po’: lei e la sua band
erano abbastanza in gamba per
le cover, ma non si decidevano a creare una loro canzone. I loro
pomeriggi
erano una contemplazione degli strumenti alla ricerca
dell’ispirazione. Erano
in cinque quando Deryck arrivò, spalancando la porta del
tetto. Avril lo guardò
a bocca aperta. “Deryck?!” chiese incredula. Lui
annuì. I capelli, solitamente
spettinati, erano impiastrati di gel, lucidi, con la cresta.
“Che ti sei fatto,
amico?!” chiese Mark, il bassista. Deryck fece spallucce.
“Mi piace seguire la
moda.” Disse. “Non è vero! Non ti
è mai importato niente della moda!” fece
invece Evan, il chitarrista, esterrefatto. “Beh,
d’ora in poi sì.” Rispose Deryck
brusco. Si sedette contro il bordo del tetto, dove svolgevano le loro
prove.
Era il suo posto, amava guardarli mentre si esercitavano. Avril era a
bocca
aperta, troppo basita per dire qualcosa.
***
“Non
si può. Non si può andare avanti
così.” Disse Avril tirando un calcio
all’aria,
frustrata. “Ha ragione. Deryck sta cambiando.” Fece
Mark, più tranquillo.
“Cambiando? Cambiando?! Lui non è più
Deryck. È un manichino riempito di
boriosa vanità. Prima i capelli. Poi i vestiti. Adesso il
carattere. È freddissimo.”
Urlò Avril rabbiosa. Jesse, l’altro chitarrista, la prese per un polso.
“Calmati.” Le disse
solo. Lei sospirò, cercando di imitare la meditazione zen.
“Oggi ci parliamo
noi. Se non ci darà una spiegazione decente dovremo prendere
provvedimenti.”
Disse flemmatico Mark, cercando di mantenere la calma in Avril.
“Mi aveva
promesso che non sarebbe mai cambiato. Mi sento presa in
giro.” Sussurrò Avril,
portandosi le mani fra i capelli. “Mi manca.”
Aggiunse poi con un filo di voce,
con gli occhi lucidi. “Tranquilla.” Le disse Evan
con un sorriso rassicurante.
“Lo rivoglio indietro.” Ribatté Avril,
intristita.
***
“Allora?”
chiese Avril speranzosa a Mark, che era appena arrivato sul tetto. Lui
la
guardò con una smorfia. “Preferisci una pietosa
bugia o una crudele verità?” chiese
lui, cauto. Le braccia di lei le caddero lungo i fianchi.
“Cosa ti ha detto?”
chiese, con tono spento. “Io? Cambiato? Ma come ti viene in
mente?! Sono uguale
a prima. Anzi, non è vero. Sono migliorato.”
Ripeté Mark. Avril spalancò la
bocca. “Non è possibile!”
urlò poi frustrata. Senza pensarci, prese il suo
zaino e ci buttò dentro tutti i suoi spartiti.
“Avril, dove vai?” chiese Evan,
preoccupato. “A casa. Non posso continuare
così.” Sussurrò rabbiosa, gettandosi
in spalla lo zaino e afferrando il microfono di strass rosa. Fece per
aprire la
porta che l’avrebbe portata al piano terra, quando essa si
spalancò. Avril
rimase basita davanti a Deryck. Era vestito come tutti i ragazzi che si
vedevano
in giro. Cappello squadrato, capelli pieni di gel, pantaloni a vita
bassissima,
maglietta slargata, scarpe di due taglie più grandi.
Era… da brivido. “Hey,
Avril. Come va?” chiese lui come se nulla fosse.
“Lasciami in pace. Non ti
conosco.” Ribatté lei dura, dandogli una spallata
e superandolo. “Che ti
prende?! Sono io, Deryck!” esclamò lui, urlando
confuso, prendendola per un
polso e bloccandola. Avril si voltò di scatto verso di lui,
ringhiando. “Tu non
sei il mio Deryck, e ora lasciami in pace, chiaro?!”
urlò rabbiosa, scattando e
scendendo velocemente le scale, lasciando tutta la sua band e Deryck su
quel
tetto che aveva ospitato il giorno più bello della sua
estate e la sua rovina.
Quando
arrivò a casa, Avril buttò lo zaino sul letto e
chiuse a chiave la porta. Prese
a pugni il cuscino fino a quando non ebbe più fiato. Quando
si sentì sfinita,
si gettò con le braccia a croce sul letto, a guardare il
soffitto. Prese il
pennarello sul comodino e sul braccio scrisse, a caratteri cubitali: life’s like this. Rimase a
fissare la
scritta per un tempo che le parve infinito. Poi le si illuminarono gli
occhi e
si alzò di scatto. Si sedette di fretta alla scrivania e
impugnò una penna,
scrivendo velocemente e riempiendo fogli e fogli di schizzi, fino a
quando non
si ritenne soddisfatta. Prese il cellulare e compose il numero di Mark.
“Hey. Scaldate
gli strumenti, ho bisogno di un aiuto. No, non voglio fare una cover.
Ho il
testo.” Disse solo.
***
Deryck
camminava, con le mani
cacciate in tasca, lungo il marciapiede. “Cosa ho fatto di
male?” si chiese. Erano
passati tre giorni dall’ultima volta che aveva visto Avril. Passò davanti al
classico negozio di
televisioni. Pensò alle storie d’amore
più classiche: dopo un litigio, uno dei
due se ne andava e l’altro trovava il modo per inviare ad
esso un messaggio
tramite quei negozi. Era talmente assorto nei suoi pensieri che non si
accorse
dell’uomo che parlava alla tv. Diceva: “Ed ecco a
voi il singolo di debutto di
una nuova band!” si risvegliò basito quando vide
il viso di una ragazza fin
troppo nota ai suoi occhi. “Avril?!” si chiese
basito. Senza dire niente, entrò
nel negozio, per sentire la canzone.
Uh huh, life's like
this
Uh huh, uh huh, that's the way it is
Cause life's like this (la la la)
Uh huh, uh huh (la la la) that's the way it is
Ridacchiò
nel vederla così decisa.
Aveva una voce stupenda. Anche per quello si era innamorato di lei.
Chill
out whatcha yellin' for?
Lay back it's all been done before
And if you could only let it be
you would see
I like you the way you are
When we're drivin' in your car
and you're talking to me one on one but you've become
Somebody
else 'round everyone else
You're watching your back like you can't relax
You're trying to be cool you look like a fool to me
Deryck
sgranò gli occhi. Questo pensava
Avril di lui? Che stesse solo fingendo? In effetti, aveva ragione. Ma
perché non
capiva che lo stava facendo per lei? Per piacerle di più?
Tell
me why'd you have to go and
make things so complicated?
I see the way you're acting like you're somebody else gets me frustrated
Life's like this you
And you fall and you crawl and you break and you take what you get and
you turn
it into honesty
and promise me I'm never gonna find you fake it
no no no
Deryck si
passò una mano fra I capelli.
“Cosa sto facendo?” si chiese, schifato da quello
che era diventato.
You
come over unannounced
dressed up like you're somethin' else
where you are and where it's at you see
you're making me
laugh out when you strike your pose
take off all your preppy clothes
you know you're not fooling anyone
when you become
Somebody
else 'round everyone else
Watching your back, like you can't relax
Trying to be cool you look like a fool to me
Deryck scosse la
testa. “Cosa
faccio, adesso?!” si chiese, disperato. Guardò il
suo riflesso nel vetro. “Deryck,
guardati e datti del coglione. Coglione.” Sussurrò
a denti stretti.
Tell
me why'd you have to go and
make things so complicated?
I see the way you're acting like you're somebody else
Gets me frustrated
Life's like this you
You fall and you crawl and you break
and you take what you get and you
turn it into honesty
you promise me I'm never gonna find you fake it
no no no
Deryck
sospirò. Sapeva già cosa
fare, ma voleva vedere la fine del video. Voleva sapere cosa Avril
pensasse di
lei, voleva sentirsi uno schifo fino in fondo, perché se lo
meritava.
Chill
out whatcha yelling for?
Lay back, it's all been done before
And if you could only let it be
You will see
Somebody
else 'round everyone else
You're watching your back, like you can't relax
You're trying to be cool, you look like a fool to me
Tell me
Why'd
you have to go and make things
so complicated?
I see the way you're acting like you're somebody else gets me frustrated
Life's like this you
You fall and you crawl and you break and you take what you get and you
turn it into honesty
and promise me I'm never gonna find you fake it
no no
Why'd
you have to go and make things
so complicated? (yeah, yeah)
I see the way you're acting like you're somebody else gets me frustrated
Life's like this you
And you fall and you crawl and you break and you take what you get and
you turn
it
into honesty
and promise me I'm never gonna find you fake it
no no no
Appena vide lo
schermo diventare
nero, prese un gran respiro e uscì di corsa dal negozio.
Appena l’aria umida di
inizio autunno lo investì, prese il cappello e lo
gettò in un cassonetto,
correndo verso casa sua, mentre nelle sue orecchie rimbombavano
assordanti le
stesse parole.
Lei:
“Non cambiare mai.”
Lui:
“Non lo farò.”
***
Avril era seduta
sul suo letto,
con il telecomando in mano. Guardava orgogliosa il video che aveva
creato. La televisione
non faceva altro che trasmetterlo. Sentì bussare alla porta.
Era elettrizzata,
il video le dava la carica. Era il suo compleanno, dopotutto.
Aprì la porta e
rimase paralizzata dalla sorpresa. Davanti a lei, c’era
Deryck, con una camicia
a quadri sbottonata, una canottiera bianca sotto di essa, i jeans
malridotti e
i capelli spettinati. In mano aveva una grossa rosa nera.
“Cosa significa?”
chiese Avril, incerta. Lui abbassò lo sguardo.
“Significa che ho sbagliato, e
mi dispiace. Non volevo farti stare male. Mi sono comportato come un
completo
rincoglionito.” Disse lui a bassa voce.
“Perché non sono bastati Mark e Evan a
farti capire quanto fossi rincoglionito?” chiese Avril con un
lievissimo
sorriso. Lui la guardò. “Mi sarebbe bastato
sentire le stesse parole dette da
te.”
“Perché?”
“Perché
ti amo. Ho fatto tutto per
cercare di piacerti di più.”
“Mi
avevi promesso che non saresti
mai cambiato.”
“Lo
so, e mi dispiace, non sai
quanto. Farei qualsiasi cosa per farmi perdonare.”
“Qualsiasi
cosa?”
“Qualsiasi.”
“Allora
vieni qui.” Disse Avril
con un mezzo sorriso. Lui si avvicinò e Avril gli
passò una mano fra i capelli,
spettinandoli ancora di più. “Così va
molto meglio.” Disse poi. Deryck sorrise.
“Mi perdoni?” chiese poi. Lei annuì,
senza riuscire a trattenere un sorriso. Lui
era raggiante e Avril gli saltò al collo. “Auguri,
amore.” Disse solo Deryck,
dandole la rosa.
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