In
questi giorni sto scrivendo le ultime pagine dell'altra mia fanfic. La
parte di Bartolomeo mi perplime assai e mi ha fatto sentire la mancanza
di Shahat, povero cucciolo.
Se non sapete chi è Shahat non preoccupatevi: non lo sa
neanche Crowley.
Questo capitolo rientra nella categoria 'ignoratemi, sono deficiente'.
Titolo: Bunker
Trip #2
Ispirata a: Questa
fanfic
Personaggi: Crowley,
Sam, Dean, Shahat, Ariel
Parole: 962
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* *
Crowley, pur di non essere coinvolto nella follia del giorno di Cip e
Ciop
Winchester, si era risigillato nella segreta del bunker e si era
persino rimesso
il guinzaglio.
Ciò nonostante, non riusciva a stare tranquillo.
Trascorsero le ore, e gli strilli e i piagnistei provenienti dal piano
superiore diventarono sempre più numerosi ed
insistenti. Alla fine, la cosa iniziò a dargli sui nervi.
Seduto alla scrivania gentilmente offerta dai Men of Letters, il Re dei
Demoni stava picchiettando nervosamente sul piano di legno scuro quando
la porta della segreta si spalancò di colpo.
“Oh, per favore, no,”
sussurrò frustrato quando scorse all'ingresso il profilo di
Sam, preludio della realizzazione dei suoi peggiori incubi.
“IO SONO VELENO!” sentì gridare da Dean.
“La gente che mi sta vicino muore! O peggio!”
Il cacciatore era a terra, attaccato alla gamba di Sam che se lo
trascinava appresso faticosamente.
“Crowley,” esalò il giovane, guardandolo
con gli stessi occhi supplichevoli con cui Bambi guarderebbe il
cacciatore che sta per sparargli in fronte, “abbiamo un
problema.”
“A me sembra che sia tutto perfettamente normale, darling,”
rispose lui, mentre Dean continuava a piagnucolare e a tenerlo stretto
e Sam agitava il piede nel tentativo inutile di staccarselo di dosso.
“Sam!” gemette Dean, aggrappandosi alla sua
camicia. “Sammy…”
“Sì, Dean, sì, ho capito, lo so,
tu–”
“… Sammy, mi annoi.”
Il giovane sgranò gli occhi e abbassò la testa
appena in tempo per vedere suo fratello rivolgergli un ghigno sadico.
Poi Dean schioccò le dita e il corpo di Sam si ridusse in
mille pezzi.
Crowley sollevò le sopracciglia. “Hai fatto
esplodere l’alce,” constatò dopo qualche
secondo, sinceramente sorpreso.
“Ho pensato che fosse un modo carino per spezzare la
monotonia,” ammise candidamente lui, rialzandosi da terra e
riaggiustandosi la cravatta nera che indossava.
“Perché non l’hai fatto nove stagioni
fa?” gli domandò il demone mentre osservava
l'elegantissimo completo scuro che stava sfoggiando.
“…perché ho detto ‘stagioni’?”
“Non sono Dean,” ammise lui a quel punto.
“Lo so. E’ diventato evidente quando hai coniugato
in maniera corretta il congiuntivo.”
L’essere con le fattezze di Dean sorrise malizioso e
sbatté le ciglia, mostrando due iridi rosso sangue.
“Puoi chiamarmi Shahat, o, se preferisci, Re del Limbo,”
disse. Raccolse una sedia e si accomodò di fronte a Crowley.
Appoggiò i gomiti sulla scrivania e intrecciò le
dita sotto il mento, scrutando in silenzio per dei lunghi secondi il Re
dei Demoni come se fosse un’opera d’arte.
“Oh. Un collega,” replicò lui,
intercettando quello sguardo con una certa ansia.“Posso fare
qualcosa per te?”
Shahat sorrise languido. “Tu mi attrai, Crowley.”
“Ti ringrazio. Mi porterai a guardare il tramonto sulla
spiaggia adesso?”
“Sono serio,” dichiarò l'altro,
avvicinandosi a lui. Prese una mano di Crowley fra le sue e
iniziò ad accarezzargli con delicatezza le dita e il palmo,
guadagnandosi un’occhiata incredula del demone.
“Credo ci sia un equivoco,” iniziò lui
con educazione.
“No, Re dell’Inferno. Conosco la tua storia. Tu eri
una larva inutile, ma, con pazienza e crudele raziocinio, sei riuscito
a strisciare fino alla cima del regno infernale. Tutti pensano che tu
sia un bastardo insensibile e perverso," disse Shahat.
Crowley si rabbuiò.
"Ti sei reso infame agli occhi di qualunque essere vivente e non, e sei
detestato e temuto da tutto l’Oltretomba. E io credo che
tutto questo sia…”
“Io non volevo questo.”
“Che cosa?”
La mano di Crowley tremò leggermente fra quelle di Shahat.
“ Io… io non volevo essere odiato da
tutti,” sussurrò il demone, mentre le vecchie
ferite si riaprivano. “Io volevo…no, io
voglio… io voglio solo essere... amato,”
spiegò, in un bisbiglio appena percepibile.
“Non credo di aver sentito l’ultima
parola.”
Crowley serrò la mascella. “Io voglio essere
amato!” scandì, paonazzo, picchiando i pugni sulla
scrivania. “Io MERITO di essere amato, maledizione! MALEDIZIONE!”
Il demone si portò le mani fra i capelli e lanciò
un grido esasperato. Si lasciò cadere dalla sedia e corse a
rannicchiarsi sotto la scrivania, da cui iniziarono a provenire dei
singhiozzi sommessi.
Shahat, interdetto, ritrasse le mani e rimase perfettamente immobile.
“Il suo p-potere è d-davvero i-immens-so,
m-m-m-mio Signore,” balbettò una figura femminile
alle sue spalle.
Lui incrociò le braccia al petto e si voltò
appena per lanciarle un’occhiataccia. “Cosa stai
cercando di blaterare, Ariel? Mi stai dicendo che vuoi che ti strappi
di nuovo quelle piume puzzolenti una per una?” disse,
scocciato.
Lei lanciò un gridolino di terrore e scosse la testa.
“I-Il suo potere, n-no?” mormorò.
“R-Riesce a gettare t-tutti nella d-disperazione.”
Lui rimase in silenzio per molti secondi. “Non sono
io,” ammise alla fine con amarezza.
“E-eh?”
“Io non sto facendo niente. Questa gente
è così di suo,”
spiegò il Re. “E il mio tramite… Dean,
lui è il più complessato di tutti. Sam qui, Cas
lì. 'Sono
tossico, sono inutile, Dio mio ora sono anche gay'. Mi sta
facendo impazzire. E' troppo anche per me.” Si
grattò la testa e poi passò un fazzolettino a
Crowley, ancora sotto la scrivania. Lui si soffiò il naso in
modo particolarmente rumoroso e riprese a piangere più
forte di prima.
“Ho provato ad essere cortese
con queste persone,” proseguì Shahat,
“ma dopo un po’ hanno iniziato tutte a fare
così. Allora ho riportato in vita altra gente interessante,
ma anche con loro è andata male. Io,”
sospirò, “…io cercavo solo un amico.
Sai, quel tipo di amico che sa esattamente quale tipo di coltello
passarti quando vuoi torturare qualcuno. Quel tipo di amico che ti
sprona ad andare avanti quando non riesci subito a sbriciolare le
difese di un’anima pura. Che senso ha distruggere questo
mondo se poi tornerò ad essere di nuovo solo?”
domandò.
Fissò a lungo Ariel, ma lei sembrava essere troppo
terrorizzata per rispondere.
Sospirò di nuovo. “Basta
così,” dichiarò, depresso,“io
me ne torno a casa.”
*
PS random: vagando a
caso per Tumblr, qualche giorno fa ho beccato su questo
blog
un fan edit che secondo me è la rappresentazione perfetta di
Dean!Re del Limbo (dopo il panico iniziale ho lanciato un gridolino di
gioia e ho inviato cuoricini all'autore, che suppongo mi abbia preso
per scema):
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