- Sono tornato! –
Harry sbatté
inavvertitamente la porta di casa. Abbandonò il cappotto su sul divano,
sospirando.
- Dio, sono stanco
da morire. –
Draco fece capolino
all’improvviso dalla porta affrontata all’ingresso.
- Ciao. – esclamò.
– Ti precedo di dieci minuti al massimo. Ho appena finito di levarmi la
cravatta. –
- Sì? Peccato.
Pensavo di andare a mangiare fuori, stasera. –
- Mangiare fuori?
Ma fa freddo. –
- Hey, guardami.
Non ho la forza per mettermi a cucinare, non hai un po’ di pietà? –
Draco ghignò, un
ghigno dei suoi, inconfondibile.
- E va bene. –
sospirò, buttandosi a peso morto sul divano. – Però al diavolo, mi rivesto
dopo. –
Harry si avviò
verso il bagno scuotendo la testa.
Draco aveva un
rapporto morboso con quel divano: dal momento in cui lo toccava, passavano tre
minuti tondi prima che si addormentasse come un sasso.
Doveva darsi una
mossa a risciacquarsi.
- Sono sveglio. –
borbottò Draco, offeso come mai, quando Harry se lo abbracciò, la faccia ancora
mezza bagnata.
- Non per molto,
credo. –
- Al diavolo. Mi è
venuto sonno. –
- E’ da cinque anni
che questo maledetto divano ti fa venire sonno. Prima o poi lo cambio. –
- Non ti azzardare.
–
Harry ridacchiò.
Non l’avrebbe cambiato mai, ovviamente: quante altre occasioni avrebbe avuto di
vedere Draco crollare placidamente addormentato fra le sue braccia, come nella
più banale delle favole?
- Se ci
addormentiamo salteremo la cena. –
- Ma va. È
prestissimo e non ho fame. –
- Ti sveglierai con
lo stomaco che ulula. –
- Sì, sì.
Buonanotte. –
- Draco?!? –
- Oh, che vuoi che
ti dica. Stai sveglio a fare la guardia, e quando è ora caricami a spalle e
portami al ristorante. Svegliami solo quando arriva il primo piatto. –
Non accadde,
naturalmente. Come capitava sempre, Harry finiva con l’appoggiare il mento
sulla testa di Draco, e fissare il vuoto per un po’, finché il respiro regolare
del bell’addormentato, il silenzio, e probabilmente anche il misterioso potere
di quel malefico divano vincevano anche lui.
E meno male che aveva
il sonnoleggero, altrimenti si sarebbero svegliati giusto in tempo per la
colazione del giorno dopo, in un trionfo di torcicollo, indolenzimento e
formicolio.
Si assopì per pochi
minuti, fortunatamente. Appena riaprì gli occhi, cercò immediatamente l’orologio
da parete, provvidenzialmente appeso di fronte al divano.
Intuì subito che
qualcosa non tornava quando il salotto di casa, tutto, sparì, tramutandosi in
un inquietante deja vu.
Ebbe appena il
tempo di meravigliarsene, che si trovò affiancato da un Draco perfettamente
sveglio, e più che mai spaesato.
Passarono alcuni
secondi in silenzio, a guardarsi, con gli occhi sgranati.
- Dra-Draco? Sei
tu? O ti sto sognando? –
- Sono io. Che
diavolo sta succedendo? –
- Uhm. Spogliati. –
Draco strabuzzò gli
occhi. – Che cosa?!? Ma ti sei bevuto il cervello? –
- D’accordo, sei
proprio tu. Il Draco dei miei sogni si sarebbe spogliato senza protestare. –
- Se stai
insinuando per caso che io… -
- Shhh. Fai
silenzio. Lo senti anche tu? –
Draco rinunciò ad arrabbiarsi.
La situazione lo pretendeva, perciò lui si mise in ascolto. Appena abituato
l’orecchio al silenzio, lo sentì anche lui, sì: un rumore tenue, lontanissimo e
regolare. Come quello degli zoccoli di un cavallo.
- Non è possibile.
– soffiò Harry.
Eppure, non
sbagliava: su di un robusto cavallo color nocciola cavalcava una figura
circondata da un ampio mantello rosso, mosso dall’aria.
- Derevan? E
Marzio? –
Draco era
pietrificato.
Dal giorno in cui
il Romano e l’Iceno erano scomparsi, non erano tornati molto spesso
sull’argomento.
Intenzionalmente,
si capisce.
Draco l’aveva presa
a modo suo, perciò per molte volte aveva insistito sul dormire insieme, persino
a costo di andare a nascondersi negli spogliatoi attigui al campo di Quidditch.
Cercava di far passare il tutto per abitudine, inventava qualsiasi scusa, pur
di non dover confessare apertamente la sua amarezza e la sua speranza. Perché
la prima lo avrebbe fatto apparire umano, la seconda, infantile.
E Draco Malfoy non
cambia tanto facilmente.
- Harry! – Derevan
quasi gridò. Era proprio lui, chi altri poteva essere, il giovane uomo in
groppa ad un unicorno? Aveva gli occhi brillanti di stelle. – Draco! –
Agitò con forza una
mano, facendo sbuffare Shay.
- Che gioia che ci
siate! – esclamò, balzando giù dal destriero.
- Che… che gioia
che ci siamo? –
Marzio poggiò
entrambe le mani sulle spalle di Derevan, riuscendo a sedare il suo entusiasmo.
L’Iceno si fece più piccolo, fra quelle mani. Difficile dire quanta felicità ci
fosse, in quel suo impercettibile richiudersi.
- Sono trascorsi
cinque anni, dal giorno in cui ci siamo incontrati. – intonò Marzio,
solennemente.
Harry aggrottò la
fronte, di sfuggita si rese conto che Draco aveva fatto lo stesso.
Marzio e Derevan
Dimenticarli, questo
no, ma il giorno esatto è chiedere un po’ troppo.
- Quindi voi… -
- Non allarmatevi.
Va tutto bene. –
Era così. Andava
per davvero tutto bene.
Harry evitò di
menzionare l’ultimo loro incontro, sapendo alla perfezione che Draco avrebbe
anche potuto dare il peggio di sé; ma, prevedibilmente, fu Derevan stesso a
scusarsi, a spiegare che qualcosa, all’improvviso, una forza irresistibile, era
venuta a portarli via, e quanto duramente si erano opposti, soltanto per
riuscire almeno a dir loro un addio.
Si commosse, mentre
parlava: Marzio gli andò in aiuto a modo suo, militaresco, abbracciandolo
stretto al petto; pareva che non conoscesse altri modi per calmarlo che il
tentare di far scomparire le lacrime di Derevan dentro di sé.
Draco ingoiò il più
doloroso nodo alla gola che avesse mai provato in vita sua, ma piuttosto che
piangere come un pivello, piangere all’unisono con Derevan, che sì, sarebbe
stata proprio bella, piuttosto si sarebbe cavato gli occhi.
- Perciò, ora, dove
siete? –
- E chi lo sa. – Marzio
quasi ridacchiò. – E’ un posto strano. È immenso, e c’è molto silenzio. Ma
fintanto che lui è mio, per me è il paradiso. –
- E che cosa fate?
Insomma, riuscite a vedere quaggiù, o non lo so… - domandò Draco, d’impeto.
Sembrava che la questione lo preoccupasse non poco.
Derevan e Marzio si
scambiarono un’occhiata enigmatica.
- No. – rispose il
Romano. – Non vediamo niente. –
- Perciò non lo
sapete? Voglio dire, che abbiamo preso casa a Londra. –
- Davvero? Che
bella notizia. –
Harry aveva la netta
impressione che Marzio non fosse sorpreso per niente. E finché Derevan, che era
completamente incapace di mentire, se ne restava sulle sue, ciondolando la
testa e distraendosi con i fili d’erba, il dubbio non sarebbe svanito.
Ad ogni modo, nulla
scioglieva l’illusione di quattro vecchi amici che si rivedevano per caso, dopo
tanto tempo, ritrovandosi con una quantità di cose da dire, da ricordare, da
raccontare.
Marzio ringraziava
Draco, Harry ringraziava Marzio, Derevan entrambi: difficile dire quanti debiti
e quanti crediti potessero reclamare l’uno all’altro.
Il luogo che
avevano descritto faceva paura: immerso in una dimensione immobile,
agorofobica, di silenzi e fruscii. Ma loro ne parlavano come se fosse casa,
dopo aver vissuto quello che avevano vissuto, e poi aspettato tanto,
tantissimo. Tutto il tempo del mondo. Poteva essere strano risentire delle voci
che non fossero le loro, o vedere un’interruzione, un’irregolarità nella
traccia netta dell’orizzonte, un albero, qualunque cosa, ma anche non fosse
stato, pazienza: quello doveva essere il paradiso degli amori veri, se l’essere
soltanto loro due, sempre e solo loro due non li aveva fatti impazzire.
Erano entrambi
identici all’ultima volta, e se Draco e Harry somigliavano loro un po’ di più,
era perché godevano del privilegio del tempo. Loro invece, non avevano più
niente, se non il dono che essi stessi si erano fatti, il frutto di ciò per cui
avevano lottato.
- Siete liberi? –
- Sì. Adesso sì.
Completamente liberi. –
- Bene. Bene, sono
contento. Avete tutto il diritto di riscattarvi, dopo tutto quello che avete
passato. Avrete un sacco di cose da mettere a posto. –
- Harry, abbiamo
l’eternità per farlo. –
Derevan, nel
frattempo, si era accucciato vicino a Draco. Cercò di appoggiare la testa sulle
sue gambe, facendolo irrigidire come un bastone.
Lo guardò stupito, e
un attimo dopo gli era addosso, abbracciandolo mentre ricadevano entrambi
all’indietro.
- Non sei cambiato
per niente! – esclamò come se la cosa lo rendesse indicibilmente felice.
Non era vero,
comunque, povero Draco. In quegli anni ne aveva passate tante, dal lavoro, ai
Babbani, a Harry, che se non era cambiato lui…
- Forza, è ora di
andare. –
- Di già? –
Nonostante la lieve
protesta, Derevan si alzò docilmente.
- Fareste bene a
sbrigarvi anche voi. – continuò il Romano. – Su, non guardatemi in quel modo.
Ci rivedremo presto. –
- … Ci rivedremo?
Davvero? – osò chiedere Draco.
Derevan sorrise
senza darlo troppo a vedere. Né lui né Marzio gli risposero, ma poteva starne sicuro,
che in un modo o nell’altro…
- Avanti, l’ora è
tarda. –
- Tarda per cosa? –
- Il ristorante,
non vi ricordate? –
Si svegliarono
entrambi si soprassalto.
Il divano,
l’orologio da parete, era tutto al proprio posto.
Erano tornati a
casa. Ed era decisamente ora di cena.
Harry stiracchiò le
braccia in avanti, alla ricerca del corpo rannicchiato del suo compagno.
Che si era
accartocciato in modo innaturale su sé stesso.
- Hey. – gli
sussurrò nell’orecchio. – E’ una lacrima, quella lì nell’angolo dell’occhio? -
Draco gli scoccò
un’occhiataccia che voleva essere sdegnata.
Ma nel bel mezzo,
tirò su con il naso.
- Dai, vieni qui. –
Per un buon numero
di Minuti, Draco accettò la condizione di silenzio e di pace posta
dall’abbraccio in cui si era immerso. I vestiti di Harry, che magari erano
suoi, ma sapevano tantissimo di Harry, ne amplificavano il calore.
- Senti, Harry. –
cercò di dire addosso alla sua camicia. – Io non mi sento per niente meglio.
Voglio dire, il fatto di sapere che adesso sono felici da qualche parte non mi
fa stare bene. Sono morti, in un modo orrendo, e niente potrà mai cambiare
questo. –
- Perché hai dei
pensieri simili proprio adesso? Non hai visto anche tu com’erano felici? –
- Potrebbe essere
stato solo un sogno. –
- Draco. Lo sai che
non è vero. –
Draco costrinse le
labbra ad un movimento forzato.
- Se tu… se ti
succedesse qualcosa, non me ne fregherebbe niente di sapere che sei sereno
nell’aldilà o che so io. Non me ne fregherebbe proprio niente. –
- Oh. Capisco. Era
a questo che volevi arrivare. –
- Non ho voglia di
scherzare. Guarda che non me lo devi fare, un tiro del genere, hai capito? –
- E che cosa
faresti, cercheresti di raggiungermi? –
- Ma stai
scherzando? Non sono un Grifondoro, e non mi chiamo Derevan. Ho una fifa blu di
morire, io. Però non ti perdonerei mai. Sul serio, non verrei nemmeno al tuo
funerale. Venderei i tuoi libri ad un mercatino delle pulci, userei la tua
bacchetta come legna per il camino, e la tua scopa, la darei in pasto ad un drago.
–
Così mostruosamente
diversi. Harry avrebbe voluto essere in grado di simulare la morte soltanto per
vedere Draco che manteneva fede alla parola data. E invece sorrise
pazientemente, e gli rubò un bacio sulla nuca.
- Ti amo. –
mormorò.
- Ci mancherebbe
altro. E, signor Potter, ristorante italiano, prendere o lasciare. –
ANGOLINO!
È finita.
Ventiquattro come
le ore, un buon numero, tutto sommato. Soprattutto considerando che, in
origine, di capitoli dovevano essercene appena quindici.
Dedico quest’ultimo
Angolino a ringraziarvi uno per uno, come mi sembra giusto fare. Chi è stato un
lettore fedele, chi meno, chi si è fatto sentire una sola volta, chi ogni
settimana, con cocciuta ostinazione.
Riguardo la
cartella dove conservo tutti i capitoli, come si fa con una panoramica da un
elicottero. Ogni capitolo un suo perché, magari anche astruso, o persino
vezzoso, ma è lì.
Vi ricordo ciò che
vi dissi quando l’avventura partì, rileggete tutto daccapo, insieme, facendo
tesoro di ciò che già sapete per recuperare i pezzi di puzzle rimasti indietro.
Io da parte mia,
non faccio che congedarmi da questa favola con un po’ di malinconia, e la
consapevolezza di aver creato due stupidi testoni innamorati che dovevano
essere solo delle marionette, e invece hanno fatto quello che hanno voluto alla
faccia mia.
Cara Stateira., non
ho ricevuto alcun segno di vita da parte tua, ma sono ancora qui ad aspettare,
sai? Non vado da nessuna parte.
Grazie di cuore a:
Freehja
Summers84
The fly
Monte86
Pucui
Chiara
Ginnyw
Fedekikka
Dark011
Lady
Little
star
T Jill
Koorime
Far
Smemorella
Viettasil
Tsubychan
Gosa
Lake
Herm83
Lady
Synoa
Fra ro
Little star
Sheraz
Melisanna
Rodelinda
Mokona89
Iul
Hokori
Xla
CrisSunrise
Blaise
Isuzu
Francesca akira
Zizela
Angelikaforever
Piccolaserpe
Fann1kaoriyuki
Draco malfoy
Layla84
Sakuraashe
Anatrante
Kumiko shirogane
Somylit
Cornelia84
Friz
Vavvymalfoy
Vampire
berry
Lily for
ever
Yaku