Capitolo
2 - Scambi di idee
Questo
non è uno spettacolo inusuale ad Hogwarts, da sei anni a
questa parte: chiunque ha studiato in questa scuola in questo lasso di
tempo può dire di averlo visto almeno una volta e se mi
trovaste un’eccezione non vi crederei.
Come
da copione io, James, Remus e Peter ci stiamo dirigendo a lezione,
ovviamente in madornale ritardo, correndo talmente veloce che le fibbie
della borsa dei libri di Wormtail minacciano di staccarsi ed il ragazzo
è costretto a reggere la cartella sotto braccio.
«
Adesso che ci penso, » urla Prongs per farsi sentire sopra lo
scalpiccio dei nostri piedi « Che materia abbiamo alla prima
ora? ».
Uno
stridio collettivo fa da sfondo a questa domanda, dato che le suole
delle nostre scarpe slittano sul duro pavimento di pietra mentre ci
fermiamo, riflettendo sulle parole del nostro compagno.
Incredibilmente, per una volta James ha detto qualcosa di sensato.
Questa
mattina nessuno di noi è andato a colazione, quindi ci siamo
persi la distribuzione degli orari e per ciò non sappiamo in
che aula andare: fino a poco fa stavamo correndo alla cieca, lo
ammetto; non è strano per noi.
«
Oh santo Godric, » Remus si infila le mani nei capelli,
sinceramente terrorizzato. « E se abbiamo la McGranitt?!
».
Deglutiamo
all’unisono: la Capocasa di Gryffindor sarebbe capace di
toglierci cinquanta punti a testa, per quanto ci tenga a vincere la
Coppa delle Case non perde occasione di punirci nei modi più
assurdi - non scorderò mai quella volta che ci fece lucidare
il soffitto della Sala Grande senza magia - e poi, diciamocelo, nessuno
sano di mente vorrebbe assistere ad una predica della McGranitt,
figurarsi noi che nella maggior parte dei casi ne siamo
l’oggetto.
Una
bambina con due codini biondi della Casa Ravenclaw del primo anno ci
passa affianco, e James la afferra per le spalle, facendola sussultare
spaventata.
«
TU! » esclama il moro, fissandola ad occhi spalancati.
« Tu! Sai dove dobbiamo andare?! ».
La
piccola balbetta qualcosa, terrorizzata e improvvisamente
sull’orlo delle lacrime, quando Moony sferra un pugno sulla
nuca di Prongs, facendogli lasciare la presa per portarsi le mani a
strofinare la zona lesa nel tentativo di attenuare il dolore.
E’ già il secondo colpo che prende in un lasso di
tempo troppo breve persino per i suoi standard.
Il
licantropo infila una mano nella tasca della divisa, estraendone una
stecca di cioccolato avvolto in una scricchiolante carta argentea,
porgendola alla biondina e rassicurandola; appena il bruno tesoro
è tra le sue mani la bambina corre via senza neanche
salutare, girando l’angolo e scomparendo alla nostra vista,
lasciando Remus libero di sfogare il suo nervosismo su James.
«
Ma che pensavi di fare?! L’hai terrorizzata! ».
«
Volevo solo chiederle… »
«
E’ una Ravenclaw, James, del primo anno per giunta! Come
potrebbe avere i nostri orari?! Ma lo usi il cervello o serve solo per
occupare la tua scatola cranica?! » Moony si blocca,
riflettendo per qualche secondo. « Sempre se ce
l’hai, il cervello. » conclude seccamente.
Wow,
una sfuriata del genere già alle otto e quindici non
è da lui, sempre così calmo e paziente; doveva
davvero sperarci, di arrivare in orario. Come se non ci
conoscesse… Ci sopporta da sei anni e penso sia solo grazie
a lui se non arriviamo in aula alla fine della lezione ogni volta,
quindi dovrebbe aver capito che è un desiderio impossibile
da esaudire. Certo, potrebbe sempre andarsene per conto proprio senza
badare alle nostre epiche battaglie a colpi di cuscini, le urla, i
feriti e tutto ciò che ci va dietro, ma lui è
soprannominato ‘Mamma Moony’ per un motivo: non ci
pianterebbe mai in asso, il ragazzo. Anche perché se lo
facesse glielo faremmo pesare per il resto dei suoi giorni.
Wormtail,
il viso paffuto di una preoccupante tonalità bordeaux, tenta
di dire qualcosa, ma l’unico risultato che ottiene
è un insieme di parole prive di connessione logica.
«
Amico, » dice Prongs, mettendogli una mano sulla spalla.
« Cerca di riprenditi: respira, poi parla. » gli
consiglia.
Peter
esegue, prendendo un enorme respiro, per poi esalare un
‘Forse potremo chiedere a quella ragazza
laggiù’, che in realtà suona
più come un
‘Frsptrcdrqllrgzggiù’. Seguiamo il suo
sguardo e vediamo una Gryffindor del nostro anno, Melly Copper, che
viene verso di noi a passo di marcia, evidentemente in ritardo pure lei.
«
Ehi! » esclama James, agitando le braccia come le pale di un
mulino a vento. « Ehi, tu! ».
La
ragazza si ferma, guardandoci dubbiosa per qualche secondo, poi si
avvicina a noi con aria perplessa. Certo, immagino che James, Remus e
Peter non siano un bello spettacolo, rossi e spettinati - non che per
Potter sia una novità - ma ci sono sempre io che compenso il
loro stato pietoso.
«
Che c’è? » borbotta a braccia
incrociate, guardandosi intorno nervosamente; forse teme di accumulare
troppo ritardo fermandosi a parlare con noi.
«
Seeenti… » comincia Prongs, trascinando la vocale.
« Non è che per caso, magari, forse, per
favore… ».
«
Taglia corto. » suggerisce Moony, notando lo sguardo
altamente spazientito di Melly.
«
Cercavo solo di sembrare corte- ».
«
Insomma, ci chiedevamo se potessi darci una copia dell’orario
che hanno distibuito stamattina. » sbuffo io, rendendomi
conto che se non intervengo probabilmente James rimarrà ore
e ore a discutere, cosa che non possiamo permetterci.
Non
mi interessa particolarmente arrivare in orario, ma come già
detto in precedenza non voglio dovermi sorbire una ramanzina
già il primo giorno; ormai nessuno ce la può
evitare, ma magari sarà più leggera, per quanto
‘leggere’ si possano definire le prediche infinite
della McGranitt. Se siamo fortunati troviamo Rüf, che non si
accorge del tuo ritardo nemmeno se entri sfondando la porta, anche se
ho smesso di credere nella fortuna l’anno scorso, quando la
Capocasa di Gryffindor mi ha beccato con Annie McNoos nello sgabuzzino
delle scope del secondo piano a mezzanotte, in atteggiamenti - diciamo
- davvero poco professionali.
«
Ah, ma potevate dirlo subito! » sbuffa Melly, aprendo la
tracolla ed estraendo un foglietto bianco piegato in quattro e un
po’ stropicciato.
Prende
la bacchetta infilata nella manica larga della divisa, sfiora la
pergamena che tiene con la sinistra e borbotta un
‘Geminio’. Immediatamente un altro foglio che
riporta le stesse scritte del primo le compare tra le dita e lei lo
porge a Remus. Il licantropo ha appena il tempo di ringraziarla che lei
è già schizzata via, sicuramente maledicendoci
per averle fatto perdere tempo.
Moony
consulta l’orario e immediatamente si schianta la mano libera
sulla fronte, gemendo disperato. Poi gira la pergamena in modo che
anche noi possiamo vedere.
«
Porco Salazar, » impreca Prongs, imitando Lupin. «
Ma proprio la McGranitt! »
*
* *
«
Ben arrivati, signor Potter, Black, Minus e Lupin » ci
accoglie freddamente la professoressa di Trasfigurazione, in piedi
dietro la cattedra a braccia incrociate, in viso
un’espressione che tiene fede al suo nome e lo sguardo
lampeggiante di disapprovazione; poi punta gli occhi su di me, e io
vorrei soltanto che il terreno si apra sotto i piedi e mi inghiotta per
sempre. « Da lei, Lupin, non me lo sarei mai aspettata,
soprattutto il primo giorno di scuola. Ora andate a sedervi e tolgo
dieci punti a Gryffindor solo perché i corsi sono appena
iniziati, altrimenti sarebbero stati almeno cinquanta ».
E,
tra le righe, posso leggere un esasperato ‘E probabilmente
tutte le clessidre della Sala Grande non basteranno per contare i punti
che perderete entro la fine di quest’anno’.
Sarò
paranoico, ma mi sembra che mi abbia rivolto un’occhiata di
compassione. Sicuramente mi sono sbagliato.
…
Spero.
_
_ _
Mh,
mi aspettavo di peggio, sinceramente; voglio dire, non che la cosa non
mi stia bene, solo che le ramanzine della McGranitt sono famose in
tutta Hogwarts e che abbia dedicato così poco tempo a
strigliarci è strano. Ci sono due ipotesi: o ha perso
definitivamente le speranze con noi, o sa già che le daremo
molte altre occasioni per rimproverarci e preferisce conservare la voce
e i nervi per le suddette. Non so davvero quale preferisco:
sì, sarebbe una pacchia non doversi preoccupare della
Capocasa Gryffindor, ma si perderebbe tutto il gusto della sfida.
Mi
accorgo di essere rimasto fermo a riflettere solo quando Remus mi
strattona per un braccio verso il mio posto, quello in fondo
all’aula sulla destra, il più lontano possibile
dall’occhio di fuoco della professoressa. Mi siedo molto poco
compostamente sulla sedia, facendola stridere contro il pavimento, e
mollo la tracolla coi libri vicino alle gambe del banco. Prendo il
libro Trasfigurazione
Avanzata e
lo faccio cadere con un tonfo sulla superficie liscia del tavolo;
stessa cosa fa Sirius al mio fianco.
«
Come stavo dicendo prima di essere interrotta… » -
qui la McGranitt ci fulmina con lo sguardo - «
Quest’anno affronterete i M.A.G.O., e mi sento di dire che,
in base alle conoscenze che avete dimostrato di possedere alla fine
dello scorso anno, pochi di voi sono attualmente in grado di sperare di
superare gli esami, almeno per quanto riguarda la mia materia. Tuttavia…
».
Oh,
le pause ad effetto che fa durante i suoi discorsi sono piazzate
esattamente nel punto giusto per far screscere il nervosismo a livelli
esponenziali; vedo Melissa Abbot, qualche banco di fronte a me, fissare
impaurita l’insegnante come se potesse voltarsi e sbranarla
da un momento all’altro. Ovviamente con noi queste
tattiche non funzionano, direi quasi che mi diverte vedere il loro
effetto sui miei compagni.
«
Tuttavia, » riprende la McGranitt. « Voglio sperare
che vi impegnerete per alzare i vostri voti in previsione di questa
prova. In caso contrario, state pur certi che non vedrete nemmeno i
fogli dell’esame. Sono stata abbastanza chiara? ».
Un
mormorio sommesso fa da risposta alla sua domanda.
Sorrido
e, incosciamente, vado a sfiorare con le dita le parole incise sul
bordo del mio banco, realizzate con un coltellino tascabile gentilmente
offerto da Sirius; riconosco le scritture incerte di ognuno dei miei
compagni e la mia, che ci siamo alternati nello scriverla, una lettera
alla volta: MARAUDERS. La ‘m’ iniziale la incisi
io; poi la ‘a’, fatta di tre tagli netti e poco
profondi, di Sirius; la ‘r’ elegante e obliqua di
Remus; la ‘u’ incerta di Peter.
Io.
Sirius. Remus. Peter.
Questa
scritta è qui da sei anni, dal giorno in cui abbiamo deciso
che saremmo stati amici per sempre, e grazie a Moony gli sforzi di
Gazza di cancellarla sono stati vani e lo saranno sempre.
Forse
gli altri non capiscono perché insisto tanto sul fatto che
questo è il nostro ultimo anno, ma la realtà
è che vorrei non finisse mai. Ogni foglio in più
strappato dal calendario è un giorno in meno da trascorrere
con i miei compagni; forse temo che, una volta usciti da qui, ci
perderemo di vista e non ci incontreremo più.
Tutto
è così incerto, ora.
_
_ _
Vedo
James accarezzare la nostra
scritta con aria pensosa e lo sguardo basso, allora poso una mano sulla
sua e gli stringo le dita; lui alza gli occhi, incontrando i miei, con
aria interrogativa. Io gli sorrido, e dopo un attimo lui mi risponde
con lo stesso gesto.
Non
servono altre parole, noi ci intendiamo solo con lo sguardo,
è sempre stato così. Strappo un pezzo di
pergamena e intingo la piuma nell’inchiostro.
Ti
ricordi che dobbiamo allagare i sotterranei, vero?
E’
un progetto solo mio e di Prongs, non ne abbiamo parlato a nessun
altro, neanche a Peter e Remus - anche perché Moony ce lo
impedirebbe sicuramente, perché ‘è
troppo pericoloso persino per noi, ci scopriranno, ci espelleranno e
bla bla bla’.
Ne
abbiamo parlato alla fine del sesto anno, ma non ho mai pensato
veramente di metterlo in pratica; ma Prongs ha ragione, questo
è il nostro ultimo anno e io voglio viverlo alla grande.
Nessuno sa cosa ci aspetta, là fuori, e questa è
la nostra ultima opportunità per scherzare, ridere ed essere
come ragazzi normali, prima di essere costretti a combattere questa
guerra senza senso. Io voglio aiutare, ma… Semplicemente non
è giusto. Dovremmo poter vivere spensierati per molti anni
ancora, ma la battaglia non aspetterà certo i nostri comodi:
infuria anche adesso e mentre noi siamo qui al sicuro qualcuno muore
per mano dei Mangiamorte e di Voldemort.
Il
viso di James si illumina immediatamente, mentre si accinge a
rispondere scrivendo sulla pergamena posata tra i nostri due libri, in
modo che sia meno visibile possibile.
Ovvio.
Quando?
Tra
qualche mese.
Così
tanto?
Prima
dobbiamo capire come far entrare l’acqua.
Rompiamo
i vetri di Casa Slytherin, tanto sono sotto il lago.
E
come ci arriviamo dentro la Sala Comune, genio?
James
si fa pensoso, sfiorandosi il mento con la punta della piuma, lasciando
un segno d’inchiostro sulla pelle. Mi sbatto mentalmente la
mano sul viso, esasperato. Ma quanto può essere idiota?
Estorciamo
la parola d’ordine a uno del primo anno.
E
secondo te quello non va dire subito a Lumacorno che siamo stati noi?
Tanto
Luma ci adora!
La
McGranitt un po’ meno.
Ci
mascheriamo.
Dovrò
ricordarmi di prenderti un berretto con un paio di corna per nascondere
i capelli, allora.
Prongs
mi tira una gomitata tra le costole, facendomi emettere un grugnito di
dolore seguito da risate che cerco di soffocare immediatamente, ma
ovviamente non ci riesco granché.
«
Potter! Black! Si può sapere cosa trovate di tanto
divertente nella mia lezione?! ».
«
Niente… Niente prof, ci scusi! » dice James con un
gran sorriso, grattandosi il mento e così facendo allargando
la macchia nera, facendolo sembrare un pizzetto.
Evans
si volta di scatto, uccidendolo con gli occhi, e Prongs ammicca nella
sua direzione facendole stringere la mascella per la rabbia.
_
_ _
Non
ci posso credere, persino oggi Potter vuole fare l’idiota!
Quando la McGranitt i giro verso di lui, fulminandolo con lo sguardo,
ma l’idiota
invece
di stare zitto e incassare senza repliche almeno stavolta, mi fa
l’occhiolino. L’occhiolino! Dio, quanto sa rendersi
detestabile! Ma… è una macchia
d’inchiostro quella che ha sul mento? Sì, ammetto
che potrebbe sembrare una domanda stupida, ma Potter è
talmente idiota che potrebbe benissimo essersi fatto crescere un
pizzetto giusto per attirare ancora di più
l’attenzione su di sé; non sopporterebbe di non
essere al centro delle chiacchiere della gente per più di
cinque minuti.
Mi
rimetto seduta compostamente, decidendo di tornare a ignorare Potter;
so che con lui non è un metodo particolarmente efficace: lo
ignoro da sei anni e ancora non si è deciso a lasciarmi in
pace. Abbasso lo sguardo sul manuale di Trasfigurazione, cercando di
riprendere il filo della lezione, la penna che scivola veloce sulla
pergamena alla mia destra, riportando i dettagli che aggiunge la
professoressa che sul volume mancano, ma tempo pochi secondi e un
aereoplanino di carta plana sopra il libro aperto che ho sotto gli
occhi. Aggrotto le sopracciglia e subito dopo stringo irritata le
labbra, capendo al volo chi è il mittente del messaggio;
senza neanche leggerlo lo strappo in quattro, lo appallottolo e lo
lancio all’indietro, senza badare la direzione. Spero solo
che lo colpisca nell’occhio - anche se ovviamente non
succederà, grazie ai suoi occhiali e ai suoi…
Com’è che li chiama? Ah, sì, innati
riflessi da Cercatore.
Alice,
seduta al mio fianco, scribacchia qualcosa all’angolo della
pagina dove ho scritto i miei appunti; mi chino a leggere, cercando di
decifrare la grafia confusa della mia amica, e quando ci riesco arcuo
un sopracciglio in maniera tale che esso quasi scompare
nell’attaccatura dei miei capelli.
Calma,
Lily, calma.
Non
è possibile che anche lei dia spago a Potter, deve essere un
qualche tipo di complotto nei miei confronti; sì,
sicuramente è così: lui vuole farmi impazzire
già adesso, così non supererò gli
esami e rimarrò un altro anno ad Hogwarts, così
lui si farà bocciare e potrà perseguitarmi ancora.
Sotto
alla domanda della mia amica - ‘Secondo
te James è carino?’
- scrivo in stampatello, marcando ogni singola lettera con
un’eccessiva pressione del polso, due parole:
Cambia.
Spacciatore.
Per
il punto finale uso troppa forza e faccio un piccolo buco sulla
pergamena. Alice, vedendo la mia espressione rabbiosa, soffoca un
risolino, per poi tornare a scorrere con gli occhi le fitte righe del
testo scolastico, sempre con quell’irritante sorrisetto à
la Potter
dipinto in viso.
Look
at me!
Questo
capitolo mi convince ancor meno del primo. Non ho ancora delineato bene
i caratteri dei personaggi, per questo ho paura di essere
già andata nell’OOC.
Ho
notato la penuria - per non dire la totale assenza - di commenti: su,
non mordo mica, sapete? Se c’è qualcosa che non va
nel testo fatemelo sapere, invece di restare in silenzio,
così posso migliorarmi sempre di più.
Anche
questo è comunque un capitolo introduttivo, che serve
più che altro a dipanare la nebbia attorno alle relazioni
che legano i personaggi; tra poco comincerà un po’
di azione - e non dimenticate ‘Lo Scherzo’ che
hanno intensione di fare Sirius e James, mi raccomando.
Ci
si vede al prossimo capitolo.
D.
|