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Autore: Alyss_    03/03/2014    2 recensioni
Anno 1977.
Nel mezzo di una Guerra apparentemente senza fine, quando ogni speranza viene soffocata da spine d'angoscia e paura, come un fiore che nasce in un roveto, cosa può riaccendere l'animo dei combattenti?
Perché, al sicuro tra le mura di Hogwarts, c'è ancora chi può permettersi di sognare, di credere in un futuro migliore, di vivere; per alcuni questo sarà il primo anno, per molti l'ultima occasione di cullarsi nell'illusione di essere al sicuro, prima di essere gettati in quel conflitto più grande di loro, nato dall'ambizione, dalla follia di un singolo uomo.
Ma la miccia della rivalsa, del desiderio di rinascere, è già stata posta, ora serve solo qualcuno disposto a sacrificare se stesso per accenderla, per il Bene Superiore.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo 2 - Scambi di idee


Questo non è uno spettacolo inusuale ad Hogwarts, da sei anni a questa parte: chiunque ha studiato in questa scuola in questo lasso di tempo può dire di averlo visto almeno una volta e se mi trovaste un’eccezione non vi crederei.

Come da copione io, James, Remus e Peter ci stiamo dirigendo a lezione, ovviamente in madornale ritardo, correndo talmente veloce che le fibbie della borsa dei libri di Wormtail minacciano di staccarsi ed il ragazzo è costretto a reggere la cartella sotto braccio.

« Adesso che ci penso, » urla Prongs per farsi sentire sopra lo scalpiccio dei nostri piedi « Che materia abbiamo alla prima ora? ».

Uno stridio collettivo fa da sfondo a questa domanda, dato che le suole delle nostre scarpe slittano sul duro pavimento di pietra mentre ci fermiamo, riflettendo sulle parole del nostro compagno. Incredibilmente, per una volta James ha detto qualcosa di sensato.

Questa mattina nessuno di noi è andato a colazione, quindi ci siamo persi la distribuzione degli orari e per ciò non sappiamo in che aula andare: fino a poco fa stavamo correndo alla cieca, lo ammetto; non è strano per noi.

« Oh santo Godric, » Remus si infila le mani nei capelli, sinceramente terrorizzato. « E se abbiamo la McGranitt?! ».

Deglutiamo all’unisono: la Capocasa di Gryffindor sarebbe capace di toglierci cinquanta punti a testa, per quanto ci tenga a vincere la Coppa delle Case non perde occasione di punirci nei modi più assurdi - non scorderò mai quella volta che ci fece lucidare il soffitto della Sala Grande senza magia - e poi, diciamocelo, nessuno sano di mente vorrebbe assistere ad una predica della McGranitt, figurarsi noi che nella maggior parte dei casi ne siamo l’oggetto.

Una bambina con due codini biondi della Casa Ravenclaw del primo anno ci passa affianco, e James la afferra per le spalle, facendola sussultare spaventata.

« TU! » esclama il moro, fissandola ad occhi spalancati. « Tu! Sai dove dobbiamo andare?! ».

La piccola balbetta qualcosa, terrorizzata e improvvisamente sull’orlo delle lacrime, quando Moony sferra un pugno sulla nuca di Prongs, facendogli lasciare la presa per portarsi le mani a strofinare la zona lesa nel tentativo di attenuare il dolore. E’ già il secondo colpo che prende in un lasso di tempo troppo breve persino per i suoi standard.

Il licantropo infila una mano nella tasca della divisa, estraendone una stecca di cioccolato avvolto in una scricchiolante carta argentea, porgendola alla biondina e rassicurandola; appena il bruno tesoro è tra le sue mani la bambina corre via senza neanche salutare, girando l’angolo e scomparendo alla nostra vista, lasciando Remus libero di sfogare il suo nervosismo su James.

« Ma che pensavi di fare?! L’hai terrorizzata! ».

« Volevo solo chiederle… »

« E’ una Ravenclaw, James, del primo anno per giunta! Come potrebbe avere i nostri orari?! Ma lo usi il cervello o serve solo per occupare la tua scatola cranica?! » Moony si blocca, riflettendo per qualche secondo. « Sempre se ce l’hai, il cervello. » conclude seccamente.

Wow, una sfuriata del genere già alle otto e quindici non è da lui, sempre così calmo e paziente; doveva davvero sperarci, di arrivare in orario. Come se non ci conoscesse… Ci sopporta da sei anni e penso sia solo grazie a lui se non arriviamo in aula alla fine della lezione ogni volta, quindi dovrebbe aver capito che è un desiderio impossibile da esaudire. Certo, potrebbe sempre andarsene per conto proprio senza badare alle nostre epiche battaglie a colpi di cuscini, le urla, i feriti e tutto ciò che ci va dietro, ma lui è soprannominato ‘Mamma Moony’ per un motivo: non ci pianterebbe mai in asso, il ragazzo. Anche perché se lo facesse glielo faremmo pesare per il resto dei suoi giorni.

Wormtail, il viso paffuto di una preoccupante tonalità bordeaux, tenta di dire qualcosa, ma l’unico risultato che ottiene è un insieme di parole prive di connessione logica.

« Amico, » dice Prongs, mettendogli una mano sulla spalla. « Cerca di riprenditi: respira, poi parla. » gli consiglia.

Peter esegue, prendendo un enorme respiro, per poi esalare un ‘Forse potremo chiedere a quella ragazza laggiù’, che in realtà suona più come un ‘Frsptrcdrqllrgzggiù’. Seguiamo il suo sguardo e vediamo una Gryffindor del nostro anno, Melly Copper, che viene verso di noi a passo di marcia, evidentemente in ritardo pure lei.

« Ehi! » esclama James, agitando le braccia come le pale di un mulino a vento. « Ehi, tu! ».

La ragazza si ferma, guardandoci dubbiosa per qualche secondo, poi si avvicina a noi con aria perplessa. Certo, immagino che James, Remus e Peter non siano un bello spettacolo, rossi e spettinati - non che per Potter sia una novità - ma ci sono sempre io che compenso il loro stato pietoso.

« Che c’è? » borbotta a braccia incrociate, guardandosi intorno nervosamente; forse teme di accumulare troppo ritardo fermandosi a parlare con noi.

« Seeenti… » comincia Prongs, trascinando la vocale. « Non è che per caso, magari, forse, per favore… ».

« Taglia corto. » suggerisce Moony, notando lo sguardo altamente spazientito di Melly.

« Cercavo solo di sembrare corte- ».

« Insomma, ci chiedevamo se potessi darci una copia dell’orario che hanno distibuito stamattina. » sbuffo io, rendendomi conto che se non intervengo probabilmente James rimarrà ore e ore a discutere, cosa che non possiamo permetterci.

Non mi interessa particolarmente arrivare in orario, ma come già detto in precedenza non voglio dovermi sorbire una ramanzina già il primo giorno; ormai nessuno ce la può evitare, ma magari sarà più leggera, per quanto ‘leggere’ si possano definire le prediche infinite della McGranitt. Se siamo fortunati troviamo Rüf, che non si accorge del tuo ritardo nemmeno se entri sfondando la porta, anche se ho smesso di credere nella fortuna l’anno scorso, quando la Capocasa di Gryffindor mi ha beccato con Annie McNoos nello sgabuzzino delle scope del secondo piano a mezzanotte, in atteggiamenti - diciamo - davvero poco professionali.

« Ah, ma potevate dirlo subito! » sbuffa Melly, aprendo la tracolla ed estraendo un foglietto bianco piegato in quattro e un po’ stropicciato.

Prende la bacchetta infilata nella manica larga della divisa, sfiora la pergamena che tiene con la sinistra e borbotta un ‘Geminio’. Immediatamente un altro foglio che riporta le stesse scritte del primo le compare tra le dita e lei lo porge a Remus. Il licantropo ha appena il tempo di ringraziarla che lei è già schizzata via, sicuramente maledicendoci per averle fatto perdere tempo.

Moony consulta l’orario e immediatamente si schianta la mano libera sulla fronte, gemendo disperato. Poi gira la pergamena in modo che anche noi possiamo vedere.

« Porco Salazar, » impreca Prongs, imitando Lupin. « Ma proprio la McGranitt! »


* * *


« Ben arrivati, signor Potter, Black, Minus e Lupin » ci accoglie freddamente la professoressa di Trasfigurazione, in piedi dietro la cattedra a braccia incrociate, in viso un’espressione che tiene fede al suo nome e lo sguardo lampeggiante di disapprovazione; poi punta gli occhi su di me, e io vorrei soltanto che il terreno si apra sotto i piedi e mi inghiotta per sempre. « Da lei, Lupin, non me lo sarei mai aspettata, soprattutto il primo giorno di scuola. Ora andate a sedervi e tolgo dieci punti a Gryffindor solo perché i corsi sono appena iniziati, altrimenti sarebbero stati almeno cinquanta ».

E, tra le righe, posso leggere un esasperato ‘E probabilmente tutte le clessidre della Sala Grande non basteranno per contare i punti che perderete entro la fine di quest’anno’.

Sarò paranoico, ma mi sembra che mi abbia rivolto un’occhiata di compassione. Sicuramente mi sono sbagliato.

Spero.

_ _ _


Mh, mi aspettavo di peggio, sinceramente; voglio dire, non che la cosa non mi stia bene, solo che le ramanzine della McGranitt sono famose in tutta Hogwarts e che abbia dedicato così poco tempo a strigliarci è strano. Ci sono due ipotesi: o ha perso definitivamente le speranze con noi, o sa già che le daremo molte altre occasioni per rimproverarci e preferisce conservare la voce e i nervi per le suddette. Non so davvero quale preferisco: sì, sarebbe una pacchia non doversi preoccupare della Capocasa Gryffindor, ma si perderebbe tutto il gusto della sfida.

Mi accorgo di essere rimasto fermo a riflettere solo quando Remus mi strattona per un braccio verso il mio posto, quello in fondo all’aula sulla destra, il più lontano possibile dall’occhio di fuoco della professoressa. Mi siedo molto poco compostamente sulla sedia, facendola stridere contro il pavimento, e mollo la tracolla coi libri vicino alle gambe del banco. Prendo il libro Trasfigurazione Avanzata e lo faccio cadere con un tonfo sulla superficie liscia del tavolo; stessa cosa fa Sirius al mio fianco.

« Come stavo dicendo prima di essere interrotta… » - qui la McGranitt ci fulmina con lo sguardo - « Quest’anno affronterete i M.A.G.O., e mi sento di dire che, in base alle conoscenze che avete dimostrato di possedere alla fine dello scorso anno, pochi di voi sono attualmente in grado di sperare di superare gli esami, almeno per quanto riguarda la mia materia. Tuttavia… ».

Oh, le pause ad effetto che fa durante i suoi discorsi sono piazzate esattamente nel punto giusto per far screscere il nervosismo a livelli esponenziali; vedo Melissa Abbot, qualche banco di fronte a me, fissare impaurita l’insegnante come se potesse voltarsi e sbranarla da un momento all’altro.  Ovviamente con noi queste tattiche non funzionano, direi quasi che mi diverte vedere il loro effetto sui miei compagni.

« Tuttavia, » riprende la McGranitt. « Voglio sperare che vi impegnerete per alzare i vostri voti in previsione di questa prova. In caso contrario, state pur certi che non vedrete nemmeno i fogli dell’esame. Sono stata abbastanza chiara? ».

Un mormorio sommesso fa da risposta alla sua domanda.

Sorrido e, incosciamente, vado a sfiorare con le dita le parole incise sul bordo del mio banco, realizzate con un coltellino tascabile gentilmente offerto da Sirius; riconosco le scritture incerte di ognuno dei miei compagni e la mia, che ci siamo alternati nello scriverla, una lettera alla volta: MARAUDERS. La ‘m’ iniziale la incisi io; poi la ‘a’, fatta di tre tagli netti e poco profondi, di Sirius; la ‘r’ elegante e obliqua di Remus; la ‘u’ incerta di Peter.

Io. Sirius. Remus. Peter.

Questa scritta è qui da sei anni, dal giorno in cui abbiamo deciso che saremmo stati amici per sempre, e grazie a Moony gli sforzi di Gazza di cancellarla sono stati vani e lo saranno sempre.

Forse gli altri non capiscono perché insisto tanto sul fatto che questo è il nostro ultimo anno, ma la realtà è che vorrei non finisse mai. Ogni foglio in più strappato dal calendario è un giorno in meno da trascorrere con i miei compagni; forse temo che, una volta usciti da qui, ci perderemo di vista e non ci incontreremo più.

Tutto è così incerto, ora.

_ _ _


Vedo James accarezzare la nostra scritta con aria pensosa e lo sguardo basso, allora poso una mano sulla sua e gli stringo le dita; lui alza gli occhi, incontrando i miei, con aria interrogativa. Io gli sorrido, e dopo un attimo lui mi risponde con lo stesso gesto.

Non servono altre parole, noi ci intendiamo solo con lo sguardo, è sempre stato così. Strappo un pezzo di pergamena e intingo la piuma nell’inchiostro.


Ti ricordi che dobbiamo allagare i sotterranei, vero?


E’ un progetto solo mio e di Prongs, non ne abbiamo parlato a nessun altro, neanche a Peter e Remus - anche perché Moony ce lo impedirebbe sicuramente, perché ‘è troppo pericoloso persino per noi, ci scopriranno, ci espelleranno e bla bla bla’.

Ne abbiamo parlato alla fine del sesto anno, ma non ho mai pensato veramente di metterlo in pratica; ma Prongs ha ragione, questo è il nostro ultimo anno e io voglio viverlo alla grande. Nessuno sa cosa ci aspetta, là fuori, e questa è la nostra ultima opportunità per scherzare, ridere ed essere come ragazzi normali, prima di essere costretti a combattere questa guerra senza senso. Io voglio aiutare, ma… Semplicemente non è giusto. Dovremmo poter vivere spensierati per molti anni ancora, ma la battaglia non aspetterà certo i nostri comodi: infuria anche adesso e mentre noi siamo qui al sicuro qualcuno muore per mano dei Mangiamorte e di Voldemort.

Il viso di James si illumina immediatamente, mentre si accinge a rispondere scrivendo sulla pergamena posata tra i nostri due libri, in modo che sia meno visibile possibile.


Ovvio. Quando?


Tra qualche mese.


Così tanto?


Prima dobbiamo capire come far entrare l’acqua.


Rompiamo i vetri di Casa Slytherin, tanto sono sotto il lago.


E come ci arriviamo dentro la Sala Comune, genio?


James si fa pensoso, sfiorandosi il mento con la punta della piuma, lasciando un segno d’inchiostro sulla pelle. Mi sbatto mentalmente la mano sul viso, esasperato. Ma quanto può essere idiota?


Estorciamo la parola d’ordine a uno del primo anno.


E secondo te quello non va dire subito a Lumacorno che siamo stati noi?


Tanto Luma ci adora!


La McGranitt un po’ meno.


Ci mascheriamo.


Dovrò ricordarmi di prenderti un berretto con un paio di corna per nascondere i capelli, allora.


Prongs mi tira una gomitata tra le costole, facendomi emettere un grugnito di dolore seguito da risate che cerco di soffocare immediatamente, ma ovviamente non ci riesco granché.

« Potter! Black! Si può sapere cosa trovate di tanto divertente nella mia lezione?! ».

« Niente… Niente prof, ci scusi! » dice James con un gran sorriso, grattandosi il mento e così facendo allargando la macchia nera, facendolo sembrare un pizzetto.

Evans si volta di scatto, uccidendolo con gli occhi, e Prongs ammicca nella sua direzione facendole stringere la mascella per la rabbia.

_ _ _


Non ci posso credere, persino oggi Potter vuole fare l’idiota! Quando la McGranitt i giro verso di lui, fulminandolo con lo sguardo, ma l’idiota invece di stare zitto e incassare senza repliche almeno stavolta, mi fa l’occhiolino. L’occhiolino! Dio, quanto sa rendersi detestabile! Ma… è una macchia d’inchiostro quella che ha sul mento? Sì, ammetto che potrebbe sembrare una domanda stupida, ma Potter è talmente idiota che potrebbe benissimo essersi fatto crescere un pizzetto giusto per attirare ancora di più l’attenzione su di sé; non sopporterebbe di non essere al centro delle chiacchiere della gente per più di cinque minuti.

Mi rimetto seduta compostamente, decidendo di tornare a ignorare Potter; so che con lui non è un metodo particolarmente efficace: lo ignoro da sei anni e ancora non si è deciso a lasciarmi in pace. Abbasso lo sguardo sul manuale di Trasfigurazione, cercando di riprendere il filo della lezione, la penna che scivola veloce sulla pergamena alla mia destra, riportando i dettagli che aggiunge la professoressa che sul volume mancano, ma tempo pochi secondi e un aereoplanino di carta plana sopra il libro aperto che ho sotto gli occhi. Aggrotto le sopracciglia e subito dopo stringo irritata le labbra, capendo al volo chi è il mittente del messaggio; senza neanche leggerlo lo strappo in quattro, lo appallottolo e lo lancio all’indietro, senza badare la direzione. Spero solo che lo colpisca nell’occhio - anche se ovviamente non succederà, grazie ai suoi occhiali e ai suoi… Com’è che li chiama? Ah, sì, innati riflessi da Cercatore.

Alice, seduta al mio fianco, scribacchia qualcosa all’angolo della pagina dove ho scritto i miei appunti; mi chino a leggere, cercando di decifrare la grafia confusa della mia amica, e quando ci riesco arcuo un sopracciglio in maniera tale che esso quasi scompare nell’attaccatura dei miei capelli.

Calma, Lily, calma.

Non è possibile che anche lei dia spago a Potter, deve essere un qualche tipo di complotto nei miei confronti; sì, sicuramente è così: lui vuole farmi impazzire già adesso, così non supererò gli esami e rimarrò un altro anno ad Hogwarts, così lui si farà bocciare e potrà perseguitarmi ancora.

Sotto alla domanda della mia amica - ‘Secondo te James è carino?’ - scrivo in stampatello, marcando ogni singola lettera con un’eccessiva pressione del polso, due parole:


Cambia. Spacciatore.


Per il punto finale uso troppa forza e faccio un piccolo buco sulla pergamena. Alice, vedendo la mia espressione rabbiosa, soffoca un risolino, per poi tornare a scorrere con gli occhi le fitte righe del testo scolastico, sempre con quell’irritante sorrisetto à la Potter dipinto in viso.




Look at me!

Questo capitolo mi convince ancor meno del primo. Non ho ancora delineato bene i caratteri dei personaggi, per questo ho paura di essere già andata nell’OOC.

Ho notato la penuria - per non dire la totale assenza - di commenti: su, non mordo mica, sapete? Se c’è qualcosa che non va nel testo fatemelo sapere, invece di restare in silenzio, così posso migliorarmi sempre di più.

Anche questo è comunque un capitolo introduttivo, che serve più che altro a dipanare la nebbia attorno alle relazioni che legano i personaggi; tra poco comincerà un po’ di azione - e non dimenticate ‘Lo Scherzo’ che hanno intensione di fare Sirius e James, mi raccomando.

Ci si vede al prossimo capitolo.


D.



  
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