Alla fine ho pensato che se avessi potuto vedere i tuoi occhi anche solo un'altra volta, non mi sarebbe importato di morire.

di TanatosWyrda
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   I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell’abbagliante splendore del loro primo amore
\ Jacques Prévert \
 
 
Se la ricordava ancora quella giornata.
Il bosco, i pini, le foglie che scricchiolavano sotto i loro passi .
I sole filtrava fra gli aghi e le fronde degli aceri rossi ondeggiavano, danzanti, mosse dal vento autunnale.
La sua risata rimbalzava da un trono all’altro, tornando sempre a ravvivare il sorriso di lei.
Wyrda, nei suoi ultimi giorni, disse  di non essere più stata così felice.
Ogni volta che si voltava a cercare lo sguardo dell’altro lo ritrovava , a perdersi nel suo.
Wyrda aveva sempre pensato che in quegl’occhi  così verdi , con quello sguardo glauco, in cui il verde dell’erba si mescolava con l’azzurro del cielo, ardesse , nel cuore delle pupille , un fuoco.
Lui l’aveva presa per mano e – le sue mani , così piccole , scomparivano dentro le mali di lui – dopo averle sorriso, l’aveva condotta sulla cima della rupe.
Era disseminata da rocce di colori diversi, tutti cupi che parevano rotte.
Veniva chiamata la rupe delle uova infrante.
Infatti – così le avevano raccontato da piccola- un tempo si diceva che la rupe fosse stato  il luogo prediletto perle covate dei draghi. Poi , un giorno che si perde nella notte dei tempi, i draghi scapparono e , nella fuga disperata, le uova che le dragonesse non riuscirono  portare in salvo , andarono rotte , alcune calpestate , altre scivolando via dagli artigli delle madri in volo .
Wyrda aveva sempre pensato che quel posto avesse qualcosa di magico e allo stesso tempo di triste.
 
I due procedettero fino al punto in cui i fiori non fiorivano più e , insieme, guardarono il sole che declinava.
Wyrda si voltò  verso il suo compagno di mille avventure –illuminati dagli ultimi raggi rossastri del giorno che muore , i suoi occhi parevano veramente infuocati.
Wyrda sentì la mano dell’altro stringersi più forte attorno alla sua , come se avesse paura di vederla scivolarle via.
L’altro , girarosi , socchiuse la bocca, come se volesse dire qualcosa che , incastrato in gola , non voleva uscire.
Poi i suoi occhi si fecero lucidi.
E a Wyrda parve vedere le labbra tremare.
Poi lui si avvicinò, lentamente, posando le sue labbra sulla sua fronte , mentre le prendeva il viso , tremante, fra le mani. E sorrise.
Il sole era ormai scomparso dietro le cime degli aceri quando i due ridiscesero il pendio della rupe, abbracciati.
 
La mattina seguente Wyrda trovò il letto vuoto.
 
Alcuni giuravano che , fra le altre, fosse spuntata una nuova pietra.
Si diceva che un cavaliere avesse deciso di ricongiungersi al suo drago. 




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