CAPITOLO 14: IL PASSATO DI DRIZZT
Questo capitolo non è proprio una mia invenzione, dato che
è il passato di uno dei personaggi. Tuttavia ho fatto
qualche
modifica, togliendo, ad esempio, i compagni di avventura
di Drizzt, che io non conosco. Mi scuso con i fan. Dato che nel
capitolo precedente non ci sono state grandi descrizioni della
città si saprà qualcosa nel racconto.
Spero solo che vi piaccia. E commentate, mi raccomando!
Ringrazio chiunque abbia letto, ma soprattutto ringrazio i due lettori
che continuano a seguirmi, ovvero:
XGiodan. Ho capito. Non hai gradito i cambiamenti. Ma sapevi i rischi a
cui andavi incontro(ho messo ooc, anche per quel motivo). Chiedo
comunque scusa. Dimmi se almeno questo ti è piaciuto. Ciao!
XIllidan: Beh, mi hai sommerso di pagine e pagine di domande,
alle quali ho risposto via e-mail, e in questo capitolo troverai la
risposta a molti tuoi dubbi. Ha, tu sei forte, solo che i tuoi poteri
più grandi vengono dal dio. Tutto qui. Ciao!
Mentre proseguivano
verso la città, a Zhai venne da fare una
domanda:
"Tu sei un drow,
giusto?"
"Beh, sì."
"E allora come mai vivi
in una città nanesca, e non a
Nagarroth?"
L'elfo
sospirò.
"Nagarroth...non
farmici pensare...quel posto è l'inferno in
terra."
"Davvero?"
Drizzt
confermò con un cenno del capo.
"Come ben sapete quel
luogo è governato dal re stregone
Malekith...che io
ho visto. Si capisce perfettamente che il suo animo è colmo
di
odio e rabbia. Io ero uno dei pochi in grado di reggere il suo sguardo."
"Ne ho sentito parlare.
Si tratta di quel re che fu tradito dai suoi
consiglieri?"
"Esatto. Quando era
giovane, partì con il padre per intraprendere
delle campagne militari contro gli orchi e i demoni, durante il quale
suo padre morì. Lui era il legittimo erede, ma i nobili
rimasti
in patria tramavano contro di lui, ed elessero re un altro al suo
posto. Tornato in patria, col cuore colmo di amarezza,
scoprì
del tradimento, e per molto tempo dovette accontentarsi della carica di
generale, che gli fu conferita perché era un abile stratega;
ma non si arrese facilmente: non appena poté,
cominciò a far stragi dei suoi oppositori, trucidandoli uno
dopo
l'altro, finché rimase l'unico vero erede. Fu
così che fu
portato al cospetto della fiamma della fenice, che giudica chi ha il
cuore puro o meno, stabilendo se sia degno di diventare re. Se lo si
è, le fiamme non ti fanno nulla...ma se il tuo spirito
è
corrotto o malvagio..."
"Si è
ritrovato con qualche ustione, giusto?"
"Ustioni su tutto il
corpo. Fu così che venne esiliato,
assieme
ad alcuni suoi sostenitori, nelle desolate terre di Nagarroth. Fu
lì che cominciarono a costruire la loro civiltà,
schiavizzando gli umani e dandosi da fare per crescere di numero."
"Poveraccio...alla fine
non era neanche colpa sua."
"Per di più,
il mio popolo è convinto che siano
stati
degli elfi alti a manipolare la fiamma, apposta per ustionarlo."
"E le città?"
"Ce ne sono sei di
importanti, in tutto: cinque governate da
altrettanti principi e una retta dal re in persona. L'aria è
intrisa di malvagità. Tradimenti e omicidi sono all'ordine
del
giorno, perché tra gli elfi oscuri l'amicizia non esiste;
esiste
solo il rispetto e la devozione per il proprio re, e per Khaine, dio
dell'omicidio. Anche quando sono bambini non sono da meno: ne ho visti
giocare, ma non con la palla, bensì con la testa di un elfo
silvano: giocano a lanciarle più lontano, e fanno a gara a
chi
ne impala di più. Poi quando diventano adolescenti aspettano
con
impazienza il momento in cui potranno combattere, dedicando la propria
esistenza ad allenarsi con le armi. Per questo gli elfi oscuri sono
ritenuti tra i combattenti più temibili del mondo."
"E le donne?"
"Stessa cosa: passano
la vita a
fare figli e allenarsi; dei lavori se
ne occupano gli schiavi, umani e orchi soggiogati che abitavano quelle
terre prima di loro. Nessuno riesce a fuggire. Chi ci ha provato viene
catturato, torturato e legato ad una ruota, in modo che non possa
muoversi e che i corvi si sfamino con le sue carni mentre è
ancora vivo. Non posso dimenticare quei luoghi: i nobili vivono nel
lusso, gli schiavi muoiono di fame, le acque dei fiumi sono sporche,
nere e odorano di sangue umano, non c'è praticamente
vegetazione, tranne alberi morti e piante nere come il carbone, e
davanti ad ogni casa sono esposti i
teschi di chi è stato ucciso dai padroni, sia che si tratti
di
umano, di un orco o di un drow."
"Un luogo davvero
terribile, per una persona come te" -
commentò Illius.
"Per mia fortuna,
durante la
permanenza in quelle terre non sono mai stato coinvolto personalmente
in una spedizione militare; sono comunque sempre fallite tutte."
"Già. Gli
elfi oscuri sono sempre stati sconfitti. L'ultima
invasione è avvenuta cinquant'anni fa, o almeno
così ho
sentito. Fu Evandar, che regna ancora, a scacciare gli invasori."
"Sì, ma a
fatica. Ora si staranno riorganizzando, dato che
continuano ad aumentare di numero, e quando sono ragazzini sono
già pronti a combattere. I drow all'inizio non erano che
poche
decine, ma adesso sono parecchie migliaia."
"E tu hai pensato bene
di andartene."
"Sì. Non
potevo continuare a
vivere in un luogo come quello.
Ho organizzato la mia fuga, ma qualcosa andò storto, dato
che
sono stato attaccato da delle guardie. Evidentemente alcuni nobili, che
conoscevano la mia mentalità, così diversa dalla
loro,
hanno intuito le mie intenzioni, così da tendermi
un'imboscata.
Tuttavia ho fatto una strage. Ora in quelle terre sono un ricercato. Se
mi catturassero
mi esporrebbero ad umiliazioni pubbliche, mesi di torture ed infine mi
ucciderebbero."
"Allora ti conviene non
farci più ritorno!"
"Già. Quando
sono fuggito,
ho compiuto buone azioni dovunque andassi, aiutando i bisognosi e
scacciando i malvagi, senza mai rivelare la mia identità di
drow. Ma alla fine degli stregoni mi hanno scoperto. Fortunatamente,
nonostante la diffidenza iniziale, facendomi esaminare la mente e con
le mie azioni passate hanno capito le mie buone intenzioni. La voce si
è sparsa in fretta e quando ho raggiunto Mithral-Hall sono
stato
bene accolto. Inoltre, dato che si tratta di una città presa
di mira, ho dato un contributo spesso determinante per
difenderla."
"Buon per te. Ha, e mi
sembra che tu e Illius vi conosciate."
"Esatto. Durante il suo
peregrinare, Illius è venuto in città.
Lì
mi ha conosciuto, e, nonostante le diffidenze iniziali, siamo diventati
grandi amici. Poi Illius..."
"Poi sono partito verso
la torre di
Khelben, il mio maestro, che mi ha allevato come un figlio, e ho
vissuto con lui per molto tempo, finché..."
Rannek gli mise un mano
sulla spalla.
Lo stregone
sospirò e strinse forte il pugno.
"Maestro, vi
vendicherò lo giuro! Quello Spettro
pagherà!"
Riacquistato il vigore,
il mago guardò la ragazza.
"Tu non ci hai ancora
raccontato da dove provieni."
"Fatti miei." - rispose
troncando il discorso.
"Ti ha mai detto
nessuno che hai un pessimo carattere?" - le chiese
Drizzt.
"Sì. Ma
nessuno è mai vissuto abbastanza a lungo
da poterlo raccontare."
"Ehm...forse so
già abbastanza...e tu, Rannek? Rannek?"
"Mithral-Hall..."-
stava sospirando lo spadaccino.
"He? Cos'hai ora?"-
chiese il mago - "Spesso ti vedo un po' assente.
Non che sia affar mio, ma..."
"Tranquillo" - rispose
l'umano sforzandosi di tenere un tono di voce
normale - "Non è niente...ha, siamo arrivati!"
La città era
in vista e il
gruppo affrettò il passo, raggiungendola in breve: le mura
erano
altissime e in dura roccia, mentre l'enorme portone - 15 metri di
altezza - si era rivelato un ostacolo insormontabile anche per i troll.
"È Drizzt!"
- gridò una sentinella - "Aprite il
portone!"
I cancelli si aprirono,
facendo
entrare gli eroi in un ampio cortile; davanti a loro, una lunga
scalinata conduceva al piano superiore e all'ingresso della
città.
"Drizzt, Drizzt!
Eccoti, finalmente! - gridò un
nano venendogli incontro.
"Thibbledor! Ti sono
mancato?"
"Non sai quanto! Temevo
il peggio, con quei sette guerrieri in giro! Ne
hai sentito parlare? Sembra..."
"Non temere! Uno lo
conosco, anche perché l'ho eliminato
personalmente!"
"Davvero?! Fantastico!
Ha, Illius! Ci sei anche tu!"
"Thibbledor! Ha ha!"
Il mago si
inginocchiò per abbracciare il nano.
"È, ma come
sei cresciuto!"
Il nano notò
gli altri due.
"Noto che vi siete
portati qualche amico! Io sono Thibbledor,
comandante delle guardie di Mithral-Hall."
Gli altri due si
presentarono.
"Piacere! Ha, Illius,
c'è una persona che vuole vederti..."
Un vecchio stregone
venne incontro al gruppo.
"Maestro Khelben! Siete
vivo!"
Il
vecchio sorrise.
"Proprio
così. Lo Spettro mi ha quasi ucciso, ma mi ha
sottovalutato e sono riuscito a salvarmi. Fortunatamente una pattuglia
nanesca era nei paraggi e mi hanno aiutato. Mi hanno portato qui,
dove ho
recentemente recuperato le forze. Ho cercato di contattarti in tutti i
modi, ma non ci
sono riuscito."
"Sono fuggito alle
valli di Bravesbury!"
"Dove hai incontrato
dei nuovi compagni..."
"Rannek, capitano delle
truppe di Damara."
"Zhai."
"E vedo che
c'è anche il nobile Drizzt Do'Urden."
"Khelben Arunsun
Blackstaff." - disse Drizzt facendo un inchino.
"Nobile in che senso?"
- chiese Zhai.
Il drow sorrise.
"In tutti. A
Mezzoberranzan,
la città in cui sono nato, il mio casato aveva una notevole
influenza. Io, se non me ne fossi andato, probabilmente ora la
governerei.
"
"Io non ti capisco! Hai
lasciato la nobiltà per venire qui
dai
nani? Guarda, tipi come te non se ne trovano molti in giro..."
"Prima avete detto che
avete eliminato uno dei sette..."
"Sì.
Personalmente. Ma non era molto forte!"
"Uhm...capisco, ma lo
Spettro che mi ha sconfitto sicuramente faceva
parte della squadra, e forse non era nemmeno il migliore."
"Non siate pessimista
maestro. Ma...avrei una domanda."
"Dimmi, ragazzo."
"Quello Spettro...l'ha
chiamato Carsaib...lo conoscete?"
Il vecchio
sospirò.
"Un tempo era un mio
promettente allievo. Terminati gli studi,
è
partito in giro per il mondo; purtroppo, per eseguire un incantesimo
deve aver evocato degli spiriti più potenti di lui, che lo
hanno
posseduto. Ora l'unico modo per liberarlo è sopprimerlo."
Il giovane mago
abbassò il capo.
Il maestro gli mise
una mano sulla spalla.
"Non temere. Sono certo
che ce la farete. E...ho qualcosa per te..."
Il vecchio si
voltò, andò a prendere una scatola,
l'aprì e ne tirò fuori una magnifica veste bianca.
"La conservavo per
quando avresti finito l'addestramento. Sono riuscito
a salvarla, e te la sei meritata. Tienila, è per te."
Illius fece un inchino.
"Vi ringrazio,
maestro."
"Ora, accomodatevi.
Sarete stanchi del lungo viaggio."
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