Gardis Malfoy battè il piedino calzato dal morbido cuoio sul pavimento
piastrellato e guardò davanti a sé il bagno bianco e immacolato, rifinito in
azzurro, che si apriva in tutto il suo splendore.
-
Mi vergogno –
sbottò alla fine arrossendo e incrociando le braccia
Una testa di capelli neri si
voltò verso di lei e le sorrise con aria vittoriosa tornando poi a concentrarsi
sull’arredamento di ceramica e la grande vasca
-
Uno scambio equo,
no? Dopotutto puzziamo come due capre dopo l’allenamento… - si giustificò
appoggiando l’asciugamano sul bordo della vasca nel pavimento e scomparendo
dietro un separé
-
Non potevi
semplicemente entrare tu dopo che avevo detto la parola d’ordine?
Gli occhi di due colori
diversi videro un paio di pantaloni che venivano appesi al bordo alto del
divisorio, sollevò lo sguardo al cielo e sbuffò, guarda te cos’erano costretti
a fare, pure mettersi il costume da bagno per rilassarsi un po’!
Kitt stava prendendo
decisamente delle pessime influenze da Leonard in quanto ad approfittarsi di lei.
-
Ma dai, eppoi
così almeno nessuno sa che sono qui… - si giustificò lui mentre un maglioncino blu veniva lanciato con l’intento di
raggiungere le brache e, mancando clamorosamente il bordo, andava a precipitare
oltre, sul pavimento.
Muovendosi la ragazza andò a
raccoglierlo e lo prese tra le mani facendo per posarlo sulla sedia: aveva il
caratteristico odore di lago di Kitt. Cos’era l’odore di lago? Beh, in verità
non avrebbe saputo descriverlo, ma il suo amico profumava della stessa
fragranza particolare che si respira alle rive di un laghetto tranquillo,
rigorosamente profondo come i suoi occhi.
Rigirò tra le mani il tessuto
pungente e si appuntò mentalmente di regalargli un maglione per Natale, quello
era bello, ma decisamente un po’ usato.
-
Hai finito?
Christopher ritirò i panni
che aveva appoggiato e, mollandoli in bilico sul primo appoggio, si diresse
svelto verso l’acqua calda ed effervescente della vasca dei Prefetti.
Da brava mammina, Gardis andò
a sistemargli i vestiti, li ripiegò e storse il naso sentendo l’odore di
sudore. Non che lei fosse in condizioni migliori visto che si era allenata
tutto il pomeriggio e, al momento, poteva far concorrenza a Thor
o a Grop.
-
Non fai un bagno,
tu? – le domandò lui rilassandosi tranquillo tra le bollicine
-
Scherzi?! Non mi
cambio davanti ad un ragazzo! – questo era un problema che le aveva passato sua
madre. Papà diceva sempre che, da giovane, mamma era stata una persona
eccessivamente pudica… chiaramente era un’affermazione da prendere con le
molle, soprattutto se si considerava lo strampalato rapporto dei suoi genitori
al tempo di scuola e la persona che papà era al tempo
-
Non ti ho chiesto
di farmi uno spogliarello – era troppo tranquillo e rilassato per riuscire a
scandalizzarsi delle sue stesse parole – c’è il separé per questo
-
Mi vergogno lo
stesso
-
Se non vieni
subito a farti un bagno, oltre al fatto che ne hai bisogno, questa è la volta
che vengo lì e te li tolgo davvero i vestiti - rispose lui con noncuranza
stupendo addirittura se stesso con quell’ardire
Gardis s’irrigidì sapendo che
Kitt non era tipo da fare certe cose, ma quando erano da soli aveva anche delle
preoccupanti tendenze maliziose.
-
Non provarci, sai
Kitt?! – chiaramente lui non l’avrebbe mai fatto, ma anche stare al gioco aveva
i suoi vantaggi, come vederlo ridere felice. In pubblico Chirstopher
regalava alle persone solo il suo sorriso dolce e gentile, ma lei l’aveva visto
ridere davvero e di gusto, per la precisione il primo giorno che l’aveva
incontrato, e sapeva distinguere quando quella smorfia sulle sue labbra era
sincera oppure no, dopotutto aveva anche una certa esperienza…
Sbuffando e borbottando
scomparve oltre il paravento e ne ricomparve subito dopo con una pila di abiti
in mano che andò a raggiungere quella del suo migliore amico sulla sedia: la
torre di Pisa che si stava andando a creare aveva un’aria molto instabile.
Continuando a parlottare di
stupidaggini e rossa in viso, la ragazza si accinse al fine di entrare nella
vasca e, nonostante avesse usato una scusa meschina, ringraziò che lui l’avesse
spronata ad entrarvi perché in quel momento si sentiva in paradiso.
Non c’era infatti, in tutta
la scuola, un bagno come quello dei Prefetti di Grifondoro.
Nonostante i quattro bagni
delle Case fossero gemelli, ciascuno aveva le sue caratteristiche e non si
sbagliava se si diceva che Grifondoro deteneva il
primato.
Innanzi tutto a Serpeverde c’era umidità. I vetri erano sempre appannati e
un persistente e a volte un po’ troppo aggressivo odore di bagnoschiuma al
sandalo impregnava l’aria e i vecchi mobili. E negli sportelli, al posto dei
prodotti da bagno c’era una scorta di merendine del figlio di Goyle.
Nonostante quello dovesse
essere il bagno dei Prefetti di Serpeverde, era il
regno incontrastato di Leonard dove dettava legge più che in qualunque altro
posto (il che la diceva lunga). L’orario per lavarsi, deciso da lui stesso,
prevedeva una maratona da caserma con doccia al fischietto, due minuti per
insaponarsi, due minuti per risciacquarsi, cinque minuti per asciugarsi e poi
tutti fuori dai piedi per il bagno del loro Principe.
La vita dei Prefetti Slytherin era molto dura, non li invidiava per niente.
A Tassorosso
era come essere al mercato. Un viavai continuo di persone affollava il bagno
mentre la gente cercava di rilassarsi, qualcuno chiedeva sempre l’attenzione di
qualcun altro e il chiacchiericcio continuo delle ragazze era l’ideale per un
bel mal di testa, avrebbero dovuto usarle come arma di distruzione di massa.
Corvonero, signora della pulizia, se la giocava coi grifoni, ma
al momento era in ristrutturazione a causa di un tubo che perdeva e aveva
allagato la camera di uno dei Prefetti, costringendolo a dormire in una branda
nella Sala Comune. Kitt si era lamentato per settimane dell’impossibilità di
farsi un “bagno decente” e ogni volta che si entrava in argomento cominciava
delle filippiche che non terminavano più, soprattutto se era appena stato
costretto a fare la coda per il bagno comune degli studenti, senz’altro il
posto che più di tutti detestava a Corvonero.
Grifondoro, invece, era la patria della tranquillità.
Giocatori, Prefetti e
Caposcuola della Casa erano tutti maschi, pertanto andavano a farsi un bel
bagno collettivo prima di andarsene a letto, oppure poco prima di cenare, a seconda,
quindi rimaneva tutto il resto del tempo per l’unica ragazza tra i ranghi di
comando della Casa.
E già il fatto di essere
abituata alla solitudine e l’intimità del suo bagno contrastava col fatto che,
al momento, avesse un ospite sospetto crogiolato nella beatitudine e, come
aggravante, il fatto che fosse maschio.
Conosceva Kitt a sufficienza
da poter dire che non si sarebbe risvegliato dalla sua pace dei sensi prima di
un’ora, il che presupponeva altri quarantacinque minuti di nervosismo totale mentre
i suoi capelli cominciavano ad arricciarsi.
Perché lo facessero era uno
dei tanti misteri dell’albo d’oro della scuola, stava di fatto che ogni volta
che si agitava particolarmente quelli cominciavano ad assomigliare più ai
boccoli di mamma che ai bei capelli lisci di papà.
Beh, ciascuno aveva le sue:
c’era chi si mangiava le unghie, chi si scarnificava le pellicine e chi
dondolava i piedi, lei aveva un riflesso incondizionato che le faceva
arricciare i capelli, qualche problema?
Sapeva anche altrettanto bene
che, nonostante ogni tanto lui si lasciasse scappare qualche battuta a sfondo
sessuale, e non poteva volergliene visto che lo facevano anche Jack e Jeff, non avrebbe mai alzato un dito su di lei perché
teneva davvero molto alla sua piccola e rompiscatole amica.
Beh, tanto valeva godersi il
momento.
L’acqua era alla temperatura
giusta e dopo essere andata avanti e indietro su una scopa per quattro ore
consecutive sembrava che le sue membra riconoscessero di colpo la vita.
Se fosse stata sola come lo
era di solito avrebbe riempito la gigantesca vasca di un aroma alla vaniglia,
ma dubitava che Kitt riuscisse a passare inosservato con il profumo da donna,
di sicuro non avrebbe apprezzato.
C’erano due vezzi che si
concedeva come richiamo della sua mortificata vanità femminile: lo smalto alle
unghie e il profumo alla vaniglia.
Ma, mentre il primo era una
distorsione che vedeva il suo apice solo quando Leonard dava il meglio di sé,
la seconda era davvero la prova che, sotto la gonna, non si nascondeva qualche
sorpresa inaspettata.
Suo fratello diceva che era
l’essere meno seducente di tutto il pianeta Terra, ma i ragazzi non la
pensavano proprio allo stesso modo e avevano la malsana, e quantomai
tendente all’autodistruzione, abitudine di appuntare un po’ troppo spesso gli
occhi sul suo seno.
Altro problema che le
derivava dalla mamma. Se fosse stata Malfoy al 100% sarebbe stata piatta come
una tavola da surf, un po’ come Hestia che, comunque,
compensava le sue grazie mancanti con dei buoni reggiseni
push-up, ma anche qui i Granger ci avevano messo lo zampino e si era ritrovata
con una misura a suo avviso troppo appariscente.
Mamma diceva la stessa cosa e
se ne lamentava ogni volta. Papà con ogni probabilità avrebbe voluto prenderla
a sberle per ogni insulto che lanciava al suo decolleté.
Poco invece sapeva della
famiglia di Kitt e ancora meno era quello che le aveva detto lui.
Sapeva che era orfano di
padre da un bel po’ di tempo e che sua madre viveva in un castello nell’Europa
dell’Est ma che, visto che era inglese, la lettera che gli era arrivata
proveniva da Hogwarts anziché da Drumstrang.
In effetti Christopher non
era proprio il tipo di persona che sarebbe stata a suo agio tra gli omaccioni
corpulenti dell’altra scuola, da loro, invece, pareva esserci nato.
Quello che, però, più di
tutto la affascinava era il suo cognome, Black. La nonna era una Black.
Una volta, testardamente, si
erano messi lì e avevano buttato giù il loro albero genealogico tentando di
trovare qualche parentela, ma, se tutti i Black alla fine erano parenti, ecco
l’eccezione che confermava la regola, non erano riusciti a cavare un ragno dal
buco.
Sapeva inoltre che Kitt aveva
un fratello.
Quando gliel’aveva detto
quasi non riusciva a crederlo perché avrebbe giurato che quel ragazzo fosse
figlio unico e, invece, l’apparizione a Hogwarts del
piccolo Lachlan gli aveva dato ragione.
Lachlan era entrato proprio quell’anno. Non assomigliava
molto a suo fratello, aveva i capelli di un marrone molto scuro e gli occhi
verdi ed era un ragazzino decisamente più socievole, così al fratello maggiore
erano rimaste tutte le libertà di quando il piccolino non stava ancora in
Inghilterra.
-
Che cosa staresti
facendo?
Alzò un sopracciglio e lo
guardò mentre lui si rigirava tra le dita una ciocca di capelli biondi che le
era sfuggita al fermaglio con cui li aveva legati sopra la testa
-
Mi piacciono i
tuoi capelli
Se qualcuno li avesse visti
avrebbe potuto credere che fossero fidanzati o che, almeno, lui ci stesse
provando. Tristemente la realtà era completamente diversa: Kitt le diceva
sempre ciò che pensava e aveva sempre manifestato un apprezzamento particolare
per i suoi capelli.
Era inutile illudersi di
piacergli come donna perché, come diceva suo fratello, non possedeva un minimo
di sex-appeal, era una specie di maschiaccio, eppoi Kitt non voleva ragazze
piagnucolone o sdolcinate tra i piedi, non gli piaceva avere degli impedimenti
a parte suo fratello.
Meglio accontentarsi della
fortuna di poter comunque essere sua amica, era un raro privilegio che riusciva
a renderla davvero felice perché la compagnia di Kitt era meravigliosa.
-
Hanno un colore
molto particolare – aggiunse il ragazzo arrotolandosi la punta sul dito indice
e sorridendole – Gardis arrossì, un conto era tenere a freno i pensieri in un
momento normale e un conto era farlo quando lui si comportava come un
fidanzatino
-
Anche il mio papà
ha lo stesso colore – precisò ricordando di quanto ne andava fiero
-
Tuo fratello però
no – fece notare lui
-
Siamo Malfoy
impuri – scherzò su – mamma è una mezzosangue.
-
Non credo che sia
una cosa così grave – rifletté il ragazzo
-
Neppure io, ma
papà una volta aveva delle strane idee in testa sulla questione. Ad ogni modo
Leonard ha preso tanto dalla mamma: gli occhi e i ricci e il colore misto.
Se suo fratello fosse stato
con loro si sarebbe dilungato in una inutile precisazione sul fatto che lui non
aveva i capelli ricci, semplicemente mossi il che era anche vero, peccato che
fosse molto più spiccio dire ricci…
-
Anche io sono una
Malfoy a metà – annunciò lei – ho i capelli di papà, un occhio di mamma e uno
di papà
-
Papà sembra avere
il predominio
-
Ci sarebbero un
paio di altre cosette di mamma che non è il caso che tu veda
Kitt rise e seppe di essere
riuscita a tirargli su il morale. Le riusciva senza fare niente di particolare,
pareva che lui trovasse divertente qualunque cosa facesse, quando erano insieme
aveva sempre un bel sorriso sulle labbra. Adorava quel sorriso e andava
orgogliosa di riuscire a farglielo spuntare dal nulla senza un gesto
particolare.
Voleva bene a Kitt, più di un
amico e più di un fratello.
Qualcuno bussò alla porta
sentendola chiusa
-
Ci sono io! –
sbuffò la ragazza senza mentire veramente
Un mormorio al di fuori prese
nota della presenza della pseudo-Caposcuola, udì
qualcuno dire di tornare più tardi perché Gardis era a fare il bagno, sentì Jeff ridacchiare e poi uno scalpiccio di suole che si
allontanavano
-
Parliamo di cose
serie – intervenne poi rivolgendosi al ragazzo, ancora intento a giocherellare
coi suoi capelli
-
Tipo?
-
Tipo il fatto che
dobbiamo organizzare una festa di Capodanno per questa gente che viene da
chissà dove e trovare il posto dove sistemarli
-
Uhm…
-
Chi sono Kitt?
Guarda che lo so che tu lo sai – sbuffò levandogli la ciocca dalle mani, per
tutta risposta lui ne prese un’altra facendola spazientire
-
Ospitiamo la
Scuola di Magia e Arti Magiche Orientali Mahora e
qualche delegato di altre scuole
-
Cosa intendi con
qualche delegato? Venti? Trenta? Cinquanta? Quattro?
-
Due
La ragazza sbuffò ancora
-
Perché queste
cose importanti non me le dici mai?
-
Dovresti
rilassarti, ti verranno le rughe
-
Non rubare le
battute a mio fratello!
-
Se diventi brutta
poi come faccio a sposarti
-
Smettila con
queste scemenze – era una storia che andava avanti da anni: Kitt le diceva che,
quando fosse diventata grande a sufficienza, si sarebbero sposati, così
sarebbero riusciti, per una volta, a far davvero rimanere senza parole Leonard.
Chiaramente era tutto uno scherzo, perfino lei non era capace di credere a
quella storia. In compenso Kitt la ripeteva ogni volta, rigirando il coltello
nella piaga
-
Non è una
scemenza. Ad ogni modo ho fatto una lista delle cose da preparare – i Corvonero erano sempre efficienti quando si parlava di
doveri…
-
Dove li mettiamo?
-
La Torre Nord è
occupata, ma non credo che ci starebbero tutti
-
La Torre Sud?
-
Occupata dalla
prof – era vero, col fatto che i professori alloggiavano quasi tutti nell’ala
Ovest dimenticava troppo spesso che la “zia”, invece, si era accaparrata il
posto più bello della scuola…
-
Splendido. C’è un
angolo libero in tutta la scuola?
-
Nello stanzino
delle scope hanno appena dato il bianco, quindi non so se riusciremo a farceli
stare… – il sarcasmo era il suo forte quando ci si metteva
-
Cos’è, dobbiamo
farli accampare in Sala Grande? – soffiò lei allontanando la testa, maledizione
a quando aveva deciso di farsi crescere quella specie di criniera selvaggia…
-
Non sarebbe una
cattiva idea, lo proporrò alla McGranitt
-
Un accidente! Non
abbiamo proprio posto?
-
Corvonero è in ristrutturazione – sentenziò lui ricordando
tristemente quanto era difficile trovare un attimo di silenzio
-
A serpeverde non ce li mando neppure se mi pregano –
puntualizzò lei - Tassorosso?
-
Sovraffollato.
Trovato!
-
Dove? – chiese
eccitata
-
Il dormitorio
sopra la serra della Sprite!
-
Ma quel posto è
disabitato da anni! Ci saranno ratti e ragni a bizzeffe!
-
Meglio che
niente, sennò puoi occupartene tu – col carico di lavoro che le avevano
assegnato da quando Cartrett era in infermeria non
aveva certo bisogno di mansioni extra…
-
Vada per il
dormitorio sopra la serra
Lo ricordava bene.
Ogni tanto ci andava a
studiare assieme a Karen e a Hestia
e con Jeff e Jack, la notte di Halloween,
andavano a raccontarsi truculente storie del terrore.
Ogni tanto, quando Hogwarts aveva molti ospiti, qualcuno veniva smistato lì,
ma perfino all’ultimo Torneo Tremaghi, quello a cui
aveva partecipato Harry Potter, per intendersi, Drumstrang
e Beauxbatons erano riusciti ad occupare solo la
Torre Nord.
-
Potrei prendere i
Prefetti e metterli a pulire i pavimenti – rifletté lei avendo una scusa per
rompere le scatole a quei lavativi degli Slytherin
Kitt rise: se Gardis avesse
fatto come aveva appena detto, con ogni probabilità sarebbe andata a svegliare
i poveretti alle otto di mattina a suon di strilli e urla, mettendoli in riga e
distribuendo secchi e spazzoloni.
Scivolando ancora un po’, la grifondoro si ritrovò con l’acqua fin sugli occhi,
riflettendo immersa in quel calore confortevole e rilassante.
-
Ah, dimenticavo,
il club di giornalismo vuole far uscire un’edizione speciale in lingua
originale per gli ospiti durante il loro soggiorno. – annunciò lui. Perfetto,
ci mancavano quegli invasati dello scoop – e poi il club di arte desidererebbe
creare qualcosa in loro onore – un altro casino da sistemare, come la
convinceva Hestia ad accantonare l’idea? Sì perché
era lei la presidentessa del club… - poi ci sarebbero quelli della sezione
storica e geografica che vogliono delle idee per il loro lavoro – Hogwarts era la tana degli scansafatiche, perché quegli
stupidi, al posto che impiegarsi in certe diavolerie inutili, non si davano da
fare a mettere a punto norme di sicurezza, biancheria per i letti, camere per i
prof e quant’altro? Ci mancava solo che le dicessero che c’era la mucca pazza a
scuola e allora sì che l’avrebbero sentita! - e anche che il club teatrale ha
chiesto di mettere in scena uno spettacolo per gli ospiti – aggiunse lui
sorridendole dolce e spostandosi tatticamente visto che ormai dalle orecchie
della ragazza stava uscendo un preoccupante fumo bianco di rabbia
-
Fanculo – fu il borbottio confuso che rispose formando una
miriade di bollicine. E chi la conosceva sapeva che le parolacce arrivavano
solo quando ormai era al limite della sopportazione.
Altro che spedizioni
punitive.
Il club teatrale, tanto per
cambiare, era un’emanazione del Consiglio Studentesco, l’organismo più inutile
in tutta la scuola dopo Divinazione, un’organizzazione atta alla tortura degli
ingenui studenti che deteneva parte del potere decisionale per quanto
riguardava gli “eventi ludici e ricreativi”, una buffonata se si considerava
che il miglior evento ricreativo era costituito da suo fratello e dalla sua
scorta di firewhiskey… ad ogni modo ne facevano
parte, obbligatoriamente, i quattro Caposcuola e alcuni ragazzi con
preoccupanti istinti suicidi.
La sintesi del Consiglio era
la sua presidentessa: Vanessa Vermyl.
Se all’apparenza poteva
sembrare una qualsiasi ragazza poteva significare solo che non aveva ancora
aperto bocca. Già perché se ciò fosse successo, e sfortunatamente era una cosa
piuttosto frequente, non si sarebbe più riusciti a farla smettere.
Tassorosso come la maggior parte dei membri, Vanessa era, alla
fine, una brava persona che, tuttavia, nella sua infinita ingenuità, creava più
problemi di un lupo mannaro lasciato libero.
Come si diceva, il Comitato
Studentesco, come Vanessa, era costituito da una serie infinita di lagne e
ciarle che non finivano più.
Kitt la accompagnava
rassegnato condividendo la sua sottomissione a tale perpetuo supplizio.
Per dare un’idea, nell’ultimo
ritrovo si era andati a discutere di quale fantasia ornare le tende della sede
del Comitato durante la festa di Halloween.
Cioè, loro stavano lì a
parlottare di cretinate e invece i poveri Caposcuola (si includeva
momentaneamente nella lista) erano costretti a scervellarsi dietro alla
sistemazione degli ospiti che, con ogni probabilità, credevano arrivassero
dall’Australia anziché dall’Oriente.
-
Metteremo gli
studenti del Mahora nelle aule della Sprite e gli ospiti delle altre scuole nella Torre Nord,
dopotutto non dovrebbero essere tanti… - decise lei infine
-
Dovresti pensare
a rilassarti
Si voltò a guardarlo
sorpresa, ma sapeva che aveva ragione.
Se però non trovava una scusa
per distrarre la sua mente avrebbe rischiato davvero di fare qualcosa che
avrebbe compromesso la loro amicizia.
Meglio cambiare argomento e
prendere due piccioni con una fava
-
Kitt, farai il
tifo per me domani, vero? – Christopher sorrise sereno
-
Certo, come
sempre, d’altronde
-
Meno male, credevo
che questa volta mi avresti tradito
-
Se non fossi così
spudoratamente Gryffindor avrei voluto che finissi in
Casa con me – ammise lui
-
Beh, ammetto che
per un certo periodo mi sarebbe piaciuto, ma al Grifondoro
ho tanti amici
-
Sono tutte brave
persone
-
Infatti
-
Allora domani
Leonard ci rimarrà di sasso dopo che vedrà i prodigi che puoi fare! – era la
prima partita, quell’anno, che le Serpi e i Grifoni combattevano e si
preannunciava uno scontro davvero entusiasmante
-
Se quell’idiota
di Montague prova a lanciarmi addosso un bolide ti
assicuro che è la volta che lo massacro
La scena aveva del comico,
soprattutto se si immaginava la minuta Gardis che le suonava a quell’armadio a
tre ante di Montague jr.
Forse c’era un altro motivo
per cui la piccola Malfoy non era finita tra le serpi e doveva essere il
disprezzo totale che provava nei confronti della maggior parte degli esponenti
della casa del fratello.
-
Se stai ancora in
ammollo ti lesserai come un pesce – disse poi al ragazzo uscendo dalla vasca dove
l’acqua, ormai, si era intiepidita, Kitt rise
Se voleva poteva fare davvero
concorrenza a suo fratello, in tutti i sensi.
Innanzi tutto era
affascinante, a modo suo, anche se molte ragazze credevano che fosse un po’
troppo ombroso, poi era gentile e disponibile e se lo si riusciva a prendere
per il verso giusto, un ottimo amico, un aiuto prezioso e una fonte
inesauribile di risate. Era molto intelligente e lo dimostrava il suo
impeccabile rendimento scolastico e cosa altrettanto importante, era un ottimo
portiere.
Per quanto la riguardava, se
avesse dovuto dire qual era il suo tipo ideale avrebbe fatto, inconsciamente,
una sua descrizione fotocopia.
-
Non si potrebbe
anche proporre una amichevole di quidditch? –
dichiarò in preda al genio del momento la piccola grifoncina
-
Ma al Mahora non si gioca a quidditch –
lei parve riflettere: qual era lo sport ufficiale nelle scuole orientali?
-
E cosa fanno
allora?
-
Kendo e combattimento di spada. Poi arti marziali cinesi e
giapponesi.
No, meglio evitare un torneo
di scherma, avrebbero rischiato di vedere metà degli studenti di Hogwarts infilzati come spiedini.
Bastava solo dire che il
massimo livello che la loro scuola aveva raggiunto nel tiro di spada era ancora
detenuto dal secondo anno dei suoi genitori, quando le lezioni le teneva
l’emerito professor Gilderoy Allock.
-
Vada per lo
spettacolo teatrale – concesse come se stesse scegliendo tra lo squartamento e
la cottura da viva – ma con Vanessa ci parli tu!
-
No no, io mi devo occupare già del menu
-
Scusa, fammi
capire, ma quante sono effettivamente le persone che sono invischiate
nell’organizzazione di questa faccenda? Per quanto riguarda le cretinate mi
sembrano fin troppe…
L’indice del ragazzo si
spostò alternativamente tra loro due.
Sospirò mesta, le solite
belle notizie.
-
Se serve posso
chiedere a Lachlan di darci una mano…
Certo, su Leonard non aveva
fatto affidamento e forse era meglio che non ci si intrigasse proprio nella
questione, ma Henrietta!
Era mai possibile che in
occasione del più grande ritrovo di scuole di magia orientale e occidentale il
loro istituto fosse stato decimato da un’epidemia di morbillo?
Ovviamente non era cosa da
prendere alla leggera, soprattutto perché il morbillo magico era una forma
molto più pericolosa e acuta di quella che generalmente colpisce i babbani, ma tutti quell’anno? Perché non un anno prima…
-
D’accordo, Kitt,
sono davvero indisposta. Da domani metto al lavoro mezza scuola perché così non
va proprio! Non intendo sbattermi come uno strofinaccio e correre avanti e
indietro solo perché qui va tutto a puttane! Questa è la volta che quei
lavativi di Prefetti faranno qualcosa!
Quanto le mancavano i tempi
della guerra con Lord Voldemort, all’epoca non ci si
annoiava così tanto…
Una mano si posò sui suoi
capelli e li scompigliò amichevolmente, girò gli occhi per riconoscere il corvonero che le sorrideva comprensivo
-
Su col morale,
principessa, almeno faremo le cose a modo nostro
-
Come no!
Aveva ragione Leonard, Kitt
vedeva sempre il bicchiere mezzo pieno.
Ma forse questo era un bene.
* * *
La camera di Prefetto di Grifondoro era ampia e spaziosa se paragonata a quelle di Tassorosso, dove lo spazio mancava sempre. Gardis vi era
molto legata, soprattutto perché anche sua madre aveva occupato la stessa
stanza
In verità lo smistamento
l’aveva assegnata a quella in fondo alla scala, ma aveva preso di peso Thunder, che era anche il loro miglior battitore, e a cui
era sfortunatamente toccata in sorte la stanza che voleva lei, e l’aveva
cacciato in malo modo piazzando la sua roba nell’armadio prima che Cartrett potesse obiettare qualcosa.
-
Puoi scegliere –
annunciò al suo amico, miracolosamente arrivato senza farsi scoprire dagli
altri grifoni – o il letto sotto il davanzale, con lo spiffero della finestra,
oppure il letto accanto all’armadio, con lo spiffero della porta.
Kitt spostò alternativamente
lo sguardo dall’uno all’altro cercando di scegliere il male minore; dato che i
Grifoni stavano in una torre era normale che ci fossero spifferi da tutte le
parti…
-
Consolati –
aggiunse poi lei – ti sei risparmiato l’umidità dei sotterranei
-
Tranquilla, l’ho
già sperimentata… - rispose il Corvonero dirigendosi
verso la porta – e non è stato un bene per il mio mal di testa – la ragazza
rise
-
Parli come mia
nonna Granger – affermò
-
Perché, l’altra
come parla?
-
Beh, l’altra
parla col marito e si fa comprare una nuova pelliccia di visone immacolato,
possibilmente con la fibbia in oro e la chiusura in zaffiri che la tenga al
caldo – rispose riferendosi a Narcissa
-
Molto animalista
– commentò Christopher
Prendendo atto della
decisione di sistemarsi nel letto affianco alla porta, Gardis agitò la
bacchetta e pronunciò le parole che fecero materializzare il mobile.
-
Se facesse freddo
ti lascio un paio di coperte – aggiunse poi rovistando nell’armadio e tirando
fuori due plaid a quadri
-
Se non fossi la
sorella dell’essere più pericoloso di Hogwarts potrei
proporti di scaldarmi tu stessa – frecciò il moro appoggiando i suoi bagagli
sul materasso
-
Non vivresti
abbastanza a lungo da potermelo chiedere – celiò lei fintamente disinteressata,
ma con le guance rosse
Leonard non avrebbe mai
permesso una cosa del genere, più che altro perché poi suo padre gliele avrebbe
cantate se si fosse venuto a sapere che la sua amata “bambina” aveva passato la
notte assieme ad un ragazzo.
Il fatto che Leonard passasse
OGNI notte con una ragazza, per di più sempre diversa, non influiva sulla
collera paterna, tantomeno il fatto che lo stesso
genitore fosse stato dedito alla stessa pratica.
Mamma aveva dato il cattivo
esempio rimanendo vergine fin quando non aveva incontrato papà. Casualmente,
poi, si erano conosciuti e tanti saluti.
Christopher si guardò attorno
ammirato, non era molto pratico di stanze femminili, ma quella della sua
migliore amica era senza dubbio singolare: le pareti, dall’altezza umana fin
quasi al soffitto erano coperte di scaffali che sorreggevano una non
indifferente mole di libri e piante e sul comodino affianco al letto, oltre al
consueto tomo e alla bacchetta, era posta in bella mostra una serie di
fotografie che ritraevano la proprietaria della camera assieme ai suoi migliori
amici.
A sinistra c’era una foto
delle tre grazie, alias Gardis, Hestia e Karen, sorridenti e felici che facevano il gesto della
vittoria sventolando il diploma dei G.U.F.O. subito
dopo averlo conseguito. A destra c’era una foto della squadra di quidditch del Grifondoro,
scattata in occasione della sua nomina a capitano.
Cartrett, infatti, aveva ceduto la carica proprio quell’anno
quando da Prefetto era stato promosso Caposcuola; li conosceva tutti: al centro
l’unico membro femminile del gruppo, la biondissima Malfoy, circondata dai suoi
due migliori amici, Jeff e Jack, il primo era
battitore insieme al famoso Thunder, spodestato al
tempo dell’arrivo della biondina tra le fila di comando dei grifoni, il
secondo, invece, era il loro cercatore, esattamente come suo padre.
Tra gli anelli capeggiava la
figura massiccia di Cartrett e insieme a Gardis erano
anche gli altri due cacciatori: Penworthy e Merritt.
Andava orgoglioso di quella
fotografia perché l’aveva scattata lui stesso alla squadra.
Dietro c’era una foto di
famiglia ritraente il biondissimo papà di Gardis, la
sua bella e sorridente mamma e il fratello, tutti e quattro in posa davanti
allo stemma argentato della spada con su arrotolata una serpe che era l’emblema
della casata.
C’era poi una foto scattata
in onore dell’ultimo compleanno e altre cosucce e ancora, piccina tra le tante
cornici, una di loro due.
Rammentava ogni dettaglio di
quell’immagine ed era un po’ il suo ricordo, se lei la mostrava nella sua
cornice tra le molte fotografie care, lui la conservava nel portafoglio, fiero
ed orgoglioso.
L’avevano fatta alla festa di
fine anno del corso precedente e lo sfondo era rimasto un po’ sfuocato, anche
se si potevano facilmente riconoscere i capelli di Weasley
nella massa rossiccia e indefinita alle loro spalle mentre si serviva di tè
freddo al buffet all’aperto.
L’aveva scattata Leonard, un
po’ riluttante, intimandole di non farla vedere né alla mamma né al papà (sennò
avrebbe passato dei guai) e si era prestato a quella sevizia solo perché, una
settimana prima, aveva dimenticato il fare per primo gli auguri di compleanno
alla sua sorellina.
Dietro ogni piccolo gesto c’è
un’avventura e quella era stata la vicenda della loro fotografia, l’unica che
avessero insieme e dove ci fossero da soli.
Sorridevano gai, dietro il
vetro, mentre lui le passava il braccio dietro le spalle e lei salutava con la
mano aperta e le unghie tinte di un azzurro metallizzato assai strambo, era la
loro amicizia, particolare quanto le differenze che avevano l’uno dall’altra:
tantissime.
Sapeva che nella stanza c’era
ancora una cornice, Gardis gliene aveva parlato, e li spiava dall’alto della
mensola, come a vegliare sulla giovane abitante di quel luogo.
La cercò con lo sguardo tra i
molti tomi e tra i tanti ninnoli che li circondavano e, alla fine, la ritrovò,
proprio di fronte al letto.
Due figure erano in piedi su
uno sfondo verde, erano i genitori della sua amica, ma la foto era molto
vecchia, ripresa ai tempi che entrambi stavano ancora frequentando la scuola:
sotto un albero a fiori bianchi le due persone ritratte si stavano baciando
dolcemente, dopodiché il ragazzo si accorgeva della presenza del fotografo
molesto (ed era il papà di Jack l’autore di quel piccolo cammeo di vita
quotidiana a scuola, la sua firma era apposta proprio dietro la carta),
cominciava a insultarlo e a cercare di mandarlo via mentre la sua compagna
ridacchiava. Un accenno di pancione era già visibile sotto la camicia bianca
estiva della divisa, la bionda gli aveva parlato del fatto che sua madre
aspettava già Leonard quando aveva terminato la scuola e la cosa lo faceva
sentire un po’ strano.
-
Guardi mamma e
papà? – gli chiese lei riemergendo da un baule e accorgendosi degli occhi blu
puntati sulla fotografia, lui annuì – sai, quando la guardo non posso credere
che siano cambiati così tanto… sembravano così… così… così come noi – sospirò –
chissà come doveva essere frequentare le lezioni assieme alla mamma e al papà.
Hermione diceva sempre che
Draco era stato insopportabile, faceva continuamente rumore e stuzzicava tutti
quelli che aveva a tiro, zio Harry per primo, ma quella non era una novità
visto che papà e lo zio erano continuamente a battibeccare;
papà invece sosteneva che la mamma fosse stata in assoluto la persona più
“rompipalle” dell’universo e quando si riferiva a quella particolare
circostanza non censurava la parola “rompiballe”, ma anzi la scandiva forte e
chiara, attirandosi l’ira della consorte.
I suoi genitori erano ancora
molto giovani, entrambi non avevano compiuto neppure quarant’anni
e la cosa li rendeva un po’più vicini a dei fratelli, alle volte.
Voleva loro molto bene.
-
Guarda – le disse
Kitt richiamando il portafoglio di pelle scura – questa è la mia mamma e questi
siamo io e Lachlan
Aprì la custodia a metà ed
estrasse due fotografie un po’ più piccole della norma: nella prima stavano due
persone, una donna piuttosto giovane e un bambino di sei anni,
inequivocabilmente madre e figlio. La mamma teneva per la mano il bambino e con
l’altra si accarezzava un pancione, era una donna molto bella, con i capelli e
gli occhi dello stesso colore di Kitt e l’espressione dolcissima sul viso che
pareva di porcellana. Vestiva un abito blu e argentato, lungo fino ai piedi di
fattura piuttosto severa, ma che non nascondeva due o tre dettagli molto
femminili come il lungo pizzo che ricadeva dai polsi e di cui era circondato il
colletto ampio. E poi un lungo e sottile filo di perle che raccoglieva i capelli
corvini della donna e contrastava con il colore nero e profondo. E per finire,
si poteva intravedere una catenella argentata scendere sulla pelle candida
della donna fino a nascondere il finale nel colletto.
Il bambino accanto a lei
guardava nella macchina fotografica con aria un po’ truce, ma poi spostava
appena le iridi screziate verso la genitrice in un’occhiata indecifrabile e poi
le riportava all’obiettivo, sorridendogli.
-
Mamma aspettava Lachlan – spiegò per giustificare il pancione prominente
-
Tu invece
sembravi pronto ad un bel capriccio – commentò lei rigirando il cartoncino tra
le mani e passando l’indice sul bordo dentellato, prerogativa delle foto di
pregio
-
Questi invece
siamo io e Lachlan – e gli mostrò un’altra immagine
dove il giovane Christopher, ormai al primo anno di Corvonero,
teneva per mano il fratellino che sorrideva con la bocca sdentata alla
macchinetta.
Pareva che in quella famiglia
avessero quasi paura di separarsi, in ogni foto si tenevano per mano e
stringevano la presa, quasi per paura che scappasse qualcuno.
Era una sensazione strana che
trasmettevano, ma gli piacevano molto i membri del clan Black, la madre di
Chris, in particolare, era un’autentica bellezza, anche se il sorriso sulle sue
labbra era appena accennato, non rideva gaia, ma stirava appena la bocca in una
smorfia dolcissima eppure quasi triste.
Ridiede all’amico le due
immagini e lui le ripose al loro posto.
* * *
Spazio autrice:
ciao e a tutti e benvenuti al terzo capitolo di questa fanfic!
Allora, innanzi tutto devo
dire una piccola cosuccia sui personaggi: dato che si tratta di persone che non
sono mai apparse prima si scopriranno come sono o cosa fanno via via, quindi state tranquilli, soprattutto su Chris che
presto mostrerà chi è veramente, non preoccupatevi, è solo una mera coincidenza
se l’ho chiamato Black, c’è un motivo, ma lo scoprirete più avanti, inoltre vi
faccio notare che, se fosse figlio di Ransie, non si
chiamerebbe Black, bensì DeLaci, come suo padre, no?
A quanto pare Ransie vi è rimasta impressa parecchio…
Per quanto riguarda i
personaggi di Gardis e Leonard, invece, la prima assomiglia molto a sua madre,
ma, come si nota dalla parlantina, ha preso parecchio anche da papà, Leonard
invece è la copia sputata di suo padre con la differenza che è molto più
riflessivo.
Passando invece a quello che
accade in questo capitolo: siamo in pieno boom organizzativo perché si scopre
che Hogwarts, ormai tranquilla, ha deciso di
movimentare la storia dei nostri protagonisti con qualche bizzarro personaggio
mai visto prima.
In realtà non c’è molto da
dire perché è un capitolo di passaggio, ma io speso che vi piaccia ugualmente e
che mi lascerete qualche commentino anche questa volta!
Ciao a tutti e grazie per
continuare a leggere le mie storie, un bacione,
Nyssa
Arwen_90: sì
sì, Leonard è proprio un vampiro, ha i denti
appuntiti e le stesse loro manie, con qualche piccola differenza che si
scoprirà in seguito. Sì, Leonard m’è uscito un po’ bello e dannato, sarà che io
i personaggi così li adoro, esattamente come Draco.
Spero che la fic continui a piacerti e che sia lo stesso anche per
questo nuovo aggiornamento, ciao e un bacio, Nyssa
Killkenny:
ho letto tutta la scheda e credo che utilizzerò qualche dettaglio. Eh, Leonard
e Gardis non fanno altro che litigare perché somigliano molto,
caratterialmente, ai loro genitori.
Spero che ti piaccia anche
questo cappy, ciao!
Queensol:
io ce la vedo molto bene Gardis con le unghie pitturate di rosso perché è un
colore che su di lei si trova poco (carnagione chiara, capelli biondi, occhi
celeste e marrone…), direi che quasi un po’ stona, ma allo stesso tempo, mi
piace metterle lo smalto rosso. Anche io dovrei essere sempre lì a pitturarmi
le unghie, ma immagino che con la magia sia più veloce cambiare colore, anche
se non credo che cederà il piacere di darsi lo smalto (rosso in particolare)
così facilmente… la ragazza, dopotutto, ha un certo caratterino…
Eh, ma il bello di Gardis e
Leo è proprio che sono fratelli e quindi non si possono innamorare, una storia
di litigate e amore l’avevo fatta già con i genitori ed è proprio perché sono
degni figli di Draco ed Herm che passano il loro
tempo a insultarsi XP
Il rapporto tra Kitt e Gardis
arriverà in seguito, diciamo che l’unica che pensa seriamente alla cosa è lei e
lui… come dice lei, lui non vuole rogne e avere una ragazza per lui sarebbe una
rogna, più avanti spiegherò perché anche perché detto così è un ragionamento
campato per aria, anche se sarebbe proprio da lui…
Mi auguro che questo capitolo
ti sia piaciuto e spero che anche la storia continui ad essere interessante, ne
frattempo ti mando un bacione grande, Nyssa
Lord Martiya: riferendomi a mite come aggettivo di Hermione era per
intendere quella che ho creato io nella precedente fic
che a dispetto dell’originale era moooooolto più
tranquilla, eppoi in confronto a lei, anche alla VERA Hermione creata dalla zia
Row, Gardis risulterebbe un bel peperino.
Beh, spero che ti sia
piaciuto anche questo terzo aggiornamento, aspetto di sapere, ciao e a presto! Nyssa
Semplicementeme:
hai colto nel segno, brava! Sì, volevo proprio sottolineare la somiglianza di Hestia con sua mamma, come lei è una ragazza un po’ svagata e lo si capiva
anche dal fatto che, nel primo capitolo, dicevo che perde sempre il
braccialetto che ha gemello di Gardis e Karen.
Sì, alla fine tutti i ragazzi
sono finiti al Grifondoro, a parte qualcuno che
scopriremo più avanti.
Come ho detto all’inizio, è
una coincidenza che lui si chiami Black, dopotutto è un cognome piuttosto
diffuso, quanta gente c’è in Italia che si chiama Rossi o Bianchi? E comunque,
io non ho mai detto di chi è figlio, ma da questo capitolo si dovrebbe capire
che non è Rosleen perché Rosleen
aveva i capelli rossi, non come Ron che li ha color
carota, ma proprio rosso fuoco! Invece nella foto la madre di Kitt è bruna.
Mi fa piacere sapere che non
sentirai troppo la mancanza di Draco ed Herm e co. Mi sarebbe spiaciuto fare una fic
dove i protagonisti non hanno sufficiente carattere da combattere alla pari coi
genitori (in quanto a carisma, intendo).
Solo per caso
dici? Beh… io direi che invece è una cosa non troppo per caso perché ce l’ha
per davvero… sì, Karen è mezza presa da Leonard,
anche se non si può dire che sia innamorata, però devo ammettere che anche io
sarei come lei se avessi un compagno come lui…
Beh, aspetto allora i tuoi
commenti su questo terzo capitolo. Ciao e a presto, un bacione
grande, Nyssa
Hollina:
eh, la parentela di Kitt io non l’ho detta, per questo non la si capisce. Ad
ogni modo sono felice che i miei protagonisti rendano bene insieme, non c’è
niente di peggio di una storia dove i protagonisti, quando sono assieme, stanno
malissimo.
Spero che ti piaccia anche il
nuovo aggiornamento, ciao e a presto! Nyssa
Maky91: sì,
Gardis è una forza della natura, anche se in certe circostanze questo potrebbe
rivelarsi un difetto, ma per il momento è la mia beniamina, ha preso tanto da Herm, ma anche suo padre mica scherza!
Leonard è un po’ la
contraddizione di questa storia, per il momento, perché ha sangue di demone
(essendo vampiro), eppure l’aspetto angelico (i suoi genitori hanno fatto
proprio un capolavoro! Complimenti a loro!).
Sì, Gardis e Kitt sono più
che amici, anche se non innamorati, troppo presto e, al momento, troppo
inopportuni.
Spero che ti piaccia anche il
nuovo aggiornamento e mi auguro che mi lascerai un commentino ^^
Ciao e a prestissimo, un
bacio, Nyssa
Lisanna Baston: ci sono tanti motivi per cui Gardis è finita al Grifondoro e la maggior parte verranno alla luce dopo,
tuttavia, per quelli che restano, credo siano sotto gli occhi di tutti.
A dispetto del fatto che
quando ci si mette fa concorrenza ad uno scaricatore di porto perché con le
parole non ci va mai per il sottile, ha un grande onore e alla fine è sempre
alla ricerca della giustizia, proprio come la mamma.
Diciamo che la parte peggiore
di lei fa capolino quando è insieme a suo fratello, lì sì che fanno scintille!
Eh, per quanto riguarda i
nuovi personaggi, ne compariranno parecchio, anche se diluiti nella storia,
quindi ti darò tutto il tempo per memorizzarli bene, nel frattempo spero che ti
piaccia anche questo capitolo di passaggio, ciao e a presto, un bacio, Nyssa