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Autore: Nyssa    09/07/2008    13 recensioni
Sequel de: Le Relazioni Pericolose
Sono passati circa diciotto anni da quando abbiamo lasciati Harry, Draco, Hermione e tutti gli altri e molte cose sono cambiate nel frattempo.
Adesso sono i loro figli a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria, divenuta stranamente tranquilla; ma non tutto è come sembra perchè misteri e fantasmi del passato stanno tramando nell'ombra e Hogwarts potrebbe non essere il posto apparentemente pacifico che sembra.
E i nostri nuovi protagonisti, la new generation, affascinati dai misteri come lo erano stati i loro genitori, chiaramente non intendono lasciarsi sfuggire l'occasione di vivere qualche avventura tra le antiche mura della scuola e rompere così la noiosa routine di tutti i giorni!
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Black, Tom O. Riddle | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'oro e l'argento' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Gardis Malfoy battè il piedino calzato dal morbido cuoio sul pavimento piastrellato e guardò davanti a sé il bagno bianco e immacolato, rifinito in azzurro, che si apriva in tutto il suo splendore

Gardis Malfoy battè il piedino calzato dal morbido cuoio sul pavimento piastrellato e guardò davanti a sé il bagno bianco e immacolato, rifinito in azzurro, che si apriva in tutto il suo splendore.

-          Mi vergogno – sbottò alla fine arrossendo e incrociando le braccia

Una testa di capelli neri si voltò verso di lei e le sorrise con aria vittoriosa tornando poi a concentrarsi sull’arredamento di ceramica e la grande vasca

-          Uno scambio equo, no? Dopotutto puzziamo come due capre dopo l’allenamento… - si giustificò appoggiando l’asciugamano sul bordo della vasca nel pavimento e scomparendo dietro un separé

-          Non potevi semplicemente entrare tu dopo che avevo detto la parola d’ordine?

Gli occhi di due colori diversi videro un paio di pantaloni che venivano appesi al bordo alto del divisorio, sollevò lo sguardo al cielo e sbuffò, guarda te cos’erano costretti a fare, pure mettersi il costume da bagno per rilassarsi un po’!

Kitt stava prendendo decisamente delle pessime influenze da Leonard in quanto ad approfittarsi di lei.

-          Ma dai, eppoi così almeno nessuno sa che sono qui… - si giustificò lui mentre un maglioncino blu veniva lanciato con l’intento di raggiungere le brache e, mancando clamorosamente il bordo, andava a precipitare oltre, sul pavimento.

Muovendosi la ragazza andò a raccoglierlo e lo prese tra le mani facendo per posarlo sulla sedia: aveva il caratteristico odore di lago di Kitt. Cos’era l’odore di lago? Beh, in verità non avrebbe saputo descriverlo, ma il suo amico profumava della stessa fragranza particolare che si respira alle rive di un laghetto tranquillo, rigorosamente profondo come i suoi occhi.

Rigirò tra le mani il tessuto pungente e si appuntò mentalmente di regalargli un maglione per Natale, quello era bello, ma decisamente un po’ usato.

-          Hai finito?

Christopher ritirò i panni che aveva appoggiato e, mollandoli in bilico sul primo appoggio, si diresse svelto verso l’acqua calda ed effervescente della vasca dei Prefetti.

Da brava mammina, Gardis andò a sistemargli i vestiti, li ripiegò e storse il naso sentendo l’odore di sudore. Non che lei fosse in condizioni migliori visto che si era allenata tutto il pomeriggio e, al momento, poteva far concorrenza a Thor o a Grop.

-          Non fai un bagno, tu? – le domandò lui rilassandosi tranquillo tra le bollicine

-          Scherzi?! Non mi cambio davanti ad un ragazzo! – questo era un problema che le aveva passato sua madre. Papà diceva sempre che, da giovane, mamma era stata una persona eccessivamente pudica… chiaramente era un’affermazione da prendere con le molle, soprattutto se si considerava lo strampalato rapporto dei suoi genitori al tempo di scuola e la persona che papà era al tempo

-          Non ti ho chiesto di farmi uno spogliarello – era troppo tranquillo e rilassato per riuscire a scandalizzarsi delle sue stesse parole – c’è il separé per questo

-          Mi vergogno lo stesso

-          Se non vieni subito a farti un bagno, oltre al fatto che ne hai bisogno, questa è la volta che vengo lì e te li tolgo davvero i vestiti - rispose lui con noncuranza stupendo addirittura se stesso con quell’ardire

Gardis s’irrigidì sapendo che Kitt non era tipo da fare certe cose, ma quando erano da soli aveva anche delle preoccupanti tendenze maliziose.

-          Non provarci, sai Kitt?! – chiaramente lui non l’avrebbe mai fatto, ma anche stare al gioco aveva i suoi vantaggi, come vederlo ridere felice. In pubblico Chirstopher regalava alle persone solo il suo sorriso dolce e gentile, ma lei l’aveva visto ridere davvero e di gusto, per la precisione il primo giorno che l’aveva incontrato, e sapeva distinguere quando quella smorfia sulle sue labbra era sincera oppure no, dopotutto aveva anche una certa esperienza…

Sbuffando e borbottando scomparve oltre il paravento e ne ricomparve subito dopo con una pila di abiti in mano che andò a raggiungere quella del suo migliore amico sulla sedia: la torre di Pisa che si stava andando a creare aveva un’aria molto instabile.

Continuando a parlottare di stupidaggini e rossa in viso, la ragazza si accinse al fine di entrare nella vasca e, nonostante avesse usato una scusa meschina, ringraziò che lui l’avesse spronata ad entrarvi perché in quel momento si sentiva in paradiso.

 

Non c’era infatti, in tutta la scuola, un bagno come quello dei Prefetti di Grifondoro.

Nonostante i quattro bagni delle Case fossero gemelli, ciascuno aveva le sue caratteristiche e non si sbagliava se si diceva che Grifondoro deteneva il primato.

Innanzi tutto a Serpeverde c’era umidità. I vetri erano sempre appannati e un persistente e a volte un po’ troppo aggressivo odore di bagnoschiuma al sandalo impregnava l’aria e i vecchi mobili. E negli sportelli, al posto dei prodotti da bagno c’era una scorta di merendine del figlio di Goyle.

Nonostante quello dovesse essere il bagno dei Prefetti di Serpeverde, era il regno incontrastato di Leonard dove dettava legge più che in qualunque altro posto (il che la diceva lunga). L’orario per lavarsi, deciso da lui stesso, prevedeva una maratona da caserma con doccia al fischietto, due minuti per insaponarsi, due minuti per risciacquarsi, cinque minuti per asciugarsi e poi tutti fuori dai piedi per il bagno del loro Principe.

La vita dei Prefetti Slytherin era molto dura, non li invidiava per niente.

 

A Tassorosso era come essere al mercato. Un viavai continuo di persone affollava il bagno mentre la gente cercava di rilassarsi, qualcuno chiedeva sempre l’attenzione di qualcun altro e il chiacchiericcio continuo delle ragazze era l’ideale per un bel mal di testa, avrebbero dovuto usarle come arma di distruzione di massa.

 

Corvonero, signora della pulizia, se la giocava coi grifoni, ma al momento era in ristrutturazione a causa di un tubo che perdeva e aveva allagato la camera di uno dei Prefetti, costringendolo a dormire in una branda nella Sala Comune. Kitt si era lamentato per settimane dell’impossibilità di farsi un “bagno decente” e ogni volta che si entrava in argomento cominciava delle filippiche che non terminavano più, soprattutto se era appena stato costretto a fare la coda per il bagno comune degli studenti, senz’altro il posto che più di tutti detestava a Corvonero.

 

Grifondoro, invece, era la patria della tranquillità.

Giocatori, Prefetti e Caposcuola della Casa erano tutti maschi, pertanto andavano a farsi un bel bagno collettivo prima di andarsene a letto, oppure poco prima di cenare, a seconda, quindi rimaneva tutto il resto del tempo per l’unica ragazza tra i ranghi di comando della Casa.

 

E già il fatto di essere abituata alla solitudine e l’intimità del suo bagno contrastava col fatto che, al momento, avesse un ospite sospetto crogiolato nella beatitudine e, come aggravante, il fatto che fosse maschio.

Conosceva Kitt a sufficienza da poter dire che non si sarebbe risvegliato dalla sua pace dei sensi prima di un’ora, il che presupponeva altri quarantacinque minuti di nervosismo totale mentre i suoi capelli cominciavano ad arricciarsi.

Perché lo facessero era uno dei tanti misteri dell’albo d’oro della scuola, stava di fatto che ogni volta che si agitava particolarmente quelli cominciavano ad assomigliare più ai boccoli di mamma che ai bei capelli lisci di papà.

Beh, ciascuno aveva le sue: c’era chi si mangiava le unghie, chi si scarnificava le pellicine e chi dondolava i piedi, lei aveva un riflesso incondizionato che le faceva arricciare i capelli, qualche problema?

Sapeva anche altrettanto bene che, nonostante ogni tanto lui si lasciasse scappare qualche battuta a sfondo sessuale, e non poteva volergliene visto che lo facevano anche Jack e Jeff, non avrebbe mai alzato un dito su di lei perché teneva davvero molto alla sua piccola e rompiscatole amica.

 

Beh, tanto valeva godersi il momento.

L’acqua era alla temperatura giusta e dopo essere andata avanti e indietro su una scopa per quattro ore consecutive sembrava che le sue membra riconoscessero di colpo la vita.

Se fosse stata sola come lo era di solito avrebbe riempito la gigantesca vasca di un aroma alla vaniglia, ma dubitava che Kitt riuscisse a passare inosservato con il profumo da donna, di sicuro non avrebbe apprezzato.

C’erano due vezzi che si concedeva come richiamo della sua mortificata vanità femminile: lo smalto alle unghie e il profumo alla vaniglia.

Ma, mentre il primo era una distorsione che vedeva il suo apice solo quando Leonard dava il meglio di sé, la seconda era davvero la prova che, sotto la gonna, non si nascondeva qualche sorpresa inaspettata.

Suo fratello diceva che era l’essere meno seducente di tutto il pianeta Terra, ma i ragazzi non la pensavano proprio allo stesso modo e avevano la malsana, e quantomai tendente all’autodistruzione, abitudine di appuntare un po’ troppo spesso gli occhi sul suo seno.

Altro problema che le derivava dalla mamma. Se fosse stata Malfoy al 100% sarebbe stata piatta come una tavola da surf, un po’ come Hestia che, comunque, compensava le sue grazie mancanti con dei buoni reggiseni push-up, ma anche qui i Granger ci avevano messo lo zampino e si era ritrovata con una misura a suo avviso troppo appariscente.

Mamma diceva la stessa cosa e se ne lamentava ogni volta. Papà con ogni probabilità avrebbe voluto prenderla a sberle per ogni insulto che lanciava al suo decolleté.

 

Poco invece sapeva della famiglia di Kitt e ancora meno era quello che le aveva detto lui.

Sapeva che era orfano di padre da un bel po’ di tempo e che sua madre viveva in un castello nell’Europa dell’Est ma che, visto che era inglese, la lettera che gli era arrivata proveniva da Hogwarts anziché da Drumstrang.

In effetti Christopher non era proprio il tipo di persona che sarebbe stata a suo agio tra gli omaccioni corpulenti dell’altra scuola, da loro, invece, pareva esserci nato.

Quello che, però, più di tutto la affascinava era il suo cognome, Black. La nonna era una Black.

Una volta, testardamente, si erano messi lì e avevano buttato giù il loro albero genealogico tentando di trovare qualche parentela, ma, se tutti i Black alla fine erano parenti, ecco l’eccezione che confermava la regola, non erano riusciti a cavare un ragno dal buco.

Sapeva inoltre che Kitt aveva un fratello.

Quando gliel’aveva detto quasi non riusciva a crederlo perché avrebbe giurato che quel ragazzo fosse figlio unico e, invece, l’apparizione a Hogwarts del piccolo Lachlan gli aveva dato ragione.

Lachlan era entrato proprio quell’anno. Non assomigliava molto a suo fratello, aveva i capelli di un marrone molto scuro e gli occhi verdi ed era un ragazzino decisamente più socievole, così al fratello maggiore erano rimaste tutte le libertà di quando il piccolino non stava ancora in Inghilterra.

-          Che cosa staresti facendo?

Alzò un sopracciglio e lo guardò mentre lui si rigirava tra le dita una ciocca di capelli biondi che le era sfuggita al fermaglio con cui li aveva legati sopra la testa

-          Mi piacciono i tuoi capelli

Se qualcuno li avesse visti avrebbe potuto credere che fossero fidanzati o che, almeno, lui ci stesse provando. Tristemente la realtà era completamente diversa: Kitt le diceva sempre ciò che pensava e aveva sempre manifestato un apprezzamento particolare per i suoi capelli.

Era inutile illudersi di piacergli come donna perché, come diceva suo fratello, non possedeva un minimo di sex-appeal, era una specie di maschiaccio, eppoi Kitt non voleva ragazze piagnucolone o sdolcinate tra i piedi, non gli piaceva avere degli impedimenti a parte suo fratello.

Meglio accontentarsi della fortuna di poter comunque essere sua amica, era un raro privilegio che riusciva a renderla davvero felice perché la compagnia di Kitt era meravigliosa.

-          Hanno un colore molto particolare – aggiunse il ragazzo arrotolandosi la punta sul dito indice e sorridendole – Gardis arrossì, un conto era tenere a freno i pensieri in un momento normale e un conto era farlo quando lui si comportava come un fidanzatino

-          Anche il mio papà ha lo stesso colore – precisò ricordando di quanto ne andava fiero

-          Tuo fratello però no – fece notare lui

-          Siamo Malfoy impuri – scherzò su – mamma è una mezzosangue.

-          Non credo che sia una cosa così grave – rifletté il ragazzo

-          Neppure io, ma papà una volta aveva delle strane idee in testa sulla questione. Ad ogni modo Leonard ha preso tanto dalla mamma: gli occhi e i ricci e il colore misto.

Se suo fratello fosse stato con loro si sarebbe dilungato in una inutile precisazione sul fatto che lui non aveva i capelli ricci, semplicemente mossi il che era anche vero, peccato che fosse molto più spiccio dire ricci…

-          Anche io sono una Malfoy a metà – annunciò lei – ho i capelli di papà, un occhio di mamma e uno di papà

-          Papà sembra avere il predominio

-          Ci sarebbero un paio di altre cosette di mamma che non è il caso che tu veda

Kitt rise e seppe di essere riuscita a tirargli su il morale. Le riusciva senza fare niente di particolare, pareva che lui trovasse divertente qualunque cosa facesse, quando erano insieme aveva sempre un bel sorriso sulle labbra. Adorava quel sorriso e andava orgogliosa di riuscire a farglielo spuntare dal nulla senza un gesto particolare.

Voleva bene a Kitt, più di un amico e più di un fratello.

 

Qualcuno bussò alla porta sentendola chiusa

-          Ci sono io! – sbuffò la ragazza senza mentire veramente

Un mormorio al di fuori prese nota della presenza della pseudo-Caposcuola, udì qualcuno dire di tornare più tardi perché Gardis era a fare il bagno, sentì Jeff ridacchiare e poi uno scalpiccio di suole che si allontanavano

-          Parliamo di cose serie – intervenne poi rivolgendosi al ragazzo, ancora intento a giocherellare coi suoi capelli

-          Tipo?

-          Tipo il fatto che dobbiamo organizzare una festa di Capodanno per questa gente che viene da chissà dove e trovare il posto dove sistemarli

-          Uhm…

-          Chi sono Kitt? Guarda che lo so che tu lo sai – sbuffò levandogli la ciocca dalle mani, per tutta risposta lui ne prese un’altra facendola spazientire

-          Ospitiamo la Scuola di Magia e Arti Magiche Orientali Mahora e qualche delegato di altre scuole

-          Cosa intendi con qualche delegato? Venti? Trenta? Cinquanta? Quattro?

-          Due

La ragazza sbuffò ancora

-          Perché queste cose importanti non me le dici mai?

-          Dovresti rilassarti, ti verranno le rughe

-          Non rubare le battute a mio fratello!

-          Se diventi brutta poi come faccio a sposarti

-          Smettila con queste scemenze – era una storia che andava avanti da anni: Kitt le diceva che, quando fosse diventata grande a sufficienza, si sarebbero sposati, così sarebbero riusciti, per una volta, a far davvero rimanere senza parole Leonard. Chiaramente era tutto uno scherzo, perfino lei non era capace di credere a quella storia. In compenso Kitt la ripeteva ogni volta, rigirando il coltello nella piaga

-          Non è una scemenza. Ad ogni modo ho fatto una lista delle cose da preparare – i Corvonero erano sempre efficienti quando si parlava di doveri…

-          Dove li mettiamo?

-          La Torre Nord è occupata, ma non credo che ci starebbero tutti

-          La Torre Sud?

-          Occupata dalla prof – era vero, col fatto che i professori alloggiavano quasi tutti nell’ala Ovest dimenticava troppo spesso che la “zia”, invece, si era accaparrata il posto più bello della scuola…

-          Splendido. C’è un angolo libero in tutta la scuola?

-          Nello stanzino delle scope hanno appena dato il bianco, quindi non so se riusciremo a farceli stare… – il sarcasmo era il suo forte quando ci si metteva

-          Cos’è, dobbiamo farli accampare in Sala Grande? – soffiò lei allontanando la testa, maledizione a quando aveva deciso di farsi crescere quella specie di criniera selvaggia…

-          Non sarebbe una cattiva idea, lo proporrò alla McGranitt

-          Un accidente! Non abbiamo proprio posto?

-          Corvonero è in ristrutturazione – sentenziò lui ricordando tristemente quanto era difficile trovare un attimo di silenzio

-          A serpeverde non ce li mando neppure se mi pregano – puntualizzò lei - Tassorosso?

-          Sovraffollato. Trovato!

-          Dove? – chiese eccitata

-          Il dormitorio sopra la serra della Sprite!

-          Ma quel posto è disabitato da anni! Ci saranno ratti e ragni a bizzeffe!

-          Meglio che niente, sennò puoi occupartene tu – col carico di lavoro che le avevano assegnato da quando Cartrett era in infermeria non aveva certo bisogno di mansioni extra…

-          Vada per il dormitorio sopra la serra

Lo ricordava bene.

Ogni tanto ci andava a studiare assieme a Karen e a Hestia e con Jeff e Jack, la notte di Halloween, andavano a raccontarsi truculente storie del terrore.

Ogni tanto, quando Hogwarts aveva molti ospiti, qualcuno veniva smistato lì, ma perfino all’ultimo Torneo Tremaghi, quello a cui aveva partecipato Harry Potter, per intendersi, Drumstrang e Beauxbatons erano riusciti ad occupare solo la Torre Nord.

-          Potrei prendere i Prefetti e metterli a pulire i pavimenti – rifletté lei avendo una scusa per rompere le scatole a quei lavativi degli Slytherin

Kitt rise: se Gardis avesse fatto come aveva appena detto, con ogni probabilità sarebbe andata a svegliare i poveretti alle otto di mattina a suon di strilli e urla, mettendoli in riga e distribuendo secchi e spazzoloni.

 

Scivolando ancora un po’, la grifondoro si ritrovò con l’acqua fin sugli occhi, riflettendo immersa in quel calore confortevole e rilassante.

-          Ah, dimenticavo, il club di giornalismo vuole far uscire un’edizione speciale in lingua originale per gli ospiti durante il loro soggiorno. – annunciò lui. Perfetto, ci mancavano quegli invasati dello scoop – e poi il club di arte desidererebbe creare qualcosa in loro onore – un altro casino da sistemare, come la convinceva Hestia ad accantonare l’idea? Sì perché era lei la presidentessa del club… - poi ci sarebbero quelli della sezione storica e geografica che vogliono delle idee per il loro lavoro – Hogwarts era la tana degli scansafatiche, perché quegli stupidi, al posto che impiegarsi in certe diavolerie inutili, non si davano da fare a mettere a punto norme di sicurezza, biancheria per i letti, camere per i prof e quant’altro? Ci mancava solo che le dicessero che c’era la mucca pazza a scuola e allora sì che l’avrebbero sentita! - e anche che il club teatrale ha chiesto di mettere in scena uno spettacolo per gli ospiti – aggiunse lui sorridendole dolce e spostandosi tatticamente visto che ormai dalle orecchie della ragazza stava uscendo un preoccupante fumo bianco di rabbia

-          Fanculo – fu il borbottio confuso che rispose formando una miriade di bollicine. E chi la conosceva sapeva che le parolacce arrivavano solo quando ormai era al limite della sopportazione.

Altro che spedizioni punitive.

Il club teatrale, tanto per cambiare, era un’emanazione del Consiglio Studentesco, l’organismo più inutile in tutta la scuola dopo Divinazione, un’organizzazione atta alla tortura degli ingenui studenti che deteneva parte del potere decisionale per quanto riguardava gli “eventi ludici e ricreativi”, una buffonata se si considerava che il miglior evento ricreativo era costituito da suo fratello e dalla sua scorta di firewhiskey… ad ogni modo ne facevano parte, obbligatoriamente, i quattro Caposcuola e alcuni ragazzi con preoccupanti istinti suicidi.

La sintesi del Consiglio era la sua presidentessa: Vanessa Vermyl.

Se all’apparenza poteva sembrare una qualsiasi ragazza poteva significare solo che non aveva ancora aperto bocca. Già perché se ciò fosse successo, e sfortunatamente era una cosa piuttosto frequente, non si sarebbe più riusciti a farla smettere.

Tassorosso come la maggior parte dei membri, Vanessa era, alla fine, una brava persona che, tuttavia, nella sua infinita ingenuità, creava più problemi di un lupo mannaro lasciato libero.

Come si diceva, il Comitato Studentesco, come Vanessa, era costituito da una serie infinita di lagne e ciarle che non finivano più.

Kitt la accompagnava rassegnato condividendo la sua sottomissione a tale perpetuo supplizio.

Per dare un’idea, nell’ultimo ritrovo si era andati a discutere di quale fantasia ornare le tende della sede del Comitato durante la festa di Halloween.

Cioè, loro stavano lì a parlottare di cretinate e invece i poveri Caposcuola (si includeva momentaneamente nella lista) erano costretti a scervellarsi dietro alla sistemazione degli ospiti che, con ogni probabilità, credevano arrivassero dall’Australia anziché dall’Oriente.

-          Metteremo gli studenti del Mahora nelle aule della Sprite e gli ospiti delle altre scuole nella Torre Nord, dopotutto non dovrebbero essere tanti… - decise lei infine

-          Dovresti pensare a rilassarti

Si voltò a guardarlo sorpresa, ma sapeva che aveva ragione.

Se però non trovava una scusa per distrarre la sua mente avrebbe rischiato davvero di fare qualcosa che avrebbe compromesso la loro amicizia.

Meglio cambiare argomento e prendere due piccioni con una fava

-          Kitt, farai il tifo per me domani, vero? – Christopher sorrise sereno

-          Certo, come sempre, d’altronde

-          Meno male, credevo che questa volta mi avresti tradito

-          Se non fossi così spudoratamente Gryffindor avrei voluto che finissi in Casa con me – ammise lui

-          Beh, ammetto che per un certo periodo mi sarebbe piaciuto, ma al Grifondoro ho tanti amici

-          Sono tutte brave persone

-          Infatti

-          Allora domani Leonard ci rimarrà di sasso dopo che vedrà i prodigi che puoi fare! – era la prima partita, quell’anno, che le Serpi e i Grifoni combattevano e si preannunciava uno scontro davvero entusiasmante

-          Se quell’idiota di Montague prova a lanciarmi addosso un bolide ti assicuro che è la volta che lo massacro

La scena aveva del comico, soprattutto se si immaginava la minuta Gardis che le suonava a quell’armadio a tre ante di Montague jr.

Forse c’era un altro motivo per cui la piccola Malfoy non era finita tra le serpi e doveva essere il disprezzo totale che provava nei confronti della maggior parte degli esponenti della casa del fratello.

-          Se stai ancora in ammollo ti lesserai come un pesce – disse poi al ragazzo uscendo dalla vasca dove l’acqua, ormai, si era intiepidita, Kitt rise

Se voleva poteva fare davvero concorrenza a suo fratello, in tutti i sensi.

Innanzi tutto era affascinante, a modo suo, anche se molte ragazze credevano che fosse un po’ troppo ombroso, poi era gentile e disponibile e se lo si riusciva a prendere per il verso giusto, un ottimo amico, un aiuto prezioso e una fonte inesauribile di risate. Era molto intelligente e lo dimostrava il suo impeccabile rendimento scolastico e cosa altrettanto importante, era un ottimo portiere.

Per quanto la riguardava, se avesse dovuto dire qual era il suo tipo ideale avrebbe fatto, inconsciamente, una sua descrizione fotocopia.

-          Non si potrebbe anche proporre una amichevole di quidditch? – dichiarò in preda al genio del momento la piccola grifoncina

-          Ma al Mahora non si gioca a quidditch – lei parve riflettere: qual era lo sport ufficiale nelle scuole orientali?

-          E cosa fanno allora?

-          Kendo e combattimento di spada. Poi arti marziali cinesi e giapponesi.

No, meglio evitare un torneo di scherma, avrebbero rischiato di vedere metà degli studenti di Hogwarts infilzati come spiedini.

Bastava solo dire che il massimo livello che la loro scuola aveva raggiunto nel tiro di spada era ancora detenuto dal secondo anno dei suoi genitori, quando le lezioni le teneva l’emerito professor Gilderoy Allock.

-          Vada per lo spettacolo teatrale – concesse come se stesse scegliendo tra lo squartamento e la cottura da viva – ma con Vanessa ci parli tu!

-          No no, io mi devo occupare già del menu

-          Scusa, fammi capire, ma quante sono effettivamente le persone che sono invischiate nell’organizzazione di questa faccenda? Per quanto riguarda le cretinate mi sembrano fin troppe…

L’indice del ragazzo si spostò alternativamente tra loro due.

Sospirò mesta, le solite belle notizie.

-          Se serve posso chiedere a Lachlan di darci una mano…

Certo, su Leonard non aveva fatto affidamento e forse era meglio che non ci si intrigasse proprio nella questione, ma Henrietta!

Era mai possibile che in occasione del più grande ritrovo di scuole di magia orientale e occidentale il loro istituto fosse stato decimato da un’epidemia di morbillo?

Ovviamente non era cosa da prendere alla leggera, soprattutto perché il morbillo magico era una forma molto più pericolosa e acuta di quella che generalmente colpisce i babbani, ma tutti quell’anno? Perché non un anno prima…

-          D’accordo, Kitt, sono davvero indisposta. Da domani metto al lavoro mezza scuola perché così non va proprio! Non intendo sbattermi come uno strofinaccio e correre avanti e indietro solo perché qui va tutto a puttane! Questa è la volta che quei lavativi di Prefetti faranno qualcosa!

Quanto le mancavano i tempi della guerra con Lord Voldemort, all’epoca non ci si annoiava così tanto…

 

Una mano si posò sui suoi capelli e li scompigliò amichevolmente, girò gli occhi per riconoscere il corvonero che le sorrideva comprensivo

-          Su col morale, principessa, almeno faremo le cose a modo nostro

-          Come no!

Aveva ragione Leonard, Kitt vedeva sempre il bicchiere mezzo pieno.

Ma forse questo era un bene.

 

*          *          *

 

La camera di Prefetto di Grifondoro era ampia e spaziosa se paragonata a quelle di Tassorosso, dove lo spazio mancava sempre. Gardis vi era molto legata, soprattutto perché anche sua madre aveva occupato la stessa stanza

In verità lo smistamento l’aveva assegnata a quella in fondo alla scala, ma aveva preso di peso Thunder, che era anche il loro miglior battitore, e a cui era sfortunatamente toccata in sorte la stanza che voleva lei, e l’aveva cacciato in malo modo piazzando la sua roba nell’armadio prima che Cartrett potesse obiettare qualcosa.

-          Puoi scegliere – annunciò al suo amico, miracolosamente arrivato senza farsi scoprire dagli altri grifoni – o il letto sotto il davanzale, con lo spiffero della finestra, oppure il letto accanto all’armadio, con lo spiffero della porta.

Kitt spostò alternativamente lo sguardo dall’uno all’altro cercando di scegliere il male minore; dato che i Grifoni stavano in una torre era normale che ci fossero spifferi da tutte le parti…

-          Consolati – aggiunse poi lei – ti sei risparmiato l’umidità dei sotterranei

-          Tranquilla, l’ho già sperimentata… - rispose il Corvonero dirigendosi verso la porta – e non è stato un bene per il mio mal di testa – la ragazza rise

-          Parli come mia nonna Granger – affermò

-          Perché, l’altra come parla?

-          Beh, l’altra parla col marito e si fa comprare una nuova pelliccia di visone immacolato, possibilmente con la fibbia in oro e la chiusura in zaffiri che la tenga al caldo – rispose riferendosi a Narcissa

-          Molto animalista – commentò Christopher

Prendendo atto della decisione di sistemarsi nel letto affianco alla porta, Gardis agitò la bacchetta e pronunciò le parole che fecero materializzare il mobile.

-          Se facesse freddo ti lascio un paio di coperte – aggiunse poi rovistando nell’armadio e tirando fuori due plaid a quadri

-          Se non fossi la sorella dell’essere più pericoloso di Hogwarts potrei proporti di scaldarmi tu stessa – frecciò il moro appoggiando i suoi bagagli sul materasso

-          Non vivresti abbastanza a lungo da potermelo chiedere – celiò lei fintamente disinteressata, ma con le guance rosse

Leonard non avrebbe mai permesso una cosa del genere, più che altro perché poi suo padre gliele avrebbe cantate se si fosse venuto a sapere che la sua amata “bambina” aveva passato la notte assieme ad un ragazzo.

Il fatto che Leonard passasse OGNI notte con una ragazza, per di più sempre diversa, non influiva sulla collera paterna, tantomeno il fatto che lo stesso genitore fosse stato dedito alla stessa pratica.

Mamma aveva dato il cattivo esempio rimanendo vergine fin quando non aveva incontrato papà. Casualmente, poi, si erano conosciuti e tanti saluti.

 

Christopher si guardò attorno ammirato, non era molto pratico di stanze femminili, ma quella della sua migliore amica era senza dubbio singolare: le pareti, dall’altezza umana fin quasi al soffitto erano coperte di scaffali che sorreggevano una non indifferente mole di libri e piante e sul comodino affianco al letto, oltre al consueto tomo e alla bacchetta, era posta in bella mostra una serie di fotografie che ritraevano la proprietaria della camera assieme ai suoi migliori amici.

A sinistra c’era una foto delle tre grazie, alias Gardis, Hestia e Karen, sorridenti e felici che facevano il gesto della vittoria sventolando il diploma dei G.U.F.O. subito dopo averlo conseguito. A destra c’era una foto della squadra di quidditch del Grifondoro, scattata in occasione della sua nomina a capitano.

Cartrett, infatti, aveva ceduto la carica proprio quell’anno quando da Prefetto era stato promosso Caposcuola; li conosceva tutti: al centro l’unico membro femminile del gruppo, la biondissima Malfoy, circondata dai suoi due migliori amici, Jeff e Jack, il primo era battitore insieme al famoso Thunder, spodestato al tempo dell’arrivo della biondina tra le fila di comando dei grifoni, il secondo, invece, era il loro cercatore, esattamente come suo padre.

Tra gli anelli capeggiava la figura massiccia di Cartrett e insieme a Gardis erano anche gli altri due cacciatori: Penworthy e Merritt.

Andava orgoglioso di quella fotografia perché l’aveva scattata lui stesso alla squadra.

Dietro c’era una foto di famiglia ritraente il biondissimo papà di Gardis, la sua bella e sorridente mamma e il fratello, tutti e quattro in posa davanti allo stemma argentato della spada con su arrotolata una serpe che era l’emblema della casata.

C’era poi una foto scattata in onore dell’ultimo compleanno e altre cosucce e ancora, piccina tra le tante cornici, una di loro due.

Rammentava ogni dettaglio di quell’immagine ed era un po’ il suo ricordo, se lei la mostrava nella sua cornice tra le molte fotografie care, lui la conservava nel portafoglio, fiero ed orgoglioso.

L’avevano fatta alla festa di fine anno del corso precedente e lo sfondo era rimasto un po’ sfuocato, anche se si potevano facilmente riconoscere i capelli di Weasley nella massa rossiccia e indefinita alle loro spalle mentre si serviva di tè freddo al buffet all’aperto.

L’aveva scattata Leonard, un po’ riluttante, intimandole di non farla vedere né alla mamma né al papà (sennò avrebbe passato dei guai) e si era prestato a quella sevizia solo perché, una settimana prima, aveva dimenticato il fare per primo gli auguri di compleanno alla sua sorellina.

Dietro ogni piccolo gesto c’è un’avventura e quella era stata la vicenda della loro fotografia, l’unica che avessero insieme e dove ci fossero da soli.

Sorridevano gai, dietro il vetro, mentre lui le passava il braccio dietro le spalle e lei salutava con la mano aperta e le unghie tinte di un azzurro metallizzato assai strambo, era la loro amicizia, particolare quanto le differenze che avevano l’uno dall’altra: tantissime.

 

Sapeva che nella stanza c’era ancora una cornice, Gardis gliene aveva parlato, e li spiava dall’alto della mensola, come a vegliare sulla giovane abitante di quel luogo.

La cercò con lo sguardo tra i molti tomi e tra i tanti ninnoli che li circondavano e, alla fine, la ritrovò, proprio di fronte al letto.

Due figure erano in piedi su uno sfondo verde, erano i genitori della sua amica, ma la foto era molto vecchia, ripresa ai tempi che entrambi stavano ancora frequentando la scuola: sotto un albero a fiori bianchi le due persone ritratte si stavano baciando dolcemente, dopodiché il ragazzo si accorgeva della presenza del fotografo molesto (ed era il papà di Jack l’autore di quel piccolo cammeo di vita quotidiana a scuola, la sua firma era apposta proprio dietro la carta), cominciava a insultarlo e a cercare di mandarlo via mentre la sua compagna ridacchiava. Un accenno di pancione era già visibile sotto la camicia bianca estiva della divisa, la bionda gli aveva parlato del fatto che sua madre aspettava già Leonard quando aveva terminato la scuola e la cosa lo faceva sentire un po’ strano.

-          Guardi mamma e papà? – gli chiese lei riemergendo da un baule e accorgendosi degli occhi blu puntati sulla fotografia, lui annuì – sai, quando la guardo non posso credere che siano cambiati così tanto… sembravano così… così… così come noi – sospirò – chissà come doveva essere frequentare le lezioni assieme alla mamma e al papà.

Hermione diceva sempre che Draco era stato insopportabile, faceva continuamente rumore e stuzzicava tutti quelli che aveva a tiro, zio Harry per primo, ma quella non era una novità visto che papà e lo zio erano continuamente a battibeccare; papà invece sosteneva che la mamma fosse stata in assoluto la persona più “rompipalle” dell’universo e quando si riferiva a quella particolare circostanza non censurava la parola “rompiballe”, ma anzi la scandiva forte e chiara, attirandosi l’ira della consorte.

I suoi genitori erano ancora molto giovani, entrambi non avevano compiuto neppure quarant’anni e la cosa li rendeva un po’più vicini a dei fratelli, alle volte.

Voleva loro molto bene.

 

-          Guarda – le disse Kitt richiamando il portafoglio di pelle scura – questa è la mia mamma e questi siamo io e Lachlan

Aprì la custodia a metà ed estrasse due fotografie un po’ più piccole della norma: nella prima stavano due persone, una donna piuttosto giovane e un bambino di sei anni, inequivocabilmente madre e figlio. La mamma teneva per la mano il bambino e con l’altra si accarezzava un pancione, era una donna molto bella, con i capelli e gli occhi dello stesso colore di Kitt e l’espressione dolcissima sul viso che pareva di porcellana. Vestiva un abito blu e argentato, lungo fino ai piedi di fattura piuttosto severa, ma che non nascondeva due o tre dettagli molto femminili come il lungo pizzo che ricadeva dai polsi e di cui era circondato il colletto ampio. E poi un lungo e sottile filo di perle che raccoglieva i capelli corvini della donna e contrastava con il colore nero e profondo. E per finire, si poteva intravedere una catenella argentata scendere sulla pelle candida della donna fino a nascondere il finale nel colletto.

Il bambino accanto a lei guardava nella macchina fotografica con aria un po’ truce, ma poi spostava appena le iridi screziate verso la genitrice in un’occhiata indecifrabile e poi le riportava all’obiettivo, sorridendogli.

-          Mamma aspettava Lachlan – spiegò per giustificare il pancione prominente

-          Tu invece sembravi pronto ad un bel capriccio – commentò lei rigirando il cartoncino tra le mani e passando l’indice sul bordo dentellato, prerogativa delle foto di pregio

-          Questi invece siamo io e Lachlan – e gli mostrò un’altra immagine dove il giovane Christopher, ormai al primo anno di Corvonero, teneva per mano il fratellino che sorrideva con la bocca sdentata alla macchinetta.

Pareva che in quella famiglia avessero quasi paura di separarsi, in ogni foto si tenevano per mano e stringevano la presa, quasi per paura che scappasse qualcuno.

Era una sensazione strana che trasmettevano, ma gli piacevano molto i membri del clan Black, la madre di Chris, in particolare, era un’autentica bellezza, anche se il sorriso sulle sue labbra era appena accennato, non rideva gaia, ma stirava appena la bocca in una smorfia dolcissima eppure quasi triste.

Ridiede all’amico le due immagini e lui le ripose al loro posto.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: ciao e a tutti e benvenuti al terzo capitolo di questa fanfic!

Allora, innanzi tutto devo dire una piccola cosuccia sui personaggi: dato che si tratta di persone che non sono mai apparse prima si scopriranno come sono o cosa fanno via via, quindi state tranquilli, soprattutto su Chris che presto mostrerà chi è veramente, non preoccupatevi, è solo una mera coincidenza se l’ho chiamato Black, c’è un motivo, ma lo scoprirete più avanti, inoltre vi faccio notare che, se fosse figlio di Ransie, non si chiamerebbe Black, bensì DeLaci, come suo padre, no?

A quanto pare Ransie vi è rimasta impressa parecchio…

Per quanto riguarda i personaggi di Gardis e Leonard, invece, la prima assomiglia molto a sua madre, ma, come si nota dalla parlantina, ha preso parecchio anche da papà, Leonard invece è la copia sputata di suo padre con la differenza che è molto più riflessivo.

Passando invece a quello che accade in questo capitolo: siamo in pieno boom organizzativo perché si scopre che Hogwarts, ormai tranquilla, ha deciso di movimentare la storia dei nostri protagonisti con qualche bizzarro personaggio mai visto prima.

In realtà non c’è molto da dire perché è un capitolo di passaggio, ma io speso che vi piaccia ugualmente e che mi lascerete qualche commentino anche questa volta!

Ciao a tutti e grazie per continuare a leggere le mie storie, un bacione,

Nyssa

 

Arwen_90:, Leonard è proprio un vampiro, ha i denti appuntiti e le stesse loro manie, con qualche piccola differenza che si scoprirà in seguito. Sì, Leonard m’è uscito un po’ bello e dannato, sarà che io i personaggi così li adoro, esattamente come Draco.

Spero che la fic continui a piacerti e che sia lo stesso anche per questo nuovo aggiornamento, ciao e un bacio, Nyssa

 

Killkenny: ho letto tutta la scheda e credo che utilizzerò qualche dettaglio. Eh, Leonard e Gardis non fanno altro che litigare perché somigliano molto, caratterialmente, ai loro genitori.

Spero che ti piaccia anche questo cappy, ciao!

 

Queensol: io ce la vedo molto bene Gardis con le unghie pitturate di rosso perché è un colore che su di lei si trova poco (carnagione chiara, capelli biondi, occhi celeste e marrone…), direi che quasi un po’ stona, ma allo stesso tempo, mi piace metterle lo smalto rosso. Anche io dovrei essere sempre lì a pitturarmi le unghie, ma immagino che con la magia sia più veloce cambiare colore, anche se non credo che cederà il piacere di darsi lo smalto (rosso in particolare) così facilmente… la ragazza, dopotutto, ha un certo caratterino…

Eh, ma il bello di Gardis e Leo è proprio che sono fratelli e quindi non si possono innamorare, una storia di litigate e amore l’avevo fatta già con i genitori ed è proprio perché sono degni figli di Draco ed Herm che passano il loro tempo a insultarsi XP

Il rapporto tra Kitt e Gardis arriverà in seguito, diciamo che l’unica che pensa seriamente alla cosa è lei e lui… come dice lei, lui non vuole rogne e avere una ragazza per lui sarebbe una rogna, più avanti spiegherò perché anche perché detto così è un ragionamento campato per aria, anche se sarebbe proprio da lui…

Mi auguro che questo capitolo ti sia piaciuto e spero che anche la storia continui ad essere interessante, ne frattempo ti mando un bacione grande, Nyssa

 

Lord Martiya: riferendomi a mite come aggettivo di Hermione era per intendere quella che ho creato io nella precedente fic che a dispetto dell’originale era moooooolto più tranquilla, eppoi in confronto a lei, anche alla VERA Hermione creata dalla zia Row, Gardis risulterebbe un bel peperino.

Beh, spero che ti sia piaciuto anche questo terzo aggiornamento, aspetto di sapere, ciao e a presto! Nyssa

 

Semplicementeme: hai colto nel segno, brava! Sì, volevo proprio sottolineare la somiglianza di Hestia con sua mamma, come lei  è una ragazza un po’ svagata e lo si capiva anche dal fatto che, nel primo capitolo, dicevo che perde sempre il braccialetto che ha gemello di Gardis e Karen.

Sì, alla fine tutti i ragazzi sono finiti al Grifondoro, a parte qualcuno che scopriremo più avanti.

Come ho detto all’inizio, è una coincidenza che lui si chiami Black, dopotutto è un cognome piuttosto diffuso, quanta gente c’è in Italia che si chiama Rossi o Bianchi? E comunque, io non ho mai detto di chi è figlio, ma da questo capitolo si dovrebbe capire che non è Rosleen perché Rosleen aveva i capelli rossi, non come Ron che li ha color carota, ma proprio rosso fuoco! Invece nella foto la madre di Kitt è bruna.

Mi fa piacere sapere che non sentirai troppo la mancanza di Draco ed Herm e co. Mi sarebbe spiaciuto fare una fic dove i protagonisti non hanno sufficiente carattere da combattere alla pari coi genitori (in quanto a carisma, intendo).

Solo per caso dici? Beh… io direi che invece è una cosa non troppo per caso perché ce l’ha per davvero… sì, Karen è mezza presa da Leonard, anche se non si può dire che sia innamorata, però devo ammettere che anche io sarei come lei se avessi un compagno come lui…

Beh, aspetto allora i tuoi commenti su questo terzo capitolo. Ciao e a presto, un bacione grande, Nyssa

 

Hollina: eh, la parentela di Kitt io non l’ho detta, per questo non la si capisce. Ad ogni modo sono felice che i miei protagonisti rendano bene insieme, non c’è niente di peggio di una storia dove i protagonisti, quando sono assieme, stanno malissimo.

Spero che ti piaccia anche il nuovo aggiornamento, ciao e a presto! Nyssa

 

Maky91: sì, Gardis è una forza della natura, anche se in certe circostanze questo potrebbe rivelarsi un difetto, ma per il momento è la mia beniamina, ha preso tanto da Herm, ma anche suo padre mica scherza!

Leonard è un po’ la contraddizione di questa storia, per il momento, perché ha sangue di demone (essendo vampiro), eppure l’aspetto angelico (i suoi genitori hanno fatto proprio un capolavoro! Complimenti a loro!).

Sì, Gardis e Kitt sono più che amici, anche se non innamorati, troppo presto e, al momento, troppo inopportuni.

Spero che ti piaccia anche il nuovo aggiornamento e mi auguro che mi lascerai un commentino ^^

Ciao e a prestissimo, un bacio, Nyssa

 

Lisanna Baston: ci sono tanti motivi per cui Gardis è finita al Grifondoro e la maggior parte verranno alla luce dopo, tuttavia, per quelli che restano, credo siano sotto gli occhi di tutti.

A dispetto del fatto che quando ci si mette fa concorrenza ad uno scaricatore di porto perché con le parole non ci va mai per il sottile, ha un grande onore e alla fine è sempre alla ricerca della giustizia, proprio come la mamma.

Diciamo che la parte peggiore di lei fa capolino quando è insieme a suo fratello, lì sì che fanno scintille!

Eh, per quanto riguarda i nuovi personaggi, ne compariranno parecchio, anche se diluiti nella storia, quindi ti darò tutto il tempo per memorizzarli bene, nel frattempo spero che ti piaccia anche questo capitolo di passaggio, ciao e a presto, un bacio, Nyssa

   
 
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