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Castiel
appoggiò pigramente la schiena ad una delle portiere
dell’Impala.
Lui e Dean avevano
fatto sosta in una stazione di servizio a pochi
chilometri da La Crosse, dove si erano occupati di una coppia di
Leviatani sopravvissuti Dio-sa-come sino a quel momento.
Quello era stato il
primo caso serio che avevano avuto da settimane: da
quando avevano annientato Abbaddon e sistemato Crowley, i
demoni erano diventati molto meno attivi di quanto non fossero stati
negli ultimi duemila anni. Anche gli attacchi dei mostri si erano
notevolmente ridotti; gli angeli, invece, a causa della lontananza dal
Paradiso, si erano indeboliti sempre di più, sino a
consumarsi o
degenerare in semplici esseri umani.
Non c'era stato alcun
modo di evitare che ciò accadesse: l’incantesimo
di Metatron era risultato essere irreversibile.
A seguito di questa scoperta, Castiel aveva
deciso di espiare il proprio peccato
diventando un cacciatore: avrebbe protetto il genere umano fino a
che non fosse arrivata la sua ora. Dopotutto, era il compito che suo
Padre gli aveva assegnato; e forse, un giorno, sarebbe riuscito ad
incontrare Metatron e a fargliela pagare per tutto ciò che
aveva fatto.
I primi tempi da umano
e cacciatore erano stati tragici per Castiel, ma Sam e Dean erano stati
dei buoni insegnanti e lui aveva imparato in fretta.
Ancora adesso, ogni
tanto, Dean se la prendeva con lui perché non era
particolarmente portato per le armi da fuoco, perché le sue
abilità
sociali continuavano ad essere imbarazzanti e
perché maledizione
Cas, non puoi essere ubriaco dopo aver bevuto
solo una birra. Ma Castiel sapeva che Dean si
fidava di lui e che, se lavoravano insieme, non c’era uomo,
demone o
spirito in grado di sopraffarli.
L’ex-angelo
spostò lo sguardo dal cielo cristallino del
Wisconsin a terra: con la primavera, ogni centimetro di terreno
incolto in quella zona si era ricoperto di fiori dai colori vivaci;
l’aria era tiepida e la brezza sul viso
piacevole. Castiel
assorbì le sensazioni che il mondo in cui era immerso
gli causava, trovandole perfettamente naturali. Era così
perso
nel suo stato di contemplazione che sobbalzò leggermente
quando
avvertì Dean sistemarsi accanto a lui.
“Se fossi
stato un mostro, adesso saresti morto,” dichiarò
il biondo, a metà fra il serio e il divertito, passandogli una tazza
di caffè freddo.
“Non lo
eri,” constatò Castiel, sollevando appena le
spalle.
“Hm,”
grugnì Dean in risposta. Diede un morso alla fetta di
crostata
alle arance che aveva appena comprato e si lasciò
sfuggire un gemito
estasiato così intenso che fece sgranare gli occhi di
Castiel.
“Quando stanotte quel bestione è entrato in
modalità Shark Attack,” spiegò il
Winchester, la bocca
ancora piena, “ho creduto che non avrei più potuto
mangiare una di queste.”
L’ex-angelo
inclinò la testa di lato, scrutandolo come per
chiedergli: “stavi
davvero pensando a questo?”, ma, dopo
alcuni secondi, si girò dall’altra parte e si limitò a
prendere in silenzio un sorso della sua bevanda.
Dean notò
il suo comportamento e lo trovò strano. “Cosa
c’è?” gli chiese, rinunciando a dare un
altro morso al suo dolce.
Castiel non rispose.
Osservandolo meglio, Dean notò che le occhiaie sotto i suoi
occhi erano più
segnate del solito e che aveva assunto
un’espressione incerta. Le mani avevano iniziato a tremargli, e il caffè ondeggiava pericolosamente nella sua tazza di plastica.
Dean portò
una mano sulla sua spalla, attirando la sua attenzione. “Ehi,”
gli disse con fermezza, richiamandolo alla realtà.
Castiel si
voltò verso di lui. “Io non dovrei
essere qui,” mormorò l’ex-angelo con aria smarrita,
premendosi una mano sul viso.
Dean
rimase fermo a fissarlo, preoccupato. “Che diavolo stai
dicendo?! Certo che dovresti essere qui!”
Castiel gli
rivolse uno sguardo colpevole. Impiegò molti secondi per trovare le parole per rispondergli. “Dean, io... Continuavo a
ripensare a stanotte. Non meritavo di essere salvato. Mi sono
comportato in modo sconsiderato,” ammise infine, tornando in sé. Scosse la testa.
“Se non fosse stato
per te, quel Leviatano mi avrebbe divorato.”
A quelle parole Dean
sogghignò, rilassandosi. Accartocciò
l’involucro con i resti della crostata e lo
gettò via. “Ho perso il conto delle volte in
cui tu hai tirato fuori dai guai me negli ultimi mesi, Cas. Ogni tanto
tocca anche a me farlo. Siamo una squadra, è così
che
funziona. Resta comunque il fatto che, stanotte, sono stato
fantastico,” scherzò, scrollando le spalle.
Castiel
posò una mano sulla sua e la strinse.
“E’ così,” gli disse in tono
sincero,
lasciandolo interdetto.
Dean voleva ribattere
con una battuta, ma le parole gli morirono in gola quando Castiel si
portò davanti a lui e appoggiò la fronte contro
la sua, chiudendo gli occhi. Dean sentiva il suo respiro leggero sulla sua pelle. Non
riuscì a capire chi fosse stato il primo a catturare le
labbra dell'altro, e non gli importava. Sorrise piano, abbandonandosi a
quel
contatto.
Castiel lo
baciò avidamente, facendo scorrere le mani lungo la sua
schiena, scendendo sino a soffermarsi sui bordi del suo
jeans, per poi scendere appena un po' più giù.
Dean emise un gemito appena percettibile e, d'istinto, lo spinse contro
la macchina, premendo il petto contro il suo. Il corpo perfetto di Castiel fremeva ad ogni tocco
di Dean e il cacciatore rimpianse il fatto di essere
con lui in un parcheggio all'aperto e non nella stanza del motel che
avevano appena lasciato.
Dean lo amava. Non gliel'avrebbe mai detto e forse non si rendeva conto
neanche lui di quanto profondo fosse il suo sentimento, ma era
così. Ciò che provava
quando era con Castiel era sconvolgente e, a volte, gli faceva paura.
Eppure, non sarebbe mai riuscito a farne a meno. Mentre prendeva fra i denti il labbro inferiore del suo compagno, strappandogli un sospiro, Dean ripensò a ciò che gli aveva appena detto. Era vero: quella notte, Castiel aveva rischiato davvero grosso. Ora che era tutto finito, Dean si permetteva di riderci sopra, ma, se non fosse riuscito a fermare quel Leviatano in tempo, non se lo sarebbe mai perdonato.
Continuarono a
baciarsi a lungo, completamente estraniati dal resto del mondo. Alla
fine, il bisogno di aria cominciò a diventare bruciante per
entrambi, ma nessuno di loro voleva staccarsi dall'altro. Quando però il
cellulare di Dean iniziò a vibrare con insistenza, il
cacciatore fu costretto ad allontanarsi per primo.
Respirando affannato,
estrasse il
telefono di malavoglia. Controllò l’origine della
chiamata e poi se lo
rimise in tasca senza rispondere.
“E’
Charlie,” sbuffò, seppellendo la fronte
nell'incavo della spalla di Castiel. “E’ la terza
volta che mi chiama. Non approva la risposta che ho dato a
Sammy.”
Castiel
aggrottò la fronte, confuso.
Sam, alcune settimane
dopo la caduta di Abbaddon, aveva iniziato sempre
più spesso a chiedere a Dean e Castiel di andare a caccia da
soli: lui preferiva restare nel bunker a studiare e, quando necessario,
forniva loro supporto a distanza. In generale, Sam
divideva i suoi giorni fra la biblioteca e
l’archivio del bunker. In pochi mesi, aveva accumulato nella
sua
mente una mole di informazioni tale che, ben presto, era divenuto un
vero e proprio Uomo di Lettere. Non c’era cacciatore in
America
che non sapesse il suo nome o quanto fosse esperto ed affidabile. Dean era fiero di lui, ma, certe volte, aveva l’impressione
che
il suo fratellino esagerasse.
“Quando
l’ho chiamato per avvertirlo che qui avevamo
finito,” spiegò Dean a Castiel, facendo un passo indietro,
“mi ha informato che lui e
Charlie hanno deciso di infilare nel computer tutta la dannatissima
biblioteca,” borbottò, passandosi poi una mano
sulla bocca.
L'ex-angelo
impiegò alcuni secondi per comprendere la mole titanica
dell’impresa. “Hanno… bisogno di
aiuto?”
chiese infine, con una punta di rassegnazione.
“Sono
disperati. Al telefono, Sammy parlava con voce
soffocata. Credo che stiano annegando nei libri o qualcosa del genere,
per cui stavo pensando... che potremmo prenderci un po’ di
ferie?”
Castiel
sbatté le palpebre. “Dici sul serio?”
“Maledizione, sì.”
L’espressione
stupita dell’ex-angelo sfumò presto in
un sorriso fintamente rassegnato. “Quella donna ci
rintraccerà
e ci ucciderà,” osservò a braccia
incrociate,
divertendosi a osservare il modo in cui Dean lottava per rifiutare una
nuova chiamata in arrivo e spegnere in contemporanea il cellulare.
“Le loro idee
assurde uccideranno me,” bofonchiò il cacciatore,
imbronciato.
Castiel non
replicò. Era molto più responsabile di lui, ma
Dean ormai lo conosceva abbastanza da sapere che
neanche lui aveva intenzione di trascorrere settimane
rinchiuso nel bunker a scannerizzare libri. Si sarebbe costretto a
farlo, se non ci
fosse stato Dean. Lui si sentiva un po’ come il suo diavolo
tentatore ma in fondo, diamine, erano stati con l’acqua alla
gola
per mesi, e solo poche ore fa avevano salvato decine di persone da un
destino orribile. Si meritavano un po’ di pace. Cas si meritava
un po’ di pace.
“Andiamo.
Sono sicuro che se la caveranno da soli,” disse, prendendo le
chiavi dell’Impala.
“E dove
vorresti andare?” gli domandò Castiel, staccandosi
dalla portiera.
Dean si
rigirò fra le mani le chiavi fra le mani. “Non ne
ho idea,” rispose, rivolgendogli un sorriso complice.
L’ex-angelo
lo guardò negli occhi, ricambiando il sorriso.
“E’ un buon inizio,” disse, salendo
sull’auto
insieme a lui.
* * *
Note finali? Note finali.
Grazie
per essere giunti fin qui, grazie a voi che mi
avete messo fra i preferiti etc., ma soprattutto grazie a voi che mi
avete, in modi
più o meno brutali, incoraggiato a continuare. Mi sono
divertita
a scrivere questa fanfic, ma sono una persona che difficilmente
conclude i progetti che inizia e, se non avessi ricevuto continuamente
dei feedback, non sarei mai riuscita ad arrivare fin qui. Per questo
motivo... vi
ringrazio! *abbracc* ;_;!
Ho
due brutte notizie: la prima è che stavo pensando di
scrivere un
seguito di questa fanfic; la seconda è che ho già
iniziato a farlo, perché sì.
In
verità, non ho ancora deciso se continuare il progetto o no.
Ci
penserò su piu' in là. Per
ora, a causa degli impegni, penso che mi limiterò a revisionare questa
fanfic (vorrei modificare
alcuni punti e poi farne un pdf), e a terminare le altre storie che ho in
sospeso.
Quindi… per il momento è tutto!
Ragazzi
e ragazze, ci si vede in giro!
Vi
ho voluti tutti bene.
Non
ho meritato un decimo dei vostri complimenti.
Grazie,
davvero, di cuore.
Extra.
Alcune
delle musiche con cui mi stordivo mentre scrivevo questa fanfic:
R.E.F.
Warrior's Lullabye |
Remember
Execute Forget |
Requiem
of the night | vc-pf20130218
| Zack Hemsey in
generale | Fuse | Bittersweet |
Cities
in dust
|