Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: JunJun    22/04/2014    5 recensioni
[post-episodio 9x03] [Destiel]
Dean, suo malgrado, ha dovuto cacciare Castiel dal bunker. Poco tempo dopo, nel tentativo di salvarlo dai suoi fratelli, finisce intrappolato con lui in un mondo perverso e privo di qualsiasi logica.
Nel frattempo, uno strano angelo invita Sam ad un pigiama party…
Genere: Azione, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Ottava stagione, Nel futuro
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
gg
Castiel appoggiò pigramente la schiena ad una delle portiere dell’Impala.
Lui e Dean avevano fatto sosta in una stazione di servizio a pochi chilometri da La Crosse, dove si erano occupati di una coppia di Leviatani sopravvissuti Dio-sa-come sino a quel momento.
Quello era stato il primo caso serio che avevano avuto da settimane: da quando avevano annientato Abbaddon e sistemato Crowley, i demoni erano diventati molto meno attivi di quanto non fossero stati negli ultimi duemila anni. Anche gli attacchi dei mostri si erano notevolmente ridotti; gli angeli, invece, a causa della lontananza dal Paradiso, si erano indeboliti sempre di più, sino a consumarsi o degenerare in semplici esseri umani.
Non c'era stato alcun modo di evitare che ciò accadesse: l’incantesimo di Metatron era risultato essere irreversibile.
A seguito di questa scoperta, Castiel aveva deciso di espiare il proprio peccato diventando un cacciatore: avrebbe protetto il genere umano fino a che non fosse arrivata la sua ora. Dopotutto, era il compito che suo Padre gli aveva assegnato; e forse, un giorno, sarebbe riuscito ad incontrare Metatron e a fargliela pagare per tutto ciò che aveva fatto.
I primi tempi da umano e cacciatore erano stati tragici per Castiel, ma Sam e Dean erano stati dei buoni insegnanti e lui aveva imparato in fretta.
Ancora adesso, ogni tanto, Dean se la prendeva con lui perché non era particolarmente portato per le armi da fuoco, perché le sue abilità sociali continuavano ad essere imbarazzanti e perché maledizione Cas, non puoi essere ubriaco dopo aver bevuto solo una birra. Ma Castiel sapeva che Dean si fidava di lui e che, se lavoravano insieme, non c’era uomo, demone o spirito in grado di sopraffarli.
L’ex-angelo spostò lo sguardo dal cielo cristallino del Wisconsin a terra: con la primavera, ogni centimetro di terreno incolto in quella zona si era ricoperto di fiori dai colori vivaci; l’aria era tiepida e la brezza sul viso piacevole. Castiel assorbì le sensazioni che il mondo in cui era immerso gli causava, trovandole perfettamente naturali. Era così perso nel suo stato di contemplazione che sobbalzò leggermente quando avvertì Dean sistemarsi accanto a lui.
“Se fossi stato un mostro, adesso saresti morto,” dichiarò il biondo, a metà fra il serio e il divertito,
passandogli una tazza di caffè freddo.
“Non lo eri,” constatò Castiel, sollevando appena le spalle.
“Hm,” grugnì Dean in risposta. Diede un morso alla fetta di crostata alle arance che aveva appena comprato e si lasciò sfuggire un gemito estasiato così intenso che fece sgranare gli occhi di Castiel.
“Quando stanotte quel bestione è entrato in modalità Shark Attack,” spiegò il Winchester, la bocca ancora piena, “ho creduto che non avrei più potuto mangiare una di queste.”

L’ex-angelo inclinò la testa di lato, scrutandolo come per chiedergli: “stavi davvero pensando a questo?”, ma, dopo alcuni secondi, si girò dall’altra parte e si limitò a prendere in silenzio un sorso della sua bevanda.
Dean notò il suo comportamento e lo trovò strano. “Cosa c’è?” gli chiese, rinunciando a dare un altro morso al suo dolce.
Castiel non rispose. Osservandolo meglio, Dean notò che le occhiaie sotto i suoi occhi erano più segnate del solito e che aveva assunto un’espressione incerta. Le mani avevano iniziato a tremargli, e il caffè ondeggiava pericolosamente nella sua tazza di plastica.
Dean portò una mano sulla sua spalla, attirando la sua attenzione. “Ehi,” gli disse con fermezza, richiamandolo alla realtà.
Castiel si voltò verso di lui. “Io non dovrei essere qui,” mormorò l’ex-angelo con aria smarrita, premendosi una mano sul viso.
Dean rimase fermo a fissarlo, preoccupato.
“Che diavolo stai dicendo?! Certo che dovresti essere qui!”
Castiel gli rivolse uno sguardo colpevole. Impiegò molti secondi per trovare le parole per rispondergli. “Dean, io... Continuavo a ripensare a stanotte. Non meritavo di essere salvato. Mi sono comportato in modo sconsiderato,” ammise infine, tornando in sé. Scosse la testa. “Se non fosse stato per te, quel Leviatano mi avrebbe divorato.”
A quelle parole Dean sogghignò, rilassandosi. Accartocciò l’involucro con i resti della crostata e lo gettò via. “Ho perso il conto delle volte in cui tu hai tirato fuori dai guai me negli ultimi mesi, Cas. Ogni tanto tocca anche a me farlo. Siamo una squadra, è così che funziona. Resta comunque il fatto che, stanotte, sono stato fantastico,” scherzò, scrollando le spalle.
Castiel posò una mano sulla sua e la strinse. “E’ così,” gli disse in tono sincero, lasciandolo interdetto.
Dean voleva ribattere con una battuta, ma le parole gli morirono in gola quando Castiel si portò davanti a lui e appoggiò la fronte contro la sua, chiudendo gli occhi. Dean sentiva il suo respiro leggero sulla sua pelle. Non riuscì a capire chi fosse stato il primo a catturare le labbra dell'altro, e non gli importava. Sorrise piano, abbandonandosi a quel contatto.
Castiel lo baciò avidamente, facendo scorrere le mani lungo la sua schiena, scendendo sino a soffermarsi sui bordi del suo jeans, per poi scendere appena un po' più giù. Dean emise un gemito appena percettibile e, d'istinto, lo spinse contro la macchina, premendo il petto contro il suo. Il corpo perfetto di
Castiel fremeva ad ogni tocco di Dean e il cacciatore rimpianse il fatto di essere con lui in un parcheggio all'aperto e non nella stanza del motel che avevano appena lasciato.
Dean lo amava. Non gliel'avrebbe mai detto e forse non si rendeva conto neanche lui di quanto profondo fosse il suo sentimento, ma era così.
Ciò che provava quando era con Castiel era sconvolgente e, a volte, gli faceva paura. Eppure, non sarebbe mai riuscito a farne a meno. Mentre prendeva fra i denti il labbro inferiore del suo compagno, strappandogli un sospiro, Dean ripensò a ciò che gli aveva appena detto. Era vero: quella notte, Castiel aveva rischiato davvero grosso. Ora che era tutto finito, Dean si permetteva di riderci sopra, ma, se non fosse riuscito a fermare quel Leviatano in tempo, non se lo sarebbe mai perdonato.
Continuarono a baciarsi a lungo, completamente estraniati dal resto del mondo. Alla fine, il bisogno di aria cominciò a diventare bruciante per entrambi, ma nessuno di loro voleva staccarsi dall'altro. Quando però il cellulare di Dean iniziò a vibrare con insistenza, il cacciatore fu costretto ad allontanarsi per primo.
Respirando affannato, estrasse il telefono di malavoglia. Controllò l’origine della chiamata e poi se lo rimise in tasca senza rispondere.
“E’ Charlie,” sbuffò, seppellendo la fronte nell'incavo della spalla di Castiel. “E’ la terza volta che mi chiama. Non approva la risposta che ho dato a Sammy.”
Castiel aggrottò la fronte, confuso.
Sam, alcune settimane dopo la caduta di Abbaddon, aveva iniziato sempre più spesso a chiedere a Dean e Castiel di andare a caccia da soli: lui preferiva restare nel bunker a studiare e, quando necessario, forniva loro supporto a distanza. In generale, Sam divideva i suoi giorni fra la biblioteca e l’archivio del bunker. In pochi mesi, aveva accumulato nella sua mente una mole di informazioni tale che, ben presto, era divenuto un vero e proprio Uomo di Lettere. Non c’era cacciatore in America che non sapesse il suo nome o quanto fosse esperto ed affidabile. Dean era fiero di lui, ma, certe volte, aveva l’impressione che il suo fratellino esagerasse.
“Quando l’ho chiamato per avvertirlo che qui avevamo finito,” spiegò Dean a Castiel, facendo un passo indietro, “mi ha informato che lui e Charlie hanno deciso di infilare nel computer tutta la dannatissima biblioteca,” borbottò, passandosi poi una mano sulla bocca.
L'ex-angelo impiegò alcuni secondi per comprendere la mole titanica dell’impresa. “Hanno… bisogno di aiuto?” chiese infine, con una punta di rassegnazione.
“Sono disperati. Al telefono, Sammy parlava con voce soffocata. Credo che stiano annegando nei libri o qualcosa del genere, per cui stavo pensando... che potremmo prenderci un po’ di ferie?”
Castiel sbatté le palpebre. “Dici sul serio?”
“Maledizione,.”
L’espressione stupita dell’ex-angelo sfumò presto in un sorriso fintamente rassegnato. “Quella donna ci rintraccerà e ci ucciderà,” osservò a braccia incrociate, divertendosi a osservare il modo in cui Dean lottava per rifiutare una nuova chiamata in arrivo e spegnere in contemporanea il cellulare.
“Le loro idee assurde uccideranno me,” bofonchiò il cacciatore, imbronciato.
Castiel non replicò. Era molto più responsabile di lui, ma Dean ormai lo conosceva abbastanza da sapere che neanche lui aveva intenzione di trascorrere settimane rinchiuso nel bunker a scannerizzare libri. Si sarebbe costretto a farlo, se non ci fosse stato Dean. Lui si sentiva un po’ come il suo diavolo tentatore ma in fondo, diamine, erano stati con l’acqua alla gola per mesi, e solo poche ore fa avevano salvato decine di persone da un destino orribile. Si meritavano un po’ di pace. Cas si meritava un po’ di pace.
“Andiamo. Sono sicuro che se la caveranno da soli,” disse, prendendo le chiavi dell’Impala.
“E dove vorresti andare?” gli domandò Castiel, staccandosi dalla portiera.
Dean si rigirò fra le mani le chiavi fra le mani. “Non ne ho idea,” rispose, rivolgendogli un sorriso complice.
L’ex-angelo lo guardò negli occhi, ricambiando il sorriso. “E’ un buon inizio,” disse, salendo sull’auto insieme a lui.





* * *



Note finali? Note finali.

Grazie per essere giunti fin qui, grazie a voi che mi avete messo fra i preferiti etc., ma soprattutto grazie a voi che mi avete, in modi più o meno brutali, incoraggiato a continuare. Mi sono divertita a scrivere questa fanfic, ma sono una persona che difficilmente conclude i progetti che inizia e, se non avessi ricevuto continuamente dei feedback, non sarei mai riuscita ad arrivare fin qui. Per questo motivo... vi ringrazio! *abbracc* ;_;!
Ho due brutte notizie: la prima è che stavo pensando di scrivere un seguito di questa fanfic; la seconda è che ho già iniziato a farlo, perché sì.
In verità, non ho ancora deciso se continuare il progetto o no. Ci penserò su piu' in là. Per ora, a causa degli impegni, penso che mi limiterò a revisionare questa fanfic (vorrei modificare alcuni punti e poi farne un pdf), e a terminare le altre storie che ho in sospeso. Quindi… per il momento è tutto!

Ragazzi e ragazze, ci si vede in giro!

Vi ho voluti tutti bene.

Non ho meritato un decimo dei vostri complimenti.

Grazie, davvero, di cuore.



Extra.
Alcune delle musiche con cui mi stordivo mentre scrivevo questa fanfic:
R.E.F. Warrior's Lullabye |
Remember Execute Forget | Requiem of the night | vc-pf20130218 | Zack Hemsey in generale | Fuse | Bittersweet | Cities in dust
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: JunJun