Ti accetto per come sei

di MayaNp994
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Ti accetto per come sei.
Capitolo 2. Tutto grazie al caffè.
Arrivammo di fretta e furia all’ospedale di Forks. Il Dottor Cullen ci stava aspettando davanti alla camera quindici, quella riservata a Charlie.
-Salve, lei deve essere la signorina Swan..- poi si voltò verso mio figlio e lo guardò da capo a piede.
-Sono suo figlio.- disse Edward secco. Odiava gli sguardi famelici di pettegolezzi di questa cittadina.
-Lo so, l’ultima volta che ti ho visto avevi due anni.- sorrise Carlisle. Era un brav’uomo. –Ti sei fatto grande!-
In effetti il mio Edward era diventato proprio grande. Era alto per la sua età e magro. Capelli neri come quelli di Jacob ed un naso perfetto. Gli occhi, invece, erano uguali a quelli di Charlie.
-Come sta mio padre?- chiesi preoccupata.
-Sta bene, Isabella. Deve solo riposare.-
-Cos’ha avuto?-  chiese Edward sulle spine.
-Ha avuto un piccolo attacco di cuore ma nulla di cui preoccuparsi per ora. Non ha danneggiato l’organo. Deve stare a riposo e non sforzarsi per nessun motivo.-
-Gesù…- mi misi una mano sulla fronte, mentre Edward entrava in stanza.
Sorrisi al Dottor Cullen e lo ringraziai prima di varcare anche io la porta.
 
Entrammo in casa Swan. Quanti ricordi. Charlie non aveva cambiato nulla dall’ultima volta che ci siamo stati, a parte qualche foto in più.
Stava ancora insieme a Sue ed abitavano insieme ormai e con loro il piccolo di lei, Seth.
Finalmente aveva trovato uno scopo per la camera vacante del secondo piano.
-Bells, posso avere una birra?-
-No. Solo acqua.-
-Ma.. Bells!- si lamentò mentre si sedeva sul divano.
-Papà ti prego.- dissi guardandolo negli occhi. –Solo. Acqua.-
Sbuffò e cominciò a raccontare ad Edward la storia della sua squadra di Baseball preferita.
Cosa che di sicuro non mi sarebbe mai interessata. Mi defilai per portare in cima alle scale i nostri bagagli.
Varca la soglia della mia stanza. Era tutto in perfetto ordine. I libri di scuola erano ancora sopra alla scrivania e anche i dvd.
-Chissà se…- mi venne in mente Edward Cullen. Erano anni che non ci pensavo più. Appena arrivata a Phoenix mi costrinsi ad accantonare il pensiero. A chiuderlo in un angolino e ricoprirlo di cemento, in modo da non poterlo neanche riprendere.
Quel cemento, quel giorno, si era sgretolato.
Scesi le scale di corsa, dovevo scappare dai miei pensieri, e comunicai a tutti che andavo a fare la spesa.  Sue era partita per lavoro ed il frigo era vuoto.
Andai a piedi fino al supermercato di zona. Si era evoluto. Avevano messo le porte scorrevoli automatiche. Wow.
Entrai e cominciai a prendere le cose essenziali.
-Uova.. latte.. oh, il caffè!- era l’ultimo pacco e lo afferrai in contemporanea ad un'altra persona. –Scusi l’ho visto prima io.-
-Cos è? Una gara?  La smetta di fare la bambina e molli il mio caffè.- alzai lo sguardo un attimo dalle sue mani e quasi svenii. Era lui. Risi.
-Che ha da ridere?- era arrabbiato. –Questa è pazza.-
-Edward Cullen.- esclamai.
-Ci conosciamo?- Davvero non mi aveva riconosciuta? Ok. Ero un po’ cambiata. I capelli erano più corti, il fisico più formoso ma comunque ero sempre io.
-Sono Bella. Bella Swan.- sorrisi.
-Be-Bella?!- chiese mollando il caffè. Che finì inesorabilmente nel mio cestino. Gli feci una linguaccia. Rise.
-Edward. Grazie per avermi lasciato il caffè.-
-Alice mi ucciderà ma penso che mi perdonerà se le dico il motivo per cui non gliel’ho preso.-  esclamò. Anche Alice era rimasta a Forks? –Come mai da queste parti?-
-Beh, ci vivo per ora.-
-Ti sei ritrasferita?-
-Beh, Charlie ha avuto un malore ed ha bisogno di qualcuno che badi a lui.- ci incamminammo verso le casse. –Tu che fai?-
-Sono specializzando all’ospedale di Forks.- Wow, Edward dottore. –Sotto gli occhi vigili di mio padre..- sorrise.
Risi. –Edward Cullen, Medico. Suona bene. Anche se pensavo che avessi scelto di diventare un gigolò.-
-Ah.Ah.Ah. Mi fai morire, Bella.- si mise una mano sul petto. –Era un periodo.- alzò le spalle.
Era tutto come allora. Non era cambiato nulla. Lui era divertente come lo ricordavo. Bello e simpatico come l’amico che avevo lasciato qui ben dieci anni fa.
Ero contenta di non aver rovinato tutto.
Pagammo e uscimmo dal supermercato. –Quella era Jessica Stanley?- chiesi poi indicando la cassiera.
Annuì trattenendo le risate.
-Wow, eppure era discretamente intelligente. Come è finita a fare la cassiera?-
-I genitori l’hanno mandata al college ma è stata espulsa per qualche motivo e quindi le hanno detto di cercarsi un lavoro. –
-E come si sanno queste cose?-
Indicò la Stanley. –Le brutte abitudini non muoiono mai.-
 
Mi accompagnò a casa in auto. –E’ stato un piacere rivederti, Edward.- lo salutai con un bacio sulla guancia, che mi provocò dei brividi per tutto il corpo. Il Sex Appeal di questo ragazzo non diminuisce ma aumenta con l’età.
-Anche per me, Bella.- sorrise. –fatti viva a casa. Ci sono parecchie novità che devi vedere.- esclamò prima di andarsene.
Era da tempo che non mi sentivo così piena di vita. Magari ero pronta, finalmente, ad affrontare il mio passato. 




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