*Dedicato a Addy.
Grazie.
Grazie perchè le tue parole mi hanno fatto sorridere, e
commuovere, come non accadeva da tempo.
Che tutti i tuoi sogni possano esaudirsi. Così come anche il
mio, grazie a persone come te*
CAPITOLO 32
Perché
ti amo
Quando riaprì
gli occhi tutto era
immerso nel buio.
Si sentiva confuso,
spaventato e
dolorante. Ma non ricordava granché.
I suoi vestiti si erano
strappati
durante la trasformazione, lo ricordava, come ricordava gran parte di
ciò che era successo dopo.
Ricordava perfettamente di
non aver
potuto impugnare Saluss, per via di quella forma che odiava.
Ricordava di come Laherte lo avesse battuto sin dai primi momenti di
quella istantanea, e stupida, battaglia.
Ricordava le lacrime della
piccola
Saluss, che lo baciava sulla fronte e lo addormentava, dopo che era
caduto a terra sconfitto. Ricordava la sensazione di sollievo.
E ricordava il buio.
Non aveva saputo neanche
contrattaccare.
Le sue mani dure come
l'amianto
avevano appena sfiorato la lama di Exitio, ma la sua magia lo aveva
avvolto completamente, in un attimo.
Alvexia non era riuscita a
muoversi,
terrorizzata dalla sua illusione personale. Era caduta svenuta a
terra, dopo avere urlato con voce straziante.
Nessuno era accorso in loro
aiuto.
Erano solo loro tre.
-Mahel!- si
ricordò improvvisamente,
cercando di alzarsi. Cadde di nuovo sul letto, colto da fitte di
dolore lancinante alla schiena, alla testa, al petto.
Si toccò piano,
cercando di
ricordare.
-Quel fottuto
bastardo...avrebbe
potuto uccidermi, ma...-
E si ricordò.
Lo squarcio inciso sulla
schiena, come
un marchio demoniaco, che lo aveva sciolto dall'evocazione. I calci
alla testa e allo stomaco, e la risata maligna che gli era entrata a
forza nelle orecchie. Il bacio sulla fronte, come uno scherzo
cattivo, mentre la voce soave del fratello gli sussurrava lentamente
-Voglio che la profezia si avveri. E distruggerò la tua
sposa-
Imprecò ad alta
voce, perché si
sentì inutile e stupido.
-Proprio come quando
eravamo bambini.
Proprio come allora, non riesco neanche a toccarlo. Quando questa
maledizione avrà fine...?-
Digrignò i
denti, ripensando a forse
l'unico episodio felice della sua infanzia, rendendo ancora
più
insostenibile quella situazione appena creatasi.
Lui e Laherte, ancora
bambini, che
giocavano sulle sponde del Lago del Cielo. Sorridenti e felici.
Fratelli. Come non lo sarebbero stati mai più.
Era una stanza ampia.
Soleggiata e
calda.
Mahel, se fosse stata
sveglia,
l'avrebbe sicuramente riconosciuta. La stanza della Sibilla, la Mahel
della sua mamma.
Irihe le era accanto al
volto,
strusciando il musetto sulla fronte ogni tanto per essere sicuro che
ancora respirasse. Gli occhi pieni di dolore, guardando la Lilith
che, a sua volta, rendeva uno sguardo colpevole -Mi dispiace...-
Irihe scosse il musetto,
forse capendo
lo stato d'animo della Lilith. Si alzò in volo e le
andò vicino,
come a consolarla, guardando verso Mahel preoccupato -Andrà
tutto
bene, piccolo...andrà tutto bene...-
Guardò verso la
finestra, il terzo
giorno era passato.
Si chiese se mai Mahel si
sarebbe
risvegliata.
Quando riaprì di
nuovo gli occhi,
Velleda e Pixel gli erano accanto.
Velleda gli sorrise, come a
volerlo
tranquillizzare, e prima che il guerriero potesse dire
alcunché lo
rassicurò -Mahel non si è ancora svegliata. Ma la
Lilith, Alvexia,
ha già tolto tutto il veleno dal suo corpo-
-Sta bene?- chiese
Lagharta, ancora
intontito dal lungo sonno -Cosa mi è successo? Cosa mi avete
dato?
Che diamine...- imprecò di nuovo per il dolore, diventando
subito
silenzioso.
-La divina Mahel non sta
bene. Non si
sveglia, è corrotta da un veleno che non sappiamo curare.
Neanche la
Lilith riesce ad annullarne del tutto gli effetti- rispose Pixel,
avvicinandoglisi -Tu eri messo male, ma la Lilith e Velleda ti hanno
curato. Quella ragazza non si intende solo di veleni- aggiunse,
guardando il guerriero fisso negli occhi -Mi dispiace. Avrei dovuto
proteggere la divina Mahel...-
-Se siete ancora qua, lei
non sta
morendo- rispose Lagharta, rendendo a Pixel uno sguardo confuso
-Funziona così, vero?-
-Non proprio- gli rispose
Velleda,
posandole una mano sul petto -Il patto che abbiamo stretto con Mahel
non è una promessa di morte. E neanche una miracolosa
panacea per la
sua vita. È vero che se Mahel muore, anche noi moriremo con
lei. Ma
in questo caso succederà solo quando esalerà
l'ultimo respiro.
Scompariremo nell'esatto momento in cui la sua vita si
spengerà-
Lagharta sbuffò
una risata scocciata,
quasi sollevato -Mahel non si lascerà morire così
facilmente. È
troppo testarda e orgogliosa, per lasciare morire qualcuno per lei-
-Sicuramente non
è un tipo facilmente
gestibile- rise Velleda, lasciando che gli occhi stupiti di Pixel e
Lagharta la guardassero -Ma sono sicura anche io che si
riprenderà-
-Io credevo che voi Semidee
elementali, così come le Sacerdotesse del Tempio, foste
molto
serie...come mai insieme a Mahel diventate ragazze normali?-
Velleda lo
guardò sorridendo, forse
per tranquillizzarlo per la situazione -Perché in
fondo...noi siamo
ragazze normali?-
Lagharta scosse la testa a
quell'affermazione, che portò anche Pixel a sorridere sotto
i baffi
per la strana risposta. Guardandosi attorno riconobbe finalmente la
stanza come quella della sua casa, e sospirò -La Sibilla sa
di
Mahel?-
Pixel annuì e
gli si avvicinò,
porgendogli una boccetta contenente uno strano liquido nero -Bevi-
-Che roba sarebbe?- chiese
il
guerriero poco convinto, afferrando la boccetta -Non mi
ucciderà,
vero?-
-Potrebbe-
scherzò Pixel, facendo di
nuovo ridere Velleda di una risata piena e dolcissima -Ma non lo
saprai mai se non lo bevi-
-Mi stai prendendo in
giro?- chiese
scocciato il guerriero, annusando il composto e rimanendone
disgustato -Odora di putrido. Che roba è?-
Velleda gli dette un colpo
sul petto,
facendolo rabbrividire dal dolore -Ehi!- le urlò.
-Lo so che ha un odore, e
probabilmente un sapore, disgustosi, ma è una panacea. Ti
guarirà
immediatamente le ferite, anche se rimarrà comunque la
cicatrice.
Erano davvero belle profonde...- le rispose lei, guardandolo seria
-Dopo proveremo a darne un po' anche a Mahel, nella speranza che si
risvegli. Ha la febbre alta...-
Lagharta
schioccò la lingua,
avvicinando la boccetta alla bocca -Posso ripulire il mio organismo
dai veleni senza bisogno di questa roba ma non posso guarire le mie
ferite. La mia forma demoniaca è inutile-
-Senza la tua forma
demoniaca saresti
morto- rispose Pixel -E adesso chiudi la bocca e bevi-
Lagharta rimase stupito di
quel tono
che assomigliava a quello di un padre, ma sorride -Se avessi avuto un
padre ed una madre come voi, sarei scappato di casa-
Velleda sorride -Probabile-
Dopo quell'ultima
affermazione,
avvicinò di nuovo la boccetta alle labbra e bevve tutto di
un sorso
il nauseabondo e colloso liquido miracoloso.
Le accarezzava i capelli,
sorridendo
come una nonna -Tornata a casa in queste condizioni e perché
hai
cercato di proteggerlo...che strana bambina...-
Alvexia guardò
la Sibilla cullare
Mahel da lontano, tenendo in braccio Irihe che, ormai, le si era
quasi affezionato -Mi dispiace immensamente. Per il casino, e per il
disturbo...-
La Sibilla la
guardò e sorrise, senza
alcun rancore -Io so. Non devi preoccuparti, so che quello che hai
fatto non era dettato dalla cattiveria ma dalla disperazione. Anche
Lagharta ti perdonerà. Anche se temo che tenterà
di picchiarti-
Alvexia rise sconsolata
-È il minimo,
penso- sbuffò -Mahel riuscirà mai a perdonarmi?-
La Sibilla rise -Stiamo
parlando della
stessa persona? Lei perdonerà sicuramente-
Un altro tenero sorriso,
mentre la sua
mano chiamava Alvexia a sé -Puoi avvicinarti. Io non devo
punirti,
lo stai già facendo personalmente. E penso sia abbastanza
inutile, a
questo punto. Credimi...si sveglierà. Solo che non ho idea
di
quando...-
Irihe si
avvicinò alla Sibilla,
guardando verso la porta un attimo prima di posarsi sul cuscino
-Dev'essere Lagharta-
Un battito alla porta ed
eccolo,
davanti a loro, in tutto il suo disastro.
-Oh Lagharta, ti
vedo...bene- disse la
Sibilla, per nulla preoccupata -Pixel è un alchimista, lo
sapevi?
Sapevo che la sua medicina ti avrebbe curato-
-Era orribile- rispose lui,
mentre
camminava verso di loro, guardando la Lilith dapprima con uno sguardo
furioso, poi più rassegnato e, infine, sollevato -Dovrei
odiarti.
Non sai di quante notti lei abbia passato a parlare di te nel sonno.
E quando sei tornata, guarda che macello-
La Lilith
abbassò lo sguardo, le
lacrime agli occhi che tentava di nascondere -Mi dispiace...-
-Mi dispiace un corno-
rispose lui,
avvicinandolesi e alzandole la faccia -Guardami quando ti parlo e non
piangere-
-Non piango, disse lei
già
completamente bagnata di lacrime -Non ho il diritto di piangere-
-Giusto, non hai il diritto
di
piangere- rispose lui furioso, prima di schiaffeggiarla con forza,
facendola cadere a terra -Ecco, per questo puoi piangere-
La Lilith sentì
il peso della sua
evocazione farsi avanti, la rabbia quasi avvolgerla, ma
riuscì a
trattenerla dentro di se, intrappolata dalle sue lacrime -Sei un
bastardo-
-E tu una traditrice-
rispose di nuovo
furioso, accovacciandosi in terra, alzandole la testa
e...sorridendole -Ma siamo felici tu sia tornata. Se manchi tu, con
chi discuto?-
-Eh?- chiese lei, fermando
per un
attimo le lacrime, mentre la Sibilla rideva guardandoli.
-Tu sei arrogante,
presuntuosa,
disturbante e stupida. Ma Mahel ti adora e, si lo ammetto, non sei
poi così male. Posso sopportarti, finché non
sarà lei a chiederti
di andartene. E visto che, temo, lei non te lo chiederà mai,
allora
dovrò farmene una ragione-
Alvexia, di nuovo,
scoppiò in
lacrime, abbracciando il guerriero con forza -Mi dispiace Lagharta,
mi dispiace tanto! Io amo Mahel, la adoro, non volevo fare tutto
questo...mi dispiace...mi dispiace...-
Lagharta
ridacchiò a quella visione
più unica che rara della Lilith e rese l'abbraccio,
carezzandole la
testa come ad una sorellina minore -Sei una fastidiosa sorellina,
come Saluss. Solo che lei è piccola, e tu sei grande e
grossa e
potresti uccidere cento uomini senza bisogno di aiuto-
-Lo so, sono una persona
orribile, mi
dispiace...- urlò piangendo di nuovo, singhiozzando a quella
strana
dimostrazione di affetto -Mi dispiace Lagharta...mi dispiace...-
Lagharta rise di nuovo,
allontanandosela e dandole due buffetti sulle guance -Va tutto bene.
Mahel ti perdonerà e tutto tornerà come prima,
anche se siamo un
po'...aumentati di numero. Spero solo che anche lei te le faccia
pesare-
Alvexia sorrise e
guardò la Sibilla,
che ridacchiava mentre sorreggeva Mahel a sedere, lo sguardo stanco e
distrutto. Di nuovo scoppiò in lacrime, si alzò
da terra e andò
verso di lei, abbracciandola talmente forte da farla gemere di
dolore.
-Mahel!- urlò
contenta, mentre le
lacrime non si fermavano più -Sei viva, sei viva!!!-
Lagharta guardò
verso la ragazza,
sospirando di sollievo. Le sue labbra composero un “sono
felice che
tu stia bene” mentre la ragazza, di rimando, rispose alla
stessa
maniera “grazie”.
Erano rimasti da soli,
infine.
Lagharta le aveva
raccontato cosa era
successo con Laherte dopo che lei era svenuta e di come tutti quanti
fossero stati sconfitti.
-Beh...immaginavo che non
potessimo
vincere così facilmente...- rispose Mahel sistemandosi
meglio a
sedere, tra le braccia Irihe che dormiva finalmente sereno -Tu stai
bene? Le tue ferite...-
-Ho una cicatrice sulla
schiena, una
sul petto, vari ematomi sul corpo e questo- si indicò la
guancia,
completamente escoriata -Penso che mi abbia graffiato con gli stivali
coperti di polvere di roccia. Ma non fa niente, domani mattina la
seconda panacea manderà via le ferite minori-
-Ma le cicatrici
rimangono...- rispose
lei abbassando lo sguardo, preparandosi alla domanda più
difficile
-Cosa era...quella?-
Lagharta si aspettava la
domanda, e se
fino al momento prima non sapeva come rispondere, la risposta si
formò nella sua bocca più facilmente di quanto si
potesse aspettare
-Sono io. Da quanto mi ricordo, è così da sempre-
-Sei come Alvexia?
È una evocazione,
o sei proprio tu?-
-Sono io, fa parte di me.
Non sono i
miei occhi, o niente del mio corpo. Non ho accessori, come vedi, da
quanto mi ricordo si attiva quando la mia rabbia raggiunge limiti che
non posso più sopportare-
-Una specie di...istinto di
sopravvivenza?- chiese lei stupita, senza capire -O più un
maleficio?-
-Entrambi. O nessuno. Anche
Laherte
possiede la stessa abilità, ma la sua forma è
più...-
-Angelica?-
domandò lei
anticipandolo, forse capendo il perchè Lagharta odiasse
così tanto
ciò che era.
-Esatto. Come fai a
saperlo?-
-Beh...- rispose lei,
sistemando la
testa bene sul cuscino -Tu odi troppo quella forma e tuo fratello, e
dici che tutti ti hanno sempre odiato per questo. Se tu assomigli ad
un demone...forse tuo fratello assomiglia ad un angelo?-
-A lui spuntano solo due
enormi ali
bianche, e irradia una strana luce calda. È fastidiosa e il
mio
cuore subisce un peso che non so sopportare...- disse infastidito,
abbassando lo sguardo -Ti disgusto adesso? Ti faccio paura...?-
Mahel prese una delle sue
mani e la
strinse più che potette, mentre la febbre tentava di
addormentarla
di nuovo -Tu non potresti mai disgustarmi. Posso essere arrabbiata
con te, avere voglia di picchiarti e darti di stupido, ma non posso
odiarti o avere paura. Sei il Lagharta della mia mamma-
-Questa è una
cosa che dovrai poi
spiegarmi- rispose lui confuso -Lo hai detto spesso-
-Non preoccuparti, lo
farò appena il
mio cervello riuscirà a connettersi con la mia bocca meglio
di
questo momento- rise un poco, mentre sentiva la bocca farsi secca per
via della febbre -Quella panacea che mi sono risparmiata era davvero
così orribile?-
Lagharta rise a sua volta,
annuendo
-La cosa più disgustosa che abbia mai bevuto. Neanche le
Ninfe del
Lago del Cielo mi hanno mai dato una cosa così schifosa-
-Anche tu dovrai spiegarmi
questa
cosa- disse lei ridacchiando, mentre Lagharta sgranava gli occhi
ripensando ad orribili momenti della sua adolescenza -Prima o poi
dovremo andarci comunque, vedrai con i tuoi occhi-
-Va bene- rise di nuovo
lei, sentendo
la risata di Lagharta unirsi alla sua.
Il silenzio che si
formò dopo era
imbarazzante. Avrebbe dovuto dirglielo. E sapeva che sarebbe successo
qualcosa di orribile dopo.
Lui le aveva detto tutto,
ormai non
poteva tirarsi indietro dalla sua promessa.
-Beh...pare che sia io,
adesso, a
doverti dire la verità- disse lei guardandolo, mentre il
guerriero
assunse un'aria stranamente seria -Spero che mi perdonerai-
Lagharta scosse la testa,
infastidito
da quel tono solenne -Io...penso che ti perdonerò. Qualsiasi
cosa tu
mi dica. Anche la più terribile...- e penso che c'era solo
una cosa
per cui avrebbe potuto arrabbiarsi, e che l'avrebbe perdonata anche a
costo di dover lottare contro sé stesso. Sperò
che non fosse quello
il caso -Anche se vorrei sapere, prima di tutto, una cosa soltanto-
-Certo, tutto quello che
vuoi...-
rispose Mahel, guardandolo fisso negli occhi.
-Perché mi hai
salvato?- chiese lui,
guardandola confuso -Seppure stessimo discutendo, ed io fossi vicino
ad attaccarti con la mia forma demoniaca-
Mahel rimase in silenzio
per un
istante che sembrò eterno.
Sapeva che la risposta a
quella
domanda e che la verità che doveva dirgli, erano la stessa
cosa. Non
voleva mentire, ma aveva paura. Paura della sua reazione, e paura di
lei stessa dopo che l'avrebbe detto.
Sarebbe cambiato tutto. Lui
sarebbe
cambiato, ed il loro viaggio.
Ma chiuse gli occhi in
cerca di
coraggio, e respirò profondamente -Non sapevo che stessi per
trasformarti. Pensavo che stessi per usare un potere strano, o
qualcosa di simile. Penso di essermi messa in messo più per
egoismo,
che per altro. Non volevo che ti facessero del male, preferivo essere
io-
-Perché?- chiese
di nuovo lui,
prendendole le mani -Tu sapevi che era Alvexia, in un certo qual
modo, vero?-
Mahel annuì,
abbassando lo sguardo
-Ho visto una luce rossa...speravo fosse lei, i suoi occhi. Speravo
sarebbe tornata in...altro modo-
-Ma lei usa il veleno. Sai
che sono
immune ai suoi veleni, a quasi tutti i veleni. Perché
allora...?-
-Volevo che mi dovessi
qualcosa-
rispose Mahel sinceramente, senza nascondersi dietro a scuse inutili
e banali -Volevo avere una scusante per non farti essere arrabbiato
con me. Volevo essere perdonata-
-Perdonata?- le chiese lui,
e capì.
Le sua mani lasciarono andare quelle di Mahel, la sua espressione si
fece seria e piano piano sentì la rabbia impossessarsi di
ogni fibra
del suo corpo -Mahel...ricordi che mi avevi promesso una cosa?-
Aveva capito. Mahel sapeva
che lo
avrebbe capito prima ancora che lei avesse potuto dirglielo. Non
poteva più mentire, adesso.
Sapeva che Lagharta sperava
in altro,
anche in quel momento, sperava in una scusa che avrebbe messo le cose
a posto, coperto quel piccolo momento.
Ma non era possibile.
Lo sguardo di Mahel si fece
sincero e
fiero, e guardò dritto verso i bellissimi occhi blu di
Lagharta,
scintillanti di rimorso e di ira.
Sorrise per un attimo, e
continuò a
farlo mentre il suo cuore si spezzava in mille pezzi, conscia che
quella sarebbe stata la prima e l'ultima volta che avrebbe detto
quelle parole.
-Io ti ho promesso una cosa
stupida.
Te l'ho detto anche davanti al Tempio di Roccia. Pensavo che fosse
fattibile al tempo, ma non lo era. Non lo è mai stata.
Perché è
destino, Lagharta. Almeno per me. Ti ho salvato perché avevo
paura
che dopo non ci sarebbe stata una seconda occasione di rivederti.
Vedere che sorridi, o che ti arrabbi, o anche che urli. E poi ho
sentito la tua voce cantare, e sono stata sicura. Sono sempre stata
sicura, in realtà, ma la tua risonanza era così
bella, così
dolce...che ha solo consolidato ciò che io già
pensavo. Mi dispiace
Lagharta...non sono dispiaciuta-
Lagharta perse
improvvisamente tutta
la sua ira. In lui tutto si trasformò in dolore, in rimorso
ed in
tristezza. La sua mano accarezzò la guancia della ragazza,
il suo
sguardo la implorava di non dire nulla. Di mentire -Mahel...ti
prego, non dirlo...-
La
ragazza afferrò la mano di Lagharta. Sapeva che sarebbe
stata
l'ultima volta che sarebbero stati così vicini. L'ultima
volta che
lui glielo avrebbe permesso. Si godette quell'istante per quanto
possibile, per poi iniziare silenziosamente a piangere -Mi dispiace,
Lagharta...non posso dire una bugia, anche se tutto cambierà-
Il
guerriero ritirò la sua mano, stringendola con l'altra
finché non
iniziarono entrambe a tremare per lo sforzo -Lo so. A te non piace
dire bugie...e non sai dirle...- ridacchiò senza
convinzione,
sapendo che avrebbe perso la prima persona che avesse mai considerato
amica in tutta la sua vita.
Mahel
si coprì gli occhi con le mani, mentre il pianto si faceva
doloroso
e infinito. Le sue labbra dissero le ultime parole con grande
sofferenza, ed il silenzio che ne seguì fu il colpo finale
che
confermò che tutto quanto quello era successo, era vero.
-Non
potevo lasciarti morire. Non potevo pensare al non vederti
più. Io
voglio vederti, per quanto possibile, per quanto rimane della mia
vita, tutto il tempo che posso. Voglio stare con te, starti vicino,
nel modo in cui vorrai. Perché io...io ti amo...-
***
Si, finalmente lo ha detto. ci abbiamo messo ben 32 capitoli, ma alla
fine Mahel ha detto le parole "ti amo" per la prima volta. E, fra
l'altro, alla persona sbagliata per eccellenza. Infatti più
che farlo arrabbiare lo ha ferito, perchè per Lagharta Mahel
è una piccola sorellina minore, un'amica. Non prova amore
verso di lei, quando un affetto sincero. Non so dove
arriverà questa storia, né quanto tempo
impiegherà Lagharta a "perdonarla", ma spero che Mahel renda
questa attesa un pò più...leggera?
Insomma, sono preoccupata io in primis per questa cosa,
perché anni fa Mahel non si sarebbe MAI dovuta innamorare di
Lagharta. Ma è successo.
Continua a dire, fare e pensare cose che io non mi aspetto. Ma vabbeh,
ormai loro hanno preso il controllo, vediamo fin dove arriveranno.
Grazie a tutti quelli che continuano a seguirmi, e scusate se non
rispondo ai vostri commenti. Li leggo e li adoro tutti, ma
semplicemente a volte non so come rispondere.
Troppa felicità, troppe parole che non so come dire. E fra
dire una stupidaggine e stare in silenzio, preferisco il silenzio. Ma
vi adoro, tutti, dal primo all'ultimo.
Vi mando un bacio ed un abbraccio.
Con immenso affetto,
Selenite
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