So
di essere enormemente in ritardo anche
stavolta, non sono riuscita a finire il capitolo prima. :(
E' un po' Sylvain-centrico, quindi fan di Sylvain questo capitolo
è tutto per
voi. Perdonate l'assenza di Allie e degli altri personaggi, nel
prossimo
capitolo ci saranno di più. Sylvain meritava un capitolo suo
per spiegare il
motivo del suo "tradimento". Per chi non avesse idea di cosa sto
parlando, vi riassumo in due righe l'ultimo capitolo.
Riassunto: Dopo
che Ashley ha
beccato Katie e Gabe da soli nel bosco, è riuscita a far
confessare Katie e ha
scoperto che Gabe si metteva in comunicazione con lei tramite la spia
per
convincerla a unirsi a loro. Spaventata, Katie ha chiesto aiuto a
Ashley che le
ha promesso di tenerla al sicuro. Purtroppo (o forse no) Gabe attacca
Katie e
la ferisce, giunta sul luogo del "delitto" (scherzo non è
morta XD) Ashley
trova Sylvain e Gabe a parlare da soli. E scopre che la spia di
Nathaniel è...
Sylvain.
Buona lettura!
Night
School
Chapter
Eight
«Sylvain, cosa..? Che diavolo sta succedendo?!»
Ashley
rimase ferma, inebetita, a spostare lo sguardo sbalordito
dall’uno all’altro. Gabe aveva
un’espressione divertita e non si stava sforzando
più di tanto a nascondere il sorrisetto sardonico che gli
increspava le labbra. Sulla sua testa rasata stavano rispuntando dei
ciuffi di corti capelli biondi. Sylvain, dal canto suo, sembrava aver
appena ricevuto una pallonata in faccia. Immobile sotto la luce della
luna, sembrava respirare appena; i suoi occhi fissavano Ashley pieni di
terrore.
«Be’,
sorpresa!» esclamò Gabe sghignazzando, riempiendo
il silenzio. «Sì, Sylvain è la spia
nella Night School; no, non è stato lui ad aggredire Katie,
ma io. Quella stronzetta mi stava dando un po’ troppi
problemi, non era mia intenzione farle del male, ma ho
dovuto…», disse con tono per niente dispiaciuto.
Gabe andò avanti a blaterare cose senza senso, ma nessuno lo
stava ascoltando. Semplicemente, Ashley e Sylvain continuavano a
guardarsi increduli, senza proferir parola, senza sapere cosa dire.
Poi, a un tratto, la bolla di sapone che sembrava circondare Ashley
esplose e in un attimo realizzò la scena di fronte ai suoi
occhi, come se si fosse appena risvegliata da una trance.
«Oh, mio Dio!» Si afferrò la testa con
le mani e strinse forte le ciocche di capelli tra le dita.
«Sei tu la spia di Nathaniel!»
«E
urrà per Ashley!», commentò Gabe
applaudendo ironico, ma entrambi continuarono a ignorarlo.
«Ashley,
ascolta…» Sylvain si riprese quel tanto da
consentirgli di aprire la bocca, ma Ashley lo interruppe con un gesto
della mano.
«No, stai
zitto. Non voglio sentire neanche una parola da te»,
esclamò lei ancora sotto shock. Un altro sentimento si stava
facendo strada dentro di lei. Rabbia. «Non ci posso davvero
credere!», quasi urlò.
Come poteva Sylvain,
che sembrava essere sempre il più affidabile e leale tra
tutti loro, tradirli così miseramente? Come poteva essere
lui la spia di Nathaniel? Stare dalla parte di coloro che avevano fatto
del male a Ruth, a Katie, ai genitori di Ashley. Come poteva supportare
quelli che volevano impadronirsi dell’intera scuola,
tagliando fuori Isabelle? E come poteva lei, Ashley, essere stata
così stupida da non accorgersi che Sylvain, il suo partner,
il suo migliore amico, il suo compagno di battaglie, stava tramando
alle sue spalle?
Ma prima che avesse il
tempo di rovesciare tutta la sua ira sul ragazzo, sentì
delle voci in lontananza che chiamavano il suo nome.
«Ho mandato
Allie a chiamare aiuto», sussurrò più
rivolta a se stessa che agli altri due. «Devo
andare».
In quel momento, Gabe
sputò per terra e richiamò la sua attenzione.
«Sei disgustoso. Per questa volta ti lascio andare, solo per
questa volta. Non dovresti neanche essere qui», lo
rimbeccò sibilando. Lui non se lo fece ripetere due volte,
lanciò un’ultima occhiata di scherno a Sylvain e
mormorò: «Be’, vi lascio ai vostri
drammatici problemi». Poi sparì nel folto della
foresta senza più guardarsi indietro.
Ashley e Sylvain
rimasero soli, e il silenzio insopportabile che calò tra di
loro sembrò protrarsi in eterno. Le voci degli altri
continuavano a chiamarla.
«Andiamo»,
bisbigliò lei dopo un attimo, senza avere il coraggio di
guardarlo negli occhi. Ma ancora prima che potesse incamminarsi,
Sylvain fece un passo avanti: «Aspetta… ti
prego». Ashley non si mosse e il ragazzo lasciò
ricadere il braccio che aveva alzato per fermarla. «Per
favore, non dire niente a nessuno. Per ora». Ashley non aveva
mai sentito Sylvain supplicare qualcuno, e il suo accento francese
rendeva il suo tono ancora più disperato. Gli
lanciò solo un’occhiata veloce, prima di
incamminarsi verso il luogo in cui avevano trovato Katie. Ma anche
quell’unico sguardo bastò a Sylvain per capire che
Ashley non l’avrebbe tradito.
Tornando sui loro
passi, le voci che prima avevano ignorato si fecero sempre
più alte. Capirono che doveva essersi radunata una piccola
folla; quando Ashley e Sylvain tornarono nella radura, si trovarono
davanti molta più gente di prima.
Povera
Katie.
Jerry e Zelazny
stavano portando via il suo corpo incosciente. Sotto la luce della
luna, la sua pelle color latte sembrava ancora più pallida
di prima. Raj si era già calato nel suo ruolo e impartiva
ordini a destra e a manca. I suoi uomini, divisi in gruppi, stavano
controllando un po’ tutte le direzioni. Isabelle, con la
schiena diritta che non nascondeva di certo la sua ansia e
preoccupazione, teneva una mano sulla spalla di Allie per rassicurarla.
La sua amica sembrava visibilmente scossa. Quando la preside li vide
avvicinarsi, rivolse una breve occhiata interrogativa a Sylvain senza
però dire niente. Poi si voltò verso di lei e la
scrutò attentamente in cerca di ferite. «Ashley.
Sylvain. State bene, vero? Raccontatemi tutto. Avete visto chi
è stato?», la voce di Isabelle era resa tagliente
dalla rabbia. I suoi occhi dorati avrebbero potuto mandare scintille.
Come darle torto? Qualcuno si era di
nuovo introdotto nella sua scuola indisturbato. Di nuovo,
uno dei suoi studenti era stato ferito. Doveva essere furiosa.
Ashley avrebbe tanto
voluto non essere lei a dovergli dire chi era il colpevole, ma non
poteva certo aspettarsi che Sylvain, dopo essere stato scoperto in quel
modo, si offrisse volontario. Così si fece coraggio e
mormorò: «E’ stato Gabe». Un
lampo minaccioso passò nello sguardo della preside, ma lei
si sforzò di andare avanti: «Dopo che Allie
è andata a chiamare aiuto, ho sentito dei passi qui vicino e
sono andata a controllare». Lanciò
un’occhiata fugace a Sylvain e poi continuò:
«L’ho visto allontanarsi in fretta poco prima di
incontrare Sylvain nel bosco. Quando abbiamo provato a rincorrerlo, era
già troppo lontano. Doveva avere qualcuno ad aspettarlo con
una macchina», mentì lei.
«Maledizione»,
imprecò Isabelle. Si massaggiò le tempie con
entrambe le mani come per schiarirsi le idee, e poi riprese con un tono
di voce più calmo. «Ok, la squadra di Raj sta
già controllando il terreno. Se si è lasciato
dietro qualcosa, lo troveranno». Rivolse
un’occhiata preoccupata a Allie e poi aggiunse:
«Voi tre potete tornare nella scuola. Domani mattina terremo
una riunione di aggiornamento con la Night School». Isabelle
piantò i suoi occhi in quelli di Ashley e la
fissò come se sapesse cosa stava pensando. Poi,
esclamò determinata: «Pagheranno per quello che
hanno fatto a Katie. Li prenderemo ad ogni costo».
Nella mente di Ashley
si formulò solo per un momento l’idea di dirle
ciò che aveva scoperto. Ma poi immaginò la
reazione della preside: avrebbe espulso Sylvain e avrebbe ucciso lei
per non averle detto della conversazione avuta con Katie.
Ashley
deglutì a fatica e cercò di continuare a
respirare regolarmente, mentre annuiva solo una volta. Non
osò nemmeno un attimo ad alzare lo sguardo sul suo partner
ed ebbe la sensazione che neanche Sylvain volesse incontrare i suoi
occhi per non tradirsi in qualche modo.
Se Katie era ferita
era anche colpa sua, e lei lo sapeva bene.
Quando Isabelle li
lasciò andare, si diressero verso la scuola in silenzio,
tutti e tre immersi ognuno nei propri pensieri. Ashley si
fermò sul pianerottolo e lasciò che Allie la
precedesse su per scale che portavano al dormitorio. Quando la ragazza
si girò a guardarla con un’espressione che
diceva chiaramente “tu non vieni?”, lei
le rivolse un cenno sbrigativo e rispose che aveva un’ultima
cosa a fare, sperando che l’altra non notasse la sua voce
tesa. Per fortuna, Allie non ci fece troppo caso e continuò
a salire stancamente le scale. Evidentemente, era così sotto
shock da non avere le forze forza per indagare oltre. Prima
che Sylvain potesse fare anche un solo passo verso la sua stanza,
Ashley lo bloccò appoggiandogli una mano sul petto e
bisbigliò minacciosa: «Tu ed io dobbiamo
parlare». Lui sospirò ma non disse nulla, si
limitò a seguirla nella sala da ballo vuota. La ragazza
accese la luce e si richiuse la porta alle spalle con un tonfo.
Allargò le braccia sconsolata e poi gli rivolse uno sguardo
disperato.
«Ti rendi
conto di quello che è successo?», chiese cercando
di mantenere la voce bassa. «Gabe ha appena aggredito Katie.
Questi tizi fanno del male alle persone e tu mi dici che stai dalla
loro parte?», esclamò con enfasi, guardandolo come
se fosse impazzito. «Prima Chris, poi tu… ma che
diavolo ci trovate tutti in Nathaniel?», borbottò
rivolta a se stessa. Le sembrò che la sua unica missione
nella vita, fosse quella di convincere la gente che quel tizio era
pericoloso. Eppure nessuno le dava ascolto. Ashley era davvero stufa di
tutta quella storia.
Sylvain
continuò a scrutarla in silenzio con i suoi occhi
azzurrissimi, l’espressione corrucciata come se stesse
ragionando sul da farsi. Lei proseguì indisturbata:
«Come puoi stare dalla sua parte? Come puoi tradire tutti
quanti? Isabelle, Allie, Nicole… Come puoi tradire
me?» La sua voce s’incrinò in una nota
di dolore sull’ultima parola. Sylvain era quello di cui si
fidava di più, l’unico a cui avrebbe ciecamente
affidato la sua stessa vita. E ora scopriva, invece, che a lui non
importava niente, perché l’aveva tradita per tutto
quel tempo.
Che situazione di merda,
pensò.
Sylvain
sospirò. «Ashley, ascolta. Io non l’ho
fatto perché voglio ferire te, o Isabelle, o Allie, o
chiunque altro. Lo sai che non farei mai del male a nessuno di
voi». Abbassò lo sguardo sulle punte delle sue
scarpe e poi aggiunse quasi sottovoce: «L’ho fatto
per me. Per motivi che ritengo validi». Ashley lo
fissò stupefatta.
Che razza di motivo
era abbastanza valido da poter giustificare la sua scelta di allearsi
con degli assassini? Tuttavia, qualcosa in quello che lui le aveva
detto la incuriosì. Sylvain sembrava tormentato. Si era
persa qualcosa? Non le era mai parso così turbato da quando
lo conosceva. Neanche quando loro due si erano lasciati era stato
così sconvolto. La curiosità prese il
sopravvento, così incrociò le braccia e si
ritrovò a dire: «Raccontami tutto allora.
Dall’inizio». Non poteva credere alle sue parole.
Avrebbe dovuto sbraitargli contro e urlargli che era uno scemo. In
realtà voleva farlo davvero, ma per quanto si sentisse
tradita, aveva seriamente bisogno di capire qual era il motivo che
l’aveva spinto ad agire così. Dopotutto, erano
amici, no? Come lo erano stati lei e Gabe. Lui non era riuscito a
salvarlo, ma forse poteva ancora farcela con Sylvain prima che
diventasse irrecuperabile. Il ragazzo sembrò sollevato. Le
indicò le poltrone poste in fondo alla stanza con una mano e
disse: «E’ una storia lunga. Mettiamoci
comodi». Con evidente riluttanza, Ashley
acconsentì in silenzio e si lasciò cadere nella
morbida sedia, perdendosi nelle parole di Sylvain, rese intriganti dal
suo accento francese.
Sylvain mantenne la
promessa: le raccontò tutto
quanto. Partì dall’inizio, che
risaliva a qualche mese prima.
Dopo che loro due si
erano lasciati, Sylvain era così giù di corda che
aveva iniziato a frequentare Gabe sempre più spesso. I due
erano diventati amici e fu allora che il maggiore dei due
cominciò a parlargli di Nathaniel, di come potesse risolvere
tutti i suoi problemi, di quanto ci si potesse fidare di lui. Ammise di
essersi fatto condizionare da Gabe, e quello fu davvero
l’inizio di tutto. Poche settimane prima della tragica morte
di Ruth, Sylvain si unì a Nathaniel. Si affidò
ciecamente a lui e non si lasciò nemmeno turbare dagli
eventi del ballo estivo. Pur sapendo cosa era accaduto a Ruth, aveva
ingenuamente continuato a stare dalla parte dei suoi assassini. In quel
momento, Ashley sentì un brivido risalirle la schiena.
Ricordava che Sylvain e Ruth non erano mai stati legati più
di tanto, ma c’era una bella differenza dal fregarsene
completamente che fosse morta.
Altro che salvarlo, questo
è fuori di testa, pensò. Ha subìto il lavaggio
di cervello di Nathaniel!
Comunque, per tutto
quel tempo Sylvain aveva taciuto la verità a tutti quanti e
aveva continuato a custodire il suo segreto. Si era perfino fatto
pestare da Gabe per rendere plausibile il fatto che l’avesse
lasciato scappare dal campus come se niente fosse.
Raccoglieva
informazioni, indagava per Nathaniel, consegnava le lettere di Gabe a
Katie, anche se giurò di non sapere niente di quello che
Gabe aveva intenzione di farle. Ashley ebbe qualche
difficoltà a credergli dato che anche lui, in quel momento,
si trovava lì. Magari era stato lui stesso a ferirla. Chi
poteva dirlo? Tuttavia, quando Ashley gli chiese il motivo di tutto
ciò e ascoltò la sua risposta, riuscì
in qualche modo a comprenderlo.
Sylvain era figlio
unico di miliardari. Discendeva da una famiglia molto antica e
importante, era sempre vissuto nel lusso, era cresciuto a base di balli
eleganti e formali. Fin da piccolo aveva conosciuto tanta di quella
gente straricca, nobile e viziata da perderne il conto. Tutti si
aspettavano la stessa cosa da lui: che diventasse un famoso miliardario
francese e che seguisse le orme dei genitori. Il problema era
che… Sylvain non voleva essere come loro. Non voleva passare
il resto della sua vita a nuotare nell’oro come tutte le
persone superficiali che aveva imparato a conoscere, a pensare solo a
se stesso e ai suoi diamanti luccicanti. Lui voleva…essere
diverso. Pensare alle piccole cose, lavorare per vivere, non farsi
corrompere dai soldi. Ashley notò quanto era forte la sua
integrità morale.
«Per questo,
ti sei unito a Nathaniel? Per fuggire dalla tua famiglia?»,
chiese assorta dal discorso.
Sylvain
annuì, abbassando lo sguardo sulle sue mani intrecciate in
grembo.
«Qualcosa
come il mio periodo ribelle», scherzò lui. Quando
Ashley incontrò di nuovo i suoi occhi si rese conto, per
quanto fosse possibile, di comprenderlo. Non condivideva certo la sua
scelta, ma per un certo verso la capiva. Dopotutto, anche lei certe
volte si sentiva così assillata da Isabelle e dal
regolamento della Cimmeria, da spingerla a infrangere tutte le regole.
Non poteva essere la stessa cosa per lui? Sentirsi così
soffocati da qualcosa, tanto da cercare la salvezza in Nathaniel per
tornare a respirare?
«Ok, lo
capisco», accettò infine. «Capisco
perché l’hai fatto. Ti sei unito a Nathaniel per
allontanarti dai tuoi genitori e dalla società che dici di
odiare. Ma quelle persone sono cattive, Sylvain. Fanno del male agli
altri, uccidono persino. Come puoi approvare quello che fanno? Come
puoi anche solo pensare di essere d’accordo con quello che
hanno fatto a Ruth e Katie?» Era così concentrata
nel sostenere il suo punto di vista, che le sue guance tornarono ad
accalorarsi.
«Non ho mai
detto che accetto quello che fanno. O meglio, i metodi con cui
ottengono le cose», rispose Sylvain tranquillamente.
«Io non sono come Gabe che cerca sempre
un’occasione per fare del male alla gente. Ti
giurò che non sono così. Ho cercato di impedire a
Gabe di uccidere Katie, è per questo che ero lì.
E se avessi potuto salvare anche Ruth, credi che non l’avrei
fatto?»
Ashley
evitò il suo sguardo e borbottò piano:
«Non so più a cosa credere ormai».
Ma Sylvain non
mollò. «Ashley, ti prego, ti prego, ho
bisogno che tu capisca il motivo per cui l’ho fatto. Non per
andare in giro a uccidere le persone come uno psicopatico, ma per
salvarmi da tutto questo. L’ho fatto solo per me».
Quando lei non rispose, lui continuò: «So di
averti ferita per non avertelo detto, so che in questo istante
probabilmente mi odi per averti abbandonata... ma ho davvero bisogno di
te in questo momento, ho bisogno che tu ti fidi di me». La
fissò con una tale intensità che i suoi occhi
sembravano brillare.
E in quel momento
Ashley capì che Sylvain non la stava solo supplicando di
comprendere la sua scelta, ma anche di accettarla. Di perdonarlo, in
nome della loro amicizia. Comprese quanto il suo giudizio fosse
importante per lui, quanto la sua approvazione significasse.
Sospirò e
poi annunciò: «Ok, mettiamo il caso che io ti
creda…» Lui le rivolse un’occhiata
sorpresa come se non pensasse fosse possibile. Lei lo ignorò
e proseguì: «Cosa succederà
d’ora in poi? Mi chiederai di mentire? Di far finta di
niente?», domandò stancamente.
«Io
l’ho fatto per te», esclamò lui.
«Non ho detto niente a nessuno di te e Christopher».
Ashley lo
guardò allibita. «Tu, Sylvain Cassel, mi stai
forse ricattando?», lo prese in giro.
Sylvain sorrise
debolmente. «No, ti sto semplicemente chiedendo di
aiutarmi», rispose lui tranquillo.
«E se
facessi diversamente e andassi dritta da Isabelle?», lo
provocò lei.
Lui la
guardò a lungo prima di rispondere. «Non lo
farai.»
«Come fai a
esserne così sicuro?», chiese Ashley a
mo’ di sfida.
«Perché
sappiamo entrambi come andrebbe a finire. Isabelle non
crederà mai all’ipotesi che tu non sapessi niente,
sei la mia partner dopotutto».
Touché.
Aveva dannatamente ragione. Lei era la sua partner, avrebbe dovuto
accorgersene prima. Era anche colpa sua se ora era incastrata in questa
situazione.
«Ascolta,
facciamo un patto», propose Sylvain dopo un momento di
silenzio. «Io non dico niente di te e tu fai lo stesso con
me. Lo teniamo solo per noi e non lo diciamo a nessuno. Sarà
il nostro segreto».
Ashley non ebbe
bisogno di indugiare oltre per prendere in considerazione
quell’idea, sapeva già cosa avrebbe fatto. Sapeva
anche che così facendo avrebbe fatto incazzare un
po’ di gente, ma cosa importava? Lei faceva sempre incazzare
un sacco di gente. In fondo Sylvain aveva ragione; lui aveva accettato
di aiutarla quando l’aveva pregato di non dire a nessuno
della sua storia con Christopher, perché lei non poteva fare
lo stesso? Se Sylvain stava dicendo la verità, ed Ashley era
abbastanza sicura che fosse così, che male c’era a
tenere nascosta quell’informazione? A perdonarlo e contare
sul fatto che l’avrebbe aiutata nell’impedire a
Gabe di ferire qualcun altro? Non seppe dire cosa le fece cambiare
idea, ma non fu di certo una sorpresa quando lei gli strinse la mano e,
guardandolo con aria complice, sussurrò: «Affare
fatto».
*
Ashley era arrivata da
pochi minuti al giardino recitato, quando la pesante porta di legno si
aprì di nuovo e lasciò entrare Christopher. La
ragazza gli andò incontro a braccia conserte.
«Ashley»,
la salutò Chris, scoccandole un bacio sulla guancia e
stringendola a sé.
La ragazza,
però, non sembrò ricambiare il suo abbraccio e
dall’occhiata strana che le rivolse, era chiaro che anche lui
l’aveva notato.
«Chris, sei
venuto», esordì allontanandosi di un passo.
«Be’,
me l’hai chiesto tu. Perché non sarei dovuto
venire?», domandò retorico. Si guardò
intorno facendo vagare lo sguardo sulle file ordinate di piante e
ortaggi. «Come mai qui? E perché tutta questa
fretta di incontrarmi? Per caso è successo
qualcosa?» Il suo tono si fece più gentile quando
tornò a guardarla.
«Sì,
avrai sentito che Gabe ha attaccato una ragazza ieri notte»,
esclamò lei con disapprovazione, non riuscendo
però a nascondere il tono di accusa nella sua voce.
«Le ronde si sono intensificate ancora di più. Le
guardie di Raj sono ovunque, ma non ci troveranno qui».
«E’
comunque rischioso. Ora più che mai, con le guardie di Raj
Patel in giro, avrei potuto essere scoperto e…»
Ma Ashley lo
interrupe. «Avevo bisogno urgente di parlarti»,
disse fissandolo dritto negli occhi, senza muoversi di un passo.
Chris le rivolse
un’occhiata comprensiva. «Sei sconvolta, lo
capisco. So cosa ha fatto Gabe e mi dispiace per quella
ragazza». Fece un gesto involontario della mano come per dire
che di Katie non gli importava un fico secco. «Non
l’avevamo previsto. Nessuno di noi sapeva cosa aveva in mente
Gabe». La sua espressione però tradiva le sue
parole, lasciando intendere che in realtà lo sapevano
eccome. Semplicemente, non erano intervenuti per impedire che
accadesse. Di fronte alla smorfia scettica di Ashley, Christopher
aggiunse: «Comunque, posso dirti che Nathaniel si
è incazzato parecchio e l’ha punito a
dovere».
«Oh, mi fa
piacere che Nathaniel sappia infliggere punizioni»,
replicò lei sarcastica. «Sono sicura che sia
davvero molto dispiaciuto per l’accaduto!»
«Ok, sei
arrabbiata, l’ho capito. Ma davvero io non sapevo cosa aveva
intenzione di fare». Allargò le braccia come per
dire che non poteva farci nulla. «Gabe, a volte, è
un po’… impulsivo».
«Ciò
non giustifica quello che è successo. Katie non ha fatto
niente di male, si è solo rifiutata di unirsi a voi. E per
questo ha subìto quel trattamento?» Ashley si
stava arrabbiando di nuovo. Com’era possibile che Chris non
vedesse quello che vedeva lei? Che non si accorgesse di quanto Gabe era
malvagio? C’era una bella differenza tra Sylvain, che cercava
di fermarlo quando poteva, e Christopher, che se anche capiva quanto
era sbagliato non si scomodava di certo per impedirglielo.
«Ti rendi conto che è una cosa folle, vero? Quei
tizi sono pericolosi, se non ottengono quello che vogliono fanno del
male alle persone. Dovresti stare lontano da loro»,
sentenziò infine.
Christopher
sbuffò e alzò gli occhi al cielo. «So
come la pensi, ma non è colpa mia o di Nathaniel se Gabe
è fuori di testa. Non mi avrai fatto venire qua solo per
questo?», domandò seccato.
Ashley
spalancò gli occhi e lo fissò incredula.
«Come scusa?» Il tono di Chris non le piaceva per
niente. Sebbene non facessero altro che litigare, loro stavano insieme.
Si amavano, era una coppia. Quella domanda gli era uscita
perché era infastidito dalle sue accuse, oppure
c’era qualcosa di più profondo? Stava forse
dicendo che, nonostante la loro relazione, non potevano incontrarsi
senza un motivo valido? Che razza di rapporto sarebbe stato il loro, in
quel caso?
Decise di lasciar
perdere e si costrinse a proseguire. «No, hai ragione. Non
è per questo che ti ho chiamato. Ma per Sylvain. So che
è la spia», esclamò, fissandolo e
serrando la mascella per trattenere la voglia di urlargli contro.
Sebbene avesse accettato le ragioni di Sylvain, la sola idea che stava
dalla parte dei loro nemici le faceva venire da vomitare.
«Sai benissimo quanto tengo a lui, perché non mi
hai detto niente?» Ora sembrava solo ferita, e non voleva
dimostrare quanto sapere la verità le avesse fatto male.
Christopher sembrava
colpito dal fatto che l’avesse scoperto. Ma quando
aprì bocca per parlare, la sua voce era solo piatta.
«Per lo stesso motivo per cui tu non mi hai detto che Lucinda
ha accettato di aiutarvi».
Ashley lo
guardò sorpresa.
Come diamine faceva a
saperlo? Quel bastardo
traditore.
«Ve
l’ha detto Sylvain?», chiese facendo una smorfia.
«Chris, lui è il mio partner. Avrei voluto
saperlo, avresti dovuto dirmelo!»
«E Lucinda
è mia nonna!» Il suo tono di voce si
alzò con una nota d’ira e sovrastò
quello della ragazza. Sospirò sonoramente e poi disse
comprensivo: «Ashley, noi apparteniamo a fazioni diverse. Lo
sai anche tu, non possiamo dirci ogni cosa. Non sarebbe corretto. E poi
eravamo d’accordo di separare la nostra relazione da tutto il
resto».
«Ma non sta
funzionando, Chris. Non facciamo altro che litigare», si
lamentò lei. «Non possiamo dividere le due cose se
le persone a cui teniamo sono coinvolte».
«Cosa vuoi
che faccia, Ashley?», chiese l’altro esasperato. In
quel momento, sembrava così giovane e disarmato.
«Lo sai cosa
voglio. Che tu torni dalla nostra parte». Sul viso di Ashley
passò una sfumatura addolorata. Per quanto cercasse di
convincerlo, sapeva che non era una cosa facile. Eppure doveva provare
a salvarlo finché era ancora in tempo. «Allie
è qui, la tua famiglia è qui. Ti prego di lasciar
perdere Nathaniel».
Christopher le rivolse
un’espressione stanca, come se fosse stufo di parlarne per
l’ennesima volta. «Perché devo sempre
essere io a rinunciare a quello che voglio? Perché per una
volta non puoi essere tu a venirmi incontro? Se prendessi almeno in
considerazione l’idea di…»
Ashley non lo
lasciò neanche finire. Gli lanciò una minacciosa
occhiata d’avvertimento e disse: «Non osare neanche
a propormi di unirmi a voi. Nathaniel ha ucciso i miei
genitori», sibilò.
«Non
intendevo..»
«Sì,
invece, intendevi proprio quello», replicò lei,
non accennando ad abbassare lo sguardo. «Non so proprio cosa
ci trovi in lui. E non capisco perché vuoi così
tanto allontanarti dalla tua famiglia».
«Io non ho
più una famiglia!», gridò lui
infuriato. «O una casa in cui tornare. I miei genitori hanno
rinunciato subito a cercarmi. Mia nonna non sa neanche che esisto. Mia
sorella mi odia».
Ashley
provò a dire che Allie non lo odiava affatto, ma lui non la
lasciò parlare.
«Ash, non lo
capisci? Nathaniel è la mia famiglia, ora. E’ la
mia casa. Nessuno mi rivuole indietro. Non ho nessuno per cui
tornare».
«Hai
me», sussurrò lei con un filo di voce. Chris la
guardò senza dire una parola, ma quando Ashley
incontrò i suoi occhi, la sua espressione indescrivibile
divenne subito chiara.
«Ma non sono
abbastanza», concluse lei per lui. Dopo un lungo e
imbarazzante silenzio, in cui Ashley si sforzò di non
mostrare quanto era rimasta ferita, mormorò:
«Be’, allora credo che non abbiamo altro da
dirci».
Con una fatica enorme,
riuscì a muovere le gambe e uscì dalla serra
sbattendosi la porta alle spalle. Chris provò a fermarla
chiamando il suo nome più volte, ma lei lo
ignorò. Si allontanò a passo spedito con gli
occhi umidi, contenta che non ci fosse in giro nessuno per vedere la
lacrima solitaria che scendeva lungo la sua guancia.
Quando
rientrò in camera, si tolse le scarpe e le lanciò
in giro senza nemmeno slacciarle. Era tentata di buttarsi sul letto
ancora vestita, quando si accorse che qualcosa non quadrava. Nella sua
stanza già in disordine per conto suo, c’era un
dettaglio fuori posto. Nell’unico spazio in cui la scrivania
prima era sgombera, ora giaceva un’immacolata busta bianca.
Sospettosa, fece un passo avanti e si avvicinò abbastanza da
leggere il suo nome scritto in lettere eleganti. Aprì la
busta con mani tremanti e tirò fuori il cartoncino di carta
da invito. Recitava un’unica frase.
“Devi
lasciarlo andare.”
Ashley non ebbe
neanche bisogno di chiedersi di chi parlava o chi
gliel’avesse mandata. Conosceva bene quella calligrafia
ordinata, che poco si addiceva a un assassino con le mani sporche di
sangue. Per niente al mondo l’avrebbe dimenticata o confusa
con un’altra. Le poche parole che aveva ricevuto, sotto la
luce della lampada, erano un chiaro avvertimento ai suoi occhi. Una
malcelata minaccia. La lettera di Nathaniel serviva per ricordarle che,
sebbene fosse rimasto nell’ombra per tanto tempo, lui era
ancora là fuori da qualche parte. Quello della notte
precedente era solo un assaggio di ciò che li aspettava.
Presto si sarebbe mosso e questa volta stava venendo anche per lei.
Ashley lo
odiò più che mai. Accartocciò il
foglio con una mano sola e serrò il pugno. Negli occhi aveva
un determinato sguardo omicida. Gliel’avrebbe fatta pagare.
To be continued...
Oh Sylvain, cosa
combini! Spero che le motivazioni che ho messo siano plausibili XD.
Se vi è
piaciuto il capitolo, lasciate pure una recensione. Grazie a tutti per
aver letto.
Se non ne siete ancora
a conoscenza, ho creato un blog su Night School a questo link http://nightschoolitalia.blogfree.net/ . Passate
a trovarci!
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A
presto, spero,
Elis.
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