'Giorno
a tutti!
Sono ritornata, come vedete presto, prestssimo!
Questo perchè il secondo capitolo era già in fase
di lavorazione e l'ho dovuto solo ritoccare un pò, quindi
non ci ho messo molto.
Inoltre, ho deciso di postarlo con molto anticipo, perchè
poi fra un paio di giorni partitò e fino al 20 Agosto
sarò via.
Vorrei ringraziare davvero tantissimo tutti quelli che hanno commentato
e hanno messo me o la mia storia tra i loro preferiti.Mi ha fatto un
enorme piacere!
Spero che sarete così numerosi anche questa volta^^
Grazie ancora!
****
Riapro gli occhi e questa volta riesco a vedere tutto chiaramente.
Sono
in piedi, in un parco.
Il
cielo azzurro e limpido fa da sfondo a uno scenario, che trasmette
tranquillità e quiete:gli alberi in fiore,l’erba
verde e soffice e la piccola fontana di pietra.
Quel
posto lo conosco ed anche bene.
Ci
sono altre persone oltre a me.
Una
coppia di ventenni passeggia mano nella mano su uno stretto sentiero
fatto di ghiaia.
Voltando
lo sguardo a sinistra mi trovo ad osservare una mamma che guarda
amorevolmente il figlio di pochi mesi nella carrozzina.
Cammino
per qualche metro, per poi scorgere su una panchina quattro ragazzini,
poco più che bambini.
Quello
seduto all’estremità ha una maglietta gialla, i
capelli biondi e corti e porta dei buffi occhiali.
Picchietta
ritmicamente le mani sul bordo della panchina.
Un
altro invece, imbraccia un basso da pochi soldi, cercando di fare
qualche accordo decente.E’ il più grande e i suoi
occhi verdi risplendono come smeraldi.
Uno
di loro è in piedi e gesticola ampiamente.
E'
alto e slanciato, vestito di una canotta verde e dei jeans strappati.
I
tratti del suo viso sono immensamente dolci e i suoi occhi sono messi
in risalto da un velo di matita nera.
Solo
quando mi avvicino capisco che sta cantando.
La
sua voce è accompagnata dalla chitarra, suonata da un
ragazzino con i rasta e la maglietta larga, che impegnato, ci mette
tutto se stesso per far bella figura.
Un
sorriso stupito e felice, si dipinge sul mio volto.
I
Devilish.
Non
mi pongo domande, resto lì ad osservare me stesso e gli
altri tre membri dei Tokio hotel, come se fosse del tutto normale.
“Tom
hai sbagliato ancora!”sbotta irritato il piccolo Bill.
“E'
c olpa tua invece!”replica l’altro con aria
scocciata.
La
litigata prosegue per un po’,ma alla fine tutto si conclude
con una sonora risata.
“Ok
d’accordo,questo sarà il nostro primo
singolo:”Ho ragione io o il mio demenziale
fratellino?” ironizza divertito il moretto con le ciocche
rosse.
Non
smettendo di pizzicare le corde Tom scuote la testa,sorridendo.
Con
un lungo sospiro, il provetto cantante si siede stanco sulla panchina,
tra Georg e Gustav.
Guardando
il cielo chiede pensieroso“Secondo voi ce la faremo davvero a
diventare famosi?”
“L’unico
modo per aver almeno una possibilità sarebbe eliminare Georg
dal gruppo” risponde ridendo il ragazzino vestito da rapper,
stuzzicando come al solito l’amico che lo fulmina e ribatte
seccato“Certo certo“.
“Sto
parlando seriamente!”esclama arrabbiato il mio piccolo io.
“Secondo
me ci riusciremo!.”Prosegue poi,con aria sognante e un
sorriso pieno di speranze.“Suoneremo in tutto il
mondo,davanti a milioni di persone e …”
“Ehi,terra
chiama Bill.”lo interrompe Tom agitandogli una mano davanti
al viso, rompendo così l’immagine idilliaca, che
si stava creando nella sua mente.”Non darlo così
per scontato”
“Ma
tu zitto mai eh?!” borbotta deluso ed imbronciato il suo
gemello, incrociando le braccia al petto.
“Però”
riprende sorridente il chitarrista “non è detto
che non ce la faremo. Potremmo anche riuscirci se stiamo uniti e ci
impegniamo”.
Stupito
positivamente dalle parole del fratello, Bill ricambia il suo sorriso
ed esclama contento “Certo!!!Noi non ci divideremo, faremo
successo e potremo suonare ovunque!”.
"Ecco
che riparte..." commenta sarcastico il chitarrista roteando gli occhi
castani, dopo aver fatto un lungo sospiro.
Bill
sta per replicare, ma le risate di Georg e Gustav sono già
arrivate, contagiose e spensierate.
Così,
non può far a meno che aggiungersi a quel dolce suono che
sà di sincerità, amicizia e gioia.
Una
strana sensazione scorre nel mio corpo.
Un
senso di vuoto.
Sono
passati anni da quando ho pronunciato quelle parole e da quando abbiamo
riso in quel modo, senza preoccupazioni.
Ora
le cose sono cambiate.
Tutto
è diventato più complicato e forse ci siamo
dimenticati troppo spesso di ciò che vogliamo davvero,
cioè suonare insieme.
Di
colpo i piccoli musicisti diventano figure sempre più
lontane e sfocate.
Le
loro voci bianche vengono inghiottite dal silenzio e il parco
lascia spazio all’oscurità più assoluta.
Poi,
una luce abbagliante , mi costringe a chiudere gli occhi.
-Bill!Bill!-
mi chiama insistente qualcuno, che mi è famigliare, ma che
lì per lì non riconosco.
E’
la stessa voce di prima.
Cerco
di parlare, ma l’unica cosa che esce dalla mia bocca,
è qualche sillaba farfugliata.
Sento
un dolore acuto alla testa, come se una mano invisibile stesse cercando
di schaicciarla e con gli occhi socchiusi, non vedo
praticamente nulla.
-Avanti
riprenditi-continua a ripetere affannata la voce.
Con
i secondi, che scorrono lenti,la mia lucidità inizia a
tornare.
Appena
è sufficiente per capire cosa sta accedendo intorno a me, mi
accorgo di essere seduto per terra con la schiena appoggiata alla
parete del bus e più pensieri, l’uno collegato
all’altro, attraversano come lampi la mia mente.
Sono
sul tour bus.Il mezzo è distrutto.Non so se gli altri siano
vivi o no.
Ed
eccomi ritornato alla realtà.
Portandomi
una mano alla testa, mi domando ancora parecchio confuso -Cosa
è successo?-.
Cerco
di alzarmi, ma una mano che preme sulla mia spalla, mi fa risedere.
-
Sei caduto dalle scale ed hai perso i sensi per un pò.- mi
risponde Gustav con un tono che mi fa capire quanto fosse preoccupato.
O
certo, Gustav.
Ora
ricordo tutto.
Il
dolore del mio corpo debole quando è entrato violentemente a
contatto con gli scalini, il buio, il ricordo …
Quell’ultima
cosa mi fa trasalire.
“Noi non ci divideremo
…”
Ignorando
la mano, che mi ammoniva di non far movimenti, mi alzo di scatto.
Forse
quella non è la migliore delle idee.
Infatti,
sono costretto ad appoggiarmi alla parete per non finire ancora una
volta per terra.
-Ma
che diavolo ti dice il cervello?!- mi rimprovera il biondino,
aiutandomi nell’impresa di reggermi in piedi.
-Sei
andato a controllare il bagno?- chiedo timoroso tutto d'un fiato,non
badando a quello che aveva appena detto.
Gustav
si rabbuia e scuote la testa distogliendo lo sguardo.
-No-
So
il motivo di quella risposta, senza che lui me lo spieghi.
Al
suo posto avrei fatto lo stesso.
Abbandonare
un mio amico svenuto per andare a vedere se ne trovavo un altro, forse
messo peggio, molto peggio?
Si,
avrei fatto decisamente la stessa cosa.
Affrontare
in due quella situazione è di grande aiuto.
Chi
non lo conosce, potrebbe farsi ingannare e pensare che abbia ancora il
suo perfetto auto-controllo, ma non è così.
Un
velo di profonda angoscia tormenta i suoi occhi, di solito vispi e
attenti.
-Ora
mi sento meglio, andiamo a vedere-
Mento.
La
testa continua a pulsare e sento che da un momento all'altro potrei
crollare.
Ma
non posso far altro.
Il
mio pensiero va a loro, solo ed esculsivamente a loro.
-D'accordo-
annuisce Gustav, mettendomi una braccio intorno alla vita per
sorreggermi.
Lentamente,
ci avviciniamo alla porta e quando siamo lì davanti, il
batterista abbassa la maniglia fredda.
Il
ritmo del mio cuore è incessante, si fa quasi fatica a
distinguere la fine di un battito e l'inizio di un altro.
Quando
vediamo ciò che si presenta ai nostri occhi, raggeliamo.
Tipi
di cosmetici di tutti i tipi, shampi, bagnoschiumi e asciugamani
sommergono la piccola stanza.
Però
non è di certo questo a catturare la nostra attenzione.
Georg
con i capelli sporchi di sangue, con tagli sul viso e sulle braccia
è steso a terra su un letto di vetri frantumati .
Uno
di questi è conficcato nella sua spalla e la piastra ormai
fredda è di fianco a lui.
Sento
Gustav tremare accanto a me.
Passano
diversi secondi, prima che lo shock mi permetta di muovermi ancora o
dire qualcosa.
-GEORG!-
urlo improvvisamente scattando verso il ragazzo.
Appena
gli arrivo accanto mi inginocchio e prendendo il suo capo fra le mani.
Sento
i piccoli pezzi dello specchio ferirmi le gambe, ma non mi importa
nulla.
Prima
che io me ne accorga, anche Gustav è al fianco dell'amico e
lo guarda come se stesse per impazzire dal dolore.
Per
l'ennesima volta, non so come comportarmi.
Fisso
incredulo i tagli e i graffi sul suo corpo.
All'improvviso,
compare nella mia visuale un capo biondo che si avvicina al viso di
Georg e che con un gesto rapido mette sotto il suo naso un
piccolo pezzo di vetro.
Rimango
a guardare la scena attento quanto confuso.
Sul
residuo dello specchio dopo poco si forma un alone.
Frastornato
non capisco sibito.
Respira...o
mio Dio, respira.
Un
enorme peso si sposta dal mio stomaco.
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