Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: Miss SunShine    27/07/2008    2 recensioni
La vita è di solito noiosa e monotona.
Si, di solito è così, ma non per i Tokio hotel.
Questa volta però, non saranno i concerti e le fans a renderla tale, ma una strada maledetta e un tour-bus che segneanno i loro ricordi, le loro paure, forse di qualcuno anche la vita, per sempre.
Genere: Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
'Giorno a tutti!
Sono ritornata, come vedete presto, prestssimo!
Questo perchè il secondo capitolo era già in fase di lavorazione e l'ho dovuto solo ritoccare un pò, quindi non ci ho messo molto.
Inoltre, ho deciso di postarlo con molto anticipo, perchè poi fra un paio di giorni partitò e fino al 20 Agosto sarò via.

Vorrei ringraziare davvero tantissimo tutti quelli che hanno commentato e hanno messo me o la mia storia tra i loro preferiti.Mi ha fatto un enorme piacere!
Spero che sarete così numerosi anche questa volta^^
Grazie ancora!

****


Riapro gli occhi e questa volta riesco a vedere tutto chiaramente.

Sono in piedi, in un parco.
Il cielo azzurro e limpido fa da sfondo a uno scenario, che trasmette tranquillità e quiete:gli alberi in fiore,l’erba verde e soffice e la piccola fontana di pietra.
Quel posto lo conosco ed anche bene.
Ci sono altre persone oltre a me.
Una coppia di ventenni passeggia mano nella mano su uno stretto sentiero fatto di ghiaia.
Voltando lo sguardo a sinistra mi trovo ad osservare una mamma che guarda amorevolmente il figlio di pochi mesi nella carrozzina.
Cammino per qualche metro, per poi scorgere su una panchina quattro ragazzini, poco più che bambini.
Quello seduto all’estremità ha una maglietta gialla, i capelli biondi e corti e porta dei buffi occhiali.
Picchietta ritmicamente le mani sul bordo della panchina.
Un altro invece, imbraccia un basso da pochi soldi, cercando di fare qualche accordo decente.E’ il più grande e i suoi occhi verdi risplendono come smeraldi.
Uno di loro è in piedi e gesticola ampiamente.
E' alto e slanciato, vestito di una canotta verde e dei jeans strappati.
I tratti del suo viso sono immensamente dolci e i suoi occhi sono messi in risalto da un velo di matita nera.
Solo quando mi avvicino capisco che sta cantando.
La sua voce è accompagnata dalla chitarra, suonata da un ragazzino con i rasta e la maglietta larga, che impegnato, ci mette tutto se stesso per far bella figura.
Un sorriso stupito e felice, si dipinge sul mio volto.
I Devilish.
Non mi pongo domande, resto lì ad osservare me stesso e gli altri tre membri dei Tokio hotel, come se fosse del tutto normale.
“Tom hai sbagliato ancora!”sbotta irritato il piccolo Bill.
“E' c olpa tua invece!”replica l’altro con aria scocciata.
La litigata prosegue per un po’,ma alla fine tutto si conclude con una sonora risata.
“Ok d’accordo,questo sarà il nostro primo singolo:”Ho ragione io o il mio demenziale fratellino?” ironizza divertito il moretto con le ciocche rosse.
Non smettendo di pizzicare le corde Tom scuote la testa,sorridendo.
Con un lungo sospiro, il provetto cantante si siede stanco sulla panchina, tra Georg e Gustav.
Guardando il cielo chiede pensieroso“Secondo voi ce la faremo davvero a diventare famosi?”
“L’unico modo per aver almeno una possibilità sarebbe eliminare Georg dal gruppo” risponde ridendo il ragazzino vestito da rapper, stuzzicando come al solito l’amico che lo fulmina e ribatte seccato“Certo certo“.
“Sto parlando seriamente!”esclama arrabbiato il mio piccolo io.
“Secondo me ci riusciremo!.”Prosegue poi,con aria sognante e un sorriso pieno di speranze.“Suoneremo in tutto il mondo,davanti a milioni di persone e …”
“Ehi,terra chiama Bill.”lo interrompe Tom agitandogli una mano davanti al viso, rompendo così l’immagine idilliaca, che si stava creando nella sua mente.”Non darlo così per scontato”
“Ma tu zitto mai eh?!” borbotta deluso ed imbronciato il suo gemello, incrociando le braccia al petto.
“Però” riprende sorridente il chitarrista “non è detto che non ce la faremo. Potremmo anche riuscirci se stiamo uniti e ci impegniamo”.
Stupito positivamente dalle parole del fratello, Bill ricambia il suo sorriso ed esclama contento “Certo!!!Noi non ci divideremo, faremo successo e potremo suonare ovunque!”.
"Ecco che riparte..." commenta sarcastico il chitarrista roteando gli occhi castani, dopo aver fatto un lungo sospiro.
Bill sta per replicare, ma le risate di Georg e Gustav sono già arrivate, contagiose e spensierate.
Così, non può far a meno che aggiungersi a quel dolce suono che sà di sincerità, amicizia e gioia.
Una strana sensazione scorre nel mio corpo.
Un senso di vuoto.
Sono passati anni da quando ho pronunciato quelle parole e da quando abbiamo riso in quel modo, senza preoccupazioni.
Ora le cose sono cambiate.
Tutto è diventato più complicato e forse ci siamo dimenticati troppo spesso di ciò che vogliamo davvero, cioè suonare insieme.
Di colpo i piccoli musicisti diventano figure sempre più lontane e sfocate.
Le loro voci bianche vengono inghiottite dal silenzio e il  parco lascia spazio all’oscurità più assoluta.
Poi, una luce abbagliante , mi costringe a chiudere gli occhi.

-Bill!Bill!- mi chiama insistente qualcuno, che mi è famigliare, ma che lì per lì non riconosco.
E’ la stessa voce di prima.
Cerco di parlare, ma l’unica cosa che esce dalla mia bocca, è qualche sillaba farfugliata.
Sento un dolore acuto alla testa, come se una mano invisibile stesse cercando di schaicciarla  e con gli occhi socchiusi, non vedo praticamente nulla.
-Avanti riprenditi-continua a ripetere affannata la voce.
Con i secondi, che scorrono lenti,la mia lucidità inizia a tornare.
Appena è sufficiente per capire cosa sta accedendo intorno a me, mi accorgo di essere seduto per terra con la schiena appoggiata alla parete del bus e più pensieri, l’uno collegato all’altro, attraversano come lampi la mia mente.
Sono sul tour bus.Il mezzo è distrutto.Non so se gli altri siano vivi o no.
Ed eccomi ritornato alla realtà.
Portandomi una mano alla testa, mi domando ancora parecchio confuso -Cosa è successo?-.
Cerco di alzarmi, ma una mano che preme sulla mia spalla, mi fa risedere.
- Sei caduto dalle scale ed hai perso i sensi per un pò.- mi risponde Gustav con un tono che mi fa capire quanto fosse preoccupato.
O certo, Gustav.
Ora ricordo tutto.
Il dolore del mio corpo debole quando è entrato violentemente a contatto con gli scalini, il buio, il ricordo …
Quell’ultima cosa mi fa trasalire.
Noi non ci divideremo …
Ignorando la mano, che mi ammoniva di non far movimenti, mi alzo di scatto.
Forse quella non è la migliore delle idee.
Infatti, sono costretto ad appoggiarmi alla parete per non finire ancora una volta per terra.
-Ma che diavolo ti dice il cervello?!- mi rimprovera il biondino, aiutandomi nell’impresa di reggermi in piedi.
-Sei andato a controllare il bagno?- chiedo timoroso tutto d'un fiato,non badando a quello che aveva appena detto.
Gustav si rabbuia e scuote la testa distogliendo lo sguardo.
-No-
So il motivo di quella risposta, senza che lui me lo spieghi.
Al suo posto avrei fatto lo stesso.
Abbandonare un mio amico svenuto per andare a vedere se ne trovavo un altro, forse messo peggio, molto peggio?
Si, avrei fatto decisamente la stessa cosa.
Affrontare in due quella situazione è di grande aiuto.
Chi non lo conosce, potrebbe farsi ingannare e pensare che abbia ancora il suo perfetto auto-controllo, ma non è così.
Un velo di profonda angoscia tormenta i suoi occhi, di solito vispi e attenti.
-Ora mi sento meglio, andiamo a vedere-
Mento.
La testa continua a pulsare e sento che da un momento all'altro potrei crollare.
Ma non posso far altro.
Il mio pensiero va a loro, solo ed esculsivamente a loro.
-D'accordo- annuisce Gustav, mettendomi una braccio intorno alla vita per sorreggermi.
Lentamente, ci avviciniamo alla porta e quando siamo lì davanti, il batterista abbassa la maniglia fredda.
Il ritmo del mio cuore è incessante, si fa quasi fatica a distinguere la fine di un battito e l'inizio di un altro.
Quando vediamo ciò che si presenta ai nostri occhi, raggeliamo.
Tipi di cosmetici di tutti i tipi, shampi, bagnoschiumi e asciugamani sommergono la piccola stanza.
Però non è di certo questo a catturare la nostra attenzione.
Georg con i capelli sporchi di sangue, con tagli sul viso e sulle braccia è steso a terra su un letto di vetri frantumati .
Uno di questi è conficcato nella sua spalla e la piastra ormai fredda è di fianco a lui.
Sento Gustav tremare accanto a me.
Passano diversi secondi, prima che lo shock mi permetta di muovermi ancora o dire qualcosa.
-GEORG!- urlo improvvisamente scattando verso il ragazzo.
Appena gli arrivo accanto mi inginocchio e prendendo il suo capo fra le mani.
Sento i piccoli pezzi dello specchio ferirmi le gambe, ma non mi importa nulla.
Prima che io me ne accorga, anche Gustav è al fianco dell'amico e lo guarda come se stesse per impazzire dal dolore.
Per l'ennesima volta, non so come comportarmi.
Fisso incredulo i tagli e i graffi sul suo corpo.
All'improvviso, compare nella mia visuale un capo biondo che si avvicina al viso di Georg  e che con un gesto rapido mette sotto il suo naso un piccolo pezzo di vetro.
Rimango a guardare la scena attento quanto confuso.
Sul residuo dello specchio dopo poco si forma un alone.
Frastornato non capisco sibito.
Respira...o mio Dio, respira.
Un enorme peso si sposta dal mio stomaco.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: Miss SunShine