1.
L'ultimo giorno
Sono
le 8.30 e la mia sveglia non è suonata.
Apro gli occhi. Dopo aver
lanciato una rapida occhiata alla sveglia mi rendo conto, inorridita,
che avrei dovuto uscire da casa circa mezz'ora fa. Chissene frega,
tanto è l'ultimo giorno di scuola o sbaglio? E' a questo che
servono
gli ultimi giorni di scuola. Ad arrivare in ritardo e non essere
marcati assenti o in ritardo.
Mi guardo allo specchio e vedo la
solita me, ragazza di media statura, capelli castani arruffati come
ogni mattina prima di pettinarli, occhi leggermente lucidi e pelle
perfettamente liscia. Ho il viso assonnato.
Dopo aver indossato i
primi pantaloni trovati distesi sulla sedia, prendo borsa a tracolla,
cappellino e skateboard e comincio a correre. Forse riesco ad
arrivare prima della seconda campanella.
Arrivo che sono appena in
tempo. Entro, e l'addetto all'ufficio, James, mi chiede come mai non
sono in classe. Non ho tempo da perdere in inutili chiacchere, quindi
mi sbrigo e mi dirigo verso il mio armadietto. La scuola si trova a
poca distanza da casa mia, a Sunnyvale, paese in cui sono nata e in
cui attualmente vivo, piccola ma bella cittadina in California.
Apro
la porta della classe e la richiudo un po' troppo forte, con il cuore
in gola e il fiatone a mille. Tutti si voltano a guardarmi e qualcuno
di loro sghignazza, facendo commenti poco carini sul mio stato
pietoso. Non ho bisogno nemmeno guardarli per capire che sono loro
due quelli che più mi deridono: Jack e Selena. Per quanto
riguarda
questi due, c'è molto da dire. Lei si è
trasferita qui quando ero
una Freshmen e lei una Sophomore* e in breve tempo ha conquistato
tutta la squadra di football con i suoi capelli biondi e il suo
bell'aspetto. Tralasciamo la parte in cui parlo del suo carattere,
perché si potrebbe andare avanti a parlare per ore e,
credetemi, non
sarebbe affatto divertente. Ovviamente, tra tutti i maschi carini e
soprattutto intelligenti, con alti standard, che ci sono nella nostra
scuola, lei è andata a scegliersi quello più
stupido che, a mio
parere, ma anche di qualche insegnante poco paziente, la Sun High
School abbia mai istruito in tutti i suoi anni di vita. Jack
è una
cosa a dir poco scandalosa. Il suo essere idiota l'ha reso famoso in
tutto l'istituto. Se l'idea che vi state facendo su di lui è
quella
di "bello e dannato", mi dispiace deviarvi, ma state
sbagliando strada, tornate indietro. Lui è stronzo-idiota.
Ogni
scherzo demenziale che una mente umana, non-animale potrebbe
pensare, probabilmente lui l'ha già messo in atto. Le
vittime sono
quasi sempre ragazzine come me, o peggio, ragazzine attratte dal suo
aspetto fisico.
Il
prefessor Dickons ci invita poco gentilmente al silenzio,
interrompendo così quell'attimo di imbarazzo prima che io
possa
raggiungere il mio banco. I pettegolezzi del gruppo delle
Cheerleaders della nostra scuola si fanno sempre sentire; Penso che
l'istituto ne abbia fatto il pieno in questi ultimi anni, da quando
è
entrata Selena tra le Cheers e ha posto tutti sotto il suo comando
dittatoriale.
In
pratica, la nostra scuola è formata principalmente da
quattro
gruppi: Le Cheerleaders sono il primo, ma non per ordine di
importanza anche se a loro piace pensarla così. Poi ci sono
i
giocatori di Football, o comunque di qualche tipo di sport che
implichi cazzotti in pancia e occhi neri, e che attraggono
l'attenzione del popolo scolastico; In terza fila vengono i Nerd,
stereotipati come secchioni ma non solo, chiunque abbia una media di
voti superiore alla media. Infine ci sono gli emarginati sociali, gli
sfigati, i bruttini e quelli che nessuno considera, che spesso
vengono presi in giro dalle altre tre categorie. Poi ci sono le
persone come me, che non appartengono a nessuna categoria.
Personalmente, io faccio parte della banda, ma non sono considerata
in nessuna delle categorie che vi ho appena citato, perché
qualsiasi
membro di qualsiasi categoria vi è ammesso, ed è
l'unica eccezione
alla regola che ci permette di stare assieme. La nostra scuola vive
di stereotipi.
Sono
una ragazza semplice ma non affatto superficiale. Mi sono stati
inculcati sin da piccola il valore del rispetto e della
semplicità.
Odio le mode e anche truccarmi tanto, non è il trucco che
rende
belle le persone. Su di me c'è poco da dire, infondo.
Mi
siedo al banco lasciato vuoto davanti alla cattedra del Professor
Dickons, il mio insegnante di matematica. E' intelligente ma troppo
ossessionato dal lavoro, spesso mi chiedo se abbia una vita al di
fuori dell'ambito scolastico.
«Jennifer, hai intenzione di
giustificarti per il ritardo di stamattina?»
Ora capisco perché
il primo banco è sempre libero, il professore sputa. Che
schifo. Non
rispondo ed apro il libro.
Passano
dieci, venti minuti ed io sento ma non ascolto, la voce del
professore sembra lontana mentre sono persa nelle mie fantasie: penso
alla mia estate, che è ormai alle porte. Ho in programma di
trascorrere un mese in Florida, lontano da tutto e da tutti, lontano
da questa città che fino ad ora mi ha portato solo
malinconia, e
soprattutto lontano da quelle persone che non sanno apprezzarmi per
quella che sono, (non che ce ne siano molte che invece lo
facciano).
Ho intenzione di lasciarmi tutto alle spalle, per un
mese.
Mancano solo 2 giorni, soltanto 48 piccole ore, e prenderò
quell'aereo che mi porterà nella città che da
sempre sogno di
visitare: Miami. Ovvio che non riesco a seguire la lezione.
L'esperienza per me sarà nuova, non mi sono mai spostata da
sola e
soprattutto non sono mai stata in Florida.
La voce stridula di
Selena interrompe i miei pensieri felici catapultandomi nella mia
scomoda realtà del momento: sono oggetto della sua
attenzione e
questa, vi assicuro, che non è mai una cosa positiva, mai.
«Ma
guardatela la ragazzina che sogna il principe azzurro!»
esclama ad
un certo punto, cercando l'attenzione del suo pubblico.
«Silenzio,
perfavore!» tuona il professor Dikons.
«Prima che tu abbia un
ragazzo farà in tempo a cadere sia il sole che la
luna» mi sussurra
a bassa voce, provocatoria, scatenando l'iralità generale
delle sue
compagne di banco. Ignorale, Jennifer. So che puoi farcela, sembra un
impresa non risponderle, ma d'altronde è quello che hai
sempre fatto
fino ad oggi. Due giorni, solo due.
Mi
chiedo come faccia Jack a stare insieme ad una come lei; Lo guardo
distrattamente, ma me ne pento all'stante.
«O forse sei già
interessata a un ragazzo che non ricambia i tuoi sentimenti?»
sorride nel suo modo maligno e malizioso che mi da sui nervi e si
volta verso Jack. A quel punto gli sfiora le labbra con le sue,
osservandomi con la coda dell'occhio.
Che faccia tosta, mi sa che
qui c'è di mezzo qualche errore di fraintendimento.
«Mi sa
proprio che hai sbagliato persona, Selena, quello che dite tu e il
tuo ragazzo mi entra da un orecchio e mi esce dall'altro. Quindi, che
ne dici di conservare le tue belle parole per usarle con qualcuno che
ti ritiene intelligente e che voglia avere dialogo con te?»
le
rivolgo un ampio, falso sorriso e poi mi giro e cerco di seguire la
lezione, che comincia a diventare sempre più lenta e noiosa,
soprattutto con lo sguardo velenoso di Selena e di Jack puntato
addosso. (Per favore, Signore, ricordami chi mi ha fatto scegliere di
prendere Secondary Math III, ti prego... Ah già,
è una classe
richiesta per il diploma, altrimenti proprio non sarei qui.)
Finalmente
la campanella suona. Non sto più nella
pelle per la fine
delle lezioni. Niente più compiti, niente più
ritardi e sgridate da
James, niente più prese per il culo da ragazze stronze,
niente più
professor Dickons che sputa sul banco, niente più Selena e
Jack.
Perchè le vacanze non durano in eterno? Sarei la
ragazza più
felice del mondo.
Quando
arriva l'ora della mensa, sono già super-affamata,
perciò mi
affretto a restituire i libri all'insegnante e mi dirigo, svelta,
verso la mensa, dove so per certo che Laura, la mia migliore amica,
mi sta aspettando.
Quando la vedo la saluto, e lei mi rivolge uno
sei suoi sorrisi smaglianti e contagiosi, «Allora, Jenny,
cosa hai
intenzione di fare ora che iniziano le vacanze?» mi chiede
Laura con
un sorriso.
«Te l'ho già detto, non ricordi? Tra 3 giorni
parto
per la Florida.»
Quando gliel'ho raccontato la prima volta, lei
non credeva che i miei genitori mi
avrebbero mai
lasciato e si sarebbero sottomessi ai miei piani “assurdi e
libertini”. Vorrei da morire che venisse con me,
ma so che
non può, ha da curare i fratellini più piccoli.
Laura
è una ragazza molto gentile, sempre disponibile ad
ascoltare,
introversa ma molto simpatica. E' la mia migliore amica dai tempi
delle elementari.
L'unico
suo difetto, se si può definire tale, è che pensa
troppo agli
altri, distogliendo l'attenzione da se stessa; Così, cerca
sempre di
far star bene sua madre e i suoi fratelli e oltre a studiare non
dedica nemmeno un attimo di tempo a sè.
«Ci vediamo fuori da
scuola!» la saluto, quando ormai il nostro tempo in mensa
è
scaduto.
Mi preparò all'ultima ora di Biologia e comincio a
ritirare tutti i libri dal mio armadietto, quando sento in lontananza
delle risa. Sono i ragazzi del Football che si dirigono al campo per
salutarsi e per giocare la loro ultima partita insieme. Non sono
sicura di voler assistere.
Attraversano il largo corridoio e in
quel gruppo di ragazzi riconosco solo Jack, che mi guarda e poi
sghignazza con due dei suoi amici. Sì, insomma, non sono poi
Miss
Popolarità.
Jack è uno dei ragazzi più odiosi, ripugnanti,
detestabili, abominevoli, antipatici, seccanti, fastidiosi –
ok,
penso di essermi fatta intendere – di tutta la scuola.
Ha quel
fare da
"Ehi-spostati-che-devo-passare-prima-io-perchè-io-sono-più-in-gamba-e-più-affascinante-di-te-che-sei-solo-una-sfigata".
Giuro
che prima o poi gli tiro un pugno in faccia.
Alla
fine della giornata saluto Jenny, prima di dirigermi verso il
cancello.
«Buone vacanze Jenny, e prometti di chiamarmi dalla
Florida!», contraccambio i saluti e poi schizzo via.
Percorro
tutta la via della scuola, nonostante la giornata stressante e
faticosa sono molto ma molto felice, infatti il mio sorriso rimane
stampato sulla mia faccia per più di dieci minuti.
Lo
zaino.
Subito
mi ricordo che l'ho lasciato all'ingresso, quando l'ho appoggiato a
terra per abbracciare Laura. Prendo lo skateboard e percorro tutta la
strada per recuperarlo, quando sento in lontananza il rombo di un
auto che sta per arrivare.
Sto avendo qualche difficoltà di
manovra, mentre il mio piede scivola via dallo skateboard e si piega
in un movimento strano.
Mi accorgo che al mio mezzo di trasporto
si è rotta una ruota, fantastico.
La
scuola è quasi deserta. Non è rimasto altro che
quella stupida
macchina rossa che sfreccia a manetta, sulla quale c'è Jack
con
Selena, quest'ultima mi saluta con la mano e ride come un'ebete.
Bene, li ho incontrati 3 volte in meno di due ore, è il
destino che
mi vuole male?
Dopo
venti minuti di strada sono finalmente a casa, fa caldissimo,
così
vado in casa ed accendo il ventilatore.
Sono a casa da sola, i
miei genitori tornano tutti i giorni alle 6 di sera dal lavoro; Sono
tutti e due medici e ogni tanto fanno anche i turni di notte
all'ospedale.
Dopo una giornata abbastanza pesante e una lunga
passeggiata fino a casa, mi sdraio sul divano e mi addormento.
Mi
sveglio due ore dopo con un caldo assurdo, tutta sudata.
Vado al
piano superiore e mi faccio una bella doccia rinfrescante e poi vado
in camera a finire di preparare la valigia. All'interno di quel
grosso, rosso baule vi è un po' di tutto: svariati vestiti,
scarpe,
qualche gioiello per la sera. Insomma, nessuno là sa che
sono una
sfigata totale, perchè non provare a dare una buona
impressione?
La
giornata si rischiara quando mio padre, la sera, mi mette sul letto
il biglietto aereo con un fiocchetto e mia madre mi porta la cena in
camera. Adoro la mia famiglia, anche se so che mi vizia troppo.
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