*Ad Adaliah.
Non ho risposto al tuo messaggio, semplicemente perché l'ho
letto poco prima di aggiornare questo capitolo. Grazie. Grazie di cuore.
Le tue parole hanno sicuramente innescato un brivido che difficilmente
riuscirò a mandare via*
CAPITOLO 33
Il bisogno di
averti accanto
Fu una lunga notte.
Piena di dolore, piena di
sofferenza.
E di amore.
Non lo aveva mai provato.
Non pensava
sarebbe stato così. Pieno di struggente e lenta agonia, che
si
insinuava in pensieri nascosti e dimenticati.
Più forte del
legame, più dolce e
più difficile.
Rimasta sola, nel silenzio
di quella
stanza enorme, rimase ferma e immobile seduta vicino l'enorme
finestra. In attesa.
Che gli occhi smettessero
di piangere
e il suo cuore smettesse di stillare, finalmente, quel pericoloso
fiele nero pieno di dolore...
Il guerriero
uscì. Prese la spada
senza svegliare Saluss. Voleva stare solo.
Nella profondità
dei boschi che ormai
conosceva a menadito, le tre lune piene e brillanti sopra di lui, un
bellissimo manto di stelle.
Mahel l'avrebbe adorato.
Si allenò per
ore da solo, brandendo
la spada e lasciandosi calare penzoloni dai rami degli altissimi
alberi per fare piegamenti e addominali, nella speranza che il sudore
portasse via con sé tutto lo straniamento di quella
situazione a cui
lui non voleva arrivare.
Nella sua mente ricordava
in
continuazione le lacrime di Mahel, la sua espressione di pura
sofferenza e rimorso, e non riusciva a farla andare via.
Si odiava per questo.
Dov'era finito il bastardo
cinico ed
egoista di poche settimane prima? Dov'era finita la sicurezza che
quella ragazzina idiota era solo un peso di cui presto si sarebbe,
con gioia, liberato?
Mahel ormai gli era entrata
dentro,
che lui lo volesse o meno. Quel sorriso innocente, lo sguardo che
diceva tutto anche se la bocca non parlava...tutto di lei ormai era
parte della sua vita. Anche il suo dolore lo toccava, seppure non gli
facesse cambiare idea.
Lui
non poteva amare. Perché non voleva
amare.
Rimase fino all'alba da
solo, perché
non potesse mai dimenticare.
E perché lei, in
qualche modo,
cercasse invece di farlo.
Erano così
stupidi, entrambi.
Così
schifosamente bugiardi sui loro
sentimenti, eppure così sinceri.
Odiava aver sentito i
singhiozzi di
Mahel per ore, per poi aver ascoltato da fuori la sua porta il
silenzio delle sue lacrime più nascoste.
Odiava aver visto il
guerriero cadere
e ferirsi ovunque, seppure ancora dolorante per le ferite del
combattimento con Laherte, per non affrontare direttamente il dolore
più terribile: quello del suo cuore.
Poteva solo guardarli
entrambi ferirsi
da soli, senza potere fare nulla.
Lei era una traditrice.
Rimase fino all'alba a
vegliare sul
guerriero, perché non potesse fare stupidaggini, in mano una
boccetta di quella panacea miracolosa che avrebbe tolto qualsiasi
nuova ferita il guerriero si fosse tatuato addosso.
Gli occhi chiusi,
l'espressione
tormentata e ferita, ascoltando quel silenzio straziante di un urlo
che mai nessuno dei due avrebbe espresso.
La Sibilla e i due nuovi
compagni
rimasero svegli, a loro volta, nella speranza che passasse quella
notte.
L'indomani tutto sarebbe
cambiato, lei
lo sapeva, ma era diverso: Mahel poteva decidere.
Sapeva entrambe le strade
che
avrebbero percorso, a seconda della decisione che la ragazza avrebbe
preso. Ma non poteva forzarla a prenderne una a dispetto di un'altra,
e lì stava la sua limitazione di Sibilla.
Non era un potere assoluto,
ma
soggetto alle variabili del libero arbitrio umano.
Velleda e Pixel, con lei,
che si
tenevano per mano come se il mondo si concentrasse in quelle quattro
mura. In attesa, anche loro, che tutto si risolvesse.
Nessuno osò
parlare, dopo quella
discussione piena di terribile agonia, in cui si era consumato il
più
terribile degli scontri. Erano entrambi usciti sconfitti, ed entrambi
feriti.
Non si poteva cambiare il
destino,
pensava amaramente la Sibilla, seppure le cose avrebbero potuto
andare in maniera differente.
Si accorse che le sue
predizioni
diventavano, con Mahel vicina, molto nebulose e poco chiare, simbolo
secondo lei che era in atto il cambiamento.
Sorrise nel pensare che
persino il
destino scritto nella Profezia, poteva cambiare.
Velleda compì
piccole magie con
l'acqua, sorridendo dolce alla Sibilla e Pixel, come a volerli
rassicurare sul loro incombente futuro. Tutto sarebbe andato per il
meglio.
Glielo dicevano gli occhi
di Mahel,
puri oltre ogni aspettativa.
Persino più di
quelli di una
qualsiasi divinità minore.
Ed eccola, la mattina.
I fruscii degli alberi
aprirono il
mondo ad un nuovo giorno. Un nuovo cammino.
Una nuova scelta.
Mahel si fece trovare
pronta, i
vestiti ormai lisi e strappati per le continue ferite che aveva
già
accumulato in quelle poche settimane di viaggio.
La Sibilla l'aspettava, a
braccia
aperte, insieme a Pixel e Velleda. Sorrise a tutti, gli occhi ancora
un po' gonfi per via del pianto notturno, ma limpidi.
Il suo cuore si era
decisamente
alleggerito.
-Stai bene?-
azzardò la Sibilla,
cercando di non re-innescare un nuovo motivo per piangere, ma Mahel
la stupì.
Annuì senza
parlare, guardando la
porta e facendo una muta richiesta alla Sibilla, che capì.
Aveva
deciso di imboccare quella strada -Certamente-
La Sibilla la precedette,
aprendole la
porta e facendo entrare la luce dell'alba all'interno
dell'abitazione. Mahel tirò un profondo respiro di sollievo,
come se
ormai il più fosse fatto. E infine, parlò
-Andiamo. Portami da lui-
Alvexia era rimasta
lì. E lo
guardava.
E sapeva che lui se n'era
accorto.
Così come sapeva che non le avrebbe detto nulla.
Ormai aveva finito di farsi
del male,
e di maledirsi, perciò era steso a terra. Distrutto, e
completamente
privo di forze.
Si sentiva un completo
imbecille.
Non riusciva a capire come
comportarsi, d'ora in avanti. Come guardarla, o se guardarla. Se
odiarla, o volerle bene.
Se continuare a vederla.
O se,
invece, dovesse escludere la sua presenza da quel mondo.
Si coprì il viso
con le mani, ancora
sperando che fosse un sogno e che tutto quello non avrebbe avuto
necessità di compiersi.
Ma si sbagliava.
Quando sentì i
passi di alcune
persone avvicinarsi, guardò di sottecchi chi fosse.
Rimase stupito nel vedere
tutti,
compresa la ragazza.
Si alzò in
piedi, scosso dal vederla
davanti a lui.
Fiera e decisa, niente
più lacrime.
-Mahel...-
iniziò lui, cercando di
non ferirla più di quanto il suo silenzio della sera prima
l'aveva
fatto -Io...-
Ma lei lo fermò
dal parlare. Le sue
dita gli coprirono la bocca, la sua testa si scosse nel tentativo di
fermarlo dal dire alcunché.
-Non è
necessario, Lagharta- disse
lei, sorridendo mesta -Non devi sentirti colpevole. Lo sapevo, me lo
avevi già detto. Ed io non voglio nulla da te. Io ti amo,
niente di
più- aggiunse convinta, senza paura stavolta di dire
qualcosa che
avrebbe potuto rovinare tutto.
-Io ti voglio...bene-
rispose lui,
afferrandole le dita e spostandole dalle sue labbra -Ma non dovevo
ferirti. Conoscendoti, è stato naturale e spontaneo e...-
Di nuovo, lei lo
fermò -Ho detto che
non è necessario. L'ho detto, è finita-
Lo stupore nel vedere che
non c'era
più segno di rimorso, nel suo sguardo. Nessun dolore,
nessuna paura.
Solo la dignità di una persona innamorata.
-Non succederà
nulla. Non farò
avverare la Profezia, perché tu non vuoi amare- disse
ridacchiando,
sentendo il cuore incrinarsi di nuovo a quelle parole -E Saluss ti
proteggerà. Ne sono sicura-
-Mahel...-
sbuffò Lagharta, lasciando
che il suo sguardo si abbassasse a guardare il terreno, sconfitto dal
suo stesso dolore -Mi dispiace...-
-Ehi- disse lei, alzando
gli occhi del
guerriero affinchè potesse vedere i suoi. Sorrideva.
Sorrideva
davvero -Ti stai scusando...per quale motivo?-
Lagharta scosse la testa,
appoggiando
la testa alla fronte della ragazza -Per quanto fastidiosa e irritante
tu sia...ormai sei una persona a me cara. Non come vorresti, ma
abbastanza da potertene vantare...-
Mahel annuì,
avvicinandosi al corpo
del guerriero, sudaticcio e freddo. Inspirò il suo odore
forte,
anche se non era certamente buono come al solito, e arrossì
-Dio mio
Lagharta, puzzi da morire. Dovresti farti una doccia-
Lagharta rise di gusto a
quell'affermazione, notando che tutti quanti se n'erano andati
lasciandoli soli. Chissà da quanto -Lo sapevi che sono
andati via
tutti?-
-Si, me lo immaginavo-
rispose lei,
abbracciandolo forte -Non...non mi manderai via, vero?- chiese lei
spaventata, stringendolo -Non voglio neanche pensare di non vederti
più...già da adesso-
Lagharta strinse i pugni,
pensando al
momento in cui Mahel avrebbe rinunciato per sempre alla sua
libertà
per rimanere lì, a Gaia, per sempre -Non avresti dovuto-
-Lo so- rispose lei,
cercando di non
far caso al mancato abbraccio di rimando del guerriero -Vorrei solo
rimanere qua. Con te, e gli altri. Finché non
finirà tutto. Finché
tutto non sarà risolto. Finché non dovrò
andare via...-
Lagharta rimase fermo,
immobile.
Combattendo con il bisogno di allontanarla, per non ferirla
più.
Non poteva abbracciarla a
sua volta,
perché non poteva darle ciò che lei avrebbe
voluto.
Non poteva allontanarla,
perché le
avrebbe inflitto un'altra ferita. E non voleva farlo.
Rimase fermo e immobile,
mentre le
braccia sottili della ragazza lo abbracciavano teneramente, nella
speranza di tenere attaccata a sé il ricordo di quell'amore
impossibile più a lungo che poteva.
-Grazie- disse lei
improvvisamente,
sciogliendo l'abbraccio e chiudendo gli occhi.
Un profondo respiro, prima
di
guardarlo fisso negli occhi con aria decisa. E porgergli le mano.
-Mahel?- chiese lui
confuso, guardando
la ragazza senza capire -Che...?-
-Piacere. Io sono Mahel.
Vengo dalla
Terra e ti aiuterò a salvare il mondo- disse tutto d'un
fiato,
tremando come una foglia al pensiero che quel gesto fosse ancora
più
stupido di quanto lei stessa lo considerasse -Tu sei...?-
Lagharta la
guardò. Seria come non
mai. Infantile, e tanto dolce. E rise di gusto.
Mahel lo guardò
ridere e arrossì,
sapendo già in principio che era una cosa talmente infantile
da
risultare ridicola. Abbassò lo sguardo imbarazzata, ma prima
che
potesse ritirare la mano, Lagharta la afferrò a sua volta e
le alzò
lo sguardo, perché lei potesse vedere il sorriso che lui le
porgeva.
Sincero.
-Io sono Lagharta, l'eletto
di Saluss.
Ti aiuterò a salvare il mondo- si interruppe un attimo,
assumendo
un'epressione seria e tenera allo stesso tempo -D'ora in avanti
sarò
il tuo Cavaliere. Grazie di essere qui...Mahel-
Perché lei ormai
c'era. Lì, davanti
ai suoi occhi.
Con tutti i suoi difetti e
paure, le
sue insicurezze ed il suo cuore.
Lei, lo sapeva, avrebbe
salvato il
mondo. Ne era sicuro.
Ed ormai lui ne aveva
bisogno. Bisogno
di lei al suo fianco, perché potesse riacquistare la sua
umanità
perduta. La voleva accanto a sé, in un modo diverso da
quanto si
sarebbe mai aspettato.
Questo era l'inizio del
viaggio.
***
Okeeeei questo è un capitolo fasullo. Nel senso che non dico
niente di nuovo, ma è una transizione.
Una transizione tra il "preparativo al viaggio" e l' "inizio del
viaggio".
Si, da ora in avanti si passerà al perché
sono loro cinque, perché
Alvexia abbia fatto ciò che ha fatto, perché
Saluss abbia scelto Lagharta ed Exitio Laherte, e così via.
Un sacco di perché.
Conosceremo le famose Ninfe del Lago del Cielo, e tanti altri
personaggi chiave che aiuteranno durante la prossima Guerra.
Conosceremo meglio alcuni personaggi, come la Sibilla, o Velleda o
anche Pixel.
Credetemi...Pixel è un FIGO. E non lo dico solo
perché l'ho creato io. E' proprio figo e basta.
E...si, qualcuno mi aiuterà a scrivere della Guerra. Non
sono brava nelle scene di azione, ho solo giocato tanto agli MMORPG, ma
non basta per saper scrivere di queste cose. Non ho mai letto molti
fantasy di combattimento, quindi sono debole. Chiedo venia in anticipo
per la probabile schifess che ne verrà fuori.
Intanto, beccatevi questo Lagharta bello puccettoso che ha deciso
comunque di "accettare e vedere" Mahel, qualsiasi sia la cosa terribile
che ha fatto. Ormai si è affezionato, tiè, ben ti
sta! Prenditela vicino e proteggila, sapevo che Mahel ce l'avrebbe
fatta. In modo stupido, ma tant'è. La mia piccolina.
Siii scusate la nota un pò scema, ma ero così
eccitata. E' bello poter davvero iniziare a scrivere cosa
succederà dopo. Ho già detto che adoro Pixel?
Perché lo adoro.
Mi auguro davvero di non averla tirata troppo per le lunghe, prometto
di fare meno capitoli di questo genere perché nonostante non
sembra sono DIFFICILI!!!
Grazie mille, in ogni caso, perché ancora qualcuno che mi
legge c'è. Magari poche persone, ma importantissime per me.
Mi fate felice, più di quanto credete.
Grazie davvero.
Sappiate che vi adoro tutti, dal primo all'ultimo, anche se non
commentate, anche se leggete soltanto. Perché anche una
lettura vale come mille ai miei occhi, e non posso far altro che
ringraziarvi, dal più profondo del cuore, con tutta me
stessa.
Vi mando un bacio, ed un abbraccio, come sempre.
Con affetto e devozione,
Selenite
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