Scusate
se vi ho fatto attendere, ma ho avuto dei contrattempi. Ora godetevi
il gran finale!
Piccola
precisazione: non sappiamo come venivano consegnati gli attestati dei
M.A.G.O., mi prendo la libertà di immaginare il tutto in
questo modo.
Rispondo
alle vostre recensioni per l'ultima volta, prima di ritrovarvi in
fondo al capitolo.
Akita:
Grazie ancora per i complimenti! Spero che anche questo capitolo ti
soddisfi!
Vale
Lovegood: sì, James e Sirius paiono proprio i genitori
perfetti: ironici, spiritosi, giusti e pieni di attenzioni. Spero che
ti piacciano anche qui! Per descrivere i M.A.G.O. mi sono proprio
basata sulla mia recente maturità. Spero che tu possa
apprezzare anche l'ultimo capitolo.
Padfoot_07:
grazie anche per le recensioni a “Once Upon December” e
“Thinks I Almost Remember”. Mi è piaciuto
scriverle, anche se ha fatto un po' male....In ogni caso, sono felice
che ti piaccia il modo in cui ho dipinto i Malandrini adulti. Io li
vedo così: presenti, spiritosi, attenti ai figli. Le due scene
dello scorso capitolo sono tra le mie preferite. Spero che tu possa
apprezzare il gran finale.
Cinderella87:
anche a te dico che sono felice del successo che stanno riscontrando
Sirius e James in versione genitori, non credevo che piacessero così
tanto. Per Sirius hai ragione, l'avevo già precisato qualche
capitolo fa: vuole dare a Dan la famiglia che lui non ha avuto e sa
per esperienza che con una testa calda, l'autorità non serve.
Quanto a Lily e James, bè, sono Lily e James e questo basta a
descriverli. Spero che ti piaccia anche questo capitolo.
CAPITOLO
VENTOTTESIMO: Crescere
HOGWARTS
01-07-1998
Il
giorno della consegna dei diplomi era arrivato e, tutti gli studenti
del settimo anno, indossando per l'ultima volta la divisa con lo
stemma della loro Casa, fecero il loro ingresso nella Sala Grande
I
quattro tavoli delle Case erano stati sostituiti con quattro lunghe
file di sedie dove, i diplomandi, avrebbero preso posto.
Qualche
metro dietro erano stati posizionati altri dieci filari di sedie, per
accogliere le famiglie dei ragazzi.
Sulle
pareti facevano bella mostra di sé gli stendardi raffiguranti
i simboli di Grifondoro, Serpeverde, Tassorosso e Corvonero.
Gli
insegnanti, invece, sedevano ai loro soliti posti e il Professor
Silente, con un sorriso benevolo, attendeva sul suo scranno che tutti
quei ragazzi, imparati a conoscere in sette anni, varcassero per
l'ultima volta la porta della Sala Grande.
Ad
un cenno del Preside, il pesante portone di quercia, rimasto chiuso
fino a quel momento, si aprì.
I
Grifondoro guidavano la fila e i Serpeverde la chiudevano.
Quando
gli studenti iniziarono a percorrere il lungo tappeto che li avrebbe
condotti ai loro posti, il vociare della Sala Grande cessò
immediatamente e, tutti i genitori, si voltarono, orgogliosi, verso i
loro figli.
Harry
camminava con Ron al suo fianco, Hermione era avanti a loro, con
Neville.
Era
strano attraversare la Sala Grande con quel passo impostato: si
sentiva gli occhi di tutti addosso, anche se era ovvio che, tra tutta
quella gente, gli unici che avrebbero fatto caso a lui sarebbero
stati i suoi genitori, sua sorella, Sirius con Hellen e Dan, Remus e
Tonks (il piccolo Ted non avrebbe comunque riconosciuto in lui
Harry), i genitori di Hermione e Ginny, presente con tutta la sua
famiglia.
Mano
a mano che percorreva il lungo tappeto rosso, che tagliava in due
metà le file di sedie, sentiva il battito del su cuore
accelerare: ce l' aveva fatta. Si stava diplomando. Un capitolo della
sua vita si stava chiudendo per sempre.
Si
voltò verso Ron, il cui viso stava diventando terribilmente
pallido, in concomitanza con l'avvicinarsi alla sua famiglia: Fred e
George gli avevano promesso che gliene avrebbero combinata una delle
loro, durante la cerimonia, e Ron era terrorizzato dal fatto che
avrebbe potuto succedere realmente.
L'unica,
tra loro, che pareva sicura di sé era Hermione, la quale
marciava, aprendo la fila, con passo disinvolto.
I
loro compagni di Grifondoro non erano messi molto meglio e nemmeno
quelli delle altre Case: su ogni viso l'espressione che poteva
leggersi era la stessa.
Tensione,
euforia e un pizzico di nostalgia.
Harry
intravide, alla sua destra, Elisabeth, che, strattonando la manica di
Dan, avvertì tutti che Harry stava arrivando.
Harry,
in quella frazione di secondo, vide il sorriso radioso ed orgoglioso
di sua madre e di Hellen, la strizzata d'occhio di Sirius e di suo
padre, il cenno di Tonks, mentre cercava di convincere Ted a fargli
“ciao- ciao” e lo sguardo paterno che Remus gli riservava
sempre, sebbene stesse tentando, invano, di calmare due eccitatissimi
Dan e Beth.
Nella
fila avanti a loro i signori Weasley, accompagnati da tutti i loro
figli, fissavano Ron, fieri di lui, nonostante la mano di Arthur
accarezzasse la spalla di una Molly ad un passo dalla commozione e
Bill e Charlie stessero provando ad impedire ai gemelli di gettare il
contenuto di una misteriosa fialetta sulla divisa del fratello,
mentre Percy scuoteva la testa, rassegnato.
Ginny
sorrise ad Hermione e Neville, ammiccò incoraggiante nei
confronti di Ron e guardò Harry negli occhi.
A
fianco a loro, anche i signori Granger salutarono i ragazzi o
lanciarono un' occhiata orgogliosa alla loro figlia.
Avanzarono
ancora di qualche metro, tutti preda di sensazioni contrastanti e
poi, un cenno del Preside li invitò a prendere posto.
Quando
tutti furono seduti, venne richiamato il silenzio da un paio di colpi
di tosse di Silente, che, prese, finalmente la parola.
“Buona
giornata a tutti voi, miei cari ragazzi e anche alle vostre famiglie,
giunte fino a qui per accompagnarvi in una giornata che, sono certo,
ricorderete per tutta la vita!
Avrei
tante cose da dirvi, ma le mie sarebbero le solite parole di un
vecchio noioso, quindi non sto a dilungarmi più di tanto.
Mi
preme soltanto ricordarvi che siete arrivati ad un traguardo
importante, anche se forse, ora, non ve ne rendete ancora conto. Mi
auguro che quello che avete imparato qui, ad Hogwarts, possa
servirvi; mi auguro che possiate non dimenticarlo mai. E non mi
riferisco alle, pur importanti e fondamentali, nozioni che vi sono
state trasmesse da vostri amati,o, per meglio dire, talvolta odiati,
insegnanti. Sto parlando di tutte quelle cose che avete imparato
stando insieme, confrontandovi, litigando e facendo pace,
arrabbiandovi e gioendo.
Mi
auguro anche che i rapporti di amicizia che avete instaurato qui
possano durare per sempre, perchè ricordatevi che nessuno di
noi è abbastanza forte da poter affrontare da solo le
intemperie della vita.- a questo punto del discorso, gli occhi di
Silente, che brillavano dietro ai suoi occhiali a mezzaluna, si
posarono su James, Sirius e Remus, quei tre uomini che un tempo erano
stati tra gli allievi prediletti del vecchio Preside.-Ecco, ora ho
terminato con gli obsoleti discorsi da povero anziano. E' giusto che
possiate, finalmente, vedere i voti dei vostri M.A.G.O. prima di
dedicarvi alle vostre, meritate, vacanze.
Vi
auguro di poter realizzare tutti i vostri sogni. E' stato un onore,
conoscervi.”
Silente,
sorridendo in direzione di Harry, Ron, Hermione e Neville, riprese il
suo posto, lasciando la parola alla professoressa McGranitt che,
srotolando un imponente rotolo di pergamena, iniziò a
chiamare, uno ad uno, i diplomandi.
“Abbot
Hanna!”
Hanna
si alzò dal suo posto fra gli applausi della Sala Grande, e
raggiunse i professori, per poi essere dirottata verso la
professoressa Sprite che, essendo la direttrice del suo dormitorio,
era in possesso del suo diploma.
Quando
Hanna riprese posto fu il turno di:
“Boot
Terry!”
e
poi di Lavanda Brown, prima Grifondoro ad essere chiamata che,
giuliva e gaudente, raggiunse la McGranitt.
La
vicepreside proseguiva rapida, scorrendo l'elenco e, dopo Seamus
Finnigan, toccò ad Hermione.
“Granger
Hermione!” urlò la professoressa, prima di sciogliersi
in un sorriso che voleva essere materno, in direzione della sua
miglior studentessa.
Harry
e Ron batterono le mani così forte da farsi quasi male, mentre
ammiccavano alla loro amica che, commossa e con qualche lacrima a
rigarle il volto, ritornò a sedersi.
Ron,
cingendola con un braccio, provò ad asciugarle le lacrime,
senza risultati, però, dal momento che scendevano sempre più
copiose.
“Allora?
Come è andata?” sussurrò Harry, quando la ragazza
si fu calmata.
“Secondo
te?” bisbigliò Ron
“Magari
non ho avuto tutte E!” rispose lei, stizzita.
“Dammi
qui che guardo!”Ron le prese la pergamena di mano e la aprì.
Harry
sbirciò, prima di dire:
“Come
volevasi dimostrare! Tutte E! Congratulazioni, Hermione!”
Dopo
altri nomi toccò a Neville, che finalmente sicuro di sé,
prese il suo diploma, tornando al suo posto fra le pacche amichevoli
dei compagni.
Quando
anche a MacDougal Morag furono consegnati i suoi M.A.G.O. la
McGranitt chiamò
“Malfoy
Draco!”
Malfoy
si alzò rapidamente e, a testa alta e con passo svelto, prese
dalle mani di Snape il suo diploma.
Ad
Harry, osservandolo, dispiacque ancora per quello che aveva patito.
In
seguitò furono chiamate Calì e Padma Patil e poi Sally
Perks, poi fu, stando all'elenco, toccò ad Harry.
“Potter
Harry!”
Harry
scattò in piedi e, con una strana sensazione allo stomaco,
salì sulla pedana.
Incontrò
il sorriso di Silente, strinse la mano alla McGranitt che riservò,
anche a lui, uno dei suoi rari sorrisi: oltre ad essere il figlio di
James e Lily era anche il Capitano che aveva permesso a Grifondoro di
vincere molte partite.
Harry
si sedette, nervoso. Che voti gli avrebbero dato? Avrebbe avuto le
votazioni sufficienti per entrare in Accademia?
“Dai,
srotola!” invitò Ron
“Calmo,
Harry, andrà tutto bene!” lo incoraggiò Hermione.
Harry
aprì la pergamena e corse subito a vedere la valutazioni
delle tre materie più importanti:
Incantesimi,
Trasfigurazione e Difesa Contro le Arti Oscure.
Vitious
gli aveva dato una O, ed era più che sufficiente, la McGranitt
una E.
“Allora?”
fece Hermione
“Il
Gran Pipistrello?” domandò Ron, agitato: con ogni
probabilità il voto che avrebbe avuto Harry sarebbe stato lo
stesso che sarebbe toccato a lui.
“E!”
ghignò Harry, soddisfatto ed incredulo
“Hai
visto? Ce l'hai fatta!” lo festeggiò Hermione.
“La
miseria!” fu l'unica cosa che riuscì a dire Ron
Finalmente
si arrivò alla lettera W, quando ormai mancavano pochi ragazzi
e la pazienza di Ron era andata persa da un pezzo. Se non avesse
avuto i voti necessari, cosa avrebbe fatto? Se Harry l'avesse
superato?
“Weasley
Ronald!”
Ron,
teso come una corda di violino, giunse dalla McGranitt e, quando si
trovò in possesso della tanto agognata pergamena salutò
l'insegnante che aveva sempre nutrito una particolare simpatia per la
capacità di Ron di trovare e il lato positivo delle cose e che
doveva ritenersi più che soddisfatta del suo operato di
Caposcuola.
Mentre
si dirigeva verso gli scalini, i suoi occhi azzurri si incontrarono
con quelli altrettanto azzurri di Silente, che gli fece un cenno
amichevole, come a voler ribadirgli che era sempre più
convinto della scelta che aveva fatto, nominandolo Caposcuola, e che
apprezzava il modo in cui era cresciuto.
Ron
scese i due scalini e, per l'impazienza di aprire la pergamena, quasi
inciampò, nel ritornare al suo posto.
I
tre amici non sentirono che anche Blaise Zabini si era alzato: erano
troppo emozionati.
Ron
srotolò in fretta la pergamena.
Come
Harry non badò agli altri voti, correndo con lo sguardo subito
ai tre più importanti:
“Allora?”
fece Harry
“Dai,
leggi!” lo spronò Hermione, impaziente
“Incantesimi:
E!- esclamò alzando gli occhi dal foglio- Trasfigurazione: O!
E....Difesa.. E! Harry! Andiamo in Accademia!”esclamò
Ron, senza preoccuparsi di abbassare il tono di voce.
“Zitti!”
li ammonì Hermione, ridendo anche lei.
Harry
non disse nulla. Si limitò a scambiare uno sguardo col suo
migliore amico.
Ce
l'avevano fatta.
Un
ghigno complice fece capolino sulle loro labbra: si sentivano padroni
del mondo, in grado di fare qualunque cosa.
Dopo
qualche altra parola di commiato da parte della McGranitt, i ragazzi
furono finalmente liberi di alzarsi e di potersi gridare l'un l'altro
i rispettivi voti.
Harry
stava uscendo dalla fila, quando una tesa rossa gli corse incontro:
“Allora,
Harry come è andata?” gli chiese Beth, impaziente
“E!”
rispose lui, felice, accarezzando la testa della sua sorellina, prima
di dirigersi dai suoi genitori.
“Ve
l'avevo detto! Ve l'avevo detto! Bravo Harry!” si congratulò
Dan, utilizzando un tono di voce dieci volte più alto del
normale.
“Siamo
così contenti, Harry!” Lily lo abbracciò ed Harry
non si sentì troppo grande per quel gesto: sebbene fosse ormai
più alto di sua madre e avesse raggiunto il padre in altezza,
perdersi in quell'abbraccio faceva bene.
“E
così nemmeno tu rompi la tradizione! Bravo Harry!” lo
festeggiò James, orgoglioso come solo un padre sa essere.
“E
così, piccolo Prongie, il caro Moccy ti ha graziato! E meno
male! Altrimenti non so che gli succedeva!” esclamò
Sirius, scompigliando i capelli al suo figlioccio.
“Sirius!
Quante volte ti ho detto che sono grande ormai per quel nome!”
brontolò Harry, quasi vergognandosi di essere chiamato con
quel soprannome davanti a tutti.
“Perchè,
piccolo Prongie? E' un nome così carino, piccolo Prongie!”
proseguì Sirius, meritandosi una gomitata da Hellen, che poi
corse immediatamente a congratularsi con Harry.
“Io
direi che ormai piccolo Prongie non si addice più al nostro
Harry, non trovi Padfoot? Non è più tanto piccolo...”
“Remus!”
Harry corse ad abbracciare Remus: era la prima volta che lo vedeva da
quando era ritornato a casa.
“Siamo
così orgogliosi di te, Harry!” gli disse l'uomo, carico
di affetto.
“Grazie,
ma è soprattutto merito tuo! Gran parte delle cose che Snape
ci ha chiesto le avevi spiegate tu a me e Ron l'estate scorsa. Mi ha
fatto invocare un Patronus, all'esame!” spiegò Harry al
suo miglior maestro.
“L'ho
sempre detto che Remus è un ottimo insegnante!” gongolò
James, dando una pacca sulla spalla del suo amico.
“Ma
non siamo qui per Remus!- lo interruppe Tonks, sopraggiunta con il
piccolo Ted in braccio, che ora vantava una sfavillante chioma giallo
fosforescente-Congratulazioni, Harry! Scommetto che tu non avrai
problemi a dare l'esame di Segretezza ed Inseguimento, al contrario
di me!”
Harry
rimase per un altro po' con la sua famiglia, guardando Dan e Beth
giocare Ted, nonostante Dan sentenziasse spesso, in una frase sì
e in una no:
“Io
odio i bambini!”
“Su,
va' da lei, che aspetti?” James, notando che Ginny si stava
avvicinando a lui, lo spinse via.
“Ma
papà... c'è tempo.” rispose il ragazzo,
imbarazzato, spettinandosi i capelli.
“C'è
tempo anche per stare con noi, no?” James gli strizzò
l'occhio e lo invitò nuovamente ad avvicinarsi a lei.
“Sì,
però...voglio dire, mi sembra maleducato...”bofonchiò
ancora Harry, arrossito.
James
zittì il figlio e poi espose il suo miglior sorriso
“Ciao
Ginny, come stai?”la salutò affabilmente
“Tutto
bene, signor Potter, e voi? Buongiorno anche a lei, signora.”
“Tutto
bene Ginny, grazie- le rispose Lily- e comunque io sono Lily, solo
Lily.” Lily le rivolse un' occhiata materna.
“Ed
io solo James.” continuò suo marito, con un brillio
negli occhi.
“D'accordo:
allora Lily e James.”disse Ginny, imbarazzata.
“Ehm...
se voi non avete più bisogno di me, io direi che noi andiamo.
Ok?” Harry le prese la mano e guardò i genitori, che
scoppiarono a ridere.
“Vai
pure! Non ti tratteniamo mica!”
“Forza
piccolo Prongie!” lo chiamò Sirius, esprimendosi in un
sorriso sornione e ricevendo una gomitata dalla moglie (la seconda)
ed una da Remus.
“Non
dargli retta, Harry, raggiungi pure i tuoi amici!” gli urlò
Remus, mentre Lily e James ridevano.
Harry
e Ginny si allontanarono di qualche metro, e, una volta soli, lontani
da orecchie indiscrete, Harry riprese a parlare.
“Scusa,
Ginny. Sono piuttosto invadenti...” Harry si sistemò gli
occhiali sul naso, che non volevano saperne di stare su.
“Io
li trovo divertenti, invece, piccolo Prongie!” lo prese in giro
Ginny
“Non
ti ci mettere anche tu! E' così imbarazzante!” si
lamentò Harry, convinto di sempre di più che sopprimere
il suo padrino non fosse un crimine talmente grave da farlo finire ad
Azkaban per il resto dei suoi giorni.
“Ma
è carino!” continuò Ginny, ridendo.
“Lo
è quando hai sei anni! Non a diciotto!” protestò
Harry.
“Sarà....”
Continuarono
a punzecchiarsi ancora per un po' quando, Malfoy si parò
davanti a loro, staccato da Tiger e Goyle e con la sola compagnia di
Astoria Greengrass.
“Potter...”
lo chiamò
“Malfoy...”
rispose Harry, con un cenno della testa.
“Io...ecco,
volevo solo dirti grazie, per quella volta.” Malfoy pronunciò
a fatica quelle parole: non avrebbe mai pensato di dover ringraziare
colui che era stato il suo bersaglio preferito.
“Non
c'è problema.” disse Harry con un sorriso tirato.
“Bene,
allora... buone vacanze, Potter”
“Anche
a te, Malfoy.” rispose Harry, ancora inebetito, voltandosi
immediatamente verso Ron, giunto in quel momento, che appariva
sconvolto quanto lui.
“Ok,
sono sicuro che tra poco Hagrid dirà di essere terrorizzato da
Aragog! Questa giornata non è credibile! E' solo un sogno!
Prima Snape che ci da una E, ora Malfoy.... , che altro succederà?”
disse Ron, suscitando le risate di Harry e Ginny e la disapprovazione
di Hermione.
“Oh,
Ron! Il tempo passa e la gente cambia!” esclamò lei.
“Ehm,
che ne dite di fare una passeggiata al lago?” propose Ginny,
cercando di evitare l'ennesima discussione.
Non
soltanto i ragazzi avevano avuto l'idea di uscire, anche i Potter, i
Black, i Lupin, i Granger e i Weasley avevano intenzione di fare una
passeggiata nel parco.
Remus,
James e Sirius stavano parlando tra loro, commentando l'entusiasmo
che Arthur Weasley mostrava ascoltando i racconti del padre di
Hermione sull' utilizzo del telefono.
Erano
ormai arrivati anche loro al portone di quercia dell'ingresso, quando
intravidero Lucius Malfoy, in compagnia del figlio e della moglie.
Lucius
rivolse loro un sorriso di scherno e loro rivolsero un'occhiata
altrettanto sprezzante.
“E'
proprio vero che le bestie grame non muoiono mai...” commentò
James
“Del
resto che vi aspettavate? E' di Malfoy che stiamo parlando...”
gli rispose Remus, accarezzando la testolina di Ted, che si agitava
tra le sue braccia.
“E
pensare che Narcissa, prima di fidanzarsi con Mister
-Io-Ho-I-Capelli-Più-Belli-Del-Mondo-Magico, era quasi
normale... Voglio dire, quando ero piccolo con me era gentile...”
disse Sirius, che ancora non aveva dimenticato la cugina che gli
allacciava le scarpe, per evitare che inciampasse davanti a tutti gli
ospiti.
Remus
e James non risposero: sapevano quanto potesse essere pericoloso
toccare l'argomento famiglia Black e quanto, a Sirius, ancora
bruciasse.
“Chissà,
scommetto che nemmeno ad Andromeda spiacerebbe poter parlare un
'altra volta con Cissy... sempre che quell'imbecille di Malfoy non le
abbia fatto il lavaggio del cervello, cosa che ritengo altamente
probabile.- proseguì Sirius.- In ogni caso, non sono loro la
mia famiglia, non più.”
“Ben
detto, Sirius. E' brutto dirlo, ma non è affar tuo.” gli
disse Remus.
“Scusate
un momento, devo controllare una cosa...”
“James,
dove stai andando?”
“Arrivo
subito, non preoccupatevi!” rispose James, già lontano e
di spalle.
La
Sala Grande stava iniziando, poco a poco, a svuotarsi. I ragazzi
erano ansiosi di poter uscire, per un' ultima volta, nel parco o di
correre nei propri dormitori a cercare qualcosa che erano sicuri di
aver perso.
I
genitori, a gruppi, seguivano i figli, perdendosi anch' essi in
lontani ricordi di gioventù, se maghi, osservando con estrema
curiosità tutto ciò che li circondava, se Babbani.
Harry,
con Ron, Hermione e Ginny stava uscendo e James, Sirius, Hellen,
Remus con Tonks e Ted, stavano seguendo Dan e Beth verso quegli
alberi, alle spalle del lago, che Dan e Lucas avevano incantato
affinché inneggiassero alle loro imprese.
Lily
era rimasta un po' indietro e, nell' avviarsi verso il portone,
continuava a lanciare fugaci occhiate dietro di sé.
Erano
anni che non lo vedeva, anni che i suoi occhi non incontravano lo
sguardo di colui che era stato il suo migliore amico.
James
aveva ragione, bisognava mettersi il passato alle spalle e, come Lily
ricordava spesso a se stessa, Severus, il suo Severus, era stato la
causa di tanta paura molti anni prima.
Eppure,
nonostante tutto, nonostante lei si fosse allontanata bruscamente,
nonostante le offese e gli scherzi di James, ampiamente ricambiati,
ai tempi della scuola, nonostante le differenti strade intraprese,
lui non aveva penalizzato Harry.
L'aveva
tormentato per degli anni, l'aveva schernito ed aveva rivolto la sua
frustrazione nei confronti di Elisabeth, la sua adorata bambina, così
fragile da ricordarle lei stessa.
Eppure,
nonostante questo, nel momento in cui era stato chiesto a lui di
essere giusto, di comportarsi equamente, non aveva negato la sua “E”
ad Harry.
“Lily...”
Si
voltò, di scatto, quando ormai era arrivata al portone, pronta
per raggiungere la sua famiglia. Intravedeva le chiome scomposte di
Harry e James e i capelli rosa cicca di Tonks, vicino al lago.
Dopo
diversi anni, ancora una volta, si trovava di fronte a Severus Snape.
“Sev...”
lo chiamò, con quel nomignolo che gli aveva affibbiato da
bambina e che, ora, stonava parecchio con l'uomo alto, dalla
carnagione olivastra, i capelli scuri e gli abiti, immancabilmente
neri, che le stava di fronte.
Rimasero
immobili, a fissarsi per qualche attimo. Nessuno sapeva cosa dire,
come rompere anni di silenzio.
Snape
sembrava squadrarla: Lily, i suoi capelli, lunghi e folti le
incorniciavano il viso.
I
suoi occhi verdi non portavano più l'espressione fiera e
distaccata che lui aveva imparato a conoscere: Lily non aveva più
bisogno di nascondersi dal mondo, ora i suoi occhi erano colmi solo
di affetto materno.
Anche
se sul suo volto iniziava a comparire qualche piccola,
impercettibile, ruga restava ancora bellissima, forse, secondo Snape
lo era persino di più rispetto a quando era ragazza.
“Lily...-iniziò
l'uomo con imbarazzo-Io... Mi dispiace...”
“Sev,
grazie. Solo questo, grazie per quello che hai fatto per Harry.”
Lily
non seppe se quelle parole avevano raggiunto il suo vecchio amico,
perché lui si era già voltato, percorrendo con passo
spedito il corridoio che portava al suo studio.
“Sev...”
provò ancora Lily, ma lui non si rispose, non si voltò.
Mentre
lei restava lì, nel mezzo del corridoio, una mano arrivò
per stringere la sua: una stretta forte,salda, che da sicurezza.
James
era lì.
Lily
non gli chiese cosa ci facesse lì, se avesse origliato o se
fosse lì per caso.
Quello
che contava era che lui fosse lì, senza essere stato chiamato.
James
era lì.
Lily
rispose alla stretta e alzò la testa verso James: il suo
passato, il suo presente e il suo futuro.
Lo
seguì, diretta verso i loro figli con una consapevolezza: il
passato non si cambia. Quel che è stato fatto è stato
fatto e ciascuno aveva fatto la sua scelta, molto tempo prima.
“Mamma!
Papà! Dove eravate finiti? Non vi trovavo più!”
Beth corse incontro ai genitori, spariti per qualche minuto.
Lily
e James stavano arrivando mano nella mano e, guardando Lily negli
occhi, si poteva capire facilmente che aveva pianto.
“Mamma,
che cosa c'è? Stai bene?” domandò Beth,
innocentemente.
Lily
si asciugò in fretta gli occhi e le carezzò una
guancia.
“Va
tutto bene, Elisabeth.”
“Sicura?”
continuò, perplessa la ragazzina
“Sì,
tesoro, è tutto a posto.” le rispose la madre,
sforzandosi in un sorriso.
Beth
guardò interrogativamente suo padre: se c'era qualcosa che non
andava lui l'avrebbe detto. Lo faceva sempre.
“E'
tutto a posto, principessa. Piuttosto... che sta combinando Dan? Lo
vedo intento a terrorizzare il papà di Hermione...”
James deviò il discorso.
“Sta
solo spiegando quanto è violento il lavoro del Battitore, ma
ora credo che sia intervenuto Sirius a mettere fine ai suoi deliri di
onnipotenza. Prima ha raccontato per filo e per segno come ha fatto
ad incantare i quadri del terzo piano....”spiegò Beth,
come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“Zio
James! Zia Lily! Finalmente siete arrivati! Stavo giusto spiegando al
signor Granger di quella volta in cui per poco un bolide non mi stava
spaccando l'osso del collo.” gridò Dan, a dieci metri di
distanza.
“Ma
tu dovresti schivarli e colpirli, i bolidi, Dan!” gli rispose
James, avvicinandosi a lui.
“Dan,
io credo che tu debba riorganizzare un po' le tue idee. Mi paiono
confuse...” commentò suo padre, che aveva ormai perso il
contro degli eventi che la sfrenata fantasia di suo figlio aveva
ingigantito.
“Sport
pericoloso, questo Quiddich. Del resto, il nostro rugby non è
da meno.” disse il signor Granger.
“Rugby?
Mi spiega come si gioca? E' tipo il calcio?” chiese subito Dan,
curioso.
“Conosci
il calcio?”
“Sì,
conosce anche il calcio! Deve sapere che mio figlio è
ossessionato dagli sport Babbani!” esclamò Sirius, che
ancora non aveva ben capito come si potessero amare allo stesso modo
il baseball, il calcio e il Quiddich. O meglio, come si potesse
paragonare uno sport qualsiasi al Quiddich.
“Pensi
che durante le vacanze di Natale il mio amico Thomas ci ha portato a
vedere l'Arsenal. Gioco interessante il calcio. Soprattutto per il
contatto fisico. L'unico problema sono le troppe regole, sa, a
Quiddich si può fare più o meno di tutto... mentre lì
ogni due per tre c'è un fallo. Dubito che riuscirò mai
a giocare correttamente....” sospirò Dan
“Bè,
anche nel rugby non manca il contatto, però ci sono molte
regole...” proseguì il signor Granger.
“E
mio figlio e le regole stanno agli antipodi!” esclamò
Sirius, scompigliando i capelli di Dan.
“Senti
chi parla!” brontolò Dan, offeso
“In
effetti, Sirius, hai ben poco da rimproverare a Daniel...”
disse James
“Se
è per questo anche tu, zio James!”proseguì Dan
“Impertinente!”
gli gridarono contro Sirius e James, prima di fargli una linguaccia e
di vederlo correre da Beth, che stava giocando sull'erba con Ted.
“Ragazzo
esuberante, suo figlio, signor Black!” rise il padre di
Hermione.
“Se
ci fosse mia moglie le direbbe che è un vero e proprio
criminale, in ogni caso, siamo fermamente convinti che crescendo
migliorerà, o almeno è questo quello che ci auguriamo.”
sospirò Sirius.
“Ne
sono certo! Ora, se volete scusarmi, tornerò da mia moglie.
Credo che sia stata rapita dalla signora Weasley, intenta a spiegarle
non so che ricetta...” si scusò il signor Granger.
“Prego,
faccia pure! Torneremo anche noi dalle nostre donne....”
Avvicinandosi
al crocchio composto da Hellen, Lily, Tonks e Remus, non poterono
fare a meno di notare come il loro amico si stesse torturando le
mani: quello non era un buon segno.
Un
Remus imbarazzato era quanto di più pedante potesse
esistere....
“Di
cosa stavate parlando, signore?”chiese Sirius, abbracciando da
dietro Hellen
“Stavamo
parlando dell'assurda pignoleria del nostro Remus!”
“Non
sono pignolo! Sono solo ordinato!” protestò il diretto
interessato.
“Santa
Morgana, Remus! Tu sei tremendamente pignolo!” sbruffò
sua moglie, l'allegra signora Lupin, che tutto era fuorchè
ordinata.
Remus,
affranto, guardò gli amici in cerca di sostegno, questi però
si limitarono ad alzare le braccia in segno di resa. Allora si
rivolse a Lily, supplicandola di prendere le sue difese.
“Mi
spiace, Remus, ma qui sono d'accordo con Dora! Tu sei ossessionato
dall'ordine!”
“Meglio
io, che almeno trovo tutto al primo colpo di qualcuno di mia
conoscenza che deve sempre ribaltare casa...” ribadì,
acido e piccato, Remus.
“Non
devo ribaltare casa! Prima che tu arrivassi a sconvolgere il mio
equilibrio esistenziale trovavo tutto!” esclamò Dora.
“Bè,
Nimphy, dire che trovassi tutto è un eufemismo!” si
intromise Sirius
“Non
chiamarmi Nimphy! E comunque, Remus è terribile! Mi sveglio e
trovo il letto già fatto, la tazza già lavata, i libri
in ordine...”
“Dici
che dovrei prendere esempio, Lily?” fece James, divertito.
“Ecco!
Scommetto che le vostre mogli pagherebbero per avere uno come me!”
si difese Remus
“Remus,
tesoro, tu ordini le camicie per tonalità di colore....”
precisò Tonks, decisa a spiegare fino a dove si estendeva la
precisione del marito.
“E
tu invece non le ordini affatto!”concluse Remus, suscitando le
risa di tutti.
“Bè,
direi che avete un bel daffare, a casa...” commentò
Hellen
“Soprattutto
ora che c'è Ted....”
“Gli
somiglia tanto, sapete? Ha quel sorriso bonario stampato in faccia...
ed è così tranquillo...” spiegò Tonks,
orgogliosa.
“Oh,
un piccolo Remus!”esclamarono James e Sirius, preparando la
loro miglior espressione da mamma chioccia che provocò loro
due scappellotti da Remus.
“E'
proprio un bel bambino!” esclamò Lily, sorridendo alla
figlia che giocava con Ted.
“Sapete
qualcosa riguardo al piccolo problema peloso?” chiese d'un
tratto James, tornando serio e ricordando che gli esiti delle analisi
erano attesi per il giorno prima.
“E'
tutto a posto, fortunatamente. O così pare. Molto
probabilmente, almeno per qualche anno, avrà qualche problema
nelle notti di luna piena. Ma non è un lupo mannaro.”
disse Remus, visibilmente sollevato.
“E'
una vera e propria fortuna...” disse Sirius.
“Mi
sembra che sia tutto perfetto, ora...” Tonks, nel dirlo posò
gli occhi sui due rudi baby-sitter che si stavano occupando di Ted
meravigliosamente.
Elisabeth
teneva il bimbo in braccio, seduta tra l'erba mentre Daniel le
gattonava attorno, divertendo Ted con facce sempre più buffe.
“Non
ti sembra, è tutto perfetto.” le rispose Hellen.
“Nulla
può andare meglio di così.” continuò Lily,
ora molto più serena e contenta che la sua famiglia avesse
finalmente ritrovato l'equilibrio perduto.
“Sì,
niente può andare meglio di così.” le sussurrò
James, stringendola a sé e dandole un bacio tra i capelli,
prima di lanciare un'occhiata fiera e soddisfatta in direzione di
Harry e di correre dalla sua piccola Elisabeth, per giocare ancora un
po' con lei, finchè poteva.
Era
intenzionato, così come Sirius, a non perdersi nemmeno un
istante della vita di Daniel ed Elisabeth.
Il
tempo sarebbe passato in fretta e il principe ribelle e la piccola
principessa sarebbero cresciuti ed avrebbero abbandonato il loro
sicuro castello, lasciandoli soli ed orgogliosi dell'uomo e della
donna che sarebbero diventati, così come Harry, il loro
piccolo Prongie di tanti anni prima, stava già facendo.
Lily
aveva ragione, niente poteva andare meglio di così.
Lontano
dagli adulti, proprio sulle sponde del Lago Nero, Harry, Ron,
Hermione e Ginny si godevano quegli ultimi momenti ad Hogwarts.
“E'
brutto pensare che cambierà tutto, d'ora in avanti.”
sospirò Ron, seduto in riva al lago con gli amici.
“Forse
non cambierà proprio tutto. Dobbiamo essere noi a far sì
che le cose non cambino.” disse Harry, accarezzando la testa di
Ginny, appoggiata sulla sua spalla.
“Io
credo che faccia solo parte della vita. Insomma, sapevamo che non
poteva durare per sempre. E' giusto che ciascuno di noi, anzi di voi
perchè io ho un altro anno da passare ad Hogwarts, faccia le
sue scelte, cerchi di realizzare i suoi sogni. Poi quel che sarà
sarà...” Ginny aveva alzato la testa e aveva fissato
negli occhi gli altri tre: era come se fosse lei a dover dare
coraggio o, comunque, a dover tranquillizzare Harry, Ron ed Hermione.
Forse lei ci riusciva perchè non ne era coinvolta in prima
persona, perchè, comunque, la cosa la riguardava solo
parzialmente.
“Ginny
ha ragione- convenne Hermione-: fa parte della vita. Lo sapevamo già.
Certo, ora ci spaventa il non sapere che ne sarà di noi, ma
per ora mi basta questo. Mi basta il sapere di aver finito la scuola,
di aver trovato degli amici- il sguardo incontrò quello di
Ron, che le sorrise e le strinse la mano- e di aver più o meno
capito cosa voglio fare della mia vita. Poi..., per il resto...
insomma, si vedrà. Dobbiamo essere noi a cercare di fare in
modo che, almeno tra noi, le cose non cambino.”
“Ma
cambieranno, Hermione, cambieranno. Non possiamo dire che non è
vero...” constatò Ron
“Sì,
cambieranno...ma non è detto che lo facciano in peggio, no?”
lo corresse sua sorella.
“E'
inutile preoccuparsi adesso. Per il momento non è ancora
successo nulla. E poi... dipende da noi. Siamo noi a dover cercare
di fare in modo che le cose non cambino o, comunque, che non cambino
del tutto.”commentò Harry deciso: avrebbe fatto di tutto
perchè con i suoi migliori amici, almeno, non cambiasse nulla.
“La
vita è fatta di scelte. Siamo noi a dover decidere. Non
saranno gli eventi a trascinarci, a meno che non lasciamo fare al
caso...”disse Hermione, come per continuare il discorso di
Harry.
“Sentite...
io direi che stiamo toccando dei discorsi troppo filosofici, per
esserci appena diplomati...” fece Ron, grattandosi la nuca.
“Io
non mi sono diplomata!- grugnì Ginny, tirandogli uno
scappellotto- mi aspetta un altro anno qua dentro!”
“Eh...che
ci vuoi fare... è la vita!- la prese in giro Harry- Comunque,
io concordo con Ron. Cambiamo argomento, che è meglio!”
“Per
Merlino! Con voi due un discorso serio mai!” si lamentò
Hermione, scuotendo la testa in segno di dissenso.
“Hermione!
Siamo in vacanza! V-A-C-A-N-Z-A!Conosci questa parola? Abbiamo un
'intera estate per non far nulla! Niente compiti delle vacanze,
niente giornate intere a guardare il soffitto nella speranza che ci
dica cosa scrivere nel tema di Pozioni,...”iniziò Ron
“Niente
preghiere perchè tu ci faccia i compiti di Storia della
Magia...Insomma, niente di niente!” proseguì Harry.
“Avrò
tutto il tempo del mondo per leggere tutto quello che mi ero
programmata!” esclamò Hermione, che, per motivi
scolastici, aveva procrastinato la lettura di testi, a suo parere, di
fondamentale importanza.
“E
cosa? Storia di Hogwarts due la vendetta?” scherzò Ron,
meritandosi un epiteto poco gentile da parte della sua altrettanto
poco gentile fidanzata.
Ron
borbottò qualcosa in sua difesa, prima di essere attaccato
anche da sua sorella.
Harry
si voltò, verso la sua famiglia e poi tornò a guardare
i suoi amici scherzare.
Dietro
di lui si ergeva il castello di Hogwarts, in tutta la sua
maestosità: quella scuola l' aveva cambiato, l'aveva
cresciuto. Era entrato poco più che bambino e ne usciva quasi
uomo.
Harry
ripensò a quei sette anni: alle tante gioie, ma anche alle
delusioni che, inevitabilmente, la vita scolastica comporta.
I
brutti voti e le punizioni, ma anche le vittorie a Quiddich, le
regole infrante, le non autorizzate gite ad Hogsmeade, fonti di
inesauribile divertimento.
Ripensò
ai suoi compagni e ai litigi per motivi che, in quel momento, gli
parevano del tutto incomprensibili.
Ripensò
agli insegnanti: ciascuno con un suo metodo, ciascuno coi suoi pregi
e coi suoi difetti.
Tutti,
in un modo o nell'altro, gli avevano insegnato a crescere, ed era ora
di mettere in pratica ciò che aveva imparato, di provare la
vita, quella vera.
Guardando
Ron ed Hermione battibeccare e Ginny ridere, però, Harry pensò
anche un'altra cosa:
c'era
ancora tempo per pensare al futuro, forse.
In
quel momento contava solo il presente: Hermione, Ron e Ginny.
Questo
è l'ultimo capitolo. Magari ad alcuni di voi non piacerà,
magari vi aspettavate di più, eppure è così che
me lo sono immaginata, fin dall'inizio.
E'
così che doveva finire, non volevo nulla di superfluo né
scene accessorie. Doveva essere così.
Vorrei
ringraziarvi tutti: tutte le 48 persone che hanno inserito questa
storia tra i preferiti, tutti i lettori silenziosi che, arrivata a
questo punto, pregherei di lasciare una recensione perchè
vorrei sapere cosa ne pensano.
I
ringraziamenti più speciali però vanno a Vale Lovegood,
che ha seguito questa storia sin dal 5 febbraio e a Cinderella87, che
altri non è che la mia migliore amica, per l'incoraggiamento e
le innumerevoli chiacchierate sui personaggi. Ringrazio Padfoot_07
per il suo incrollabile entusiasmo e princess_jadore, Lyan, Akita,
MaKiKo, Honey Evans, Lela92, WingsHP per le recensioni e, ultima
Sophonisba. Non so quando leggerai questo capitolo, ma grazie per la
simpatia che hai sempre mostrato nei confronti del mio adorato Dan.
Chiunque
di voi fosse interessato, sappia (sarà la terza volta che lo
dico!) che ho intenzione di scrivere un seguito: Finding My Own Way.
Presumo di iniziare a postarlo tra circa un mese, oltre alle meritate
vacanze, vorrei avere il tempo di organizzarlo bene.
Spero
di ritrovarvi tutti, tra un mese circa.
Se
proprio soffrite di nostalgia, potreste sempre leggere le mie shots(
ecco la pubblicità occulta!)
Grazie
a tutti.
Un
saluto,
Jomarch
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