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Tsurugi brothers.~
#Death.
○ Autrice:
Gika.
○ Titolo: Tsurugi
brothers.
○ Prompt:
Morte.
○
Genere: fluff - angst - mezzo introspettivo (?)
○ Note Autrice: {sotto}
La reazione di Yuuichi a quell'accaduto funesto rivelatogli dai
genitori, era stata immediata e impulsiva, non pensata; era scoppiato a
piangere andandosi a chiudere nella propria cameretta, con un'unica
certezza che interiormente lo torturava: suo zio non c'era
più e non sarebbe tornato. La morte, senza dubbio, era uno
dei più cupi e impervi temi che un bambino potesse
affrontare, specialmente se il fanciullo in questione aveva circa dieci
anni, età nella quale la mente cominciava a ragionare
propriamente formulando spesso quesiti insoluti.
Ora il ragazzino sedeva sul gelido
pavimento
con le ginocchia al petto e la schiena aderente alla porta della sua
stanza - così se qualcuno avesse tentato di aprirla, era
convinto che
con il proprio peso contro glielo avrebbe impedito agevolmente -, gli
occhi che apparivano comparabili a
grandi laghi in piena tinteggiati d'oro. L'ennesima stilla d'acqua
percorse il curvilineo tragitto della sua guancia, per poi ricadere
arrendevole sul palmo della mano; stava piangendo, e senza un motivo
ben preciso si era ritrovato a porre la mano proprio sotto il mento,
così da ghermire ogni goccia che sfuggiva al suo sguardo per
poi osservarle nell'insieme, assorto, senza comprenderne neanche lui il
perché.
Da un lato aveva compreso che sfogandosi con le lacrime quella persona
a lui cara non sarebbe ritornata indietro, ma al contempo non vedeva
diversa opzione che continuare a soffocare singhiozzi e liberare quelle
piccole sfere che avvilite esigevano di mostrarsi al mondo esterno.
Yuuichi non aveva ben capito perché le persone dovessero
morire; non aveva capito perché dopo tutti i legami che
instauravano, i progetti e i sogni che realizzavano e le abitudini che
prendevano in vita, dovessero essere spazzate così, di colpo
e senza preavviso, come se un'ondata di vento li travolgesse
allontanandoli per sempre dai propri cari e portandoli
chissà dove. Dandoli dispersi per sempre. Come una lampadina
che dopo aver compiuto il suo dovere - illuminando regolarmente una
stanza - all'improvviso un dì smette di funzionare, e a quel
punto può solo venire buttata ormai inutile. Le lampadine
però erano tante e tutte uguali, le persone erano solo
tante; le persone erano differenti l'un l'altra, non solo d'aspetto ma
sopratutto interiormente, capace ognuna di loro di donarti un'emozione
differente. Le persone, al contrario delle lampadine, non erano sostituibili.
Suo zio non lo era.
Molti avrebbero affermato che quella era una visione davvero inconsueta
per un bambino di quell'età, ma Yuuichi, dal canto suo, non
riusciva a far altro che capacitarsi di ciò sempre
più senza che però, ancora, ne assimilasse il
motivo.
Ad un certo punto qualcuno bussò alla porta; istintivamente
il ragazzino poggiò la fronte sulle ginocchia, stringendo
ancor più le gambe al petto, come se così sarebbe
diventanto invisibile agli occhi del mondo.
«Nii-san! Sei qui? Mi fai entrare per favore?» Era
Kyousuke, riconobbe la fine vocina.
La prima intenzione di Yuiichi fu quella di gridare ferocemente al
fratello di andarsene via e lasciarlo in pace, ma fu un istinto che si
sforzò di trattenere prendendo un profondo respiro.
«Sì, sono qui. E no, non ti faccio
entrare.» La sua risposta infine pur non cadendo tra
l'aggressivo finì con l'includere una nota di freddezza,
cosa atipica per lui, soprattutto nei confronti del fratellino.
La verità era che Yuuichi non voleva mostrarsi al
minore mentre piangeva, era tanto avvezzo ad apparire energico e
inarrestabile, forte,
e a dare "il buon esempio", che fragile e insicuro come si sentiva in
quel momento aveva paura di stravolgere i pensieri che ruotavano nella
mente del più piccino (che l'aveva sempre ammirato per il
suo essere e descritto addirittura, delle volte, come un eroe).
Kyousuke non era traumatizzato quanto lui per la morte dello zio, la
sua voce dava chiaramente segni di non aver pianto in precedenza ne di
star piangendo. Che figura avrebbe fatto Yuuichi, così
abituato a mostrargli la sua parte forte?
Era imbarazzante e disagevole, al solo pensiero le gote gli si
imporporavano. E poi Yuuichi stesso aveva insegnato a Kyousuke che i
ragazzi non dovevano mai piangere, bensì era loro dovere
mostrarsi in ogni d'occasione forti. E quanto era convinto di
quella vecchia affermazione uscita dalle sue labbra tanto naturalmente,
solo ora iniziava a pentirsi di quel suo modo di pensare.
«Per favore Yuuichi...!» Dall'altra parte della
porta si udì la vocina supplicante e insistente del piccolo,
mentre Kyousuke poggiava le proprie minute manine sulla superficie
lignea e, allo stesso tempo, vi posava delicatamente anche la guancia e
l'orecchio per distinguere in modo migliore la voce del
maggiore.
«... che devi fare dopo che entri?»
Sbuffò a quel punto Yuuichi, allontanando la fronte dalle
ginocchia per portare lo sguardo nel vuoto, facendo mostra di
un'espressione che iniziava ad essere non più sofferente
bensì piuttosto scocciata.
«Vengo ad abbracciarti!»
Minuti di silenzio seguirono quella frase esclamata dal minore, come se
il tempo si fosse improvvisamente fermato. Yuuichi aveva strabuzzato
gli occhi e schiuso lievemente le labbra, ritrovandosi una mente vuota
- silenziosa, non più piena di pensieri caotici ed
enigmatiche domande - e un cuore palpitante.
«Sei triste e ti sei chiuso in camera perché lo
zio se n'è andato? Non è così? Me l'ha
spiegato la mamma. Ma non devi fare così... anch'io ero
molto triste prima... ma solo prima! La mamma mi ha detto che lo zio
è ancora con noi anche se non lo vediamo, e continua a
volerci bene, se n'è solo andato a vivere in
cielo.» Più Kyousuke continuava, più
gli occhi di Yuuichi diventavano oro liquido, mentre le prime e nuove
lacrime iniziavano ad appostarsi sotto gli
occhi. «Sai, anch'io sono triste perché
non potrò più vedere né abbracciare
né parlare con lo zio, però non devi fare
così. Lui ci vuole bene. E se ti consola, io... Io ci
sarò per sempre per te! Perché sei il mio
fratellone e ti voglio tantissimo bene!»
Yuuichi non seppe trattenersi, scoppiò in lacrime, fu
qualcosa che gli venne d'impulso; una valvola di sfogo, questa volta
non solo per la tristezza.
Quel piccolo forse era anche poco cosciente di ciò che
diceva, eppure ogni sua singola parola, tanto dolce e affettuosa, aveva
sanato ogni ferita nell'animo del maggiore. E Yuuichi piangeva, piangeva
mentre sorrideva - un sorriso che aveva qualcosa di amaro, ma allo
stesso tempo ricco di felicità.
Il maggiore si alzò in piedi sentendo in un primo momento le
gambe e la schiena indolenzite (probabilmente per tutto il tempo in cui
era rimasto in quella posizione sul pavimento gelato),
poggiò la mano sul pomello e subito dopo aprì la
porta, trovandosi ad essere scrutato da due grandi occhi del
medesimo color oro dei suoi, che avevano un che di soddisfatto in loro.
Adorava il loro legame fraterno; era la prova di come uniti da quel
grande amore potessero sempre aiutarsi e sostenersi a vicenda. Erano
uno la medicina dell'altro quando stavano male.
Si asciugò le poche lacrime che ancora gli solcavano il
viso passandoci sopra la mano, poi puntò lo sguardo su
Kyousuke e sorrise sinceramente. L'altro ricambiò il
sorriso con estrema allegria.
Yuuichi allargò le braccia. «Su, vieni ad
abbracciarmi!»>
~
Angolino
dell'autrice.
Hi people! E' da tantissimo che non pubblico qualcosa, mi
sento realizzata. (okay, no-)
Io sto immaginando la vostra faccia appena letto qual era il prompt,
non so il perché ma ho la sensazione che alcuni non se lo
sarebbero aspettato in una raccolta come questa, allo stesso tempo
immaginavo che alcuni di voi avessero pensato alla morte di uno dei due
adorabili pulcini dalle chiome blu /wtf/.
E' anche per questo che oggi l'angolino è qui sotto, non
volevo dare nessun chiarimento, e se siete scesi direttamente qui...
beh, avete barato. DB
Okaaaay, siccome non so neanch'io che diamine sto dicendo facciamo che
concludo qui l'angolino e vi saluto-
Spero che la fic vi sia piaciuta! c:
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