CAPITOLO 22: LE ARMATE DEGLI DEI
Dopo una breve attesa, ecco un nuovo capitolo! Spero che vi piaccia.
XIllidan: Beh, i mercenari non fanno parte della squadra. Lavorano per
conto loro. Riguardo ad Illidan...boh? Credo sia un elfo alto, dato che
quelli silvani usano arco e frecce di solito. Ciao!
XDarkimera: Ho grazie, è sempre un piacere ricevere delle
lodi, specie da una brava scrittrice! Ciao!
XGiodan:
Ripensandoci, per quattro dei protagonisti di FFXII ho trovato
una parte. Quindi li troverai, non come eroi principali, ma non
staranno con le mani in mano! Ciao!
Ringrazio anche chi legge ma non recensisce(e dai! Un commentino
piccino piccino, su!)
Nei giorni successivi Drizzt e gli altri avevano viaggiato senza
imprevisti. Dopo un'intera giornata passata a cavalcare, i quattro
decisero di accamparsi.
"In base alla mappa" - cominciò Rannek - "Tra poco tempo
saremo
a metà della foresta. Se continuiamo
così ne
usciremo in una settimana. Devo dire però che è
davvero
grande."
"Chissà che tipo è questo Tenkai" - chiese Illius
- "Sono
davvero ansioso di incontrarlo! Ma sono preoccupato per i nostri
compagni..."
"Non preoccuparti, di sicuro se la staranno cavando bene" - rispose
Zhai giocherellando con un pugnale - "Ma preoccupiamoci per noi.
Potremmo incontrare altri sbarramenti! Ho paura che lo Spettro non
sarà il solo dei nostri problemi."
"Vero" - si unì Drizzt - "Questo posto è
stracolmo di
mostri. Per ora abbiamo avuto fortuna, ma dobbiamo essere prudenti."
Intanto, a ben più di cento chilometri da loro, pronti ad
assaltare una
città, stava un piccolo esercito composto da barbari,
orchetti,
goblin e mostri vari.
I guerrieri si erano accampati, ed erano in corso i preparativi per
l'attacco.
"Muovetevi! Presto! Rapidi!" - stava ordinando il comandante, un umano,
ai sottoposti.
Nell'agitazione generale, nessuno si accorse che, dall'alto di una
rupe, una cinquantina di uomini vestiti di rosso stava osservando i
preparativi.
"Sono lì. Tra poco attaccheremo." - disse uno di loro con
tono solenne.
Gli altri annuirono, poi tutti scomparvero.
"Portatemi la mappa!" - ordinò il capo dell'esercito.
Un soldato gliela diede.
"Hum...allora, la città è piccola, noi siamo un
migliaio, dovrebbe essere fac..."
Un'esplosione lo interruppe.
"Che diavolo succede?!"
I sacerdoti avevano attaccato in maniera intensa ed improvvisa,
cogliendo alla sprovvista anche gli stregoni.
"Alle armi! Siamo sotto attacco!"
Molti guerrieri puntarono i loro archi e scoccarono le frecce verso il
polverone sollevatosi dopo la distruzione di parte della base.
"Non lì, qui!" - disse una voce alle loro spalle.
Tutti si voltarono e videro dei maghi disposti davanti a loro.
"Ora!" - gridarono tutti in coro.
Fulmini gialli travolsero i mostri. Subito dopo al loro posto non c'era
che cenere.
"Saranno forti ma sono solo una cinquantina! Vinceremo noi!"
Non appena ebbe finito, però, dal vicino
bosco giunsero degli strani rumori: esseri simili ad alberi, ma dotati
di braccia, gambe e volto, uscirono dalla foresta per decimare i
nemici. Alcuni di loro brandivano dei tronchi, altri pietre, mentre
altri ancora usarono solo la forza delle loro braccia. Si trattava
degli Ent.
Le frecce infuocate furono fermate facilmente dai sacerdoti, che
contrattaccarono con potenti sortilegi, schiacciando i pochi stregoni
presenti nella base.
Protetti dalla magia dei sacerdoti, gli Ent sbaragliarono i guerrieri
avversari: la loro forza era devastante, molto maggiore di quella dei
nemici che, benché più numerosi, in breve furono
sopraffatti.
I due gruppi si unirono in un solo schieramento.
"Nel nome di Medivh!"
"Nel nome di Cenarius!"
Con tutta la loro devastante forza Ent e sacerdoti spazzarono via le
rimanenze degli avversari.
"Vittoria!" - gridarono tutti alzando le loro armi al cielo.
Ma non fu l'unica battaglia di quella notte: infatti, a decine di
chilometri da lì, un esercito di migliaia di uruk-hai era in
marcia verso una città, che avrebbe raggiunto nel giro di
due
giorni.
Mentre avanzavano, però, uno stregone percepì
delle
presenze: un piccolo esercito stava avanzando verso di loro.
Avvisò subito il comandante in capo, un feroce guerriero,
che allertò le truppe.
Presto gli altri maghi percepirono delle forze a loro ostili,
rendendosi conto che erano diverse da tutte quelle che conoscevano:
né umani, né nani, né elfi,
né orchi,
né nessun tipo di demoni a loro conosciuto.
Alcuni soldati appoggiarono la testa sul terreno pianeggiante: nessuna
vibrazione. Eppure il battaglione si avvicinava molto rapidamente.
Poi tutto d'un tratto il terreno tremò: i nemici erano
arrivati.
Silenziosi e rapidi, avevano raggiunto i loro avversari, ed ora erano
pronti al combattimento.
I due schieramenti si studiarono a vicenda.
Una pallida luna li illuminò: non era chiaro con chi
si stessero per battere gli uruk-hai. L'unica cosa certa era che si
trattava di guerrieri con addosso delle armature blu.
I mostri colpirono con perfetta sincronizzazione il terreno con le
loro lance, mentre i soldati dell'altro esercito non fecero
assolutamente niente.
Le bestie ruggirono, assetate del sangue dei loro avversari, e i loro
stregoni dilatarono la mente per raggiungere quella dei loro rivali.
"Siamo almeno in sette contro uno! Li faremo a pezzi, qualunque cosa
siano!" - pensò il comandante.
Ancora qualche istante e la lotta sarebbe iniziata. Come spaventate, la
luna e le stelle si nascosero dietro alle nubi, facendo calare il velo
delle tenebre sul
campo di battaglia. Le uniche luci erano le fiamme delle torce degli
uruk-hai.
Uno dei guerrieri azzurri alzò il braccio: i soldati in
prima linea presero gli archi e, evidentemente seccati
dall'atteggiamento spavaldo dei mostri, scoccarono delle
frecce, ma non
frecce normali.
I colpi brillavano di una luce azzurra, e sfrecciavano più
rapidi dei proiettili.
Le frecce una volta arrivate a destinazione annientarono un centinaio
di mostri.
"Cosa?" - ruggì un ufficiale - "Balestrieri!"
Le frecce partirono e raggiunsero i bersagli, ma questi usarono i loro
potenti scudi per fermarle.
Uno dei guerrieri fece qualche passo avanti rispetto agli altri: era
chiaramente il comandante.
Gli uruk-hai aguzzarono la vista: sebbene avessero visto qualcosa
quando erano partite le frecce magiche, non avevano ancora capito con
chi - o cosa - avessero a che fare.
Il comandante dei misteriosi guerrieri si voltò sui
sottoposti, poi gridò alzando la spada al cielo.
I soldati lo imitarono.
Il capitano si girò verso i nemici e, gridando qualcosa in
qualche strana lingua, si lanciò all'attacco con i suoi
soldati.
"Che illusi! Fuoco!"
Le frecce partirono, ma non rallentarono nemmeno la loro avanzata; era
come se non li sfiorassero nemmeno. I soldati più
esperti
si accorsero che il terreno non vibrava minimamente.
"Fanteria!"
I due schieramenti si scontrarono: il comandante mandò
avanti
qualche centinaio di soldati prima di attaccare, ma, fatto qualche
passo, inchiodò.
Con suo grande stupore i misteriosi guerrieri in pochi secondi avevano
sfondato le file nemiche e decimato gli avversari.
Il mostro indietreggiò, e finalmente vide con cosa aveva a
che
fare: erano alti come uomini, ma più massicci, col volto
nascosto da un elmo dal quale sbucavano due piccole corna. Gli occhi
erano rossi come il sangue, e le armature blu come la notte.
Scoprì che non facevano rumore perché levitavano
a pochi
centimetri da terra, muovendosi rapidissimi.
"Alle catapulte, presto!" - ordinò fuggendo.
I macigni partirono, e alcuni demoni si fermarono: rapidi come il
vento, puntarono gli archi verso l'alto e scoccarono le frecce,
centrando le pietre a mezz'aria e distruggendole. Pezzi grossi quanto
un orchetto piovvero sugli uruk-hai, seminando morte e panico.
I demoni si sparpagliarono, trucidando chiunque incontrassero.
Un plotone di balestrieri si trovò a dover fronteggiare tre
nemici: le frecce partirono, ma si infransero contro le corazze.
I guerrieri urlarono, ma non era un grido umano. Era un grido che
faceva rabbrividire, il grido di un essere molto più antico
e
molto più potente degli uomini.
Le frecce successive si rivelarono inutili, e sia gli scudi che le
corazze furono facilmente distrutti.
Un troll sferrò una mazzata a tre nemici, facendoli volare
via, ma questi si rialzarono dopo qualche istante.
La bestia rimase spiazzata.
Approfittando della sua distrazione, un altro avversario
lanciò
una catena attorno alla gola del troll; mentre il mostro tentava di
liberarsi, uno degli altri tre lo colpì al cuore, mentre i
primi
due coordinarono gli attacchi delle loro potenti spade e lo
decapitarono.
Alcuni stregoni puntarono i loro bastoni contro alcuni dei demoni,
scagliando fulmini e fiamme.
I guerrieri furono colpiti in pieno, ma presto uscirono dal polverone
illesi.
"Siete dei pazzi!" - parlò uno di loro con voce profonda -
"Dei colpi così deboli non potranno mai
scalfire le nostre corazze di mithril e il nostro corpo d'acciaio!"
"Ritirata! Ritirata!" - gridò il comandante fuggendo.
Mentre scappava, però, udì una potente esplosione
alle
sue spalle e una ruota di legno atterrò davanti a
lui; in
preda al panico, si voltò, e vide le catapulte volare per
aria,
spazzate via dai demoni con cui stavano combattendo.
Il mostro cadde a terra.
"Ma che razza di demoni sono? Le nostre armi sono inutili! Erano in
minoranza, e ci hanno spazzati via!"
Si guardò intorno, vedendo i suoi soldati che venivano
decimati da delle frecce azzurre cariche di energia magica.
Finalmente calò il silenzio; la bestia ansimò,
mentre il
suo sguardo vagava sul campo di battaglia: non vide altro che alcuni
cadaveri avvolti da fiamme azzurre.
Poi udì un rumore di corazza alle sue spalle.
Deglutì e
si voltò: uno dei demoni era davanti a lui, avvolto da un
piccolo alone azzurro.
"Fatti sotto!" - lo sfidò - "Uno contro uno!"
L'uruk-hai si alzò. Con tutta la sua forza
attaccò con la
lama destra, ma il suo avversario l'afferrò con una mano.
Allora
usò la sinistra, che, benché fosse d'acciaio, si
spezzò scontrandosi contro quella avversaria.
Ridendo, il demone strinse forte la spada che aveva afferrato,
rompendola.
Il suo avversario cadde in ginocchio.
"Ma...ma che razza di demoni siete?!"
"Noi siamo i guerrieri della notte. Siamo i cancellieri degli Inferi.
Siamo i servi del Dio delle Tenebre. Siamo gli Oni!"
Detto questo conficcò le dita nella gola del nemico,
trapassando carne e armatura.
La bestia si accasciò a terra.
"Questo era l'ultimo."
"Comandante!"
Il capo si voltò.
"Allora? Quante perdite? Quanti feriti?"
"Abbiamo perso 17 uomini, che ora sono tornati negli Inferi, dai quali
non potranno più uscire. E un centinaio sono feriti, non
gravemente."
Il comandante lanciò uno sguardo alla luna, ora visibile.
"Se vaghiamo ancora rischiamo di farci scoprire dagli umani. Non
possiamo permettere che accada. Dopotutto , benché buoni,
siamo
pur sempre demoni. In tempi come questi probabilmente ci vedrebbero
come una
minaccia. Ritiriamoci."
"Sissignore!"
Come potete vedere gli dei buoni stanno aiutando i mortali!
Mi raccomando, lasciate dei commentini! Più ne ricevo,
più sono motivato ad aggiornare! Si accettano sia recensioni
positive(che sono sempre gradite) che negative(se sono utili e
costruttive, però!).
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