Crossover
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Autore: Suikotsu    12/08/2008    3 recensioni
Un malvagio negromante cerca di impossessarsi degli artefatti più potenti del creato per realizzare i suoi diabolici scopi: quattro eroi, riuniti dalla volontà degli dei, uniranno le loro forze per sconfiggere lui ed i suoi spietati generali. Mentre la guerra infuria, un potentissimo elfo corrotto, seguendo la volontà del suo dio, ha liberato un terrificante esercito di demoni, per poi stringere un'alleanza con gli elfi oscuri.
Questa è la mia prima fic: all’inizio sembrerà un po’ banale, ma ci saranno numerosi personaggi e alcuni colpi di scena; consigliata a chiunque piacciano le storie ricche di combattimenti. Se vi ho incuriosito leggete, e lasciate un commentino!(ma non siate troppo severi)
Ho messo “non per stomaci delicati” perché le scene di combattimento spesso sono violente.
Importante: se dovessi commettere dei plagi fatemelo sapere. Grazie!
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anime/Manga, Libri, Videogiochi
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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CAPITOLO 22: LE ARMATE DEGLI DEI



Dopo una breve attesa, ecco un nuovo capitolo! Spero che vi piaccia.

XIllidan: Beh, i mercenari non fanno parte della squadra. Lavorano per conto loro. Riguardo ad Illidan...boh? Credo sia un elfo alto, dato che quelli silvani usano arco e frecce di solito. Ciao!
XDarkimera: Ho grazie, è sempre un piacere ricevere delle lodi, specie da una brava scrittrice! Ciao!
XGiodan: Ripensandoci, per quattro dei protagonisti di FFXII ho trovato una parte. Quindi li troverai, non come eroi principali, ma non staranno con le mani in mano! Ciao!


Ringrazio anche chi legge ma non recensisce(e dai! Un commentino piccino piccino, su!)



Nei giorni successivi Drizzt e gli altri avevano viaggiato senza imprevisti. Dopo un'intera giornata passata a cavalcare, i quattro decisero di accamparsi.
"In base alla mappa" - cominciò Rannek - "Tra poco tempo saremo a metà della foresta. Se continuiamo così ne usciremo in una settimana. Devo dire però che è davvero grande."
"Chissà che tipo è questo Tenkai" - chiese Illius - "Sono davvero ansioso di incontrarlo! Ma sono preoccupato per i nostri compagni..."
"Non preoccuparti, di sicuro se la staranno cavando bene" - rispose Zhai giocherellando con un pugnale - "Ma preoccupiamoci per noi. Potremmo incontrare altri sbarramenti! Ho paura che lo Spettro non sarà il solo dei nostri problemi."
"Vero" - si unì Drizzt - "Questo posto è stracolmo di mostri. Per ora abbiamo avuto fortuna, ma dobbiamo essere prudenti."
Intanto, a ben più di cento chilometri da loro, pronti ad assaltare una città, stava un piccolo esercito composto da barbari, orchetti, goblin e mostri vari.
I guerrieri si erano accampati, ed erano in corso i preparativi per l'attacco.
"Muovetevi! Presto! Rapidi!" - stava ordinando il comandante, un umano, ai sottoposti.
Nell'agitazione generale, nessuno si accorse che, dall'alto di una rupe, una cinquantina di uomini vestiti di rosso stava osservando i preparativi.
"Sono lì. Tra poco attaccheremo." - disse uno di loro con tono solenne.
Gli altri annuirono, poi tutti scomparvero.
"Portatemi la mappa!" - ordinò il capo dell'esercito.
Un soldato gliela diede.
"Hum...allora, la città è piccola, noi siamo un migliaio, dovrebbe essere fac..."
Un'esplosione lo interruppe.
"Che diavolo succede?!"
I sacerdoti avevano attaccato in maniera intensa ed improvvisa, cogliendo alla sprovvista anche gli stregoni.
"Alle armi! Siamo sotto attacco!"
Molti guerrieri puntarono i loro archi e scoccarono le frecce verso il polverone sollevatosi dopo la distruzione di parte della base.
"Non lì, qui!" - disse una voce alle loro spalle.
Tutti si voltarono e videro dei maghi disposti davanti a loro.
"Ora!" - gridarono tutti in coro.
Fulmini gialli travolsero i mostri. Subito dopo al loro posto non c'era che cenere.
"Saranno forti ma sono solo una cinquantina! Vinceremo noi!"
Non appena ebbe finito, però, dal vicino bosco giunsero degli strani rumori: esseri simili ad alberi, ma dotati di braccia, gambe e volto, uscirono dalla foresta per decimare i nemici. Alcuni di loro brandivano dei tronchi, altri pietre, mentre altri ancora usarono solo la forza delle loro braccia. Si trattava degli Ent.
Le frecce infuocate furono fermate facilmente dai sacerdoti, che contrattaccarono con potenti sortilegi, schiacciando i pochi stregoni presenti nella base.
Protetti dalla magia dei sacerdoti, gli Ent sbaragliarono i guerrieri avversari: la loro forza era devastante, molto maggiore di quella dei nemici che, benché più numerosi, in breve furono sopraffatti.
I due gruppi si unirono in un solo schieramento.
"Nel nome di Medivh!"
"Nel nome di Cenarius!"
Con tutta la loro devastante forza Ent e sacerdoti spazzarono via le rimanenze degli avversari.
"Vittoria!" - gridarono tutti alzando le loro armi al cielo.
Ma non fu l'unica battaglia di quella notte: infatti, a decine di chilometri da lì, un esercito di migliaia di uruk-hai era in marcia verso una città, che avrebbe raggiunto nel giro di due giorni.
Mentre avanzavano, però, uno stregone percepì delle presenze: un piccolo esercito stava avanzando verso di loro.
Avvisò subito il comandante in capo, un feroce guerriero, che allertò le truppe.
Presto gli altri maghi percepirono delle forze a loro ostili, rendendosi conto che erano diverse da tutte quelle che conoscevano: né umani, né nani, né elfi, né orchi, né nessun tipo di demoni a loro conosciuto.
Alcuni soldati appoggiarono la testa sul terreno pianeggiante: nessuna vibrazione. Eppure il battaglione si avvicinava molto rapidamente.
Poi tutto d'un tratto il terreno tremò: i nemici erano arrivati.
Silenziosi e rapidi, avevano raggiunto i loro avversari, ed ora erano pronti al combattimento.
I due schieramenti si studiarono a vicenda.
Una pallida luna li illuminò: non era chiaro con chi si stessero per battere gli uruk-hai. L'unica cosa certa era che si trattava di guerrieri con addosso delle armature blu.
I mostri colpirono con perfetta sincronizzazione il terreno con le loro lance, mentre i soldati dell'altro esercito non fecero assolutamente niente.
Le bestie ruggirono, assetate del sangue dei loro avversari, e i loro stregoni dilatarono la mente per raggiungere quella dei loro rivali.
"Siamo almeno in sette contro uno! Li faremo a pezzi, qualunque cosa siano!" - pensò il comandante.
Ancora qualche istante e la lotta sarebbe iniziata. Come spaventate, la luna e le stelle si nascosero dietro alle nubi, facendo calare il velo delle tenebre sul campo di battaglia. Le uniche luci erano le fiamme delle torce degli uruk-hai.
Uno dei guerrieri azzurri alzò il braccio: i soldati in prima linea presero gli archi e, evidentemente seccati dall'atteggiamento spavaldo dei mostri, scoccarono delle frecce, ma non frecce normali.
I colpi brillavano di una luce azzurra, e sfrecciavano più rapidi dei proiettili.
Le frecce una volta arrivate a destinazione annientarono un centinaio di mostri.
"Cosa?" - ruggì un ufficiale - "Balestrieri!"
Le frecce partirono e raggiunsero i bersagli, ma questi usarono i loro potenti scudi per fermarle.
Uno dei guerrieri fece qualche passo avanti rispetto agli altri: era chiaramente il comandante.
Gli uruk-hai aguzzarono la vista: sebbene avessero visto qualcosa quando erano partite le frecce magiche, non avevano ancora capito con chi - o cosa - avessero a che fare.
Il comandante dei misteriosi guerrieri si voltò sui sottoposti, poi gridò alzando la spada al cielo.
I soldati lo imitarono.
Il capitano si girò verso i nemici e, gridando qualcosa in qualche strana lingua, si lanciò all'attacco con i suoi soldati.
"Che illusi! Fuoco!"
Le frecce partirono, ma non rallentarono nemmeno la loro avanzata; era come se non li sfiorassero nemmeno. I soldati più esperti si accorsero che il terreno non vibrava minimamente.
"Fanteria!"
I due schieramenti si scontrarono: il comandante mandò avanti qualche centinaio di soldati prima di attaccare, ma, fatto qualche passo, inchiodò.
Con suo grande stupore i misteriosi guerrieri in pochi secondi avevano sfondato le file nemiche e decimato gli avversari.
Il mostro indietreggiò, e finalmente vide con cosa aveva a che fare: erano alti come uomini, ma più massicci, col volto nascosto da un elmo dal quale sbucavano due piccole corna. Gli occhi erano rossi come il sangue, e le armature blu come la notte. Scoprì che non facevano rumore perché levitavano a pochi centimetri da terra, muovendosi rapidissimi.
"Alle catapulte, presto!" - ordinò fuggendo.
I macigni partirono, e alcuni demoni si fermarono: rapidi come il vento, puntarono gli archi verso l'alto e scoccarono le frecce, centrando le pietre a mezz'aria e distruggendole. Pezzi grossi quanto un orchetto piovvero sugli uruk-hai, seminando morte e panico.
I demoni si sparpagliarono, trucidando chiunque incontrassero.
Un plotone di balestrieri si trovò a dover fronteggiare tre nemici: le frecce partirono, ma si infransero contro le corazze.
I guerrieri urlarono, ma non era un grido umano. Era un grido che faceva rabbrividire, il grido di un essere molto più antico e molto più potente degli uomini.
Le frecce successive si rivelarono inutili, e sia gli scudi che le corazze furono facilmente distrutti.
Un troll sferrò una mazzata a tre nemici, facendoli volare via, ma questi si rialzarono dopo qualche istante.
La bestia rimase spiazzata.
Approfittando della sua distrazione, un altro avversario lanciò una catena attorno alla gola del troll; mentre il mostro tentava di liberarsi, uno degli altri tre lo colpì al cuore, mentre i primi due coordinarono gli attacchi delle loro potenti spade e lo decapitarono.
Alcuni stregoni puntarono i loro bastoni contro alcuni dei demoni, scagliando fulmini e fiamme.
I guerrieri furono colpiti in pieno, ma presto uscirono dal polverone illesi.
"Siete dei pazzi!" - parlò uno di loro con voce profonda - "Dei colpi così deboli non potranno mai scalfire le nostre corazze di mithril e il nostro corpo d'acciaio!"
"Ritirata! Ritirata!" - gridò il comandante fuggendo.
Mentre scappava, però, udì una potente esplosione alle sue spalle e una ruota di legno atterrò davanti a lui; in preda al panico, si voltò, e vide le catapulte volare per aria, spazzate via dai demoni con cui stavano combattendo.
Il mostro cadde a terra.
"Ma che razza di demoni sono? Le nostre armi sono inutili! Erano in minoranza, e ci hanno spazzati via!"
Si guardò intorno, vedendo i suoi soldati che venivano decimati da delle frecce azzurre cariche di energia magica.
Finalmente calò il silenzio; la bestia ansimò, mentre il suo sguardo vagava sul campo di battaglia: non vide altro che alcuni cadaveri avvolti da fiamme azzurre.
Poi udì un rumore di corazza alle sue spalle. Deglutì e si voltò: uno dei demoni era davanti a lui, avvolto da un piccolo alone azzurro.
"Fatti sotto!" - lo sfidò - "Uno contro uno!"
L'uruk-hai si alzò. Con tutta la sua forza attaccò con la lama destra, ma il suo avversario l'afferrò con una mano. Allora usò la sinistra, che, benché fosse d'acciaio, si spezzò scontrandosi contro quella avversaria.
Ridendo, il demone strinse forte la spada che aveva afferrato, rompendola.
Il suo avversario cadde in ginocchio.
"Ma...ma che razza di demoni siete?!"
"Noi siamo i guerrieri della notte. Siamo i cancellieri degli Inferi. Siamo i servi del Dio delle Tenebre. Siamo gli Oni!"
Detto questo conficcò le dita nella gola del nemico, trapassando carne e armatura.
La bestia si accasciò a terra.
"Questo era l'ultimo."
"Comandante!"
Il capo si voltò.
"Allora? Quante perdite? Quanti feriti?"
"Abbiamo perso 17 uomini, che ora sono tornati negli Inferi, dai quali non potranno più uscire. E un centinaio sono feriti, non gravemente."
Il comandante lanciò uno sguardo alla luna, ora visibile.
"Se vaghiamo ancora rischiamo di farci scoprire dagli umani. Non possiamo permettere che accada. Dopotutto , benché buoni, siamo pur sempre demoni. In tempi come questi probabilmente ci vedrebbero come una minaccia. Ritiriamoci."
"Sissignore!"



Come potete vedere gli dei buoni stanno aiutando i mortali!


Mi raccomando, lasciate dei commentini! Più ne ricevo, più sono motivato ad aggiornare! Si accettano sia recensioni positive(che sono sempre gradite) che negative(se sono utili e costruttive, però!).

  
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