Underneath
their skin.
Non
era difficile immaginare come e perché si erano trovati
così, all'improvviso, nudi, sul letto.
Tracciò
un sentiero solo a lui noto con il naso e con una scia di baci,
dall'ombelico di lei all’incavo dei seni sodi, facendola
rabbrividire di piacere, mentre la sua cute ambrata diventava
più colorita.
A
Lucia sfuggì un sospiro, per Dante davvero melodioso; le
labbra di lei erano vicinissime a quelle di lui, stavano cercando un
contatto più profondo.
Lucia
non dovette aspettare molto.
Dante
affondò dentro quel corpo conturbante, prendendole i fianchi
morbidi in modo saldo, stringendoli.
Sfiorando
la pelle di Lucia, Dante pensò che si trattava di quanto
più soave avesse mai avuto il piacere di avere sotto i suoi
tocchi. Ne inspirava l'aroma pesantemente, a lungo, come se volesse
assaporarlo con voracità, ma non solo, voleva inebriarsene
sino a stordirsi.
Un
grande poeta nel passato aveva definito la sua donna sinuosa e oscura
come un gatto che riusciva a smuovere il suo animo maledetto verso
sentimenti di dolcezza, a partire dalle viscere.
Dante
aveva associato la pelle di quella donna celebrata in versi immortali
alla pelle di Lucia; era la sua gatta con gli occhi verdi e la
carnagione olivastra.
Si
insinuò in quelle conturbanti membra, stringendole
saldamente i fianchi morbidi; la pelle di Lucia sotto le dita era
quanto di più morbido Dante avesse mai sfiorato in vita sua,
sembrava cera calda e malleabile che si piegava ad ogni tocco, pronta a
essere modellata dall'uomo come desiderava, eppure era tutto il
contrario: ogni cosa era guidata dalla voce di Lucia.
«Dante...»
Si
trattava di un lieve ansito, eppure sufficiente per Dante.
Iniziò
a percepire una scarica elettrica – o qualcosa che gli
ricordava ciò – in tutto il corpo, per poi
giungere al cuore che aveva preso a pompare sangue con
rapidità.
Si
soffermò a osservare l'incarnato della ragazza, non perdendo
nessuno dei suoi sguardi. Gli occhi di lei ora erano liquidi, avvolti
dal piacere che lui stesso le regalava.
Con
voluttà ammirò, sorridendo compiaciuto, la bocca
di Lucia spalancarsi mentre le strinse un seno; la voce della giovane
le morì in gola; era quello che lui desiderava e si mosse
tra quelle cosce magre.
Lasciò
che le mani di Lucia, dalle dita così sottili che poteva
vedere senza sforzo la rete delle vene sottostante, gli afferrassero la
nuca stringendogli delle ciocche di capelli bianchi, che lei ama,
attirandolo verso di sé, verso la propria bocca, bramando un
bacio, famelico.
Non
volle chiudere gli occhi, Dante ammirò il suo viso e
soffocò i gemiti dentro la sua bocca, assieme a quelli di
Lucia.
Si
stupì, ancora una volta di come tutto andava a raggiungere
le profondità della sua anima, ogni briciolo di
lucidità che aveva lentamente andavano dissolvendosi, mentre
si faceva spazio, prepotente, un desiderio e un calore inspiegabile.
Bastavano
piccoli e anche delicati gesti di Lucia per fargli perdere il
controllo, mentre avvertiva uno stato di inconsueta ebbrezza.
Il
piacere e la voglia salivano come un battello ebbro nella sua mente e
nel suo cuore, amplificando ciò che percepiva: i capelli di
Lucia, rossi, scomposti che, sudati, diventavano un tutt'uno con il suo
corpo; la sua voce, sempre più intensa, i gemiti che
aumentavano a ogni sua spinta; le sue unghie che si conficcavano nella
schiena di lui, graffiandolo, forte; gli sguardi della donna, dapprima
innocenti, imbarazzati, poi via via sempre più sicuri e
sensuali, curiosi, eccitanti... un vero miele.
Era
ubriaco di Lucia.
Sospirò,
cadendo su di lei, lasciando che le sue braccia sottili gli
circondassero il collo.
E
nuovamente, Dante si sentì vibrare dentro, soltanto sentendo
il suo nome, sussurrato impercettibilmente.
«Dante.»
La
guardò ancora, intensamente, osservando le sue guance rosse
e sentendo un fuoco che andava al di là del colore della
chioma di lei.
Questo
è il morire tra le braccia di chi si ama per poi rinascere
avvolte attorno a esse.
Si
muore per davvero quando non si ricerca il paradiso sulla terra e
nell'essenziale delle cose che ci arricchiscono tutti i giorni.
Il
divino in forma umana è l'estasi.
È
un inferno, un peccato che coinvolge loro, molto più
peccatori degli umani su questo pianeta, una macchia che si allarga e
che richiama alla più profonda essenza della natura, per
quanto un amante pensa di essere il chirurgo, l'altro il paziente in
quella oscura e arcana danza fatta di carne, sudore e tremiti.
È
salvezza, redenzione, amore.
È
un orgasmo puro, viscerale, che abbraccia e ingloba tutte le strade dei
sensi che sia Dante sia Lucia scoprono ogni volta.
È
un fuoco vivo che bruciava sotto la loro pelle, nei più
profondi recessi del loro essere.
«Lucia»
sussurrò prima di baciarla, lasciandosi andare «ti
amo.»
L'angolo di Layla.
E rieccoci, dopo
tantissimo tempo, ma alla fine ce l'ho fatta!
Sono viva, sotto
esami, con alcuni progetti in testa, ma con calma vi dico tutto anche
se ho poco tempo.
Ho preso la decisione
di cancellare gli haiku dal sito.
Sì,
è così, lo avevo detto tempo fa su Facebook e lo
farò con calma.
E... sto aprendo un
canale di videorecensioni di libri su Youtube; è un piccolo
progetto ambizioso che voglio iniziare con tanto entusiasmo.
Tornando alla
storia... beh, abbiamo viscere e passione, come piace a me, come loro
piacciono a me.
Spero che possiate
gradire e magari dirmi la vostra. Il rimando al "battello ebbro" è l'omonima poesia di Rimbaud e la donna dalla pelle ambrata come una gatta è Jeanne Duval, la mulatta amata da Baudelaire a cui lui ha dedicato molte poesie.
Grazie a tutti coloro
che finora hanno recensito e semplicemente letto, ora vi rispondo.
Grazie anche a chi
magari si avvicinerà per la prima volta alla raccolta.
Un saluto affettuoso,
Barbara.
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