Capitolo 4
Capitolo
Quattro
"Quando il gioco si
fa duro..."
Era ormai ora di cena e Rin Ogawa era stremata. E pensare che
non
aveva fatto chissà cosa per sentirsi così stanca,
se non
trovarsi a pochi centimetri dal viso etereo, affascinante e orgasmico
di Sesshomaru Taisho, suo attuale cliente dall'alto potenziale
erotico.
'Basta, Rin. Devi
riprenderti. E' uno stronzo, non può piacerti
uno stronzo. Insomma... se stai con Kohaku, un motivo ci
sarà...'
Erano questi i pensieri della giovane avvocato, che, dopo esser scesa
dalla macchina debitamente parcheggiata nel vialetto della casetta che
divideva con Kohaku in una zona residenziale di Tokyo, si apprestava ad
avvicinarsi alla porta d'ingresso in legno di noce levigato.
Girò la chiave di metallo dorato nella toppa e spinse la
porta,
la mano sulla maniglia, totalmente impreparata allo spettacolo che le
si palesò subito davanti.
Decine e decine di piccole candele inondavano la stanza con la loro
luce soffusa e nell'aria c'era un profumo di cioccolato misto a
qualcos'altro che la ragazza, su due piedi, non seppe identificare; il
pavimento in linoleum bianco del salotto era cosparso di petali di rose
rosse e, al centro della stanza, erano stati posti un mucchio di
soffici cuscini rossi e bianchi; e, per finire in bellezza
(più
o meno), sdraiato sui cuscini, a petto nudo e con i jeans a vita bassa
neri e un paio di calzini che potevano essere definiti "antisesso",
c'era Kohaku. I suoi occhi languidi incontrarono quelli
allucinati di Rin.
"Eih, tesoro... Buonasera!"
Il tono voleva essere seducente, ma richiamava piuttosto la voce
"virile" che lo zio di Rin aveva dopo un calcio propinatogli dal
piccolo Akira nei testicoli alla festa di Natale di due anni fa. La
ragazza, dal canto suo, sembrava sconvolta. Gli occhi roteavano qua e
là tra Kohaku, i petali e le candele come se non fossero
capaci
di identificare ciò che avevano davanti.
"Non essere timida..." aggiunse il ragazzo, dando un colpetto sui
cuscini accanto a sé. "Vieni qui."
Rin posò la valigietta sul pavimento accanto alla porta, un
mezzo sorriso stralunato quanto i suoi occhi che ora compariva sul suo
viso.
"Kohaku... Oddio, ma questo..."
"Non dovresti essere così stupita, tesoro."
esordì il
fidanzato, mentre Rin prendeva posto accanto a lui. "Vedi, dal momento
che ho rovinato la sorpresa della torta che ti piace tanto, ho pensato
di rimediare... con un po' di dolcezza." Afferrò il vassoio
accanto a sé che Rin non aveva avuto modo di notare. Vi
erano
posati sopra un cestino di fragole e due ciotole, una ripiena di salsa
al cioccolato fondente e l'altra di panna montata, soffice e vellutata.
"Oh, Kohaku... Non dovevi, lo sai. Chissà quanta fatica hai
fatto per preparare tutto questo..."
'Come se ti importasse',
commentò la vocina nella sua testa. In realtà si
sentiva
piuttosto in colpa per altro. Sì, proprio in quel momento,
un
momento in cui la sua attenzione sarebbe dovuta convergere totalmente
su Kohaku, spuntò nella sua testa il volto seducente di
Sesshomaru. L'adone, la bellezza classica personificata in un uomo
dall'atteggiamento arrogante, freddo, rigido. E mentre gli occhi dorati
del suo cliente sexy si facevano strada nella sua psiche, divorandola
dall'interno, ecco che il senso di colpa fece la sua comparsa,
riportandola alla realtà con fatica. Come poteva guardare
negli
occhi Kohaku dopo oggi?
'Codarda! Diglielo!',
urlò la vocina. 'Abbi
il coraggio di dirgli che non vuoi sposarlo!'
Sembrava più facile a dirsi che a farsi, in
realtà. E sì, Rin si sentiva una perfetta,
stupida
codarda. Perché sapeva di non volere tutto questo, ma non
riusciva a raccogliere il coraggio per confessare al suo fidanzato la
dura e cruda verità. Perciò, ancora una volta,
accantonò i pensieri, la vocina e il bellissimo volto di
Sesshomaru in un cantuccio della sua coscienza e sorrise al ragazzo.
"... ma sono contenta che tu l'abbia fatto."
"Sono contento anche io di averlo fatto. E' il minimo che potessi fare
per festeggiare il fatto che tu abbia accettato la mia proposta."
Kohaku afferrò una fragola e la intinse nella salsa al
cioccolato. Assicurandosi di far colare tutto il cioccolato fuso per
non sporcare i cuscini che aveva preso in prestito da una delle amiche
del circolo di briscola della mamma, imboccò Rin, la quale
mangiò senza fiatare. E dopo aver dato un morso alla
fragola,
realizzò quanto il suo fidanzato fosse vicino. La vicinanza
del
volto di Kohaku non le suscitava neanche lontanamente tutta quella
marea di sensazioni (fisiche ed emotive) che aveva provato poco
più di un'ora fa con Sesshomaru, ma proprio mentre il
pensiero
stava per formarsi pienamente nel suo cervello, lo spinse via. Si
lasciò baciare, la mano di lui che accarezzava il collo
morbido
della giovane. Scostò il colletto della camicia nera e
cominciò a lasciarle una scia di baci umidi e tutt'altro che
passionali partendo dalla clavicola fino alla giugulare. La
spogliò dei suoi abiti e Rin lo lasciò fare,
pronta per
un rapporto sessuale che, sapeva già, non l'avrebbe resa
totalmente partecipe come, internamente, avrebbe voluto.
Il sesso era uno dei punti più critici della relazione con
Kohaku. Dopo essersi appena messi insieme, la loro intesa sessuale era
abbastanza vivida, anche perché prima di lui Rin aveva fatto
sesso solo altre due volte con un ragazzo della sua scuola e, quindi,
non aveva tanta esperienza in materia. Ma dopo un anno di relazione le
cose avevano cominciato a farsi più difficili man mano che
si
andava avanti e la ragazza si era resa conto di non provare
più
piacere nel rapportarsi sessualmente con Kohaku. Da qui l'idea che
fosse proprio il sesso una delle cause scatenanti della crisi che,
secondo lei, si era insediata come una serpe nell'idillio di coppia.
Dal canto suo Kohaku, che sembrava trovarsi sulla nuvoletta rosa della
fantasia e dell'amore, non sembrava essere consapevole del tormento che
affliggeva
Rin da anni e, anzi, godeva della sua compagnia ogni giorno di
più e sentiva di aver toccato il cielo con un dito ogni
volta
che stava con lei.
Mentre la mano di Kohaku si appropinquava vogliosa alle sue parti
intime, Rin si preparò mentalmente all'idea di dover fingere
ancora una volta il proprio piacere. Durante ogni rapporto sessuale
ringraziava di essere donna, condizione genetica che l'asteneva dal
dover veramente provare piacere, visto che poteva più o meno
fingere che le piacesse sul serio. Le dita di Kohaku esplorarono
vogliose la sua intimità e Rin cominciò a
emettere dei mugugnii imbarazzanti, atti a simulare un piacere
inesistente. Si sentiva piuttosto stupida, ma era necessario. Non aveva
la minima voglia di litigare con Kohaku e, anche se sapeva quanto fosse
incommensurabilmente stronza, non riusciva a cavare fuori il coraggio
per dirgli come stavano le cose veramente. Chiuse gli occhi.
"Ti piace, tesoro, eh?"
'Sì, certo! Come un calcio nella vagina.',
commentò la vocina della sua coscienza.
"Mh mh..." assentì Rin, appoggiando la schiena ai soffici
cuscini e cercando di lasciarsi andare. Chissà come e
perché, risollevò le palpebre che aveva
precedentemente chiuso e, per uno scherzo dell'immaginazione, vide il
volto di Sesshomaru al posto di quello di Kohaku. E anche il suo corpo
o, almeno, quello che sperava ardentemente fosse il suo corpo. Richiuse
nuovamente gli occhi color cioccolato e scosse la testa, cercando di
scacciare via quella graditissima visione. No, la sua immaginazione non
poteva propinargli certi scherzi in momenti come questi. Non era
possibile! Riaprì gli occhi e vide di nuovo Kohaku. Emise un
sospiro impercettibile di sollievo, ma, quando si voltò
verso il cestino di fragole (decisamente più orgasmiche
dell'apparato genitale del suo fidanzato!) e di nuovo verso il suo
ragazzo, rivide Sesshomaru.
'Cazzo! Non ne posso più!'
Afferrò l'avambraccio di Kohaku, la cui mano stava ravanando
nel torbido con la delicatezza e la bravura di un opossum, e gli
sorrise.
"Tesoro, devo andare in bagno! Mi scappa!"
Che scusa idiota. Sì, davvero. Complimenti, Rin, sei sempre
stata la più furba! Si alzò facendo leva sulle
braccia, si risistemò la gonna nera che il suo fidanzato
aveva sollevato per raggiungere il fuoco dei suoi lombi e si diresse
verso il bagno, senza rivolgere un'occhiata a Kohaku, il quale,
inconsapevole, ricominciò a mangiare fragole con la panna.
Giunta nei pressi del bagno, Rin si chiuse dentro la stanza e si
appoggiò alla porta, la testa bruna tra le mani.
Era sconvolta, stanca e stupita. Sconvolta dall'imminenza del
matrimonio, stanca di essere la ragazza di un uomo che probabilmente
non amava più e stupida dalla forza con cui il volto di
Sesshomaru ottenebrava in parte la sua mente. Come poteva essere
possibile? Era attraente (per non essere volgari) e affascinante (per
non dire altro), ma niente di più. Non lo conosceva nemmeno
o, almeno, conosceva quella parte di lui che appariva sui quotidiani e
sui telegiornali. Appariva (o era?) come uno sbruffone arrogante e
stronzo. E Rin odiava gli stronzi. Eppure non riusciva a fare a meno di
pensare a lui, a quanto pare, soprattutto dopo l'incontro di oggi.
Doveva decisamente darsi una calmata e rimettere a posto i suoi
pensieri o la questione sarebbe finita nel peggiore dei modi. Inoltre
si trattava pur sempre di un suo cliente e non aveva intenzione di
mettere a rischio il possibile lieto fine di un caso come questo, la
sua carriera o la sua nomea per un'attrazione fisica (senza precedenti,
sì, ma pur sempre tale). Si rese conto con stupore che aveva
gli occhi umidi, ma non riusciva a capire per quale motivo. Per le
bugie nei confronti di Kohaku? Per aver immaginato un rapporto sessuale
con Sesshomaru? Per il matrimonio "che non s'aveva da fare"?
Aveva decisamente bisogno di un'amica con cui confidarsi. E chi meglio
di...?
"Riiiin! Sono quiiii!"
La mano di Jakotsu attirò l'attenzione della giovane
avvocato, che sorrise alla sua vista e si avvicinò per
abbracciare la sua "amica".
"Oh, tesoro mio, mi sei mancata così tanto! Forse mi sei
mancata anche più di quel bel fustacchione di Shinji. Ti
ricordi di lui, vero? Aaaah, bei tempi quelli in cui giocavo con la sua
mercanzia..."
Rin rise senza riuscire a trattenersi. Jakotsu le era mancato davvero.
Nonostante fosse molto raro riuscire ad avere una conversazione seria
con lui, era un ragazzo capace di dispensare sempre saggi consigli, che
più volte avevano dato i loro frutti nel corso degli anni.
Erano amici dai tempi del liceo e, anche se non si vedevano
così spesso come avrebbero voluto, erano sempre in contatto.
Jakotsu scostò dagli occhi castani un ciuffo di capelli neri
sfuggito dal codino e accompagnò Rin a uno dei tavolini del
piccolo bar francese dove avevano deciso di incontrarsi. Il luogo era
abbastanza tranquillo, situato in un quartiere abbastanza distante dal
centro di Tokyo, e si respirava davvero l'aria dei cafè
europei.
"Questo posto mi fa venire sempre voglia di baguette..." Il ragazzo
colse al volo l'occhiata di Rin e il doppiosenso che aveva appena
espresso. "No, non la baguette maschile. La baguette
baguette!"
Risero entrambi e approfittarono della presenza di un cameriere sulla
cinquantina dai grossi baffi castani per ordinare due caffè
lunghi caldi, una mezza baguette con burro e marmellata per Jakotsu e
un croissant alla crema per Rin. Dopodiché aspettarono che
arrivasse ciò che avevano rischiesto e, nell'attesa,
parlarono di tutto e di più.
"E tu poi che gli hai detto?" chiese Rin, soffocando una risata.
"Ah, gli ho fatto capire che con Jakotsu non si scherza. L'ho lasciato
legato al letto e gli ho detto che sarei andato a farmi trastullare da
un altro, possibilmente più bello e possibilmente
più dotato di lui." rispose il ragazzo ed entrambi risero
sonoramente.
Arrivarono le ordinazioni e i due amici di vecchia data cominciarono a
mangiare, lasciando per un attimo che il silenzio s'interponesse tra di
loro. Rin si rese a malapena conto di avere lo sguardo perso per aria e
che la crema del cornetto che stava stringendo con forza era ormai in
procinto di lanciarsi nel vuoto verso il marciapiede.
"Quello sguardo non promette nulla di buono..." sospirò
Jakotsu, osservando Rin e scuotendo la testa.
"Quale sguardo?"
"Quello che hai sul tuo bel visino, tesoro mio. Ti conosco..."
aggiunse, notando che la ragazza stava per negare. "... so bene quando
sei preoccupata per qualcosa. Ormai ti conosco bene, quasi come la
mercanzia di Shinji."
Lei sorrise e osservò il tacito invito negli occhi
dell'amico a dirgli che cosa non andava.
"Io e Kohaku ci sposeremo a breve."
La reazione di Jakotsu fu proprio quella che aveva immaginato. Quasi si
strozzò con il caffè lungo e strabuzzò
gli occhi verso Rin.
"Cosaaaa?!" esclamò, incurante del fatto di aver provocato
la rotazione di molte teste verso di loro. "Tu stai per sposare
quell'ameba sessualmente apatica?"
Rin gli intimò di abbassare la voce e poi chinò
il capo, consapevole della verità che Jakotsu, per anni, gli
aveva sempre ripetuto. Ovviamente lui sapeva tutto della crisi ormai
insita nel rapporto di coppia tra i due soon-to-be-married, ma,
nonostante le avesse sempre dato molti consigli, tra i quali quello di
scappare prima che fosse troppo tardi, lei non gli aveva mai dato retta.
"Oddio, Rin... Mi spiace..." il caro amico abbassò la testa
a sua volta, seriamente dispiaciuto per la sorte della sua migliore
amica. "So bene che non avrai mai il coraggio di lasciarlo,
perciò dobbiamo solo aspettare che, casualmente, incontri
qualcun altro che ti faccia perdere la testa. Come nei migliori film
trash romantici! Ah ah ah!" rise della propria battuta, ma smise subito
quando vide che Rin lo guardava con quegli occhioni intrisi di
colpevolezza. E lui capì al volo.
"Ma... ma... tu... hai già... incontrato qualcuno..."
Rin annuì. Sì, poteva dirlo almeno a Jakotsu.
Sesshomaru Taisho era ormai un chiodo fisso. Anche questa mattina si
era svegliata pensando a quel bellissimo volto di fine porcellana, ai
suoi occhi dorati profondi e freddi come il ghiaccio, ai muscoli del
torace che aveva avuto modo di intravedere dalla sua camicia
semi-sbottonata.
"Sì, ma non devi dirlo a nessuno, Jako. Anche
perché è solo attrazione fisica, niente di che."
"Basta anche solo quella, tesoro mio. Anzi, sai che c'è? E'
la peggiore. Perché si insinua come un tarlo nel cervello e
non lascia più la sua tana finchè non viene
soddisfatto. E non parlo a livello intellettivo e culturale..." Sul
volto del ragazzo comparve un ghigno smisurato.
"Ma smettila! Guarda, dopo ieri non voglio più pensare a lui
in quel senso."
Fatto. L'aveva detto. Aveva semi-confessato la sua
défaillance. Jakotsu, le cui orecchie erano capaci di
captare pure gli ultrasuoni, costrinse l'amica a farsi raccontare tutto
quanto e la povera sciagurata, suo malgrado, confessò tutto
quanto. Al termine del racconto gli occhi di Jakotsu sembravano quelli
dell'elfo domestico Dobby di Harry Potter e Rin era più
depressa di Kohaku dopo una delle tante sconfitte dei Tokyo Yakult
Swallows, la sua squadra di baseball preferita.
"Jako... non so più cosa fare..."
Jakotsu osservò l'amica, ora serio come lo era stato poche
volte.
"Sai benissimo che la cosa migliore sarebbe quella di confessare a
Kohaku che non provi più niente per lui. Nonostante io
detesti profondamente quella specie di putto animato saltellante e
gioioso, non merita di essere preso ancora in giro. Sì, Rin,
lo hai preso in giro." aggiunse, cogliendo lo sguardo ora leggermente
infastidito della ragazza.
"All'inizio non era così. All'inizio lo amavo."
"Hai detto bene: all'inizio. Ma dopo un anno non provavi più
nulla di profondo per lui e ora sono passati ben cinque anni
dall'inizio della vostra storia. È ora di darci un taglio.
Un taglio netto." Il ragazzo sospirò e finì in un
sorso il suo caffè. "Anche perché non penso che
tu voglia sposarti e passare il resto della tua vita con un ragazzo per
cui non provi più nulla."
Rin cominciò a riflettere seriamente, sapendo che Jakotsu
aveva ragione su tutto. Gli rivolse un piccolo sorriso di gratitudine e
gli strinse la mano curata e delicata come quella di una donna.
"Ci penserò... meno male che ci sei tu, Jako."
"Assolutamente, tesoro. Sennò chi penserebbe a rinnovare il
tuo cassetto della biancheria intima? Se fosse per te useresti solo
quei patetici mutandoni da nonna antistupro."
"... attraverso alcune operazioni informatiche, siamo giunti alla
conclusione che il signor Sesshomaru Taisho è stato
incastrato da qualcuno che ha l'intenzione di fargli perdere la totale
credibilità economica e finanziaria che egli ha avuto per
tutti questi anni. È tutto per oggi, grazie a tutti e
arrivederci."
Rin scese dal piccolo podio dove aveva parlato ai giornalisti per circa
dieci minuti. Aveva risposto ad alcune domande e aveva fornito
informazioni criptiche alla stampa, di modo da avere un po' di respiro
per i giorni a venire. I giornalisti la seguirono, armati di microfoni
e telecamere, ma la ragazza, attorniata dai bestioni tatuati della
sicurezza, si sentiva protetta e indenne dalla furia nozionistica di
quei cani assetati di sapere.
Venne condotta verso l'uscita e fin dentro la limousine nera dai vetri
oscurati di proprietà di Sesshomaru. Si sedette sul sedile
di morbida pelle nera e quasi le venne un colpo quando si
trovò davanti niente meno che il proprietario della vettura.
"Signor Taisho!" esclamò, una mano sul petto coperto dalla
giacca nera e dalla camicia bianca. La gonna nera a tubino sembrava
averle bloccato la circolazione da quanto era stretta. Si
sistemò meglio sul sedile. "Non dovrebbe essere qui. Le
avevo raccomandato di stare dentro casa. Se i giornalisti la vedessero
o riconoscessero a chi appartiene questa macchina-"
"Non ho alcun interesse verso ciò che potrebbero dire i
giornalisti. Avevo urgenza di parlare con lei."
Rin si zittì immediatamente, attendendo che l'uomo andasse
avanti. Il suo sogno erotico era a un metro e mezzo da lei e quasi
poteva sentire le guance andare a fuoco. Lo osservò, ora
seria.
"Mi dica."
"Stamattina ho ricevuto sulla casella di posta elettronica una mail
anonima. Il messaggio è un aforisma di Pavlov. 'Non essere
un mero registratore dei fatti, ma cerca di penetrare il mistero della
loro origine'."
Lo sguardo di Sesshomaru era più gelido del solito. Un
lucicchio nelle sue iridi fece intuire a Rin che era discretamente
stupito e infuriato per questa mail anonima. La giovane non seppe per
un momento cosa dire, anche se era segretamente contenta del fatto che
l'uomo, prima di rivolgersi alla polizia, avesse pensato a lei.
"Suppongo sia una sorta di indizio..." si espresse Rin, dopo essersi
schiarita la voce. "C'è qualcosa nel suo passato o qualcuno
che possa essere riconducibile a questo messaggio?"
Sesshomaru non si fermò neanche a pensare per un momento.
No, non c'era nessuno, almeno che lui ricordasse. E lui aveva un'ottima
memoria.
"No, nessuno. Ma, come le ho detto qualche giorno fa, è
compito suo capire chi c'è dietro a tutto questo." aggiunse
freddamente, facendo ora cenno all'autista di muoversi. "Vai verso la
casa della signorina Ogawa."
"Non c'è bisogno, ho la macchina parcheggiata qui vicino."
"Ho già provveduto a farla riportare a casa sua." La
fissò dritto negli occhi. "La pagherò il doppio
di quanto già pattuito se riuscirà a risolvere il
caso entro due mesi da oggi. Ho bisogno di liberarmi di questo...
peso... il prima possibile."
Rin annuì, ma dentro di sé il suo cuore aveva
dato accesso a una piccola crepa. La poteva sentire e faceva male.
Possibile che lui avesse piuttosto intenzione di liberarsi di lei?
Eppure non era successo nulla che potesse far pensare alla nascita di
un sentimento negativo di Sesshomaru nei suoi confronti. Si erano visti
tre volte e già lui non la sopportava più?
"Farò del mio meglio per riuscire a chiudere il caso il
prima possibile."
La macchina correva nel traffico e i due passeggeri stettero in
silenzio per il resto del tragitto. Eppure non era un silenzio
così imbarazzante, anzi... Arrivati di fronte alla villetta
in cui abitava, Rin pose fine al silenzio e guardò
Sesshomaru.
"La ringrazio per il passaggio. E' stato gentile da parte sua."
"Mh." assentì l'uomo d'affari, perfetto nel suo completo blu
scuro, i capelli lisci legati in una coda alta.
Rin gli sorrise un'ultima volta e si fece aprire lo sportello
dall'autista, che era nel frattempo sceso e aveva fatto il giro della
limousine. La ragazza stava per posare il tacco sull'asfalto del
marciapiede antistante il vialetto, quando un movimento alle sue spalle
le arrivò alle orecchie. Sentì il suo calore
ancora prima che la sua mano le stringesse il polso. Era morbida e
calda e la sua presa era al contempo ferma e delicata. Rin si
voltò, gli occhi leggermente sgranati, e vide che Sesshomaru
aveva la schiena protesa verso di lei e un piccolo, quasi
impercettibile sorrisetto che gli arcuava le labbra sottili.
"A domani, signorina Ogawa."
Disse semplicemente, la voce ora quasi priva del suo solito tono freddo
e scostante. La lasciò andare e Rin rimase in piedi mentre
l'autista si riposizionava al posto di guida e andava via, portando con
sé il momentaneo calore dell'uomo che la stava facendo
impazzire.
'Sesshomaru...'
Angolo
dell'autrice
Eccomiiii!
:)
Stavolta i miei tempi di aggiornamento sono stati decisamente
più brevi. Domani mi libererò dell'esame
più terribile del mio corso di laurea, Letteratura Spagnola,
e devo ammettere che non vedo l'ora. Avrò molto
più tempo per scrivere e aggiornare questa storia che mi sta
appassionando ogni giorno di più. Ho scritto questo capitolo
tutto d'un fiato e sono davvero orgogliosa di ciò che la mia
mente ha prodotto. E fidatevi, è una sensazione che non mi
capita spesso di provare.
Passiamo ai ringraziamenti, adesso :)
rafxsulfusxsempre
» Ciao, cara! :D
È sempre una gioia sapere di scrivere qualcosa che piaccia
davvero ai lettori e che magari li catturi. La cella di detenzione
spero sarà un po' meno buia e triste con questa storia
ahahahah :D Sì, spesso Kohaku e Rin vengono messi insieme,
ma è proprio questo il punto che ho deciso di usare per il
tipo di coppia che rappresentano. Rin è una ragazza vitale,
passionale e Kohaku, invece, è più calmo e l'ho
sempre visto come un romanticone sensibile. Nah, non sono proprio fatti
per stare assieme. Ed ecco qui che entra in gioco Sesshomaru, bel
tenebroso dal cuore apparentemente gelido come un iceberg che sembra
stia facendo impazzire Rin.
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Fammi sapere che ne pensi!
Un bacio :)
the queen of darkness
»
O. Mio. Dio.
La tua recensione mi ha lasciata più che basita. Mentre la
leggevo sembravo un pesce in astinenza d'aria. Sei davvero tanto, tanto
dolce! Per un'autrice come me, alle prime armi e dalle mille
insicurezza, è davvero un balsamo sapere che la propria
storia è capace di far emozionare, di divertire i propri
lettori. E anche venire a sapere che forse "Amori in tribunale"
è una delle poche storie decenti sulla coppia RinxSesshomaru
è davvero magico. In veste di lettrice spesso mi tuffo nella
ricerca di alcune storie che possano saziare la mia sete di
romanticherie per questa coppia, ma non trovo altro che fanfiction
caratterizzate da una pessima grammatica e da un'originalità
infima. Anche io, come te, adoro le Au, che trovo davvero molto
più appassionanti e anche più difficili da
scrivere. Sì, perché i personaggi di un
manga/anime come InuYasha sono, a mio parere, particolarmente difficili
da collocare in un mondo parallelo, in un'età storica
diversa da quella del Giappone feudale. In passato ho scritto un'altra
storia, sempre Au, ed è in quel momento, subito dopo il
primo capitolo, che mi sono resa conto di quanto sia arduo riuscire a
far ambientare personaggi di un certo tipo (come lo stesso Sesshomaru)
in un'era più moderna, fuori dal solito contesto temporale.
Detto questo, ti ringazio ancora una volta per i complimenti sulla
grammatica e sulla prosa. Ogni tanto, mentre rileggo i capitoli, mi
pongo mille domande tipo "E questo si dice così?" o "Ma
esiste questa parola in italiano?", ma diciamo che, negli anni, ho
imparato a comportarmi come una "beta di me stessa".
Ahahahah Sesshomaru col mitra! Sarebbe davvero affascinante vederlo in
un contesto bellico, molto più realistico e coinvolgente.
Immagina il nostro bel demoone di ghiaccio con la divisa da militare...
(sbava come Rin nel primo capitolo). Aaaaah, a volte mi rendo conto di
essere più maniaca di Jakotsu!
E stai tranquilla per quanto riguarda la recensione. So benissimo che
cosa significa magari non avere tempo per lasciare un commento a una
storia, perciò sappi che, quando ti sentirai in vena di
scriverne una, io sarò qui a leggerla con tanto piacere
(magari la commenterò anche con Rosita, la gallina ispanica).
Un bacione e grazie ancora, sei stata gentilissima e molto dolce!
<3
serin88 »
Ehilà, carissima! :)
Ahahah sì, Rin sembra felice come se avesse appena ricevuto
un pacco bomba a casa sua. Kohaku sarà capace di risvegliare
i suoi istinti animaleschi o continuerà a farla sprofondare
nel limbo della depressione sessuale? Chissà! Tutto
è possibile in questa storia.
Ti ringrazio ancora una volta per la recensione! Un bacione e a presto!
:D
stivecoppolaXD
»
Ciao! :D
Un nuovo recensore all'attivo. Ti ringrazio per i complimenti e spero
che anche questo capitolo ti faccia sorridere. Se così non
fosse, sono pronta per la pubblica umiliazione. Un bacio!
heart »
Hello! :)
Ti ringrazio davvero e sapere che questa fanfiction ti faccia sorridere
mi riempie di gioia. Un bacione e fammi sapere che ne pensi di questo
nuovo capitolo, se ti va! :D
KaDe
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