Capitolo 19 - Viaggio
«Ma questa missione doveva
capitare proprio quando c’è la finale del Torneo del Dojo di Buster?» lamenta
Jay, le braccia incrociate sotto la testa a mo’ di cuscino, steso sul pavimento
ligneo e ondeggiante del carro, fissa il tetto di stoffa con aria stufata.
«Avete anche il coraggio
di lamentarvi? Se la mia prima missione l’avessi fatta con tutta questa
comodità, portato a spasso su un carretto, non mi sarei mica lamentato!
Piuttosto dovreste ringraziare che sia stato io a farvi da accompagnatore» fa
Terry oltre le tende, alle redini del suo Bill, seduto sul sediletto di legno.
«E poi tanto si sa che
anche stavolta vincerà Orome» commenta schietto K, senza nemmeno degnare il
compagno di uno sguardo, con aria saccente.
«Come fai a dire questo?
Tulkas ha fatto dei passi da gigante innegabili!» si infervora Jay.
«Come ogni anno. Ma ogni,
anno, puntualmente, vince Orome…»
Mentre la discussione da
dormitorio va avanti fra i due, Serak, lì di fianco, è steso anche lui, sguardo
al cielo che si intravede tra le trame della stoffa. L’ingombrante zaino a mo’
di cuscino.
Non molto lontano c’è
Quinn, che come cuscino invece ha il suo Muk. Regge davanti agli occhi, con le
braccia tese, degli appunti, probabilmente di Ven su qualche strano intruglio.
Ogni tanto le si stancano quelle delicate braccia rosee ed è costretta a
mettersi su un lato per poter poggiare il quaderno. Così facendo incrocia lo
sguardo con Serak per poi far finta di voltarsi molto lentamente per altri
motivi.
L’unico in piedi nel carro
è Slasher, il Bisharp di K, che fa volare fendenti a velocità assurde per aria,
come allenamento, ma squarciando ogni tanto il telo che copre il carro.
Burg, invece, (si riesce a
distinguere la sua sagoma dall’interno) è ritto in piedi sopra il tetto del
carro, stagliato contro il vento come una polena a prua di una nave, con quel
gusto coreografico che tanto fa impazzire il suo padrone.
Zangoose è fuori, seduto
di fianco a Terry. Lui è uno dei suoi pensieri, Serak non fa che pensare a
quanto si meriti un compagno, un pokémon, un amico… a cui non riesce nemmeno a
trovare un nome. Significa forse che ci tiene così poco?
Dal canto suo Serak (forse
si ostina) a vedere una certa freddezza da parte del pokémon dal giorno
dell’iniziazione.
Eppure lo sente vicino,
quell’anima solitaria, vicino più di chiunque altro, di qualunque umano. Come
Serak, non ha assolutamente nulla, famiglia, casa, e come lui è nuovo a questo
mondo e al suo dolore. Ma Zangoose ha molta più forza di quanta Serak possa mai
vantare, o almeno così sembra.
Magari hanno scelto modi
diversi per affrontare il dolore: Serak ha chinato il capo, Zangoose innalza
una maschera.
Eppure, ogni tanto,
durante gli allenamenti, durante le dure prove di ogni giorno, sente qualcosa,
che li lega, un calore in fondo all’anima, forse si illudeva essere ricambiato,
ma se c’è una cosa che può fargli alzare la testa e rompere ogni maschera è
quel legame, quell’amicizia.
Sincronia la chiama K. In
modo molto freddo e calcolatore, ma probabilmente è quello.
Ed ecco che inesorabile si
fa largo tra tutti questi pensieri sempre la solita immagine: quel metallo,
quegli occhi, quella criniera… quelle Fauci.
Forse è vero che i pokémon
devono sentirsi parte di un branco. E allora non c’è da stupirsi che Zangoose
non voglia far parte di un branco insieme ad una presenza così forte ed
ingombrante. Un pezzo di ferro inanimato, sì, ma la sua possanza lo fa sembrare
quasi vivo.
Serak non ha mai più avuto
la possibilità di maneggiarlo da quel giorno di sette anni fa quando arrivò al
Rifugio, grazie alle regole di Jak, ma non ha mai smesso di pensarci: provava
insieme paura, odio, curiosità e attrazione per quella Reliquia.
Tutti i suoi guai sono da
quella scaturiti, eppure il potere che aveva sentito scorrergli dentro e fargli
ribollire il sangue fanno sbiadire ogni allenamento, ogni battaglia intrapresa
al fianco del suo pokémon. Quel cambiamento repentino e sconsiderato lo
spaventarono allora, e lo spaventano ogni qual volta quei ricordi tornano a
tormentarlo di notte. Non pensava si potesse nascondere tutta quella
determinazione dentro di lui…
E che insulto poi che
tutta quella sicurezza gli venga da ciò che ha provocato lo sterminio della sua
intera famiglia! E allora rabbia lo rode dentro, gli fa digrignare i denti.
Terry, suo unico
confidente, diceva che è normale, che quelle Reliquie hanno grandi poteri e
possono influenzare la mente delle persone. Ciononostante continua a propugnare
la sua causa secondo la quale Serak ha il diritto di fare delle Fauci di Entei
la sua arma.
«E’ quello che avrebbe
voluto la tua famiglia e i tuoi antenati. – gli ripeteva – Col tempo riuscirai
ad avere tu il controllo sulla Reliquia» ma la sua voce tranquillizzante non
bastava ad ammutolire tutta quella tempesta di pensieri.
«Qual è stata la tua prima
missione?» quasi sobbalza Serak, all’interruzione così brusca del suo flusso di
pensieri. Quasi nemmeno si capacita d’esser stato lui a fare quella domanda,
non pensava avrebbe trovato la forza per tornare così in fretta in questo
mondo.
«Beh… - fa il vecchio,
spremendosi le meningi in cerca di un ricordo – è difficile dopo tanti anni…»
«Prima ci fai tutto il
discorsetto su quanto siamo fortunati a fare questa prima missione così – fa
Jay – e poi fai finta di non ricordare la tua! Scommetto che era anche più
comoda! Viaggiavate in prima classe!»
«Immagino sia stata una
tranquilla missione di recupero, dato che non ricordo niente di che» ridacchia
poi il vecchio, chiudendo la discussione. I suoi occhi ritornano sulla strada,
ma la sua mente viaggia indietro. E ricorda, al contrario di quanto avesse
detto. Ricorda il dolore e le lacrime. Ma non lascerà che l’incubo si ripeta.
Cant: SESSIONI ESTIVE, sessioni estive ovunque. E non sono ancora finite! D:
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