Oh my love, I love you di Sybelle (/viewuser.php?uid=28445)
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Salve mondo! =)
Torno con la mia ultima one shot, per poi dedicarmi completamente a The
Nightmare of Love’s Night.
Che dire?
Sono contenta. Sono MOLTO contenta. Perché con queste one
shot ho sperimentato la prima persona, il racconto poco dettagliato di
un diario, lo svolgersi dei fatti preciso di un annario, la simpatia di
una storia raccontata al momento, ed infine un modo tutto strano di
narrazione come quello di questo ultimo capitolo su Kei.
E sono contenta perché ho mostrato un lato dei Demolition
Boys che forse non tutti conoscevano.
Questo ultimo “episodio” sarà
leggermente più lungo degli altri, essendo Kei mi sono
dilungata un po’ tanto =P
Spero con tutto il cuore che vi piaccia, e che vi dia una qualche
emozione.
Buona lettura
Sybelle
Il racconto di Kei
Non ricordo con precisione il giorno e l’ora, la memoria a
volte mi inganna.
Ma ricordo con precisione che era una giornata soleggiata e fredda,
senza nuvole. Totalmente cristallina, come solo in montagna si possono
trovare.
A Mosca una giornata simile, seppur gelida, era una rarità.
Camminavo truce in mezzo alle persone, una piccola macchia nera in quel
giorno così colorato...Un gruppo di fans tentò di
fermarmi, io le superai indifferente. Non mi piacevano le loro
attenzioni; le trovavo stupide, senza senso: come potevano confermare
di adorarmi alla follia, se nemmeno mi conoscevano?
Poi alcune erano più agguerrite di altre: mi seguivano,
scoprivano i locali che frequentavo, i giorni in cui
uscivo…La privacy era diventata un sogno per me, oramai non
ricordavo più cosa significasse starsene in beata
solitudine, in pace.
Invidiavo profondamente le persone comuni: così normali da
poter vivere come preferivano…A me non era permesso: prima
il monastero, la mafia…Poi quell’ondata di
improvvisa popolarità che il beyblade mi aveva
portato…Non ero pronto alla notorietà, non
ancora. Avevo appena 16 anni, ero troppo giovane, troppo
ribelle…Avrei attirato scandali come una calamita.
Ricordo che quel giorno in particolare non me ne andava bene una, che
pensavo e ripensavo a troppe cose, che la voglia di vivere mi stava
lentamente scivolando via…E fu proprio in quel momento, che
la sentii…
“Ma
tu…ASPETTA! ASPETTA UN MOMENTO! KEI, KEI HIWATARI,
ASPETTA!”
Il giovane si
voltò scocciato, scrutando la persona che lo chiamava con
tanta insistenza…La suddetta persona gli fu letteralmente
addosso, travolgendolo.
“Hey, ma sei
matta?! Mi stavi per ammazzare!”
La ragazza che lo aveva
chiamato si alzò, dolorante: “Scusami, ma ti ho
veramente cercato ovunque, e allora…”
Lui tagliò
corto: “Senti, mi avete stancato voi
fan…Lasciatemi in pace, non sono tipo da autografi, foto o
cose simili…”
Lei rise, sorpresa:
“No, non hai capito…sono una blader anche
io!”
Il tatuato la
guardò sprezzante: “E cosa vorresti fare,
sfidarmi?”
La giovane prese dalla
tasca un beyblade, bianco come la neve: “No, voglio mostrarti
questo…”
Gli diede
l’oggetto, aspettando la sua reazione…
Non so dire cosa provai in quel momento. Sorpresa, confusione, odio,
ammirazione, stupore…Quella ragazza possedeva un BitPower
che sembrava la fotocopia di Dranzer! Una fenice candida come la neve,
candida come la pelle della sua padrona…Era una ragazzetta
buffa, a dirla tutta: gli occhioni color cobalto erano incorniciati da
una nuvola di capelli dorati…Degli strani boccoli che le
circondavano le spalle come un’aura protettiva. Le sue guance
erano arrossate dal freddo e le sue labbra sottili e rosate. Mi fece
uno strano effetto vederla; mi fece sentire…vivo, penso. E
curioso: come faceva ad avere un BitPower così simile al
mio? Da dove spuntava fuori tutto ad un tratto?
“Mi chiamo
Lillian…e penso che noi due dovremmo rincontrarci e
discuterne al più presto…” Non
scherzava.
Lui era costernato,
confuso, fragile…Aveva bisogno di riflettere.
“Dove
potrò trovarti?” Le parole uscirono prima che
potesse lui stesso pensarle.
“Chiamami a
questo numero, se lo vorrai…” Prese una penna, e,
aprendo il palmo della mano del ragazzo, scrisse un numero di
cellulare.
“D’accordo”
“Ti aspetto
Kei”
“Addio”
“Alla
prossima”
Me ne dimenticai la sera stessa. Avevo altri problemi, altre
scocciature. Ben presto, il nome Lillian non mi disse più
nulla. Ma quel numero, quello era rimasto nella mia
pelle…Non me ne curavo, lo ignoravo in modo piuttosto
infantile.
“Kei,
cos’hai scritto nella mano?”
“Nulla di
importante Ivan…al prossimo lavaggio
sparirà…”
Forse volevo solo dimenticare quel piccolo sprazzo di luce che avevo
intravisto negli occhi di quella biondina…
“Baciami,
sì…mmm…ancora…”
La ragazza
scostò la bocca da quella del blader, seria:
“Cos’hai? A cosa pensi?”
Lui riprese a baciarla,
senza rispondere: solo un bacio appassionato, ma senza passione.
“Seriamente
Kei, sei distante…non mi piace”
Lui sbuffò,
accendendosi una sigaretta: “Non sto pensando a nulla. Non ho
nulla. Contenta?” Lei a sua volta portò una
sigaretta alla bocca, accendendola in quella del ragazzo. “Mi
piacerebbe sapere perché il mio ragazzo mi ignora e fa finta
di essere interessato a me”
Lui rise: “Il
tuo ragazzo? Da quando sono il tuo ragazzo Morgan? Sta zitta per
piacere!”
Non amavo Morgan. Non l’avrei mai potuta amare: era troppo
uguale a me. Troppo indifferente, troppo ribelle, troppo perfettamente
insofferente delle persone intorno a sé.
Morgan era assolutamente bellissima. Aveva i capelli lisci e neri, gli
occhi grigi e un fisico che sembrava urlare: “Scopami, sono
tua” …Non so se mi amava, ma sicuramente ci teneva
a quel rapporto che aveva con me. Ci incontrammo in uno di quei
vicoletti bui dove i giovani alcolizzati spacciano e comprano droga;
cosa ci facevo lì? La risposta è molto semplice:
mi drogavo, come tutti. Per cosa vale la pena di vivere alla fin fine?
Perché mai la droga era sbagliata, se ti aiutava ad andare
avanti? Ammetto che senza di quella sarei morto…Vivevo solo
per drogarmi, bere e fumare, ma almeno vivevo. Certo che mi pento di
averne fatto uso…ma se potessi tornare indietro e mi
trovassi nella stessa situazione lo rifarei. Sono un cattivo ragazzo,
si sa.
“Cos’hai
sulla mano?”
Si appoggiò
al muro: “Eh?”
“Sulla mano,
cos’hai sulla mano?” La mora prese la mano del
ragazzo tra le sue calde dita: “Un numero…che
numero è? Di una ragazza?”
Rise,
togliendo la mano: “E se anche fosse?”
Lei lo guardò
con sfida: “Esiste una ragazza che bacia meglio di
me?”
Kei rise ancora, una
risata senza colore. Prese con forza la giovane, baciandola: il sapore
della nicotina sulle labbra. “Mmm…no, non
credo”
Morgan era uguale a me. Dico davvero, era identica a me. Forse stavo
con lei proprio perché in lei vedevo incarnati i miei
errori, e ne godevo. Dio, i suoi baci erano così
accattivanti! Non ne potevo fare a meno…mi stregavano.
Morgan era come….come la droga che insieme assumevamo, come
la sigaretta che ogni sera accendevamo. Un malsano vizio.
Ora che ci penso…era esattamente tutto ciò di cui
non avevo bisogno.
“Vai
Dranzer!!!”
“Vai
Seaborg!!!”
Le due trottole
atterrarono sul campo, rotearono, danzarono, per poi scaraventarsi
l’una contro l’altra, agguerrite e decise a
vincere. Ma, mentre il beyblade del gigante eseguì alla
perfezione ogni mossa, quello del nippo-russo si comportò in
modo assai capriccioso, per poi finire volontariamente fuori dal gioco.
Con una punta di rabbia, il blader prese da terra Dranzer.
“Dovresti fare
qualcosa…se Dranzer continua a ribellarsi, non riuscirai
più a gareggiare”
“Taci Ser, so
che devo riprendere il controllo”
“E questo vale
anche per la tua vita, non trovi?”
“Ti ho detto
di tacere!”
“E va bene!
Quando sarai sul punto di crollare, non avrai parole di conforto da
me!”
Mi fece male. Molto. Volevo bene a Sergay, gliene voglio
tutt’ora. Sapere che se mai avessi toccato il fondo lui non
ci sarebbe stato al mio fianco, mi fece soffrire. Dranzer sembrava non
volermi più, Sergay si era stufato di
preoccuparsi…Ed era colpa mia. Forse era ora di
cambiare…ora di dare un colore alla mia vita.
Il suo numero era ancora nella mia mano.
“Kei!”
“Dove possiamo
vederci?”
“Incontriamoci
dove ci siamo visti la prima volta, te lo ricordi?”
“Ci vediamo
lì domani alle 15”
“Va bene a
dop-“ Ma la conversazione era già chiusa.
L’avevo chiamata. A cosa poteva servirmi? Non lo sapevo. Ma
sapevo che se volevo riprendere in mano la situazione, dovevo
cominciare contattandola. Potrei chiamarlo sesto senso, oppure pazzia.
Il fatto è che quella situazione era totalmente
insopportabile e nuova per me: Dranzer fuori controllo, una relazione
che mi tirava sempre più giù, una nuova vita in
Russia, la memoria che tornava…Era troppo. Stavo cedendo.
Ero sempre stato fragile, dopo tutto. Tutte le persone più
dure e fredde sono le più fragili. Si chiama equilibrio
naturale per molti, per me è solo una gran fregatura. A cosa
serve essere i più forti solo in apparenza? A nulla, ed io
me ne stavo velocemente rendendo conto. Mi venne in mente
Lena…Risi. Tastai la mia risata con una mano: i contorni
della bocca non erano piegati all’insù.
Questo mi rattristò.
“Quindi anche
tu hai un Dranzer…”
“Drinity”
“Eh?
Come?”
Lillian rise:
“Drinity. Il suo nome è
Drinity…è una femmina.”
La guardò
scettico: “Mi stai dicendo che il tuo bit è la
copia di Dranzer al femminile?”
Lei ricambiò
lo sguardo, determinata: “Ti sto dicendo che ho seguito tutti
i tuoi incontri alla tv, tutti! E che ogni tua mossa accendeva Drinity
come fosse stata una lampadina…”
“E’
assurdo!”
“No invece,
è reale ed è qui, davanti ai tuoi
occhi!”
La parte razionale di me non voleva crederci. Quella in cerca di una
ragione per andare avanti si aggrappava a quella novità con
tutte le sue forze. Dranzer aveva un alter ego femminile! Ma se
“Drinity” fosse stata solamente un BitPower
artificiale? Un insulsa copia? Non avrei sopportato una tale delusione,
non dopo la speranza e la curiosità che aveva acceso in me.
Era sempre stato il mio problema: riponevo troppa fiducia in certe
cose, e alla fine rimanevo sempre deluso. Era una sofferenza che non
riuscivo ad evitare.
Forse, ero così attaccato alle cose, che alla fine non
riuscivo a staccarmene…
“Ti
sfido”
La blader sorrise:
“Finalmente!”
Aveva un bel sorriso…lo stesso sorriso che esibivo io quando
Takao mi sfidava. Era…determinata e felice, e tante altre
cose che non riuscirò mai a definire. Il suo sorriso aveva
qualcosa di inumano…era troppo splendente. Troppo diverso
dalla cupezza dei miei, di sorrisi. Quella ragazza mi infastidiva: era
troppo luminosa.
Come poteva esistere una persona così?
“Questo campo
va bene?”
Si trovavano in una
radura poco fuori il centro. Non c’era nessuno lì
attorno, il posto perfetto per sfoderare i propri BitPower. Si misero
in posizione di lancio, ma lui si bloccò.
“Beh? Che ti
prende?” Lo guardò sorpresa: l’aveva
sfidata lui.
“Non posso
gareggiare” Si morse il labbro: era dannatamente umiliante.
Lei rise:
“Perché sono una ragazza?”
Rispose secco:
“Non è per te, stupida. Dranzer non obbedisce
più ai miei ordini ultimamente”
Lei lo guardò
stupita: “Non obbedisce più eh? Sarei io la
stupida?” Rise.
Quella risata non le si addiceva. Era un poco perfida, maligna. Non
avrei dovuto dirle “stupida”. Non avrei dovuto
rovinare quello splendore. Era strano che io mi pentissi di qualcosa.
Molto strano.
“So
perché non obbedisce, e questa volta non sarà
così”
La certezza della
giovane lo fece ridere. “Cosa ti rende così
sicura?”
Lei sorrise serafica:
“Scommetto che ha cominciato a disobbedire da quando ci siamo
visti”
Kei la scrutò
sorpreso: “Come…?”
“..come
l’ho capito? Semplice: lui disobbediva perché
voleva che tu mi chiamassi…E alla fine mi hai chiamata
davvero!”
La realtà di
quelle parole lo fece infuriare.
In quel momento odiai profondamente Lillian. Era tutto ciò
che io non ero, e per di più mi sfotteva senza ritegno. Mi
irritava parecchio, non mi era mai successo prima. Mai
successo che una ragazza senza nulla, se non un misterioso beyblade e
un’innata allegria, mi toccasse nel profondo. Certo, il
sentimento che aveva in me suscitato non era di gioia, ma non tutti
riuscivano a modificare il mio stato di totale indifferenza.
Mi prudevano le mani; dovevo contenermi.
“Lancia
campione…Non temere, saprò
reagire”Spavalda, si mise in posizione di lancio, di nuovo.
“Lo
vedremo…” Rabbuiato, anche lui si
preparò.
“3”
“2”
“1”
“Pronti…LANCIO!”
I due beyblade
schizzarono sull’arena di gioco, ruotarono, si
studiarono…Poi, senza preavviso, i due BitPower uscirono da
soli dai loro bitchip, e si volarono incontro, sotto lo sguardo
sconvolto dei loro padroni.
Era il più bello spettacolo che avessi mai visto. Dranzer,
più maestoso che mai, dispiegò le ali infuocate,
e lo stesso fece Drinity. Drinity, la fenice bianca. Piume candide,
occhi celesti, spruzzi d’argento su tutto il corpo. Emanava
una luce abbagliante, folgorante. Volò attorno a Dranzer, lo
scrutò, insieme iniziarono a eseguire strane acrobazie in
cielo…Sembravano conoscersi da sempre e scoprirsi la prima
volta dopo anni. Non dimenticherò mai
l’espressione del mio fidato compagno, mai:
sembrava…anzi, era…felice.
Ci volle molto tempo
prima che le due fenici smettessero di gioire della presenza
dell’altra.
Infine, si ritirarono in
un forte bagliore, e i due beyblade uscirono dal campo da soli,
intenzionati a non combattere tra loro.
“Io…ho
bisogno di rifletterci un po’ su,
credo…” Il ragazzo colse la confusione negli occhi
della bionda, e annuì: “Sì, anche
io…”
Ammetto che ero sconvolto. Non so spiegare bene il perché;
forse non credevo che Dranzer potesse non essere solo…Io
credevo che lui non avesse nessuno, invece aveva Drinity.
L’aveva sempre avuta. Mi sentii…tradito…
“Beh, cosa
vuoi idiota?”
“Ho un favore
da chiederti Lena…”
Lei lo guardò
scettica: la tensione nell’aria.
“Spara”
Fece un profondo
respiro: “Tu…tu conosci un posto in cui ci sia
qualcuno che mi possa aiutare a…non drogarmi
più?” Si morse un labbro, lei rimase zitta ad
occhi sgranati. “Vieni, ti do un paio di
numeri…”
Non so ancora cosa scattò in me dopo
quell’incontro con Drinity. Non so cosa determinò
in me quella voglia di salvarmi. So solo che presi e andai da Lena, che
(non so come mai) conosceva qualche luogo di disintossicazione. In
quello stesso periodo le presentai Boris, anche per
sdebitarmi. Mi sentivo in vena di buoni azioni, per
mascherare quello che sentivo dentro. Mi sentivo…vuoto.
Tremendamente vuoto. Dranzer obbediva ai miei ordini, ma sapevo che era
distante da me, che pensava a ben altro padrone…al padrone
del suo cuore. Dannata Lillian, e dannata Drinity! Dannato il giorno in
cui mi avevano trovato! Mi avevano tolto la mia unica ancora di
salvezza. Ora cosa avevo? I miei compagni di squadra non potevano
comprendere, presi com’erano dalle loro compagne trovate o
ritrovate. Morgan mi avrebbe consolato con un po’ di alcool,
spasso e droga, e questo non lo volevo.
Chi mi poteva salvare?
Il cellulare
squillò.
“Pronto”
“Ciao Kei,
sono Lillian…NO!Non chiudere…senti, io
volevo…Cioè…”
“Taglia corto,
ragazzina…”
“Voglio
sfidarti! Ma senza BitPower, solo con i bey…ci
stai?”
“Stasera allo
stesso posto dell’altra volta, ci stai?”
“Sì!
A che ora?”
Il ragazzo rise,
crudele: “Fattelo dire da Drinity”
“Ma…”
Chiuse la conversazione,
nervoso. Si sarebbero sfidati ancora…
Avevo paura. Paura che Dranzer mi abbandonasse del tutto nello scontro.
E con questo penso di aver detto tutto.
“3”
“2”
“1”
“Pronti….LANCIO!”
I due beyblade rotearono
un po’, prima di lanciarsi l’uno contro
l’altro, sotto gli incitamenti dei loro proprietari.
Ma al momento dello
scontro fatale, si ritrassero improvvisamente, scagliandosi
volontariamente fuori dall’arena.
Kei prese Dranzer e lo
lanciò per terra, imprecando a denti stretti:
“Cazzo!”
Lillian, dal suo canto,
si chinò a raccogliere Drinity, e rimase seduta.
“Come
temevo…”
Lui smise di inveire per
voltarsi a osservarla: “Perché? Cosa temevi,
eh?”
La rabbia
cresceva…
“Temevo che mi
abbandonasse…”
…per poi
placarsi. Anche lei si sentiva sola quanto lui?
“Anche
io”
“Davvero?”
Annuì,
sedendosi a sua volta.
Ricordo ancora lo scricchiolio della neve sotto il mio corpo. Era solo
un leggero strato di ghiaccio, ma era davvero gelido. Sentivo
l’acqua insinuarsi nella stoffa dei miei vestiti, il freddo
perforarmi, eppure…rimasi seduto, insofferente.
Improvvisamente smisi di odiare Lillian. Era proprio come me, provava
quello che provavo io. I suoi vestiti lentamente si bagnavano, ma
rimaneva ferma per terra, osservando malinconica il suo bit.
Non dico che fu in quel momento che decisi di frequentarla, dico solo
che in quel momento, seduta su quella neve così fredda ed
intenta a guardare la sua amata Drinity che tanto la faceva penare, era
la cosa più vicina alla bellezza
assoluta che riuscii ad immaginare.
“Che ne dici
di andare a bere qualcosa?”
“Sono astemia
Kei…” Una piccola risata.
“Allora
berremo qualcosa adatto ad un’astemia, no?”
“Va
bene…ci sto!”
I due si alzarono,
dirigendosi verso il bar più vicino.
Non era per niente un appuntamento galante. Non sono mai stato tipo da
“primo appuntamento” e tanto meno era un modo per
risultarle simpatico, carino e gentile.
Ma scoprire che lei provava quello che provavo io, mi aveva fatto
sentire l’istintivo bisogno di conoscerla. Ancor oggi mi
chiedo perché.
Anche se solo per un giorno, volevo provare ad esserle amico.
“Trovai
Drinity in un posto poco distante da dove eravamo prima, tra alcune
rocce…”
“Per questo
siamo andati lì a sfidarci?”
“Sì…Penso
che quel posto possa collegare in un modo o nell’altro lei e
Dranzer…Dove lo hai trovato tu Dranzer?”
Kei si
irrigidì: “Non l’ho trovato io.
L’ho ereditato”
Lillian bevve un sorso
dal suo bicchiere: “Capisco…Comunque, io mi sono
fatta un’idea…”Lo guardò in
cerca di conferme, che presto arrivarono: “Spara”
Sorrise:
“Penso che Drinity e Dranzer fossero uniti…Un
po’ come…fidanzati, ecco, e che poi sono stati
separati dai loro custodi…”
Il ragazzo
finì la frase per lei:
“…Cioè io e te….”
“Esatto”
Improvvisamente capii tutto. Capii l’impaziente irrequietezza
di Dranzer. I suoi scatti di rabbia –che equivalevano ai
miei-. La sua profonda solitudine –pari alla mia-. Pensavo di
conoscerlo, ma alla fin fine non sapevo nulla di lui…Avevo
sbagliato tutto.
Mea culpa, vostro onore, mea maxima culpa.
“Sarebbe….”
Si fermò un momento, imbarazzato, per poi continuare:
“Sarebbe…ecco…carino, farli vedere
spesso allora…non ti pare?”
Lei gli sorrise radiosa:
“Sì! Sarebbe una bella idea!”
Lui abbozzò
un sorrisetto: “Così almeno…”
Un cellulare ruppe
l’atmosfera: Kei lo prese in mano seccato, tornando il cinico
bastardo di sempre: “Porca putt…pronto!”
Lei lo
osservò incuriosita, mentre lui sbottava ogni tanto in
esclamazioni scocciate.
“Ho capito,
sì…” Chiuse la conversazione:
“Cazzo……Senti, devo andare
ora…Ti chiamo io, ok?”
Lei annuì,
scrutandolo.
“Beh, che hai
da guardare?”
Sussultò:
“Eh?Io? Niente, niente…”
“Parla!”
“Non
capiresti…”
“Non
è detto…”
“Il fatto
è che…cioè…notavo solo che
ti piace usare parole dure, tutto qua…”
Sbuffò:
“Non sarai una di quelle ragazze figlie di papà
che non dicono neanche una parolaccia, vero?”
Lei rise, un
po’ intimidita da quella strana atmosfera che si era creata:
“No…solo che non le uso SEMPRE…Penso
che tu sia un poco eccessivo, tutto qua…”
Senza dire nulla, Kei se
ne andò dal locale.
Giuro su Dranzer che in quel momento l’avrei ammazzata
volentieri. Dannato me che le avevo proposto di rivederci ogni tanto!
Era solo una sputasentenze senza cervello, ero stato uno sciocco a
credere che potesse capirmi. Lei non sapeva cosa significasse vivere
come vivevo io, lei non sapeva nulla di me. Per un istante avevo
creduto che potesse entrare nel mio mondo, ma mi ero reso conto che lei
era troppo pura, troppo diversa da me, per farne
parte…Smettere di dire parolacce! Io! Io che avevo il
BISOGNO di imprecare, bestemmiare, urlare, sfogarmi! Quella ragazza non
aveva ancora capito con chi aveva a che fare, e di certo non aveva
ancora capito come girava il mondo…Quel che più
mi fece irritare fu il fatto che interpretai le sue parole come un
ordine. Un maledetto ordine. Come quelli di mio nonno, come quelli di
Vorkov, come quelli di TUTTI. Al tempo, non avevo capito che per lei
non era un ordine, bensì un semplice consiglio di buona
educazione…
L’ottuso tra i due…ero io.
“Io non
capirò mai cosa ti passa per la testa, ho il
dubbio…”
“Taci”
Ridacchiò:
“Siamo qua seduti da mezz’ora, e non hai ancora
detto nessuna parolaccia…Ti fa onore!”
“Zitta!”
Lei lo
osservò con il sorriso sulle labbra: era corrucciato, ma
aveva accuratamente evitato di inveire o simili. Era un passo avanti.
“Beh, visto
che dovremo vederci spesso, che ne dici di conoscerci meglio?”
Lui alzò un
sopracciglio, senza voltarsi a guardarla.
Lei sorrise:
“Allora comincio io! Mi chiamo Lillian Berridge, ho 16 anni e
mezzo e gioco a beyblade da 11 anni. Ho una sorella maggiore che ha 23
anni e che vive in Canada, terra natia dei miei genitori”
Lui si voltò
di scatto: “Sei canadese?”
Sorrise dolcemente:
“Sì”
Rimasero zitti un paio
di minuti, osservando attentamente Dranzer e Drinity che giocavano nel
cielo.
“Sai…Mosca
mi deluse inizialmente…Ero piccola e i miei mi convinsero a
venire dicendomi che qui era freddo e che quindi c’erano i
pinguini…” Rise “E quando non li vidi,
dissero: ‘Si sono trasferiti altrove anche
loro…’ Ci rimasi così male che mi
nascosi sotto il letto nuovo (e che odiavo) per tutto il giorno, fino
al mattino successivo…” Sorrise, ricordando
qualcosa che lui non poteva sapere.
“Io odio i
pinguini”
Lillian lo
scrutò: “Poverini, sono così
buffi…cosa ti hanno fatto di male?”
Deglutì
piano, i pugni serrati: “Sembrano tanti
soldati…Non mi piacciono”
Lei non
obbiettò, anzi: iniziò a riflettere…
“La prossima
volta che ci vediamo, porto una coperta…per terra si
gela!”
Cambiò discorso, e gliene fui grato. Il passato e i pinguini
erano un tasto da non toccare con me. Se ripenso adesso a quel
miniracconto della sua infanzia, mi viene da ridere…Ma
all’epoca, quando me lo accennò, rimasi zitto,
vedendo in lei tutto ciò che io non ero potuto
essere…
Questo fatto, alle volte mi fa soffrire ancora…
Sorrise lieve:
“Non ci credo…”
Lei mostrò i
denti candidi, contenta: “ E invece credici!”
Portava tra le mani un
enorme coperta, che ora sventolava felice.
Lasciarono andare i loro
bit, per poi sedersi: era molto morbida.
“Stavo
pensando…tu non ti sei ancora presentato!”
Sbuffò,
accendendosi una sigaretta: “Che c’è da
dire? Sono ‘famoso’, si dovrebbe sapere tutto di
me…”
Lillian distese le
gambe: “Io non sono una tua fan!”
Ridacchiò:
“Mi tocca presentarmi come dagli alcolisti anonimi
quindi?”
Lei rise:
“Sì! O quello, oppure spegni la
sigaretta!”
La guardò
sconvolto: “Che ti ha fatto la mia sigaretta?!”
Divenne seria:
“Beh, non m’importa se tu muori di cancro, ma io
non voglio ammalarmi di fumo passivo…Fumare è
stupido.”
Sì, eravamo decisamente opposti.
“E va
bene…allora…Mi chiamo Kei Hiwatari, ho 16 anni e
mezzo, gioco a beyblade da quando sono nato e vivo con la mia
squadra…A posto?”
Lei lo
guardò: “Genitori?”
Sussurrò,
quasi: “Mia madre è morta…Mio padre mi
ha abbandonato tempo fa…”
Lillian portò
una mano alla bocca, sorpresa: “Oddio scusami…mi
dispiace, perdonami…”
Spense la sigaretta:
“Non potevi saperlo...”
Lei si morse il labbro,
Dranzer sembrò fermare il suo volo un momento, come
preoccupato, poi continuò.
“Hai detto che
odi i pinguini…Animale preferito?”
Kei sobbalzò,
stupito: “Il gatto…”
Lillian si
rannicchiò su se stessa, voltando il corpo in sua direzione:
“Perché?”
“Forse
perché sono come me…sanno cavarsela da soli,
tengono alla loro intimità…Sono agili, eleganti,
non li trovi spesso in compagnia…”
Lei annuì:
“Io non ho un animale preferito invece…”
La guardò
abbozzando un sorriso divertito: “ Cosa? Non erano i
pinguini?”
Lei arrossì:
“Noo! Mi piacevano da piccola, ma non sono il mio animale
preferito…è così strambo non averne
uno?”
Lui rise:
“Sì!”
Anche lei rise. Dranzer
aveva smesso di essere inquieto.
La cosa che più mi sorprese, è che mi fece ridere
davvero. Era buffa, quella ragazza: niente a che vedere con Morgan, o
Selene, o Lena…E nemmeno Anja era come lei. Morgan era
sofisticata, Selene sensuale, Lena tosta, Anja matura.
Lillian era…semplicemente se stessa. Non si vergognava di
mostrare i suoi sentimenti ed era felice con niente. E vedere felice
lei, rendeva felice anche me.
“Kei, hai da
accendere?”
“Non fumo
più IO”
Morgan lo
guardò a bocca aperta: “E da quando
scusa?”
Le tappò la
bocca con un bacio, e dopo quello non parlò più.
Morgan mi sfiancava. Iniziava a fare troppe domande, come se io e lei
fossimo davvero fidanzati. Volevo tagliare con lei, da tanto tempo. Ma
ogni volta che mi dicevo di lasciarla…non la lasciavo mai.
“Dimmi Kei, tu
hai la ragazza?”
“Non
proprio”
Rise allegramente,
giocando a camminare in equilibrio sull’orlo della coperta,
diventata gelida quanto il terreno: “Non proprio? Che
risposta è?”
Il ragazzo si
coricò per terra, per poi rialzarsi subito: “La
coperta è gelida!”
“Non hai
risposto alla mia domanda”
“Non
c’è nulla da dire…La ragazza ce
l’ho, ma non la amo…è solo un
gioco”
“Capisco…”
Finì il giro attorno alla coperta, e iniziò a
guardare Drinity, fiera.
“E tu? Ce
l’hai il ragazzo?”
Sorrise nostalgica:
“L’avevo. Ma non ha
funzionato…”
“Ti ha
lasciata?”
“No…l’ho
lasciato io!” Mostrò un sorriso amabilmente
bastardo, per poi offrirgli la mano: “Alzati da
lì…quella coperta è
inutilizzabile…”
Prese la mano:
“In effetti…certo che non sei mica così
buona come fai credere!”
La ragazza
ammiccò in sua direzione: “Non pensi che qua ci
vorrebbe una panchina?” Rise all’idea, poi si
salutarono.
“Dimmi Kei, tu ce l’hai la ragazza?”
….Era una domanda tranello per caso?
“Oh mio
dio!!!” Rise elettrizzata, correndogli incontro.
“Visto? Volevi
la panchina? Che panchina sia, allora!” Mostrò con
un gesto teatrale la vecchia panchina scassata che aveva portato fin
lì, e che aveva ricoperto con un’imbottitura di
stoffa per non farla raffreddare.
Lillian si
buttò sulla panchina, ridendo allegramente.
Kei prese un thermos da
una borsa: “Ed ho anche il thè!”
Lei sorrise, lui anche.
Dranzer e Drinity si
innalzarono in volo, osservandoli amorevoli.
Dal mio primo incontro con Lillian avevo tastato più volte
il mio sorriso. Lentamente, era diventato un sorriso
diverso…un sorriso vero.
Sentivo il cuore pieno, i polmoni liberi, il cervello attivo. Il mondo
era diverso, io ero diverso: la mia vita iniziava ad avere un
po’ di colore…Mi sentivo felice.
Ero davvero stato sul punto di scivolare giù? Non riuscivo a
ricordare perché.
“Sai Kei, sono
molto contento…”
“Ti
è successo qualcosa di bello Ser?”
“No. Ma
è successa a te…e per questo sono
contento”
“…”
“…Non
hai nulla da dirmi?”
“…Penso
di essermi innamorato di quella ragazza…di quella
Lillian”
“Sì!
Lo pensiamo tutti!” Rise.
Sì: ero cotto. In men che non si dica lasciai Morgan, e con
lei ogni vizio. Mi stavo depurando.
“Stasera hai
da fare?”
“N-no…”
“Vuoi uscire
con me? Mangiamo qualcosa e chiacchieriamo…”
“OK!”
Lei sorrise.
Lui sorrise.
Era fatta.
Non ricordo proprio nulla del nostro appuntamento. Ricordo che il
locale era un disastro, e i camerieri impacciatissimi, e che
così eravamo andati a comprarci un panino. Parlammo tutto il
tempo e alla fine arrivò il fatidico bacio.
Non so chi prese l’iniziativa…Penso che ci
avvicinammo insieme, che cercammo conferma negli occhi
dell’altro, che fu qualcosa di dolce…
Tuttora penso di essermelo sognato quel momento. Era troppo magico.
Morgan mi aveva chiesto se c’era una ragazza che baciava
meglio di lei? Cosa le avevo risposto? Non ricordavo. Se
l’avessi mai rivista, le avrei dato la mia risposta.
“No! Lasciami!
Lasciamiii! Oddio basta!”
Lillian si
allontanò dal suo ragazzo, in un eccesso di risa.
Kei, da parte sua, la
riprese da dietro, sollevandola: “Ti devo lasciare eh? Allora
ti lascio!”
Fece come per buttarla
giù, mentre lei si aggrappò al suo collo:
“No! C’ho ripensato…tienimi!”
Il giovane rise,
baciandole una guancia: “Ma se lo vuoi ti lascio
eh?!”
“NO! Se mi
lasci, fallo in modo delicato!”
“Delicato?”
“Esatto”
“Come un
gorilla?”
“I gorilla non
sono delicati!”
Risero entrambi, per poi
baciarsi dolcemente.
Scene simili erano la norma per noi. Stare con lei era una specie di
piccolo Eden: un paradiso! Un’ eterna risata, una gentile
carezza, un gioco sempre diverso…
Ci conoscevamo da due mesi oramai, e stavamo insieme da uno. Come avevo
fatto a vivere senza di lei prima?
“Ci
sarà un incontro speciale contro la BEGA, io
combatterò con Vorkov.”
“Perché?”
“Perché
devo scoprire cos’ha in mente…E l’unico
modo è stargli vicino.”
“Capisco…io
farò il tifo per te…Battilo!”
Ridacchiò,
teso: “Io lo spero…”
“Ma promettimi
che non mi dimenticherai, là in Giappone! Che tornerai qui
da me!”
Le sorrise,
abbracciandola.
Lei appoggiò
la testa sulla sua spalla: “Io ti
aspetterò…E Drinity anche”
“Vincerò…per
voi”
Mi mancava già. Oddio, com’ero diventato
sdolcinato…Mi facevo venire il diabete da solo.
“Ci vediamo
dopo la tua vittoria, allora…”
Lo strinse forte,
ricambiata.
“Certo Lil,
certo…”
“Vorrei venire
con te!”
“No…non
voglio che corri pericoli inutili”
“Seguirò
ogni tuo incontro!”
“Sarò
forte due volte allora”
“Ti
amo….”
Rinforzò
l’abbraccio, affondando il viso in quella chioma indomabile.
“Anche
io…”
Passarono un minuto
abbracciati, poi ci fu il primo appello per il volo tratta Mosca-Tokio.
“Prima di
partire…posso chiederti una cosa?”
Lei asciugò
una lacrima ribelle: “Cosa?”
“Per chi
tifavi tu ai mondiali? Se non me…chi?”
Lei sorrise timida:
“Tifavo per Max…”
“COSA? Ti
piacciono i biondi, eh?”
Lei tirò
fuori la lingua: “Geloso?”
“Naaa…del
resto, a me piacciono le more…”
“COSA?”
Rise, la
baciò. Il suo volo stava per partire.
Lillian…è grazie a te se sono ancora vivo, qui su
questa terra. Mi puoi sentire?
Takao si sta battendo contro Brooklyn, Yuri sta bene, tutti si stanno
divertendo…
Ed io riesco a pensare solo a te ed al tuo sorriso.
Sono davvero stato sul punto di scivolare giù?
Non riesco a ricordare il
perché….Chissà come mai.
Fine
Ed ecco la totale parola FINE.
Con l’augurio che non vi abbia deluso, spero che mi diciate
cosa ne pensate di Morgan e Lillian, e del Kei che ho dipinto.
Ho letto molte fic dove c’era la versione femminile di un
BitPower…Ebbene, non volevo plagiarle, quella di Drinity
è un’idea che ho da MOLTISSIMO tempo.
Ora rispondo alle recensioni ricevute =)
Iria = socia! ^^
Sì, mi avevi già esposto MOLTO LARGAMENTE il
concetto del collo del povero Boris…Quel discorso mi
è rimasto impresso! X°°°D Io lo
immagino proprio così il rapporto di Kei con le persone: in
superficie indifferente, ma dimostra il suo affetto con piccoli
gesti…^^ Sarò io che sono talmente fanatica di
lui? °-° Penso di sì. Ebbene, ecco qua la
one shot tutta sua! ^^ Non ti ho consultata per il finale, per cui ho
una fifa blu! °_° Ma almeno il finale, volevo che lo
leggessi da efp! =) Dimmi cosa ne pensi! °O° Kissone
Padme 86 = Amora!
Sono più che contenta che tu abbia colto
l’imbranatezza di Boris…era il mio intento!
^^ Io spero davvero che questo capitolo di Kei non ti abbia
deluso, so quanto lo aspettavi, e ti ringrazio per la fiducia e la
forza che mi hai dato! Grazie veramente di tutto. Kissone
Joey_91 = Ciaooo! ^O^
Beh, io non reputo affatto Boris brutto, ma ai fini della storia doveva
farsi per forza quelle seghe mentali! ^_- Lena e Kei insieme
sono una forza della natura, e Boris ci sta di mezzo! Spero davvero che
quest’ultimo episodio con Kei ti sia piaciuto! Kissone
Chibilory = Ciauuu!
Ti perdono, basta che recensisci! XD –punta pistola alla
tempia- perché recensirai…VERO? +_+ Minacce a
parte, spero che questa shot su Kei ti sia piaciuta, perché
c’ho sputato sangue sopra! >o< Grazie per
tutto! Kissone
Ringrazio Key
per aver messo la storia tra i preferiti…Grazie di cuore! =)
E queste sono Morgan e
Lillian ^^
Considerate che Morgan ha gli occhi grigi...
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