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Autore: Sybelle    08/09/2008    7 recensioni
"Adesso è il tempo, è il tempo di sognare, questo è un gioco, non convenzionale...Siete pronti? Possiamo cominciare? Inizia il gioco, il gioco...dell'amore..." ( tratto da una canzone)...Nella fredda Russia quattro giovani raccontano come hanno trovato l'amore...che ha scaldato loro il cuore... Ed eccomi tornata con una nuova piccola fic...leggete e se volete...recensite ^^ Kissone
Genere: Romantico, Introspettivo, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: What if? (E se ...), Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve mondo! =)
Torno con la mia ultima one shot, per poi dedicarmi completamente a The Nightmare of Love’s Night.
Che dire?
Sono contenta. Sono MOLTO contenta. Perché con queste one shot ho sperimentato la prima persona, il racconto poco dettagliato di un diario, lo svolgersi dei fatti preciso di un annario, la simpatia di una storia raccontata al momento, ed infine un modo tutto strano di narrazione come quello di questo ultimo capitolo su Kei.
E sono contenta perché ho mostrato un lato dei Demolition Boys che forse non tutti conoscevano.
Questo ultimo “episodio” sarà leggermente più lungo degli altri, essendo Kei mi sono dilungata un po’ tanto =P
Spero con tutto il cuore che vi piaccia, e che vi dia una qualche emozione.
Buona lettura
Sybelle

Il racconto di Kei

Non ricordo con precisione il giorno e l’ora, la memoria a volte mi inganna.
Ma ricordo con precisione che era una giornata soleggiata e fredda, senza nuvole. Totalmente cristallina, come solo in montagna si possono trovare.
A Mosca una giornata simile, seppur gelida, era una rarità.
Camminavo truce in mezzo alle persone, una piccola macchia nera in quel giorno così colorato...Un gruppo di fans tentò di fermarmi, io le superai indifferente. Non mi piacevano le loro attenzioni; le trovavo stupide, senza senso: come potevano confermare di adorarmi alla follia, se nemmeno mi conoscevano?
Poi alcune erano più agguerrite di altre: mi seguivano, scoprivano i locali che frequentavo, i giorni in cui uscivo…La privacy era diventata un sogno per me, oramai non ricordavo più cosa significasse starsene in beata solitudine, in pace.
Invidiavo profondamente le persone comuni: così normali da poter vivere come preferivano…A me non era permesso: prima il monastero, la mafia…Poi quell’ondata di improvvisa popolarità che il beyblade mi aveva portato…Non ero pronto alla notorietà, non ancora. Avevo appena 16 anni, ero troppo giovane, troppo ribelle…Avrei attirato scandali come una calamita.
Ricordo che quel giorno in particolare non me ne andava bene una, che pensavo e ripensavo a troppe cose, che la voglia di vivere mi stava lentamente scivolando via…E fu proprio in quel momento, che la sentii…

“Ma tu…ASPETTA! ASPETTA UN MOMENTO! KEI, KEI HIWATARI, ASPETTA!”
Il giovane si voltò scocciato, scrutando la persona che lo chiamava con tanta insistenza…La suddetta persona gli fu letteralmente addosso, travolgendolo.
“Hey, ma sei matta?! Mi stavi per ammazzare!”
La ragazza che lo aveva chiamato si alzò, dolorante: “Scusami, ma ti ho veramente cercato ovunque, e allora…”
Lui tagliò corto: “Senti, mi avete stancato voi fan…Lasciatemi in pace, non sono tipo da autografi, foto o cose simili…”
Lei rise, sorpresa: “No, non hai capito…sono una blader anche io!”
Il tatuato la guardò sprezzante: “E cosa vorresti fare, sfidarmi?”
La giovane prese dalla tasca un beyblade, bianco come la neve: “No, voglio mostrarti questo…”
Gli diede l’oggetto, aspettando la sua reazione…

Non so dire cosa provai in quel momento. Sorpresa, confusione, odio, ammirazione, stupore…Quella ragazza possedeva un BitPower che sembrava la fotocopia di Dranzer! Una fenice candida come la neve, candida come la pelle della sua padrona…Era una ragazzetta buffa, a dirla tutta: gli occhioni color cobalto erano incorniciati da una nuvola di capelli dorati…Degli strani boccoli che le circondavano le spalle come un’aura protettiva. Le sue guance erano arrossate dal freddo e le sue labbra sottili e rosate. Mi fece uno strano effetto vederla; mi fece sentire…vivo, penso. E curioso: come faceva ad avere un BitPower così simile al mio? Da dove spuntava fuori tutto ad un tratto?

“Mi chiamo Lillian…e penso che noi due dovremmo rincontrarci e discuterne al più presto…” Non scherzava.
Lui era costernato, confuso, fragile…Aveva bisogno di riflettere.
“Dove potrò trovarti?” Le parole uscirono prima che potesse lui stesso pensarle.
“Chiamami a questo numero, se lo vorrai…” Prese una penna, e, aprendo il palmo della mano del ragazzo, scrisse un numero di cellulare.
“D’accordo”
“Ti aspetto Kei”
“Addio”
“Alla prossima”

Me ne dimenticai la sera stessa. Avevo altri problemi, altre scocciature. Ben presto, il nome Lillian non mi disse più nulla. Ma quel numero, quello era rimasto nella mia pelle…Non me ne curavo, lo ignoravo in modo piuttosto infantile.

“Kei, cos’hai scritto nella mano?”
“Nulla di importante Ivan…al prossimo lavaggio sparirà…”

Forse volevo solo dimenticare quel piccolo sprazzo di luce che avevo intravisto negli occhi di quella biondina…

“Baciami, sì…mmm…ancora…”
La ragazza scostò la bocca da quella del blader, seria: “Cos’hai? A cosa pensi?”
Lui riprese a baciarla, senza rispondere: solo un bacio appassionato, ma senza passione.
“Seriamente Kei, sei distante…non mi piace”
Lui sbuffò, accendendosi una sigaretta: “Non sto pensando a nulla. Non ho nulla. Contenta?” Lei a sua volta portò una sigaretta alla bocca, accendendola in quella del ragazzo. “Mi piacerebbe sapere perché il mio ragazzo mi ignora e fa finta di essere interessato a me”
Lui rise: “Il tuo ragazzo? Da quando sono il tuo ragazzo Morgan? Sta zitta per piacere!”

Non amavo Morgan. Non l’avrei mai potuta amare: era troppo uguale a me. Troppo indifferente, troppo ribelle, troppo perfettamente insofferente delle persone intorno a sé.
Morgan era assolutamente bellissima. Aveva i capelli lisci e neri, gli occhi grigi e un fisico che sembrava urlare: “Scopami, sono tua” …Non so se mi amava, ma sicuramente ci teneva a quel rapporto che aveva con me. Ci incontrammo in uno di quei vicoletti bui dove i giovani alcolizzati spacciano e comprano droga; cosa ci facevo lì? La risposta è molto semplice: mi drogavo, come tutti. Per cosa vale la pena di vivere alla fin fine? Perché mai la droga era sbagliata, se ti aiutava ad andare avanti? Ammetto che senza di quella sarei morto…Vivevo solo per drogarmi, bere e fumare, ma almeno vivevo. Certo che mi pento di averne fatto uso…ma se potessi tornare indietro e mi trovassi nella stessa situazione lo rifarei. Sono un cattivo ragazzo, si sa.

“Cos’hai sulla mano?”
Si appoggiò al muro: “Eh?”
“Sulla mano, cos’hai sulla mano?” La mora prese la mano del ragazzo tra le sue calde dita: “Un numero…che numero è? Di una ragazza?”
Rise, togliendo la mano: “E se anche fosse?”
Lei lo guardò con sfida: “Esiste una ragazza che bacia meglio di me?”
Kei rise ancora, una risata senza colore. Prese con forza la giovane, baciandola: il sapore della nicotina sulle labbra. “Mmm…no, non credo”

Morgan era uguale a me. Dico davvero, era identica a me. Forse stavo con lei proprio perché in lei vedevo incarnati i miei errori, e ne godevo. Dio, i suoi baci erano così accattivanti! Non ne potevo fare a meno…mi stregavano.
Morgan era come….come la droga che insieme assumevamo, come la sigaretta che ogni sera accendevamo. Un malsano vizio.
Ora che ci penso…era esattamente tutto ciò di cui non avevo bisogno.

“Vai Dranzer!!!”
“Vai Seaborg!!!”
Le due trottole atterrarono sul campo, rotearono, danzarono, per poi scaraventarsi l’una contro l’altra, agguerrite e decise a vincere. Ma, mentre il beyblade del gigante eseguì alla perfezione ogni mossa, quello del nippo-russo si comportò in modo assai capriccioso, per poi finire volontariamente fuori dal gioco. Con una punta di rabbia, il blader prese da terra Dranzer.
“Dovresti fare qualcosa…se Dranzer continua a ribellarsi, non riuscirai più a gareggiare”
“Taci Ser, so che devo riprendere il controllo”
“E questo vale anche per la tua vita, non trovi?”
“Ti ho detto di tacere!”
“E va bene! Quando sarai sul punto di crollare, non avrai parole di conforto da me!”

Mi fece male. Molto. Volevo bene a Sergay, gliene voglio tutt’ora. Sapere che se mai avessi toccato il fondo lui non ci sarebbe stato al mio fianco, mi fece soffrire. Dranzer sembrava non volermi più, Sergay si era stufato di preoccuparsi…Ed era colpa mia. Forse era ora di cambiare…ora di dare un colore alla mia vita.
Il suo numero era ancora nella mia mano.

“Kei!”
“Dove possiamo vederci?”
“Incontriamoci dove ci siamo visti la prima volta, te lo ricordi?”
“Ci vediamo lì domani alle 15”
“Va bene a dop-“ Ma la conversazione era già chiusa.

L’avevo chiamata. A cosa poteva servirmi? Non lo sapevo. Ma sapevo che se volevo riprendere in mano la situazione, dovevo cominciare contattandola. Potrei chiamarlo sesto senso, oppure pazzia. Il fatto è che quella situazione era totalmente insopportabile e nuova per me: Dranzer fuori controllo, una relazione che mi tirava sempre più giù, una nuova vita in Russia, la memoria che tornava…Era troppo. Stavo cedendo. Ero sempre stato fragile, dopo tutto. Tutte le persone più dure e fredde sono le più fragili. Si chiama equilibrio naturale per molti, per me è solo una gran fregatura. A cosa serve essere i più forti solo in apparenza? A nulla, ed io me ne stavo velocemente rendendo conto. Mi venne in mente Lena…Risi. Tastai la mia risata con una mano: i contorni della bocca non erano piegati all’insù.
Questo mi rattristò.

“Quindi anche tu hai un Dranzer…”
“Drinity”
“Eh? Come?”
Lillian rise: “Drinity. Il suo nome è Drinity…è una femmina.”
La guardò scettico: “Mi stai dicendo che il tuo bit è la copia di Dranzer al femminile?”
Lei ricambiò lo sguardo, determinata: “Ti sto dicendo che ho seguito tutti i tuoi incontri alla tv, tutti! E che ogni tua mossa accendeva Drinity come fosse stata una lampadina…”
“E’ assurdo!”
“No invece, è reale ed è qui, davanti ai tuoi occhi!”

La parte razionale di me non voleva crederci. Quella in cerca di una ragione per andare avanti si aggrappava a quella novità con tutte le sue forze. Dranzer aveva un alter ego femminile! Ma se “Drinity” fosse stata solamente un BitPower artificiale? Un insulsa copia? Non avrei sopportato una tale delusione, non dopo la speranza e la curiosità che aveva acceso in me.
Era sempre stato il mio problema: riponevo troppa fiducia in certe cose, e alla fine rimanevo sempre deluso. Era una sofferenza che non riuscivo ad evitare.
Forse, ero così attaccato alle cose, che alla fine non riuscivo a staccarmene…

“Ti sfido”
La blader sorrise: “Finalmente!”

Aveva un bel sorriso…lo stesso sorriso che esibivo io quando Takao mi sfidava. Era…determinata e felice, e tante altre cose che non riuscirò mai a definire. Il suo sorriso aveva qualcosa di inumano…era troppo splendente. Troppo diverso dalla cupezza dei miei, di sorrisi. Quella ragazza mi infastidiva: era troppo luminosa.
Come poteva esistere una persona così?

“Questo campo va bene?”
Si trovavano in una radura poco fuori il centro. Non c’era nessuno lì attorno, il posto perfetto per sfoderare i propri BitPower. Si misero in posizione di lancio, ma lui si bloccò.
“Beh? Che ti prende?” Lo guardò sorpresa: l’aveva sfidata lui.
“Non posso gareggiare” Si morse il labbro: era dannatamente umiliante.
Lei rise: “Perché sono una ragazza?”
Rispose secco: “Non è per te, stupida. Dranzer non obbedisce più ai miei ordini ultimamente”
Lei lo guardò stupita: “Non obbedisce più eh? Sarei io la stupida?” Rise.

Quella risata non le si addiceva. Era un poco perfida, maligna. Non avrei dovuto dirle “stupida”. Non avrei dovuto rovinare quello splendore. Era strano che io mi pentissi di qualcosa. Molto strano.

“So perché non obbedisce, e questa volta non sarà così”
La certezza della giovane lo fece ridere. “Cosa ti rende così sicura?”
Lei sorrise serafica: “Scommetto che ha cominciato a disobbedire da quando ci siamo visti”
Kei la scrutò sorpreso: “Come…?”
“..come l’ho capito? Semplice: lui disobbediva perché voleva che tu mi chiamassi…E alla fine mi hai chiamata davvero!”
La realtà di quelle parole lo fece infuriare.

In quel momento odiai profondamente Lillian. Era tutto ciò che io non ero, e per di più mi sfotteva senza ritegno. Mi irritava parecchio, non mi era mai successo prima. Mai successo che una ragazza senza nulla, se non un misterioso beyblade e un’innata allegria, mi toccasse nel profondo. Certo, il sentimento che aveva in me suscitato non era di gioia, ma non tutti riuscivano a modificare il mio stato di totale indifferenza.
Mi prudevano le mani; dovevo contenermi.

“Lancia campione…Non temere, saprò reagire”Spavalda, si mise in posizione di lancio, di nuovo.
“Lo vedremo…” Rabbuiato, anche lui si preparò.
“3”
“2”
“1”
“Pronti…LANCIO!”
I due beyblade schizzarono sull’arena di gioco, ruotarono, si studiarono…Poi, senza preavviso, i due BitPower uscirono da soli dai loro bitchip, e si volarono incontro, sotto lo sguardo sconvolto dei loro padroni.

Era il più bello spettacolo che avessi mai visto. Dranzer, più maestoso che mai, dispiegò le ali infuocate, e lo stesso fece Drinity. Drinity, la fenice bianca. Piume candide, occhi celesti, spruzzi d’argento su tutto il corpo. Emanava una luce abbagliante, folgorante. Volò attorno a Dranzer, lo scrutò, insieme iniziarono a eseguire strane acrobazie in cielo…Sembravano conoscersi da sempre e scoprirsi la prima volta dopo anni. Non dimenticherò mai l’espressione del mio fidato compagno, mai: sembrava…anzi, era…felice.

Ci volle molto tempo prima che le due fenici smettessero di gioire della presenza dell’altra.
Infine, si ritirarono in un forte bagliore, e i due beyblade uscirono dal campo da soli, intenzionati a non combattere tra loro.
“Io…ho bisogno di rifletterci un po’ su, credo…” Il ragazzo colse la confusione negli occhi della bionda, e annuì: “Sì, anche io…”

Ammetto che ero sconvolto. Non so spiegare bene il perché; forse non credevo che Dranzer potesse non essere solo…Io credevo che lui non avesse nessuno, invece aveva Drinity. L’aveva sempre avuta. Mi sentii…tradito…

“Beh, cosa vuoi idiota?”
“Ho un favore da chiederti Lena…”
Lei lo guardò scettica: la tensione nell’aria.
“Spara”
Fece un profondo respiro: “Tu…tu conosci un posto in cui ci sia qualcuno che mi possa aiutare a…non drogarmi più?” Si morse un labbro, lei rimase zitta ad occhi sgranati. “Vieni, ti do un paio di numeri…”

Non so ancora cosa scattò in me dopo quell’incontro con Drinity. Non so cosa determinò in me quella voglia di salvarmi. So solo che presi e andai da Lena, che (non so come mai) conosceva qualche luogo di disintossicazione. In quello stesso periodo le presentai Boris, anche per sdebitarmi. Mi sentivo in vena di buoni azioni, per mascherare quello che sentivo dentro. Mi sentivo…vuoto. Tremendamente vuoto. Dranzer obbediva ai miei ordini, ma sapevo che era distante da me, che pensava a ben altro padrone…al padrone del suo cuore. Dannata Lillian, e dannata Drinity! Dannato il giorno in cui mi avevano trovato! Mi avevano tolto la mia unica ancora di salvezza. Ora cosa avevo? I miei compagni di squadra non potevano comprendere, presi com’erano dalle loro compagne trovate o ritrovate. Morgan mi avrebbe consolato con un po’ di alcool, spasso e droga, e questo non lo volevo.
Chi mi poteva salvare?

Il cellulare squillò.
“Pronto”
“Ciao Kei, sono Lillian…NO!Non chiudere…senti, io volevo…Cioè…”
“Taglia corto, ragazzina…”
“Voglio sfidarti! Ma senza BitPower, solo con i bey…ci stai?”
“Stasera allo stesso posto dell’altra volta, ci stai?”
“Sì! A che ora?”
Il ragazzo rise, crudele: “Fattelo dire da Drinity”
“Ma…”
Chiuse la conversazione, nervoso. Si sarebbero sfidati ancora…

Avevo paura. Paura che Dranzer mi abbandonasse del tutto nello scontro. E con questo penso di aver detto tutto.

“3”
“2”
“1”
“Pronti….LANCIO!”
I due beyblade rotearono un po’, prima di lanciarsi l’uno contro l’altro, sotto gli incitamenti dei loro proprietari.
Ma al momento dello scontro fatale, si ritrassero improvvisamente, scagliandosi volontariamente fuori dall’arena.
Kei prese Dranzer e lo lanciò per terra, imprecando a denti stretti: “Cazzo!”
Lillian, dal suo canto, si chinò a raccogliere Drinity, e rimase seduta.
“Come temevo…”
Lui smise di inveire per voltarsi a osservarla: “Perché? Cosa temevi, eh?”
La rabbia cresceva…
“Temevo che mi abbandonasse…”
…per poi placarsi. Anche lei si sentiva sola quanto lui?
“Anche io”
“Davvero?”
Annuì, sedendosi a sua volta.

Ricordo ancora lo scricchiolio della neve sotto il mio corpo. Era solo un leggero strato di ghiaccio, ma era davvero gelido. Sentivo l’acqua insinuarsi nella stoffa dei miei vestiti, il freddo perforarmi, eppure…rimasi seduto, insofferente.
Improvvisamente smisi di odiare Lillian. Era proprio come me, provava quello che provavo io. I suoi vestiti lentamente si bagnavano, ma rimaneva ferma per terra, osservando malinconica il suo bit.
Non dico che fu in quel momento che decisi di frequentarla, dico solo che in quel momento, seduta su quella neve così fredda ed intenta a guardare la sua amata Drinity che tanto la faceva penare, era la cosa più vicina alla bellezza assoluta che riuscii ad immaginare.

“Che ne dici di andare a bere qualcosa?”
“Sono astemia Kei…” Una piccola risata.
“Allora berremo qualcosa adatto ad un’astemia, no?”
“Va bene…ci sto!”
I due si alzarono, dirigendosi verso il bar più vicino.

Non era per niente un appuntamento galante. Non sono mai stato tipo da “primo appuntamento” e tanto meno era un modo per risultarle simpatico, carino e gentile.
Ma scoprire che lei provava quello che provavo io, mi aveva fatto sentire l’istintivo bisogno di conoscerla. Ancor oggi mi chiedo perché.
Anche se solo per un giorno, volevo provare ad esserle amico.

“Trovai Drinity in un posto poco distante da dove eravamo prima, tra alcune rocce…”
“Per questo siamo andati lì a sfidarci?”
“Sì…Penso che quel posto possa collegare in un modo o nell’altro lei e Dranzer…Dove lo hai trovato tu Dranzer?”
Kei si irrigidì: “Non l’ho trovato io. L’ho ereditato”
Lillian bevve un sorso dal suo bicchiere: “Capisco…Comunque, io mi sono fatta un’idea…”Lo guardò in cerca di conferme, che presto arrivarono: “Spara”
Sorrise: “Penso che Drinity e Dranzer fossero uniti…Un po’ come…fidanzati, ecco, e che poi sono stati separati dai loro custodi…”
Il ragazzo finì la frase per lei: “…Cioè io e te….”
“Esatto”

Improvvisamente capii tutto. Capii l’impaziente irrequietezza di Dranzer. I suoi scatti di rabbia –che equivalevano ai miei-. La sua profonda solitudine –pari alla mia-. Pensavo di conoscerlo, ma alla fin fine non sapevo nulla di lui…Avevo sbagliato tutto.
Mea culpa, vostro onore, mea maxima culpa.

“Sarebbe….” Si fermò un momento, imbarazzato, per poi continuare: “Sarebbe…ecco…carino, farli vedere spesso allora…non ti pare?”
Lei gli sorrise radiosa: “Sì! Sarebbe una bella idea!”
Lui abbozzò un sorrisetto: “Così almeno…”
Un cellulare ruppe l’atmosfera: Kei lo prese in mano seccato, tornando il cinico bastardo di sempre: “Porca putt…pronto!”
Lei lo osservò incuriosita, mentre lui sbottava ogni tanto in esclamazioni scocciate.
“Ho capito, sì…” Chiuse la conversazione: “Cazzo……Senti, devo andare ora…Ti chiamo io, ok?”
Lei annuì, scrutandolo.
“Beh, che hai da guardare?”
Sussultò: “Eh?Io? Niente, niente…”
“Parla!”
“Non capiresti…”
“Non è detto…”
“Il fatto è che…cioè…notavo solo che ti piace usare parole dure, tutto qua…”
Sbuffò: “Non sarai una di quelle ragazze figlie di papà che non dicono neanche una parolaccia, vero?”
Lei rise, un po’ intimidita da quella strana atmosfera che si era creata: “No…solo che non le uso SEMPRE…Penso che tu sia un poco eccessivo, tutto qua…”
Senza dire nulla, Kei se ne andò dal locale.

Giuro su Dranzer che in quel momento l’avrei ammazzata volentieri. Dannato me che le avevo proposto di rivederci ogni tanto! Era solo una sputasentenze senza cervello, ero stato uno sciocco a credere che potesse capirmi. Lei non sapeva cosa significasse vivere come vivevo io, lei non sapeva nulla di me. Per un istante avevo creduto che potesse entrare nel mio mondo, ma mi ero reso conto che lei era troppo pura, troppo diversa da me, per farne parte…Smettere di dire parolacce! Io! Io che avevo il BISOGNO di imprecare, bestemmiare, urlare, sfogarmi! Quella ragazza non aveva ancora capito con chi aveva a che fare, e di certo non aveva ancora capito come girava il mondo…Quel che più mi fece irritare fu il fatto che interpretai le sue parole come un ordine. Un maledetto ordine. Come quelli di mio nonno, come quelli di Vorkov, come quelli di TUTTI. Al tempo, non avevo capito che per lei non era un ordine, bensì un semplice consiglio di buona educazione…
L’ottuso tra i due…ero io.

“Io non capirò mai cosa ti passa per la testa, ho il dubbio…”
“Taci”
Ridacchiò: “Siamo qua seduti da mezz’ora, e non hai ancora detto nessuna parolaccia…Ti fa onore!”
“Zitta!”
Lei lo osservò con il sorriso sulle labbra: era corrucciato, ma aveva accuratamente evitato di inveire o simili. Era un passo avanti.
“Beh, visto che dovremo vederci spesso, che ne dici di conoscerci meglio?”
Lui alzò un sopracciglio, senza voltarsi a guardarla.
Lei sorrise: “Allora comincio io! Mi chiamo Lillian Berridge, ho 16 anni e mezzo e gioco a beyblade da 11 anni. Ho una sorella maggiore che ha 23 anni e che vive in Canada, terra natia dei miei genitori”
Lui si voltò di scatto: “Sei canadese?”
Sorrise dolcemente: “Sì”
Rimasero zitti un paio di minuti, osservando attentamente Dranzer e Drinity che giocavano nel cielo.
“Sai…Mosca mi deluse inizialmente…Ero piccola e i miei mi convinsero a venire dicendomi che qui era freddo e che quindi c’erano i pinguini…” Rise “E quando non li vidi, dissero: ‘Si sono trasferiti altrove anche loro…’ Ci rimasi così male che mi nascosi sotto il letto nuovo (e che odiavo) per tutto il giorno, fino al mattino successivo…” Sorrise, ricordando qualcosa che lui non poteva sapere.
“Io odio i pinguini”
Lillian lo scrutò: “Poverini, sono così buffi…cosa ti hanno fatto di male?”
Deglutì piano, i pugni serrati: “Sembrano tanti soldati…Non mi piacciono”
Lei non obbiettò, anzi: iniziò a riflettere…
“La prossima volta che ci vediamo, porto una coperta…per terra si gela!”

Cambiò discorso, e gliene fui grato. Il passato e i pinguini erano un tasto da non toccare con me. Se ripenso adesso a quel miniracconto della sua infanzia, mi viene da ridere…Ma all’epoca, quando me lo accennò, rimasi zitto, vedendo in lei tutto ciò che io non ero potuto essere…
Questo fatto, alle volte mi fa soffrire ancora…

Sorrise lieve: “Non ci credo…”
Lei mostrò i denti candidi, contenta: “ E invece credici!”
Portava tra le mani un enorme coperta, che ora sventolava felice.
Lasciarono andare i loro bit, per poi sedersi: era molto morbida.
“Stavo pensando…tu non ti sei ancora presentato!”
Sbuffò, accendendosi una sigaretta: “Che c’è da dire? Sono ‘famoso’, si dovrebbe sapere tutto di me…”
Lillian distese le gambe: “Io non sono una tua fan!”
Ridacchiò: “Mi tocca presentarmi come dagli alcolisti anonimi quindi?”
Lei rise: “Sì! O quello, oppure spegni la sigaretta!”
La guardò sconvolto: “Che ti ha fatto la mia sigaretta?!”
Divenne seria: “Beh, non m’importa se tu muori di cancro, ma io non voglio ammalarmi di fumo passivo…Fumare è stupido.”

Sì, eravamo decisamente opposti.

“E va bene…allora…Mi chiamo Kei Hiwatari, ho 16 anni e mezzo, gioco a beyblade da quando sono nato e vivo con la mia squadra…A posto?”
Lei lo guardò: “Genitori?”
Sussurrò, quasi: “Mia madre è morta…Mio padre mi ha abbandonato tempo fa…”
Lillian portò una mano alla bocca, sorpresa: “Oddio scusami…mi dispiace, perdonami…”
Spense la sigaretta: “Non potevi saperlo...”
Lei si morse il labbro, Dranzer sembrò fermare il suo volo un momento, come preoccupato, poi continuò.
“Hai detto che odi i pinguini…Animale preferito?”
Kei sobbalzò, stupito: “Il gatto…”
Lillian si rannicchiò su se stessa, voltando il corpo in sua direzione: “Perché?”
“Forse perché sono come me…sanno cavarsela da soli, tengono alla loro intimità…Sono agili, eleganti, non li trovi spesso in compagnia…”
Lei annuì: “Io non ho un animale preferito invece…”
La guardò abbozzando un sorriso divertito: “ Cosa? Non erano i pinguini?”
Lei arrossì: “Noo! Mi piacevano da piccola, ma non sono il mio animale preferito…è così strambo non averne uno?”
Lui rise: “Sì!”
Anche lei rise. Dranzer aveva smesso di essere inquieto.

La cosa che più mi sorprese, è che mi fece ridere davvero. Era buffa, quella ragazza: niente a che vedere con Morgan, o Selene, o Lena…E nemmeno Anja era come lei. Morgan era sofisticata, Selene sensuale, Lena tosta, Anja matura.
Lillian era…semplicemente se stessa. Non si vergognava di mostrare i suoi sentimenti ed era felice con niente. E vedere felice lei, rendeva felice anche me.

“Kei, hai da accendere?”
“Non fumo più IO”
Morgan lo guardò a bocca aperta: “E da quando scusa?”
Le tappò la bocca con un bacio, e dopo quello non parlò più.

Morgan mi sfiancava. Iniziava a fare troppe domande, come se io e lei fossimo davvero fidanzati. Volevo tagliare con lei, da tanto tempo. Ma ogni volta che mi dicevo di lasciarla…non la lasciavo mai.

“Dimmi Kei, tu hai la ragazza?”
“Non proprio”
Rise allegramente, giocando a camminare in equilibrio sull’orlo della coperta, diventata gelida quanto il terreno: “Non proprio? Che risposta è?”
Il ragazzo si coricò per terra, per poi rialzarsi subito: “La coperta è gelida!”
“Non hai risposto alla mia domanda”
“Non c’è nulla da dire…La ragazza ce l’ho, ma non la amo…è solo un gioco”
“Capisco…” Finì il giro attorno alla coperta, e iniziò a guardare Drinity, fiera.
“E tu? Ce l’hai il ragazzo?”
Sorrise nostalgica: “L’avevo. Ma non ha funzionato…”
“Ti ha lasciata?”
“No…l’ho lasciato io!” Mostrò un sorriso amabilmente bastardo, per poi offrirgli la mano: “Alzati da lì…quella coperta è inutilizzabile…”
Prese la mano: “In effetti…certo che non sei mica così buona come fai credere!”
La ragazza ammiccò in sua direzione: “Non pensi che qua ci vorrebbe una panchina?” Rise all’idea, poi si salutarono.

“Dimmi Kei, tu ce l’hai la ragazza?” ….Era una domanda tranello per caso?

“Oh mio dio!!!” Rise elettrizzata, correndogli incontro.
“Visto? Volevi la panchina? Che panchina sia, allora!” Mostrò con un gesto teatrale la vecchia panchina scassata che aveva portato fin lì, e che aveva ricoperto con un’imbottitura di stoffa per non farla raffreddare.
Lillian si buttò sulla panchina, ridendo allegramente.
Kei prese un thermos da una borsa: “Ed ho anche il thè!”
Lei sorrise, lui anche.
Dranzer e Drinity si innalzarono in volo, osservandoli amorevoli.

Dal mio primo incontro con Lillian avevo tastato più volte il mio sorriso. Lentamente, era diventato un sorriso diverso…un sorriso vero.
Sentivo il cuore pieno, i polmoni liberi, il cervello attivo. Il mondo era diverso, io ero diverso: la mia vita iniziava ad avere un po’ di colore…Mi sentivo felice.
Ero davvero stato sul punto di scivolare giù? Non riuscivo a ricordare perché.

“Sai Kei, sono molto contento…”
“Ti è successo qualcosa di bello Ser?”
“No. Ma è successa a te…e per questo sono contento”
“…”
“…Non hai nulla da dirmi?”
“…Penso di essermi innamorato di quella ragazza…di quella Lillian”
“Sì! Lo pensiamo tutti!” Rise.

Sì: ero cotto. In men che non si dica lasciai Morgan, e con lei ogni vizio. Mi stavo depurando.

“Stasera hai da fare?”
“N-no…”
“Vuoi uscire con me? Mangiamo qualcosa e chiacchieriamo…”
“OK!”
Lei sorrise.
Lui sorrise.
Era fatta.

Non ricordo proprio nulla del nostro appuntamento. Ricordo che il locale era un disastro, e i camerieri impacciatissimi, e che così eravamo andati a comprarci un panino. Parlammo tutto il tempo e alla fine arrivò il fatidico bacio.
Non so chi prese l’iniziativa…Penso che ci avvicinammo insieme, che cercammo conferma negli occhi dell’altro, che fu qualcosa di dolce…
Tuttora penso di essermelo sognato quel momento. Era troppo magico.
Morgan mi aveva chiesto se c’era una ragazza che baciava meglio di lei? Cosa le avevo risposto? Non ricordavo. Se l’avessi mai rivista, le avrei dato la mia risposta.

“No! Lasciami! Lasciamiii! Oddio basta!”
Lillian si allontanò dal suo ragazzo, in un eccesso di risa.
Kei, da parte sua, la riprese da dietro, sollevandola: “Ti devo lasciare eh? Allora ti lascio!”
Fece come per buttarla giù, mentre lei si aggrappò al suo collo: “No! C’ho ripensato…tienimi!”
Il giovane rise, baciandole una guancia: “Ma se lo vuoi ti lascio eh?!”
“NO! Se mi lasci, fallo in modo delicato!”
“Delicato?”
“Esatto”
“Come un gorilla?”
“I gorilla non sono delicati!”
Risero entrambi, per poi baciarsi dolcemente.

Scene simili erano la norma per noi. Stare con lei era una specie di piccolo Eden: un paradiso! Un’ eterna risata, una gentile carezza, un gioco sempre diverso…
Ci conoscevamo da due mesi oramai, e stavamo insieme da uno. Come avevo fatto a vivere senza di lei prima?

“Ci sarà un incontro speciale contro la BEGA, io combatterò con Vorkov.”
“Perché?”
“Perché devo scoprire cos’ha in mente…E l’unico modo è stargli vicino.”
“Capisco…io farò il tifo per te…Battilo!”
Ridacchiò, teso: “Io lo spero…”
“Ma promettimi che non mi dimenticherai, là in Giappone! Che tornerai qui da me!”
Le sorrise, abbracciandola.
Lei appoggiò la testa sulla sua spalla: “Io ti aspetterò…E Drinity anche”
“Vincerò…per voi”

Mi mancava già. Oddio, com’ero diventato sdolcinato…Mi facevo venire il diabete da solo.

“Ci vediamo dopo la tua vittoria, allora…”
Lo strinse forte, ricambiata.
“Certo Lil, certo…”
“Vorrei venire con te!”
“No…non voglio che corri pericoli inutili”
“Seguirò ogni tuo incontro!”
“Sarò forte due volte allora”
“Ti amo….”
Rinforzò l’abbraccio, affondando il viso in quella chioma indomabile.
“Anche io…”
Passarono un minuto abbracciati, poi ci fu il primo appello per il volo tratta Mosca-Tokio.
“Prima di partire…posso chiederti una cosa?”
Lei asciugò una lacrima ribelle: “Cosa?”
“Per chi tifavi tu ai mondiali? Se non me…chi?”
Lei sorrise timida: “Tifavo per Max…”
“COSA? Ti piacciono i biondi, eh?”
Lei tirò fuori la lingua: “Geloso?”
“Naaa…del resto, a me piacciono le more…”
“COSA?”
Rise, la baciò. Il suo volo stava per partire.

Lillian…è grazie a te se sono ancora vivo, qui su questa terra. Mi puoi sentire?
Takao si sta battendo contro Brooklyn, Yuri sta bene, tutti si stanno divertendo…
Ed io riesco a pensare solo a te ed al tuo sorriso.
Sono davvero stato sul punto di scivolare giù?
Non riesco a ricordare il perché….Chissà come mai.

Fine

Ed ecco la totale parola FINE.
Con l’augurio che non vi abbia deluso, spero che mi diciate cosa ne pensate di Morgan e Lillian, e del Kei che ho dipinto.
Ho letto molte fic dove c’era la versione femminile di un BitPower…Ebbene, non volevo plagiarle, quella di Drinity è un’idea che ho da MOLTISSIMO tempo.
Ora rispondo alle recensioni ricevute =)

Iria = socia! ^^ Sì, mi avevi già esposto MOLTO LARGAMENTE il concetto del collo del povero Boris…Quel discorso mi è rimasto impresso! X°°°D Io lo immagino proprio così il rapporto di Kei con le persone: in superficie indifferente, ma dimostra il suo affetto con piccoli gesti…^^ Sarò io che sono talmente fanatica di lui? °-° Penso di sì. Ebbene, ecco qua la one shot tutta sua! ^^ Non ti ho consultata per il finale, per cui ho una fifa blu! °_° Ma almeno il finale, volevo che lo leggessi da efp! =) Dimmi cosa ne pensi! °O° Kissone

Padme 86 = Amora! Sono più che contenta che tu abbia colto l’imbranatezza di Boris…era il mio intento! ^^ Io spero davvero che questo capitolo di Kei non ti abbia deluso, so quanto lo aspettavi, e ti ringrazio per la fiducia e la forza che mi hai dato! Grazie veramente di tutto. Kissone

Joey_91 = Ciaooo! ^O^ Beh, io non reputo affatto Boris brutto, ma ai fini della storia doveva farsi per forza quelle seghe mentali! ^_- Lena e Kei insieme sono una forza della natura, e Boris ci sta di mezzo! Spero davvero che quest’ultimo episodio con Kei ti sia piaciuto! Kissone

Chibilory = Ciauuu! Ti perdono, basta che recensisci! XD –punta pistola alla tempia- perché recensirai…VERO? +_+ Minacce a parte, spero che questa shot su Kei ti sia piaciuta, perché c’ho sputato sangue sopra! >o< Grazie per tutto! Kissone

Ringrazio Key per aver messo la storia tra i preferiti…Grazie di cuore! =)

E queste sono Morgan e Lillian ^^

Considerate che Morgan ha gli occhi grigi...

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