Ed ecco a voi l'ultimo capitolo! Grazie per essere arrivati fin qui!
Aduah! >v<
Capitolo 3: Non voluto
Tutti i presenti si voltarono verso il letto, dove Saya tentava di
mettersi a sedere, con scarsi risultati.
Il marito le afferrò un braccio, tentando di rimetterla
stesa.
-Tesoro, calmati!-
Lei rifiutò il suo aiuto, allontanandolo, e ricadendo
pesantemente sul letto.
Il medico provò ad avvicinarsi per sincerarsi delle sue
condizioni, ma si bloccò, vedendo che la donna era scoppiata
a piangere, disperata.
-Voi mi avevate detto che eravate d’accordo! Mi avevate detto
che avreste appoggiato le mie decisioni, e allora perché
adesso volete uccidere il bambino?-
-Saya ascolta, avevamo stabilito che se ci fossero stati dei problemi
tu avresti…-
-NON ME NE FREGA! Non voglio sentire ragioni, voglio che il bambino
nasca, chiaro? Ho giuro che questa cosa non ve la faccio passare
liscia, a nessuno dei due!-
La donna iniziò a tossire violentemente, il che
spronò il medico a prestarle aiuto.
Il signor Kinomiya guardò il medico, per poi ritornare alla
moglie.
-Senta- cominciò l’uomo, rivolgendosi al medico
–anche se lei dice così, in realtà so
che vuole vivere, perciò proceda-
A queste parole, la donna fece un respiro profondo.
Sembrava volesse scoppiare, ma invece parlò con tono molto
calmo e rilassato (per quanto potesse).
-Si da il caso, che tu, TESORO, stai parlando della MIA vita,
perciò non hai voce in capitolo, perché ogni
persona è responsabile di se stessa- una piccola pausa per
riprendere fiato –La legge dice che solo, e ripeto SOLO in
caso che l’interessato non sia in grado di prendere decisioni
la famiglia può intervenire; ma io caro mio sono sveglia e
lucida, e quindi posso decidere se vivere o no! Chiaro?-
Tatsuya, per la prima volta, guardò Saya in malo modo, per
poi rivolgersi al medico.
-Secondo lei è lucida mia moglie?-
La rabbia della donna crebbe a dismisura.
-Bhè… possiamo fare dei test per vedere il suo
stato mental…-
-Allora li faccia!- ordinarono i coniugi all’unisono.
Dopo un’ora di visita (nella quale la donna dovette
rispondere a delle domande personali e di carattere generale), il
dottore raggiunse i due uomini, per dare loro la diagnosi finale.
-La signora è lucida… perciò
sarà lei a decidere se salvare se stessa o il
bambino…-
--
Un pianto squarciò la quiete nel piccolo appartamento.
Tatsuya si svegliò di malavoglia, accese la lampada sul
comò e si avviò alla piccola culla, nella quale
Takao era più irrequieto che mai.
Cercò di calmarlo, allungando la mano e dondolando un
po’ il giaciglio del piccolo, ma senza risultati.
Si sedette allora sul letto, con le mani in faccia; tanto ogni sera era
così, dopo un po’ di sfogo quel bimbetto si
sarebbe calmato da solo.
Non c’era bisogno d’altro.
Ma qualcuno aveva perso già la pazienza.
Hitoshi entrò in camera del padre sbattendo al porta.
-PAPA’ BASTA! NON NE POSSO PIU’! FALLO SMETTERE!-
Ma Tatsuya se ne restò con il viso nascosto nelle mani,
senza degnare di uno sguardo i due ragazzi.
Senza Saya, e con l’arrivo di Takao, la vita era diventata un
inferno per loro.
L’uomo era costretto a fare turni serali, dato che la mattina
doveva badare al piccolo, e Hitoshi era diventato più
scontroso e scostante che mai.
Hitoshi si avviò a passo pesante alla culla di Takao, e
guardò il fratellino con odio profondo.
-E’ colpa tua! Se tu non fossi nato adesso noi staremmo bene,
e la mamma sarebbe ancora viva! Perché sei nato? Noi non ti
vogliamo! Non ti vogliamo!-
Il signor Kinomiya prese allora il maggiore in braccio, stringendolo
forte.
-Papà! Io non lo voglio Takao! Io voglio la mamma!-
-Lo so piccolo… ma la mamma non c’è
più, capisci? Adesso siamo solo noi tre, e dobbiamo fare di
tutto per prenderci cura di Takao… la mamma sarebbe triste,
se non lo facessimo…-
--
-Allora! Vestiti, scarpe, giocattoli e quant’altro sono tutti
in quegli scatoloni, non credo ci sia altro di suo-
controllò Tatsuya, mentre Hitoshi posava a terra anche
l’ultimo scatolone.
-Grazie di cuore papà; questi lavori di scavo mi stanno
prendendo più tempo del previsto, e perciò vorrei
che Hitoshi venisse con me per darmi una mano!-
-Non ti preoccupare!- lo rassicurò il vecchio Ryunosuke,
prendendo per mano il piccolo Takao, che aveva ormai sei anni.
–Io e lui ci divertiremo un mondo insieme! Vero Takao?-
Il piccolo annuì, per poi correre in braccio al padre,
sorridendo.
-Vero che tornate presto?- chiese il bambino.
-Certo! E ti porteremo tanti regali! Ma adesso devi restare qua col
nonno e fare il bravo, va bene Takao?-
-SHI!- dopodiché il piccolo guardò il fratellone
–Attento Hitoshi! Perchè quando torni io
sarò molto più bravo! Ti batterò!-
Hitoshi guardò il fratellino. –Dici sul serio?-
-SHI!- rispose deciso Takao –Diventerò il campione
del mondo di beyblade!-
Dopo essersi salutati, i padre e fratello maggiore salirono sul taxi
che li avrebbe condotti fino all’aeroporto.
Takao restò a guardare il punto dove i due parenti erano
spariti per un altro po’, finchè il nonno non
attirò la sua attenzione.
-Allora Takao! Adesso mettiamo le tue cosine a posto! Vieni, ti faccio
vedere la tua camera-
-Nonno…-
-Sì? Cosa c’è Takao?
Perché
papà e Hitoshi non mi vogliono bene?
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