Geloso io? Mai!
Titolo:
geloso io? Mai!
Challenge:
sfida dei duecento prompt
Prompt: 143.
Gelosia
Fandom: NCIS
Personaggi:
Leroy Jethro Gibbs, Jennifer Shepard
Raiting: verde
Tipologia:
one-shot
Parole: 941
"La gelosia nasce sempre
dall'amore, ma non sempre muore con lui."
(Francois
de la Rochefocauld)
Era
una fresca
serata di fine ottobre quando Gibbs entrò nello studio del
direttore del NCIS
con in mano due buste della spesa e le appoggiò sopra il
tavolo di legno
massiccio, davanti alla scrivania. Con movimenti rapidi e precisi
estrasse il
contenuto: una bottiglia di vino bianco, due
vassoi di plastica coperti che dovevano
contenere la cena e delle posate. Quando ebbe sistemato tutto si
avvicinò alla
vetrina in cui erano contenuti i bicchieri e prese due calici che
appoggiò
accanto ai piatti.
“Et voilà, la cena è
servita.” Disse alla
fine, voltandosi verso il direttore.
Da
quando era entrato
senza bussare fino a quando si era girato verso di lei, Jen non aveva
mai
smesso di compilare le carte che aveva davanti. Conosceva Gibbs fin
troppo bene
per sapere che non sarebbe bastato qualche mese in Messico a cambiare
le sue
abitudini. Era talmente abituata a quella violazione
dei suoi spazi durante gli orari di lavoro che nelle prime settimane
della sua
assenza sussultava quando sentiva bussare alla porta.
E
non si stupì
nemmeno quando lo vide entrare con delle buste della spesa,
perché era capitato
diverse volte che lui le offrisse la cena in ufficio in cambio di
qualche
favore per un caso. Tuttavia aveva voglia di stuzzicarlo un poco,
perciò
aspettò che finisse di apparecchiare e solo quando lui le
rivolse la parola si
decise a dire qualcosa.
“Sai,
non per
sminuire l’atto di galanteria, ma le nostre cene insieme non
sono mai un buon
segno…allora, qual è il problema questa
volta?”
Gibbs
la guardò
contrariato, “perché sei sempre così
sospettosa? Non potrei solo voler mangiare
qualcosa con te, per festeggiare il mio ritorno al NCIS?”
“Perché
ti
conosco, Jethro. Fin troppo.”
Si
alzò e si avvicinò al tavolo apparecchiato.
Alzò i coperchi e osservò
il contenuto dei vassoi.
“Filetti
di orata con patate e un antipasto misto di pesce, accompagnati da
una bottiglia di vino bianco. Ricorda molto la nostra ultima cena a
Parigi.
Allora deve essere qualcosa di veramente grave.”
Jethro
non rispose. Prese i vassoi e distribuì il contenuto nei
piatti,
cercando di equilibrare le porzioni. Lei lo guardò con
attenzione, pensando a
cosa potesse averlo turbato tanto da spingerlo a comperare una cena di
pesce,
ma non riuscì a leggere molto dietro quel viso scottato dal
sole del Messico.
Decise
che insistere non avrebbe condotto a nulla, quindi si sedette e
iniziò a mangiare l’antipasto, assaporando ogni
singolo boccone e ripensando a
quegli ultimi momenti che avevano passato insieme a Parigi.
Ogni
tanto gli lanciava delle occhiate furtive nella speranza di indurlo
a parlare, ma lui sembrava gustare la cena come se non ci fosse nulla
di strano
e quello fosse un semplice invito privo di pretese.
Alla
fine anche lei decise di abbassare la guardia e si rivolse a Jethro
indicando
la bottiglia.
“Cosa
ne dici di aprirla?”
Lui
annuì, stappò la bottiglia e versò il
vino nei calici, porgendone uno
Jen. Fecero tintinnare i bicchieri in un brindisi informale e li
portarono alle
labbra, bevendo un lungo sorso. Il vino era fresco e leggermente
frizzante da
stuzzicare il palato.
“Dimmi,
Jen. Da quando vai a letto con DiNozzo?”
Jen
quasi si soffocò con il vino e lo guardò
strabuzzando gli occhi.
“Come
scusa?” chiese dopo aver smesso di tossire.
“Avanti,
non fare finta di niente. Lo chiami nel tuo ufficio e vi
trattenete per ore a parlare di chissà cosa. Vi scambiate
occhiate complici. E poi
da quando ha iniziato a chiamarti Jenny*?”
Il
direttore soffocò la risata che le stava salendo alla gola,
prese un
respiro e cercò di imprimere un tono autoritario nella voce,
mentre gli
rispondeva.
“Non
credo che siano affari che la riguardano, agente Gibbs.”
“No,
infatti.” Appoggiò
le posate e si alzò dal tavolo, avvicinandosi alla porta
dell’ufficio, pronto
ad uscire. “Ma vorrei essere informato di qualunque cosa
possa compromettere la
concentrazione e l’efficienza dei miei agenti.”
Anche
Jen, nel
frattempo, si era alzata e lo aveva raggiunto accanto alla porta.
“Perché
non
ammetti semplicemente di essere geloso, Jethro?” gli chiese
con voce soave,
avvicinandosi a lui di un passo.
I
loro corpi si
sfioravano e potevano sentire i loro respiri sul viso. I loro occhi si
incatenarono e lei non poté fare a meno di pensare che quel
taglio di capelli
un po’ più lungo gli conferiva un’aria
molto più affascinante del taglio
militare.
Gibbs
si sentì
destabilizzato da quella vicinanza. Solitamente era lui quello che
accorciava
pericolosamente le distanze, e questo improvviso cambiamento nel loro gioco lo aveva colto di sorpresa. Poteva
sentire il suo profumo. Un’intensa fragranza di lavanda mista
al dolce profumo
del vino che ancora aveva sulle labbra.
Gli
aveva chiesto
se era geloso? Certo che lo era. Il solo pensiero che DiNozzo avesse
posato le
sue labbra su di lei, assaporando quella pelle che era solo sua e il
cui
profumo lo riportava indietro nel tempo, in un altro mondo, in
un’altra vita, lo
rendeva geloso. Eccome.
Dirlo
a se stesso
era un cosa, ma ammetterlo davanti a lei, questo mai. Perciò
si limitò a
sorridere e a fare un passo indietro.
“Spero
solo che
non ci siano ripercussioni sul lavoro. Sappiamo entrambi che quanto sei distratta
non dai il meglio di te.” Concluse
secco, prima di uscire dall’ufficio.
Jen
aspettò qualche
istante, finchè non fu sicura che se ne era andato, poi
scoppiò in una sonora
risata. Non sapeva se per l’immagine alquanto improbabile di
lei e DiNozzo come
coppia, o per la reazione improvvisa di Gibbs.
Ma
di una cosa
era certa, Jethro era geloso, eccome se lo era. E lei avrebbe sfruttato
questa
situazione a proprio vantaggio.
* Riferimento
alla puntata 4x04 (mi pare) quando Gibbs, dopo aver soccorso
DiNozzo che era stato mandato ko da un colpo alla testa mentre doveva
sorvegliare Franks, sente
lo stesso DiNozzo chiedergli se al telefono era Jenny.
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