Maternità
Autore: ellephedre
Disclaimer: i
personaggi di
Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di
proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.
3 -
Ami e Rei (prima della nascita)
«Grazie per essere venute a casa mia,
ragazze.»
«Andiamo!» Rei si sporse sul tavolo per
guardare
Ami negli
occhi. «Non potevamo farti salire le scale del tempio nelle
tue
condizioni.»
«Esatto» le fece eco Makoto, tornando
dalla cucina
con una
carraffa di tè freddo. Usagi mandò avanti il suo
bicchiere e Rei la guardò male. Incurante, Usagi le fece una
piccola
linguaccia e, appena ebbe il bicchiere riempito, lo passò ad
Ami.
«Grazie.» Ami si reclinò sulla
sedia,
spostando sulla schiena il peso della grossa pancia rotonda.
Rei strinse inconsciamente il proprio ventre. A trentasette
settimane
di gravidanza Ami era radiosa, ma anche enorme.
Con le sue diciotto settimane appena compiute, Rei la guardava e vedeva
il suo prossimo futuro in tutta la sua temibile realtà.
Appena ebbe il tè nel bicchiere, lo
mandò
giù in un colpo solo.
Accorgendosi della sua attenzione, Ami sollevò un
sopracciglio.
«Sì» dichiarò.
«Forse diventerai anche
tu una mongolfiera.»
«Ma tu non lo sei!» la
rassicurò Usagi,
mentre Rei
deglutiva. La pacatezza di Ami diminuiva alla velocità con
cui
aumentava la circonferenza del suo punto vita.
Rei provò a sorridere. «Ormai sono le
ultime
settimane, no?»
«Scherzi?» fu lapidaria Ami.
«Potrebbe
mancare quasi
un mese se lui tarda. Alla prima gravidanza è normale andare
oltre il termine.»
Rei non seppe cosa dire.
Ami inspirò un'enorme boccata d'aria.
«Perdonami.
Con
questo caldo, e con questo peso addosso...» Si
massaggiò
la pancia. «Scusa» ripeté, rivolgendosi
al suo
bambino. «È solo che... Ecco. Devo andare di nuovo
in
bagno.»
Usagi e Makoto le furono subito accanto. «Ti
aiutiamo ad
alzarti. Appoggiati.»
Sollevarla delicatamente fu una piccola operazione di scarico
merci. In
piedi, Ami emise un profondo sospiro. «Torno
subito.»
Deambulando lentamente, si diresse verso la toilette di casa.
Makoto si abbassò verso il centro del tavolo,
chiamandole
tutte a
raccolta. «Ami è depressa»
bisbigliò.
«Forse dovremmo anticipare la festa
pre-bebè.»
«Noo» si lamentò Usagi.
«Minako non riesce a
venire domani! Ha detto che è libera solo la prossima
settimana.»
«Ma dobbiamo
fare qualcosa.»
«Ami ha solo bisogno di più
compagnia»
disse Rei. «Stavo già per proporvelo, o meglio,
stavo per dirlo a Usagi.» Guardò lei.
«Makoto ha la
sua pasticceria a cui badare, ma io e te dobbiamo solo prepararci per
gli esami. Abbiamo del tempo libero. Ora che Ami è tornata
da
Izu, non
è bene che stia da sola. Potrebbe partorire da un momento
all'altro.»
Usagi annuì. «Però penso che
Alexader
non
dovrebbe più lavorare così tanto.»
«Gliene ho parlato» sussurrò
Makoto,
chiudendo
ancora di più con la testa il cerchio che avevano formato.
«Ha detto che ha in mente qualcosa, ma preferisce dirlo ad
Ami
solo quando riuscirà a concretizzarla.»
«Che cosa vuole fare?»
Makoto scrollò le spalle.
Rei scosse la testa. «Non è importante.
Ami non ha
solo un marito, ha anche delle amiche. Le staremo vicine.»
Usagi le accarezzò una spalla. «Certo! E
staremo
vicine anche a te, Rei!»
«Io ora sto benissimo.»
«Lo so. Ma molto presto...»
Rei le coprì la bocca. «Non
dirlo!» Era
venuta a
patti con l'incredibile rivoluzione che stava per sconvolgere la sua
vita, ma
l'idea di cambiare fisicamente era una cosa che stava ancora
accettando, settimana per settimana.
Usagi annuì. «Allora io posso essere qui
lunedì mattina. Lunedì pomeriggio puoi venire
tu?»
«Certo. Mi distrarrà dalle pagine di
Diritto
Contrattuale.»
Alle loro spalle udirono un sorriso.
«Lunedì
pomeriggio viene a farmi compagnia Shoko-san.»
Rei, Usagi e Makoto saltarono in piedi.
Ami scostò tranquilla una sedia. «Mi fa
piacere se
state con me, ma non trascurate lo studio a causa mia.»
Rei la sostenne nel sedersi di nuovo.
«Priorità,
Ami.
Adesso per noi è importante starti accanto.»
Ami guardò il soffitto. «Ma sono noiosa
in questi
giorni; Non
è divertente stare con me. E poi... sto bene. Anche se
entrassi in travaglio, ci vorrebbero ore perché succeda
qualcosa. Avrò tutto il tempo di chiamare Alexander, voi,
mia
madre, i genitori di lui in America e persino Minako, prima di
andare all'ospedale.»
Sorridendo, Usagi tirò fuori una salvietta umida
dalla borsetta e
bagnò
la fronte di Ami. «Ecco, così stai più
fresca.»
«Non c'è l'aria condizionata?»
domandò Makoto.
«Mi sono dimenticata di accenderla. Fino a poco fa
si stava
bene.» Ami osservò mesta la finestra.
In quei giorni l'afa
cominciava a farsi sentire già alle dieci di mattina.
Nonostante
stesse per iniziare settembre, il caldo non se n'era ancora andato.
Makoto si era diretta a prendere il telecomando
dell'impianto
di condizionamento.
Rei guardò l'abbronzatura delicata di Ami.
«A Izu
hai
preso un bel colore.» Si picchiettò il braccio.
«Grazie a te, anche noi ci siamo goduti dei bei
weekend.»
Ami tornò con la mente a quei giorni.
«Sarei
rimasta là per il bel tempo che c'era, ma non
volevo
più stare lontana da Alex. Per lui era faticoso
affrontare
il traffico del fine settimana per venire a Izu.»
«Ma no» intervenne Makoto. «Due
settimane
lì
con te sono state poche anche per lui. Prolungare lo svago e il mare
gli ha
fatto bene.» Si guardò intorno. «A
proposito, perché stamattina non c'è?
È
sabato.»
«Non lo so» sbadigliò Ami.
«Stanno lavorando a
qualcosa di particolare. Ha detto che cercherà di tornare
prima
di cena.»
Usagi la guardava preoccupata. «Hai sonno?»
«Mi sono svegliata alle sei. Con questa luce mi alzo
a
quell'ora tutti i giorni, senza sveglia.»
Usagi fece una smorfia sofferente.
«Inoltre, devo sempre fare pipì. Non mi
ricordo
l'ultima volta che ho dormito per otto ore consecutive.»
Osservando la reazione costernata di Rei, Ami le prese la
mano.
«Non
preoccuparti. Queste settimane non sono semplici, ma la sensazione
che ne ricavi è unica.» Sgranò gli
occhi e si
sollevò.
«Eccolo! Guarda, senti!» Posò la mano di
lei sulla
pancia e senza chiedere ebbe anche quelle di Makoto e Usagi.
«Dove?!» Usagi era entusiasta.
«Dove sto tenendo la mano di Rei» rispose
Ami.
Sorrise quando sentirono entrambe un colpetto da sotto la pelle.
Non era la prima volta che Rei sentiva i movimenti del figlio
di Ami,
ma più passava il tempo, più si inteneriva.
Ormoni. «È il piede?»
«Sì. È forte, vero?»
«Tanto.» Meravigliata, ritrasse il palmo,
lasciando
che Usagi prendesse
il suo posto.
C'era una persona dentro il corpo di Ami, così
come
dentro di lei.
Ami non aveva smesso di guardarla. «Da un giorno
all'altro
dovresti sentire la bambina anche tu.»
«Ti è venuta qualche altra idea per il
nome?» le domandò Makoto.
«Ancora
no.» Era una scelta difficile. Non aveva ancora
sentito muovere sua
figlia, ma aveva una percezione di lei intensa, molto particolare:
sentiva l'essenza della persona che la sua piccola sarebbe diventata,
la
forza di lei e
il fatto stesso che, un giorno, sarebbe diventata una donna con un
potere di
preveggenza simile al suo. Più forte, temeva.
Voleva che la sua bambina fosse una creatura che non si
sarebbe fatta
intimorire dalla
propria natura. Voleva crescerla decisa e meravigliosa.
Non
aveva ancora un nome adatto a simili aspirazioni: non le sembrava che
ce ne fosse uno all'altezza. Aveva cominciato a guardare liste di nomi
in lingue diverse, spulciando significati, in cerca di qualcosa che la
attirasse. Yuichiro non era d'aiuto:
suggeriva nomi belli, ma troppo dolci. In fondo, a Rei non dispiaceva:
quella loro figlia avrebbe avuto bisogno di dolcezza per diventare una
persona sicura che si sarebbe sempre sentita amata. Non avrebbe avuto
un padre come il suo a farla sentire ripetutamente un peso nella sua
vita.
Ami le stava sorridendo. «Quando sentirai che si
muove,
potrai
dedurre la sua personalità. Magari sarà
più chiaro come chiamarla.»
Forse.
Notò Makoto, che dietro di loro era
rimasta in
silenzio e
che
solo in quel momento si stava avvicinando di nuovo alla pancia di Ami.
Con Usagi non dissero nulla. Quell'argomento era una sorta di
tabù, perché se di Usagi potevano dire che un
giorno - nel giro di
qualche anno - sarebbe arrivata Chibiusa, per Makoto c'era solo
la certezza che non avrebbe potuto avere figli con Gen. A prescindere,
probabilmente non ne avrebbe avuti per molto tempo.
Anche per questo a suo tempo Rei si era sentita male: era
stata lei a
dire a Makoto che cose simili non contavano, che si stava benissimo
anche senza figli. Lei e Yuichiro le avrebbero fatto da esempio,
poiché sicuramente non ne avrebbero avuti prima dei
trent'anni. Senza
volerlo, assolutamente senza programmarlo, si era smentita da sola.
«Eccolo qui!» Makoto scoppiò in
un
sorriso sentendo
sulla mano, attraverso il vestito di Ami, un piccolo colpo.
«Sarà un calciatore!»
Ami annuì felice. «Magari. Di certo gli
insegneremo
a nuotare.»
Commossa, Makoto si sedette. «Sono sicura che vi
somiglierà tanto, Ami. Avrà gli occhi di
Alex, il tuo sorriso e
i capelli di... Hm, facciamo un mix di tutti e due.»
«Anche a me piace immaginare queste cose!»
Usagi
saltellò sul divano vicino. «Per me
avrà i capelli
di Ami e una faccina che non si riconoscerà per niente
all'inizio, perché lui sarà bellissimo e
paffutello!» Arrossì
nell'accorgersi della sua gaffe. «Non lo dicevo
perché sei
grossa,
Ami!» Scattò a coprirsi la bocca con le mani.
Sorridendo, Ami sospirò. «Mako-chan, mi
aiuti ad
alzare le gambe su quella sedia?»
«Certo! Vuoi che ti faccia un massaggio ai
piedi?»
«Oh... grazie.»
Rei si sistemò accanto a loro, posizionando le mani
sulle
spalle
di Ami. Iniziò a muovere con delicatezza i pollici sui
muscoli
di lei. «Possiamo fare qualunque cosa per te.»
«Certo!» Usagi s riprese. Corse
alla sua
borsa e
tirò fuori un ventaglio. «Guerriere Sailor alla
riscossa!
Ti tratteremo come un pascià!» Iniziò a
fare vento
ad Ami, che scoppiò a ridere.
«Non preoccuparti. Si sta già diffondendo
l'aria fresca
del
condizionatore. Piuttosto, anche se fa caldo, possiamo comunque uscire
da qualche parte tutte insieme.»
Makoto era perplessa. «Sicura di volerti
muovere?»
«Sì. Magari più tardi, ma devo muovermi.
Stare ferma non fa bene né a me né ad
Adam.»
Rei si decise a essere schietta. «Ami, ma... tu come
ti stai
sentendo in questi giorni?» Voleva saperlo da amica e per
curiosità personale.
«Mi sento come mi vedete, ragazze. Sono un
pallone.» Zittì in anticipo la
loro protesta. «Mi sento piena fino a scoppiare; non
so come farò
ad arrivare fino alla fine. Temevamo che potessi soffrire di qualche
problema di salute, ma all'ultimo check-up la ginecologa ha confermato
che
sembro così grande perché Adam ha già
un buon peso
per lo stadio in cui si trova, e anche se non sono bassa, io ho un
tronco abbastanza minuto. Coincidenze, Rei, vedi? Magari la tua che
sarà una bambina sarà più facile da
portare.»
Tipo una borsa?,
pensò Rei, condividendo un sorriso segreto con Ami.
«A parte questo» continuò Ami,
«ho sempre
fame. Ho sempre voglia di andare in bagno. Voglio sempre dormire... Ma
quest'ultima cosa non è così male: in questo
stato mi sembra di
poter ascoltare i bisogni del mio corpo quando voglio e come voglio. Se
ho sonno,
semplicemente... dormo.»
In passato Ami non si era mai permessa di essere tanto pigra.
Ora invece era serena. «Mi è passata la
voglia di
cibi
specifici, per fortuna. Adesso mi va bene di tutto; mi è
persino venuta
voglia di provare cose nuove. E poi... be', anche se sono diventata il
doppio di me stessa, forse Alexander non lo pensa.»
«Certo che no.» Makoto non capì
la
ragione del commento.
Ami
guardò lei e le altre negli occhi prima di socchiuderli e
mordersi le
labbra. «Non vorrei che mi giudicaste troppo
sfacciata...»
«Ma figurati!» Usagi era già
curiosa.
Rei non se ne stupì. «Per
Usagi non
esiste una cosa del genere.»
Ami
aveva ancora dei dubbi. «È solo che... mi sono
sempre vergognata a
parlare di cose 'fisiche', però...» Si
accarezzò la pancia. «Da quando
c'è lui mi sembra che il mio corpo non sia più
una cosa tanto privata. E provo
sensazioni che... Vorrei parlarne.»
Usagi le prese entrambe le mani. «Sì, per
favore!»
Makoto era meravigliata. «Stiamo parlando di... sesso?»
Avvampando, Ami franò a terra con gli occhi.
«Oh, Ami, non ti vergognare! Tra donne possiamo
dirci
tutto.»
«Sì, sì!» le fece
eco Usagi.
«Vuoi che cominci io?»
Ami occhieggiò Rei in cerca di aiuto e Rei non si
tirò indietro.
«Ma se non sai neanche di cosa vuole
parlarci.»
«Ma
è facile! Di sesso in gravidanza, no?» Usagi si
sistemò compìta sulla
sedia. «Voi due dovete insegnarmi, sono curiosa! Faccio io le
domande!»
Rei non ebbe neppure il tempo di mandare avanti una protesta,
Usagi si era
già lanciata. «È vero che le sensazioni
diventano più
forti?»
Ami iniziò a giocare con le dita. «Ho
letto che
è diverso da persona a persona...»
Rei
capì il dilemma di lei: Ami voleva parlare dell'argomento,
ma essere la
prima ad affrontarlo, e con riferimento alla propria relazione, andava
oltre i suoi limiti.
Rei
capì di doversi sacrificare. «Sì. E no.
O almeno per me è così per ora.
Fino a qualche settimana fa non era cambiato niente, anche se c'erano
giorni in cui ero così scocciata che l'idea del sesso non mi
passava
nemmeno per l'anticamera del cervello. Ma da un mesetto a questa
parte...»
«Ah!» sobbalzò Usagi.
«Sei
diventata una maniaca?»
Rei
represse il rossore alle guance e sorrise con Usagi della battuta.
«A
giorni alterni. Il mio corpo segue la mia testa, o viceversa. Nei
giorni in cui non penso ad altro, le sensazioni sono davvero molto
più forti.»
C'era una cosa che voleva chiedere a quell'enciclopedia vivente che era
Ami. «Io sono solo agli inizi. È chiaro che
c'entrano gli ormoni, però
mi sembra di sentirmi già fisicamente diversa.»
Ami fu finalmente a
suo agio col discorso. «Il muscolo uterino comincia a
prendere
più massa.
L'aumentata vaso-congestione può amplificare le
sensazioni.»
Usagi stava aggrottando la fronte. «Cioè?
Siete
troppo tecniche.»
Sorridendo, Makoto sospirò condiscendente.
«Vogliono dire che, come durante certi periodi del mese, sono
più strette.»
Costernata, Ami si coprì gli occhi con le mani.
Rei
dovette deglutire il proprio ritegno per trattenerlo in sé.
«Non è solo
questo! È diverso quello che provo in tutto il corpo. Sembra
che
abbia più terminazioni nervose.»
Ami sollevò giusto un dito. «Se non stai
parlando del
seno, quelli probabilmente sono solo ormoni.»
«Uhi!»
Usagi era affascinata. «Mi sembra che descriviate come mi
sentivo
quando avevo quelle strane crisi pro-concepimento-Chibiusa. Mamo-chan
mi toccava e io mi sentivo un fuoco.»
Guardò sconsolata il cielo. «Come mi mancano quei
momenti.»
Makoto si divertì. «Ma se hai detto che
non potevi
controllarti.»
«Era questo il bello! Non lo apprezzavo abbastanza
mentre stava
succedendo. Cioè, lo apprezzavo, e molto vocalmente,
ma...»
Ridendo, Makoto le indicò di fermarsi. Ci
ripensò
dopo un momento. «Be', anche io sono vocale. A
volte.»
Rei ed Ami si scambiarono un'occhiata attonita.
Makoto non aveva intenzione di fermarsi. «Ci sono
posizioni
che sono davvero il meglio.»
Usagi stava scrutando Ami con occhi furbi. «Andiamo,
so che
vuoi liberarti e parlarne. A te non è mai
successo?»
«... sì.» Fu un mormorio.
«Coraggio, un passetto in più:
quando?»
Persino Rei non resistette dallo sporgersi verso Ami.
Lei
tremava, guardandole tutte come se fossero i suoi carcerieri.
«Quando...» Sprofondò nell'imbarazzo.
«Quando... con la bocca lui... su di
me...»
Usagi spalancò gli occhi. «Sì!
Ti
capisco, è normale! Esprimersi a voce aiuta
perché lui non ti
può sempre vedere in faccia.»
L'analisi tecnica spinse Ami ad aprire un occhio.
Usagi si batté piano il petto. «La vostra
Sensei-Usagi ha molta esperienza.»
«Ma smettila» sbottò Rei.
«Comunque questi discorsi mi sembrano troppo
dettagliati.»
«La
tua è solo finta vergogna! Da tutte le chiacchierate che
abbiamo
fatto quando
siamo da sole, so che a te piace da morire stare sopra, sotto, a
carponi, di lato...»
Rei le tirò una coda. «Ehi!»
Makoto non credette alle sue orecchie.
«Perché
questi cose non le dici mai a me, Rei?»
«Tu
non insisti abbastanza!» spiegò Usagi.
«Con Rei la tecnica è svelarsi
per prime! Poi lei si scatena a parlare di sesso peggio che in uno di
quei romanzi rosa che una volta ci hai prestato!»
Ami lanciò a Rei un'occhiata sghemba.
Rossa in volto, Rei mise le mani sui fianchi. «Io
sono una
persona passionale!»
«Io ti apprezzo per questo!» Usagi la
abbatté al suolo con
una pacca sulla
spalla. «Ami! Ma tu cosa volevi sapere? Non ci saranno
segreti tra noi
- e Minako, che naturalmente dovrà venire a sapere
tutto!»
Rei rimase seduta a terra, una mano sulla fronte. Anche Minako
sapeva
di lei?
Ami
cercò di rimettersi dritta. «Non è
che...
volessi sapere qualcosa. Volevo
parlare di...» Inspirando, si decise. «Be', con
questa pancia
mi sento sempre più
ridicola. Fino a che era piccola mi sentivo quasi più bella,
ma
ora... Eppure mi
piace davvero tanto avere relazioni di quel tipo in questi giorni.
È come se
lì avessi solo vasi sanguigni che... pulsano.»
Divenne porpora in viso.
«Però mi chiedevo se... Voi avete mai sentito che
lui non ha molta...
voglia?»
Makoto sollevò le sopracciglia.
Ami si incurvò nelle
spalle. «Ho dei dubbi perché non so distinguere
bene.
Alex fa molto piano -
chiaramente perché c'è il bambino - ma
prima non era così. Non so se
viene da me perché lo vuole, o perché sa che lo
voglio io. In questi
giorni farebbe tutto quello che desidero, anche sforzandosi.»
Makoto
era perplessa. Fu schietta. «Non succede praticamente mai,
ma quando
Gen non vuole - perché è troppo stanco - noi non
lo facciamo. Per un uomo è ovviamente
più difficile
costringersi.»
«Lo so. Dico che... Alexander lavora molto di
immaginazione.
Se vuole convincere la sua testa a fare qualcosa, ci riesce.»
Stiamo parlando
di 'testa'? meditò Rei.
Comprese il
problema. «Credi che non pensi a te durante quei
momenti?»
Ami sospirò. «Per via della pancia, non
riesco
più a guardarlo in faccia. Non possiamo stare uno
di fronte all'altra, perciò faccio fatica a
capire.»
«Ma
è assurdo!» Usagi disse quello che tutte stavano
pensando. «Non serve
il contatto di occhi per comprendersi, no? Lui non ti accarezza? Non ti
bacia sulle spalle, sul collo? Non dice il tuo nome?»
«Sì, ma...»
«Sono tutte tue idee, Ami-chan! Scommetto che ti
osservi allo
specchio e pensi che sei inguardabile!»
Rei si sorprese: quando Usagi voleva essere spietata...
Usagi
afferrò Ami per le spalle. «Sei rotonda, ma
è perché hai un regalo per
lui là dentro! Non posso credere che Alexander non la veda
in questo
modo. Inoltre...» Si allontanò, seria.
«Gli
uomini hanno una mente selettiva,
soprattutto quando fanno sesso. Vedono quello che vogliono vedere! Lui
non si sta immaginando te qualche mese fa o chissà quale
altra cosa che
ti è venuta in mente!» Infervorata, la
squadrò. «Starà pensando a
quella quarta di seno che ti è cresciuta sul
petto!»
Ami spalancò la bocca, mortificata.
«Seriamente, Ami-chan! A parte la pancia,
è la
prima cosa che noto quando ti vedo! Come stai facendo coi
reggiseni?»
«Prendo quelli pre-maman...»
«Nonono.
Sono tutti bianchi e di cotone! Comodi, certo, ma devi prenderne
almeno uno carino. Te lo regalo io! Devi bearti al massimo delle tue
qualità temporanee!»
Colpita, Ami iniziò a ridere.
Rei non
resistette e la abbracciò. «Ha ragione lei.
Comunque, in questi giorni
sei davvero carina, Ami. Hai la pelle più bella che abbia
mai visto.»
«È vero.» Makoto la
sfiorò su
un braccio. «Sei così morbida...»
Ami si rannicchiò su se stessa, contenta.
«Grazie.
Mi ha fatto bene parlarne con voi.»
Usagi era fiera di se stessa. «Si capisce. E appena
ti va di uscire, andiamo a
prenderti
quel regalo!»
Ami
provò ad alzarsi. «Mi è venuta voglia
di muovermi. Adesso.» Si appoggiò
a Makoto per tirarsi su. «Prima che arrivi il caldo di
mezzogiorno, coraggio. Se
ci coglie fuori, possiamo sempre mangiare in qualche
ristorante.»
Usagi fece brillare un sorriso. «Ti abbiamo fatto
venire
energia!»
«Sì.»
Ami si picchiettò la pancia. «Ne approfitto
finché ancora posso
camminare bene.» Scuotendo la testa, strinse il pugno.
«Ma presto
sarò di nuovo agile e
scattante! Girerò per la città da sola con
Adam!»
«Yay!» Usagi le fece battere il cinque.
«Così, si parla! Ragazze, andiamo!»
Mentre
Ami andava in camera sua a prepararsi, Usagi puntò Rei con
un dito. «Visto come funzionano bene i miei
discorsi?»
«Brava.»
«Se ti sentirai insicura, dovrai venire da me anche
tu.»
«Penserà Yuichiro a farmi sentire
sicura.» O lei lo avrebbe strozzato con le proprie mani.
«Buh» rifletté Usagi e
abbassò la voce. «Com'è che Alexander
lascia che Ami si faccia venire certe idee?»
«Sta per diventare un papà anche
lui» le
ricordò Makoto. «Avrà tante cose per la
testa.»
«Inoltre»
disse Rei. «Ho l'impressione che Ami avrà bisogno
di sentire discorsi
come questi tutti i giorni, fino alla fine.» Lei ne sapeva
qualcosa.
«Ormoni. Ti fanno venire strane insicurezze.»
Usagi si indignò. «Ma non avevi detto che
tu non
avevi problemi?»
«Usagi, io sono ancora nel pieno delle mie
facoltà. E se ho qualcosa da dire,
lascia che almeno ne parli a Yu, prima.»
«Ma poi ne parlerai anche con me, vero?»
Rei non riusciva a resistere di fronte a quegli occhi da
coniglietto.
«Certo.»
«Non posso saperti infelice.»
«Non sono infelice.»
«Non sei nemmeno un pochino depressa?»
«No» decretò Rei.
«Guarda che se mi nascondi qualcosa, lo
scopro.»
Rei la spinse via con un dito sulla fronte. «Tu non
hai idea
dei limiti personali, vero? Anzi, ce l'hai quando si tratta di
te.»
«Eh?»
«Makoto. Tutte le volte che non ci ha parlato dei
suoi mille
pensieri?»
«Hai ragione.»
«Ma quelle erano cose diverse!»
protestò
Usagi.
«Erano
cose importanti. Mi sa che attuerò questa tattica:
niente discorsi sul
sesso finché tu non parli di tutto. Crollerai in pochi
giorni.»
Ami era tornata in salotto e rise. «Parliamo mentre
camminiamo.»
«Ecco la borsa» Makoto gliela
passò.
Usagi danzò verso la porta. «Io sono un
osso
duro.»
Rei rise. «La vedremo.»
Sorridendo, uscirono tutte e quattro di casa.
FINE
NdA: Oh. Questa storiella mi piace. Se vi ha fatto venire
qualche pensiero, mi piacerebbe un mucchio sentirlo :)
Elle
P.S. Per chi non lo conosce, ecco il gruppo facebook dedicato alle mie
storie: Sailor
Moon, Verso l'alba e oltre...