Insolenza
Titolo: Quarto
passo: insolenza
Autore: My
Pride
Fandom: FullMetal
Alchemist
Tipologia: One-shot
[ 1696 parole ]
Personaggi:
Roy
Mustang, Edward Elric, Special guest: Christina Mustang
Genere: Commedia,
Slice of life, Sentimentale
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai, What if?
Setting.
Romance: #01. Alba
Tabella/Prompt: Matrimonio
› 08. Parenti
Piscina di prompt:
FullMetal Alchemist, Roy/Ed, Appuntamento
Sette colori per un
fandom: Pacchetto
bianco › 01. Appuntamento
FULLMETAL ALCHEMIST © 2002Hiromu Arakawa/SQUARE ENIX. All
Rights Reserved.
Arrivava
sempre
il momento in cui, in una coppia, bisognava presentare il partner ai
propri genitori. Si poteva ritardare con sotterfugi, inventare continuamente
scuse
banali e far finta di essersi dimenticato di farlo a
causa del troppo lavoro, ma alla fine si veniva irrimediabilmente
incastrati e
ci si ritrovava tutti seduti a tavola durante una sicura e imbarazzante
cena di famiglia, tra vecchi aneddoti che sarebbe stato meglio
seppellire nel passato e discorsi da sotterrare la testa sotto
tonnellate di sabbia. A me era successa quasi la stessa
cosa.
Per quanto né io
né tantomeno Acciaio
avessimo
genitori ancora in vita, un certo uccellino - e io scommettevo tutta la
mia paga di Colonnello che era stato sicuramente Havoc, quell'idiota
non vedeva
l'ora di appendere striscioni di gioia per l'essersi tolto di mezzo un
rivale pericoloso come me - aveva bellamente cantato quando si era
ritrovato al Christmas e, tra un bicchierino e l'altro, ne aveva
parlato con una delle ragazze che gli aveva fatto compagnia per quella
sera, facendo sì che la notizia arrivasse fino alle orecchie
vigili della proprietaria del bar. Cos'era successo, in seguito? Oh, mi
sarebbe tanto piaciuto dire che la vita era trascorsa in modo monotono
come al solito, ma per mia grande sfortuna non era stato per niente
così: Chris Mustang, meglio conosciuta come Madame
Christmas,
aveva preteso di vedere il suo unico nipote - nonché parente ancora in vita,
aveva specificato al telefono con il suo solito tono autoritario che
pareva non ammettere repliche - e sentire con le sue stesse orecchie
che cosa stava succedendo in realtà. Ed era proprio per quel
motivo che me ne stavo stravaccato sul divano, la fronte aggrottata da
mille pensieri.
Pur non avendolo ancora toccato, non
avevo fatto altro che
sorreggere il bicchiere di whisky che mi ero riempito non
più di
una mezz'oretta addietro, e in cui il ghiaccio ormai sciolto aveva
creato una piccola patina vagamente oleosa tutt'altro che rassicurante;
avevo lo sguardo fisso sulla porta d'ingresso, che da quella posizione
riuscivo a vedere appena a metà, e rimuginavo sempre
più
se fosse il caso di chiamare Acciaio e imporgli di starsene a casa,
quella sera. Certo, mi avrebbe chiesto spiegazioni e magari avrebbe
anche sospettato chissà cosa - ormai quel fagiolino pensava
che
tramassi ogni giorno contro di lui, cosa non
esattamente vera -, ma avrei in quel modo evitato di doverlo accogliere
con una falsa sviolinata per fargli andar giù la notizia. Mi
vedevo già la scena e non sapevo se ridere o sbattere la
testa
contro il muro: «Mia zia vuole conoscere la mia
futura sposa». Con che coraggio sarei riuscito a
dirgli una cosa del genere?
Perso com'ero in quei miei catastrofici
pensieri contornati da
scenari apocalittici in cui io ero il povero malcapitato di turno che
non sopravviveva, ci misi un po' a rendermi conto del rumore delle
chiavi nella toppa, rabbrividendo. Il suono pesante dell'auto-mail
rimbombò nell'ingresso ad ogni passo, e qualche attimo dopo
riuscii a scorgere anche la figura di Edward che, sbadigliando, si
sfilava il solito cappotto rosso e lo appendeva distrattamente,
riattraversando il disimpegno; quando i nostri sguardo si incrociarono,
lui sbatté le palpebre, arcuando poi un sopracciglio. «Beh?
Che cosa ci fai lì impalato come uno stoccafisso,
Colonnello?» Le
formalità erano state messe da parte e anche il
tono era più calmo rispetto ai giorni
precedenti, ma avevo come la netta sensazione che sarebbe ben presto
cambiato di nuovo.
«Siediti qui, Acciaio», lo invitai, picchiettando
il lato
vuoto del divano prima di sporgermi per posare il bicchiere di liquore
sul tavolinetto. L'ora
della verità era giunta, rimandare ancora sarebbe stato
stupido e da vigliacchi.
Scoccandomi un'occhiata che avrebbe
potuto significare qualunque
cosa, Edward attraversò il salotto e, dopo essersi liberato
degli scarponi, si gettò a peso morto sul divano,
stiracchiandosi con le movenze di un gatto piuttosto pigro. Si era
persino lasciato sfuggire uno sbadiglio e si era sgranchito il collo,
grattandosi la cute come se nulla fosse. «Quella
faccia la dice lunga», asserì infine, con tono
indifferente e abbastanza incolore; poi
si rallegrò per un motivo che sulle prima non compresi, ma,
quando proruppe in un divertito «Hai deciso di annullare le
nozze?», fui io a fulminarlo con lo sguardo.
«Speraci quanto vuoi, Acciaio, ma... nay»,
precisai, scuotendo la testa. «Stavo
pensando... ti andrebbe di uscire?»
«E perché dovrei?»
«Un... appuntamento?» la buttai lì,
cercando di
essere il più credibile possibile. Peccato, però,
che
quelle mie parole sortirono l'effetto contrario, allorché
Edward
divenne più scettico di quanto non fosse apparso qualche
istante
prima. Avevo forse peggiorato le cose? Chi poteva dirlo.
«Un appuntamento», ripeté, come se il
solo pensiero
lo lasciasse basito, e di certo non potevo dargli torto. Mi ci volle
una buona dose di pazienza e ben due bicchieri di whisky per riuscire a
convincerlo ad uscire, puntando sul fatto che in una coppia bisognava
condividere qualunque momento e che in fin dei conti non avevamo mai
avuto un vero e proprio appuntamento, e, anche se all'inizio Acciaio
era sembrato ancor più scettico, alla fine aveva ceduto
semplicemente perché il suo stomaco aveva avuto la meglio,
visto
che non aveva mangiato tutto il giorno per l'esser stato a spasso per
Central a causa di piccoli disordini. Le cose si erano nuovamente
complicate non appena l'insegna del Christmas si era parata dinanzi a
noi, tant'è che Edward mi aveva guardato con uno sguardo che
sembrava promettere cose che a me non sarebbero piaciute per niente.
Scesi dall'auto e aperta la porta, ci accolse un forte odore di profumo
femminile e il sentore di liquore che caratterizzava quel posto,
nonché un vago chiacchiericcio proveniente dai pochi uomini
che
quella sera avevano ben pensato di passare una serata in dolce
compagnia; molte delle ragazze erano sedute ai tavoli o al bancone del
bar insieme agli ospiti, e, a gambe accavallate o con le braccia
incrociate abilmente sotto al seno per metterlo in mostra, li
intrattenevano o portavano loro da bere, sorridendo sfavillanti. Fu
Vanessa ad accoglierci, e probabilmente non notò minimamente
la
presenza di Acciaio dietro di me, giacché la sua attenzione
si
concentrò unicamente sulla mia persona. «Oh,
signor
Roy!» mi salutò, buttandosi letteralmente addosso
per un
abbraccio; dal canto mio mi comportai come sempre - in quel posto ci
ero praticamente cresciuto, quindi per me veniva naturale come
respirare -, ricambiando con gioia.
«Vanessa! Sei splendida come al so-» Avrei anche
continuato
se solo non avessi avvertito uno strano brivido dietro alla schiena, e
se in un primo momento avevo quasi pensato di essere in pericolo, la
furia dei cieli, per mia fortuna o semplicemente per la presenza di
decisamente troppi testimoni, non arrivò. Feci comunque un
colpetto di tosse, senza avere il coraggio di guardare indietro. «Uhm...
Madame?»
«Nel retro, se vuole la accompagno».
«Non ce ne sarà bisogno, grazie» le
dissi, e
Vanessa, dopo un cenno e un sorriso ammiccante, si concentrò
sul
nuovo arrivato che aveva appena fatto il suo ingresso, lasciandomi
nuovamente solo e in balia di Edward. Una mano d'acciaio si
assestò prepotente sulla mia spalla, e non ci volle un genio
per
capire che mi stava letteralmente fulminando con lo sguardo.
«Un appuntamento...
eh?» ripeté ancora una volta, stringendo le dita
dell'auto-mail sin dentro la carne. «Non
è che voleva semplicemente venire a spassarsela, mio caro
Colonnello?» mi chiese con una nota tutt'altro che tranquilla
nella voce, senza darmi del tu e senza darmi il tempo di spiegare che
mi afferrò per il bavero della camicia; probabilmente
avrebbe
anche detto altro - e forse mi avrebbe anche pestato, incurante delle
possibili ripercussioni per aver aggredito un superiore - se solo una
voce burbera non avesse richiamato l'attenzione di entrambi e la figura
possente di Madame non si fosse parata dinanzi a noi come un'ombra.
«Non ti si vedeva da un po', Roy-boy», mi accolse
così, con aria strafottente e una sigaretta fra le labbra
rosse
e piene. Se qualcuno avesse avuto dubbi sulla nostra parentela ben
nascosta, in quel momento non c'era nulla che la facesse pensare
così. «Ho
sentito un po' di storie, ultimamente...»
Sollevai un angolo della bocca in un
sorriso tremulo, sedendoci
al bancone quando fu lei stessa a farci cenno di seguirla e di
accomodarci. Se in un primo momento avevo provato in tutti i modi di
glissare l'argomento che sarebbe stato il fulcro della nostra
conversazione, era stata mia zia stessa a metterlo in mezzo e a
chiedermi che cosa fosse successo, domandandomi perché ero
andato fin lì senza portarmi dietro la mia futura consorte
per
far sì che anche lei la conoscesse; io avevo tergiversato
ancora
un po', adocchiando di tanto Acciaio, ma avevo poi deciso di essere del
tutto sincero e di spiegarle per filo e per segno come stavano le cose,
pur rischiando di essere strozzato dal mio futuro sposo per l'inganno a
cui era stato sottoposto. Madame era rimasta sì incredula,
forse
pensando che la stessi prendendo in giro - io che sposavo un uomo? Lo
scetticismo era piuttosto comprensibile, specialmente da parte della
donna che mi aveva cresciuto da quando avevo quattro anni -,
lasciandosi andare infine ad una grossa risata con nostro enorme
stupore. Ci aveva persino offerto da bere - caso alquanto eccezionale,
conoscendola -, chiedendoci di più su quella storia e
domandandoci persino com'era cominciato tutto.
Ci congedammo solo quando l'orologio
segnò ormai le
quattro e mezza del mattino, entrambi un po' brilli e con il sonno che
sembrava ormai farla da padrone. Madame aveva insistito
affinché
chiamassi un taxi e non avevo avuto assolutamente nulla da ridire su
quella decisione - l'auto avrei anche potuto farla prendere il giorno
dopo, meglio tenerla lì che andare a sbattere contro un palo
e
rischiare la pelle -, così io e Acciaio, che tra uno
sbadiglio e
l'altro si sgranchiva il collo, attendemmo che il nostro passaggio si
facesse vedere in fretta fra le strade in cui i lampioni cominciavano a
spegnersi.
Incrociando le braccia al petto, guardai distrattamente il cielo sopra
di noi che diveniva mano a mano perlaceo e sollevai un angolo della
bocca in un mezzo sorriso. Polemiche, epiteti poco cordiali e bicchieri
di liquore a parte, quella serata in famiglia si era risolta meglio di
quanto io stesso avessi creduto.
_Note inconcludenti dell'autrice
Bene,
signori... guest star della serata, la nostra carissima Chris Mustang,
che vuole giustamente conoscere la donna che ha rapito il cuore al suo
Roy-boy! Come, sono la sola ad amarla? Pazienza.
Questa raccolta è diventata un
agglomerato di challenge, comunque. Prima quella indetta da think_fluff
e
da cui praticamente è partito tutto - non a caso il tema
è il matrimonio e la raccolta si apre per l'appunto con
l'organizzazione di un matrimonio da parte del nostro ambizioso
Colonnello -, poi diecielode
con a seguito piscinadiprompt
e adesso questa
indetta da DoctorChi
sul forum di EFP. Insomma, se qualcuno alla fine di tutto questo riesce
a capirci qualcosa, lo faccia capire pure a me *rotola via*
Anyway, una flash che non racconta nulla di che se non il fantomatico
incontro dei parenti, e credo che con la famiglia che si ritrovano
questi due sia veramente tutto dire... spero comunque che sia piaciuta
almeno un pochino.
Commenti
e critiche, come sempre, sono bene accetti.
A presto ♥
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