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Autore: My Pride    19/08/2014    6 recensioni
~ Raccolta di dieci one-shot/flash fiction incentrata sulla coppia Roy/Ed ♥
» 6. Sesto passo: incertezza
Avevo provato a calmarlo con il mio charme e i miei sottili metodi di persuasione, invitandolo ad accomodarsi sul divano dopo avergli offerto un bel caffè e avergli accennato a libri d'alchimia freschi di stampa. E aveva anche funzionato. La prospettiva di leggere nuovi tomi gli aveva fatto parzialmente dimenticare tutta quell'assurda storia, peccato, però, che io non avessi poi fatto i conti con un paio di difficoltà tecniche: la spropositata sete di conoscenza di Acciaio.
[ Roy&Ed ♥ Mariage ~ Wedding Planning ※ 2010/10/10 ]
[ Partecipante alla challenge indetta dalla community Think Fluff ]
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang, Un po' tutti | Coppie: Roy/Ed
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Insolenza Titolo: Quarto passo: insolenza
Autore: My Pride
Fandom: FullMetal Alchemist
Tipologia: One-shot [ 1696 parole ]
Personaggi: Roy Mustang, Edward Elric, Special guest: Christina Mustang
Genere: Commedia, Slice of life, Sentimentale
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen ai, What if?

Setting. Romance: #01. Alba
Tabella/Prompt: Matrimonio › 08. Parenti
Piscina di prompt: FullMetal Alchemist, Roy/Ed, Appuntamento
Sette colori per un fandom: Pacchetto bianco › 01. Appuntamento



FULLMETAL ALCHEMIST © 2002Hiromu Arakawa/SQUARE ENIX. All Rights Reserved.


    Arrivava sempre il momento in cui, in una coppia, bisognava presentare il partner ai propri genitori. Si poteva ritardare con sotterfugi, inventare continuamente scuse banali e far finta di essersi dimenticato di farlo a causa del troppo lavoro, ma alla fine si veniva irrimediabilmente incastrati e ci si ritrovava tutti seduti a tavola durante una sicura e imbarazzante cena di famiglia, tra vecchi aneddoti che sarebbe stato meglio seppellire nel passato e discorsi da sotterrare la testa sotto tonnellate di sabbia. A me era successa quasi la stessa cosa. 
    Per quanto né io né tantomeno Acciaio avessimo genitori ancora in vita, un certo uccellino - e io scommettevo tutta la mia paga di Colonnello che era stato sicuramente Havoc, quell'idiota non vedeva l'ora di appendere striscioni di gioia per l'essersi tolto di mezzo un rivale pericoloso come me - aveva bellamente cantato quando si era ritrovato al Christmas e, tra un bicchierino e l'altro, ne aveva parlato con una delle ragazze che gli aveva fatto compagnia per quella sera, facendo sì che la notizia arrivasse fino alle orecchie vigili della proprietaria del bar. Cos'era successo, in seguito? Oh, mi sarebbe tanto piaciuto dire che la vita era trascorsa in modo monotono come al solito, ma per mia grande sfortuna non era stato per niente così: Chris Mustang, meglio conosciuta come Madame Christmas, aveva preteso di vedere il suo unico nipote - nonché parente ancora in vita, aveva specificato al telefono con il suo solito tono autoritario che pareva non ammettere repliche - e sentire con le sue stesse orecchie che cosa stava succedendo in realtà. Ed era proprio per quel motivo che me ne stavo stravaccato sul divano, la fronte aggrottata da mille pensieri.
    Pur non avendolo ancora toccato, non avevo fatto altro che sorreggere il bicchiere di whisky che mi ero riempito non più di una mezz'oretta addietro, e in cui il ghiaccio ormai sciolto aveva creato una piccola patina vagamente oleosa tutt'altro che rassicurante; avevo lo sguardo fisso sulla porta d'ingresso, che da quella posizione riuscivo a vedere appena a metà, e rimuginavo sempre più se fosse il caso di chiamare Acciaio e imporgli di starsene a casa, quella sera. Certo, mi avrebbe chiesto spiegazioni e magari avrebbe anche sospettato chissà cosa - ormai quel fagiolino pensava che tramassi ogni giorno contro di lui, cosa non esattamente vera -, ma avrei in quel modo evitato di doverlo accogliere con una falsa sviolinata per fargli andar giù la notizia. Mi vedevo già la scena e non sapevo se ridere o sbattere la testa contro il muro:
«Mia zia vuole conoscere la mia futura sposa». Con che coraggio sarei riuscito a dirgli una cosa del genere? 
    Perso com'ero in quei miei catastrofici pensieri contornati da scenari apocalittici in cui io ero il povero malcapitato di turno che non sopravviveva, ci misi un po' a rendermi conto del rumore delle chiavi nella toppa, rabbrividendo. Il suono pesante dell'auto-mail rimbombò nell'ingresso ad ogni passo, e qualche attimo dopo riuscii a scorgere anche la figura di Edward che, sbadigliando, si sfilava il solito cappotto rosso e lo appendeva distrattamente, riattraversando il disimpegno; quando i nostri sguardo si incrociarono, lui sbatté le palpebre, arcuando poi un sopracciglio.
«Beh? Che cosa ci fai lì impalato come uno stoccafisso, Colonnello?» Le formalità erano state messe da parte e anche il tono era più calmo rispetto ai giorni precedenti, ma avevo come la netta sensazione che sarebbe ben presto cambiato di nuovo. 
    «Siediti qui, Acciaio», lo invitai, picchiettando il lato vuoto del divano prima di sporgermi per posare il bicchiere di liquore sul tavolinetto. L'ora della verità era giunta, rimandare ancora sarebbe stato stupido e da vigliacchi.
    Scoccandomi un'occhiata che avrebbe potuto significare qualunque cosa, Edward attraversò il salotto e, dopo essersi liberato degli scarponi, si gettò a peso morto sul divano, stiracchiandosi con le movenze di un gatto piuttosto pigro. Si era persino lasciato sfuggire uno sbadiglio e si era sgranchito il collo, grattandosi la cute come se nulla fosse.
«Quella faccia la dice lunga», asserì infine, con tono indifferente e abbastanza incolore; poi si rallegrò per un motivo che sulle prima non compresi, ma, quando proruppe in un divertito «Hai deciso di annullare le nozze?», fui io a fulminarlo con lo sguardo.
    «Speraci quanto vuoi, Acciaio, ma... nay», precisai, scuotendo la testa. «Stavo pensando... ti andrebbe di uscire?»
    «E perché dovrei?»
    «Un... appuntamento?» la buttai lì, cercando di essere il più credibile possibile. Peccato, però, che quelle mie parole sortirono l'effetto contrario, allorché Edward divenne più scettico di quanto non fosse apparso qualche istante prima. Avevo forse peggiorato le cose? Chi poteva dirlo.
    «Un appuntamento», ripeté, come se il solo pensiero lo lasciasse basito, e di certo non potevo dargli torto. Mi ci volle una buona dose di pazienza e ben due bicchieri di whisky per riuscire a convincerlo ad uscire, puntando sul fatto che in una coppia bisognava condividere qualunque momento e che in fin dei conti non avevamo mai avuto un vero e proprio appuntamento, e, anche se all'inizio Acciaio era sembrato ancor più scettico, alla fine aveva ceduto semplicemente perché il suo stomaco aveva avuto la meglio, visto che non aveva mangiato tutto il giorno per l'esser stato a spasso per Central a causa di piccoli disordini. Le cose si erano nuovamente complicate non appena l'insegna del Christmas si era parata dinanzi a noi, tant'è che Edward mi aveva guardato con uno sguardo che sembrava promettere cose che a me non sarebbero piaciute per niente.
    Scesi dall'auto e aperta la porta, ci accolse un forte odore di profumo femminile e il sentore di liquore che caratterizzava quel posto, nonché un vago chiacchiericcio proveniente dai pochi uomini che quella sera avevano ben pensato di passare una serata in dolce compagnia; molte delle ragazze erano sedute ai tavoli o al bancone del bar insieme agli ospiti, e, a gambe accavallate o con le braccia incrociate abilmente sotto al seno per metterlo in mostra, li intrattenevano o portavano loro da bere, sorridendo sfavillanti. Fu Vanessa ad accoglierci, e probabilmente non notò minimamente la presenza di Acciaio dietro di me, giacché la sua attenzione si concentrò unicamente sulla mia persona. «Oh, signor Roy!» mi salutò, buttandosi letteralmente addosso per un abbraccio; dal canto mio mi comportai come sempre - in quel posto ci ero praticamente cresciuto, quindi per me veniva naturale come respirare -, ricambiando con gioia.
    «Vanessa! Sei splendida come al so-» Avrei anche continuato se solo non avessi avvertito uno strano brivido dietro alla schiena, e se in un primo momento avevo quasi pensato di essere in pericolo, la furia dei cieli, per mia fortuna o semplicemente per la presenza di decisamente troppi testimoni, non arrivò. Feci comunque un colpetto di tosse, senza avere il coraggio di guardare indietro. «Uhm... Madame?»
    «Nel retro, se vuole la accompagno».
    «Non ce ne sarà bisogno, grazie» le dissi, e Vanessa, dopo un cenno e un sorriso ammiccante, si concentrò sul nuovo arrivato che aveva appena fatto il suo ingresso, lasciandomi nuovamente solo e in balia di Edward. Una mano d'acciaio si assestò prepotente sulla mia spalla, e non ci volle un genio per capire che mi stava letteralmente fulminando con lo sguardo.
    «Un appuntamento... eh?» ripeté ancora una volta, stringendo le dita dell'auto-mail sin dentro la carne. «Non è che voleva semplicemente venire a spassarsela, mio caro Colonnello?» mi chiese con una nota tutt'altro che tranquilla nella voce, senza darmi del tu e senza darmi il tempo di spiegare che mi afferrò per il bavero della camicia; probabilmente avrebbe anche detto altro - e forse mi avrebbe anche pestato, incurante delle possibili ripercussioni per aver aggredito un superiore - se solo una voce burbera non avesse richiamato l'attenzione di entrambi e la figura possente di Madame non si fosse parata dinanzi a noi come un'ombra.
    «Non ti si vedeva da un po', Roy-boy», mi accolse così, con aria strafottente e una sigaretta fra le labbra rosse e piene. Se qualcuno avesse avuto dubbi sulla nostra parentela ben nascosta, in quel momento non c'era nulla che la facesse pensare così. «Ho sentito un po' di storie, ultimamente...»
    Sollevai un angolo della bocca in un sorriso tremulo, sedendoci al bancone quando fu lei stessa a farci cenno di seguirla e di accomodarci. Se in un primo momento avevo provato in tutti i modi di glissare l'argomento che sarebbe stato il fulcro della nostra conversazione, era stata mia zia stessa a metterlo in mezzo e a chiedermi che cosa fosse successo, domandandomi perché ero andato fin lì senza portarmi dietro la mia futura consorte per far sì che anche lei la conoscesse; io avevo tergiversato ancora un po', adocchiando di tanto Acciaio, ma avevo poi deciso di essere del tutto sincero e di spiegarle per filo e per segno come stavano le cose, pur rischiando di essere strozzato dal mio futuro sposo per l'inganno a cui era stato sottoposto. Madame era rimasta sì incredula, forse pensando che la stessi prendendo in giro - io che sposavo un uomo? Lo scetticismo era piuttosto comprensibile, specialmente da parte della donna che mi aveva cresciuto da quando avevo quattro anni -, lasciandosi andare infine ad una grossa risata con nostro enorme stupore. Ci aveva persino offerto da bere - caso alquanto eccezionale, conoscendola -, chiedendoci di più su quella storia e domandandoci persino com'era cominciato tutto.

    Ci congedammo solo quando l'orologio segnò ormai le quattro e mezza del mattino, entrambi un po' brilli e con il sonno che sembrava ormai farla da padrone. Madame aveva insistito affinché chiamassi un taxi e non avevo avuto assolutamente nulla da ridire su quella decisione - l'auto avrei anche potuto farla prendere il giorno dopo, meglio tenerla lì che andare a sbattere contro un palo e rischiare la pelle -, così io e Acciaio, che tra uno sbadiglio e l'altro si sgranchiva il collo, attendemmo che il nostro passaggio si facesse vedere in fretta fra le strade in cui i lampioni cominciavano a spegnersi.  
    Incrociando le braccia al petto, guardai distrattamente il cielo sopra di noi che diveniva mano a mano perlaceo e sollevai un angolo della bocca in un mezzo sorriso. Polemiche, epiteti poco cordiali e bicchieri di liquore a parte, quella serata in famiglia si era risolta meglio di quanto io stesso avessi creduto.




_Note inconcludenti dell'autrice
Bene, signori... guest star della serata, la nostra carissima Chris Mustang, che vuole giustamente conoscere la donna che ha rapito il cuore al suo Roy-boy! Come, sono la sola ad amarla? Pazienza.
Questa raccolta è diventata un agglomerato di challenge, comunque. Prima quella indetta da think_fluff e da cui praticamente è partito tutto - non a caso il tema è il matrimonio e la raccolta si apre per l'appunto con l'organizzazione di un matrimonio da parte del nostro ambizioso Colonnello -, poi diecielode con a seguito piscinadiprompt e adesso questa indetta da DoctorChi sul forum di EFP. Insomma, se qualcuno alla fine di tutto questo riesce a capirci qualcosa, lo faccia capire pure a me *rotola via*
Anyway, una flash che non racconta nulla di che se non il fantomatico incontro dei parenti, e credo che con la famiglia che si ritrovano questi due sia veramente tutto dire... spero comunque che sia piaciuta almeno un pochino.

Commenti e critiche, come sempre, sono bene accetti.
A presto ♥




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