capitolo 11
If there's something left to be learned
Then my time is running
Why should I waste it all wasted on you?
I shouldn't be trusted to live and let go
When the last of my cities have burned
Then what's left in nothing
Why did i waste it all wasted on you?
I couldn't be trusted to live and let go
- All time low, To live and let go
Ran non faticò a trovare la macchina di Yukiko,
un’appariscente Jaguar del 1966, che si trovava esattamente dove il ragazzo le
aveva indicato. Non fece quasi in tempo a sedersi che la donna fece partire l'auto.
“Allora, come stai?” chiese poi, come se nulla fosse.
“Oh beh, probabilmente starei meglio se sapessi cosa diavolo
sta succedendo” sbottò l’altra.
“Hai parlato con Shin-chan?” chiese dopo diversi secondi, aumentando la
stretta sul volante. Per quanto le sue doti di attrice le permettevano di
mascherare quasi alla perfezione ogni emozione, non era difficile capire che
era piuttosto agitata. Ran annuì debolmente con la testa, chiedendosi
nuovamente cosa avesse fatto di male per trovarsi in una situazione del genere.
“Voglio che tu sappia che andrà tutto bene” disse dopo
alcuni secondi.
“È proprio questo il punto” esclamò allora lei, esasperata
“Non ho idea di cosa tu stia parlando, non so cosa andrà bene o perché potrebbe
non essere così. Voglio solo delle dannatissime risposte e..”
Nella macchina calò nuovamente il silenzio, mentre le luci
della città mescolavano in una serie di figure e colori fuori dai finestrini. Ran
non voleva piangere, davvero. Dopo l’ultima uscita di scena dell’amico
detective si era imposta di limitare le lacrime e per questo si era limitata a
stringere i pugni fino a far diventare le nocche completamente bianche.
“Scusami” continuò dopo un po’, rendendosi conto di ciò che
aveva appena detto “è solo che..”
“Ti capisco, sai?” rispose la donna, spostando lo sguardo su
di lei “So come ti senti, vivendo a Los Angeles non so mai cosa succede a mio
figlio, lui non chiama e noi siamo sempre occupati, è difficile. Ma in ogni caso, per quanto tu
cercherai di fargli fare qualcosa lui finirà sempre per fare quello che vuole,
non importa se glielo proibisci. È sempre stato così” fece una pausa come per
riprendere fiato.
“Vorrei però che tu capissi questa cosa, lui ti vuole bene
ed è esattamente per questo che ti tiene nascoste certe cose. E so che sembra
un paradosso, ma è così che va quando si parla di lui”
“Questo lo capisco ma io vorrei solo sapere perché non si
lascia aiutare, ci sono un sacco di persone che sarebbero disposte a dargli una
mano, eppure-”
Yukiko rise di nuovo. “Shin-chan lo sa perfettamente e lo so
anche io, c’è chi lo sta aiutando, ma in una situazione del genere bisogna
agire con calma e mettere le mani avanti, un milione di cose potrebbero andare
storte”
“Ma” riprese dopo appena un paio di secondi “andrà tutto
bene, te lo prometto. Fidati di lui”
Fidarsi di Shinichi. Non era ciò che faceva sempre?
Sospirò, rassegnata. Lontano dagli occhi,
lontano dal cuore.
***
Il cuore di Kohei perse un battito quando la macchina si
bloccò davanti ad uno stabile in disuso fuori città. La banda criminale che regola i conti con i suoi nemici in un luogo
dove nessuno può vedere e sentire, davvero originale.
Sperava
con ogni fibra del suo corpo che tutto sarebbe andato bene. Quando al museo
quel ragazzo gli si era avvicinato allungandogli un foglietto di carta delle
dimensioni di un post-it non aveva avuto nemmeno il tempo di reagire.
“Siamo dalla stessa parte” aveva sussurrato.
L’aveva poi visto allontanarsi e, facendo attenzione a non
farsi riprendere dalle telecamere aveva letto il messaggio.
‘Sappiamo cosa vuoi fare. Uscendo dalla seconda porta sulla sinistra troverai un corridoio non
coperto dalle telecamere. Lascia Ran nello sgabuzzino. Ci fidiamo di te e
speriamo che tu voglia fidarti di noi. Altrimenti agiremo diversamente’
L’inchiostro era sbavato in alcuni punti, a confermare
quanto quel messaggio fosse stato scritto frettolosamente. Ci aveva messo un
attimo per capire chi fosse il mittente ma alla fine le possibilità si riducevano ad una.
Shinichi Kudo. Solo lui poteva rischiare tanto per quella ragazza.
Lo aveva conosciuto tempo prima per fama, sembrava fosse
infallibile, non perdeva mai un colpo. Ogni volta che si trovava ad investigare
su un caso, questo veniva risolto in un batter d’occhio. Era una sorta di
Sherlock Holmes in miniatura.
La prima volta che aveva sentito parlare di lui si trovava
ancora negli Stati Uniti, così come quando aveva sentito dire che era scomparso
dalla circolazione. In realtà, in un primo momento non aveva nemmeno dato peso
alla notizia, di certo non era la prima volta che una “celebrità” si prendeva
una vacanza, ma quando era stato contattato dall’Agenzia aveva cambiato
totalmente atteggiamento.
Aveva dovuto assimilare una quantità esagerata di
informazioni in appena cinque minuti e da lì tutto era cambiato.
“Cosa
dovrei fare
esattamente?” chiese, mettendosi più comodo sulla poltrona
nera. Quell'ufficio lo metteva inspiegabilmente a disagio.
“Ti trasferirai in
Giappone a tempo indeterminato. Non abbiamo idea di quanto questa situazione
possa andare avanti ma speriamo di risolverla al più presto”
“E una volta lì.. devo
semplicemente investigare sull’Organizzazione?”
La donna dall’altra
parte della scrivania si sistemò gli occhiali da lettura e aprì una cartellina
giallo senape, per poi voltarla verso di lui. All’interno c’era un fascicolo di
almeno una ventina di fogli, tutti scritti a computer e pinzati ordinatamente.
“Qualcosa del genere”
disse infine “avrai due compiti, in particolare”
“Il primo” proseguì, estraendo una foto dalla
cartellina “dovrai avvicinarti a questa ragazza. Vogliamo che lei
si fidi di te”
Kohei si chiese cosa
c’entrasse lei con il piano. Forse era uno degli agenti
dell’Organizzazione. Ma sembrava una liceale, non poteva essere
così.
“E il secondo, più
complicato” prese un respiro “entrerai a far parte dell’Organizzazione stessa”
Il ragazzo si morse la lingua, le cose gli stavano sfuggendo di mano.
“Sappiamo che è qualcosa
di troppo grande come primo incarico e capiremo se vorrai rifiutare”
Soppesò le parole
della donna. Non era sicuro di essere pronto per qualcosa del genere,
certo,
aveva seguito l’addestramento ed era stato promosso prima di
qualsiasi altro
suo compagno ma forse quello era troppo perfino per il migliore della
classe. O forse no. In realtà non aveva nemmeno molto da perdere.
“Accetto” disse dopo
alcuni minuti. Lo doveva a suo padre, che aveva riposto fin troppa fiducia in
lui.
“Ne sei sicuro?”
chiese la donna, evidentemente sorpresa. Gli aveva proposto l’incarico perché
non c’erano altri agenti così giovani e abbastanza qualificati per un compito
del genere ma non si aspettava che accettasse così in fretta.
“Devo farlo”
Sospirò, gli sembrava passato un secolo dall’ultima volta in
cui era entrato in quell’ufficio. Quasi gli mancava. Quasi.
“Psst” sentì sussurrare alla sua destra.
“Huh?”
“Te l’avevo detto che nessuno se ne sarebbe accorto”
Si limitò a sorridere, annuendo appena.
“Ce la faremo, ho avuto modo di parlare con Kudo tempo fa.
Andrà tutto bene”
“È quello che spero”
La ragazza gli sfiorò una mano e poi la strinse nelle sue,
quasi a volergli infondere sicurezza. Era
sempre stato così tra di loro, si conoscevano fin da bambini e ritrovarsi dopo
tanto tempo era stato piacevole, nonostante le circostanze.
***
Alchermes e il
collega avevano seguito la macchina con i due
ragazzini a bordo per tutto il tragitto, fino ad arrivare al parcheggio
sotterraneo di un vecchio stabile che per diversi anni era stato la
sede di un'importante azienda farmaceutica. Era sorprendente che fosse
ancora in piedi.
I due scesero dalla macchina e si diressero verso le scale
d’emergenza, per poi entrare in una sorta di stanza molto
spaziosa che tempo prima ospitava uno dei laboratori più grandi
del paese. Era
quasi completamente buia, in particolare alle estremità, dove la
luce delle lampade al neon seminate qua e là sul soffitto non
arrivava. Si va in scena.
“Sai, non ti credevo capace di qualcosa del genere” disse Alchermes
con un ghigno, incrociando le braccia al petto.
“Umpf” sbuffò
l’altro, avanzando nell’ombra. “Pensi di conoscermi, eh?”
“Io non penso di
conoscerti, io so ogni cosa che ti
riguarda”
Il ragazzo alzò appena le spalle, quasi in segno di resa.
Scrutò il buio attorno a sé e finalmente quella voce prese forma. Davanti a lui
c’era una giovane donna con lunghi capelli color caramello perfettamente
arricciati. Portava un paio di grandi occhiali da sole che le nascondevano
parte del volto pallido. Doveva avere solo qualche anno più di lui.
L’altro fece schioccare la lingua e si avvicinò alla nuova
arrivata, poteva quasi sentire il suo profumo.
“Ma non sei tu la mia preda, caro detective liceale” sospirò
quando fu abbastanza vicino.
Quell’affermazione colse Shinichi in contropiede. Che
diavolo voleva dire? Non aveva cercato di rapire Ran perché lui andasse a
salvarla, uscendo così allo scoperto?
Era stato un miracolo che l’antidoto avesse funzionato,
Haibara aveva ripetuto più volte che per quanto ci avesse lavorato sopra,
avrebbe potuto non sortire l’effetto desiderato, dipendeva tutto dalla
reazione che avrebbe avuto il sistema immunitario del ragazzo. Ma alla fine era andato tutto per il meglio.
“Bentornato” aveva detto Ai prima di andarsene senza
aggiungere altro - quasi delusa, avrebbe aggiunto lui.
Fino a quel momento il piano era andato bene, erano riusciti
a mettere in salvo Ran grazie ad Heiji, che aveva consegnato il messaggio a
Kohei. Con lui, Shinichi aveva poi seguito da lontano la macchina scura con
Kohei e la finta Ran. Non era stato difficile convincere Naomi a prendere parte
a quello che lei aveva definito un piano piuttosto strampalato, era bastato
dirle di Kohei. Apparentemente i due in passato erano stati grandi amici ma
avevano smesso di vedersi per chissà quale ragione, Naomi non aveva voluto
parlarne.
Si era occupata Yukiko del suo travestimento e, come al
solito, aveva fatto un ottimo lavoro, la somiglianza con Ran era
impressionante. Sarebbero potute essere la stessa persona. Se solo Naomi non
avesse avuto quella cadenza australiana nel parlare, si intende.
Ora lei e Kohei dovevano essere già lontani, al sicuro. Avevano già rischiato troppo.
“Pensavi mi fossi scomodata tanto per uno come te?”
chiese la donna, iniziando a ridere. “Aspetto qualcuno che vale più di
un detective da quattro soldi”
Con quell’ultima frase si tolse gli occhiali, mostrando un
paio di occhi azzurro ghiaccio, fatti appena risaltare da un filo di matita
scura. Dove li aveva già visti? Perché quello sguardo era così dannatamente
familiare?
Shinichi cercò di fare mente locale. Perché trascinarlo in quella situazione se non era lui il
bersaglio? Doveva esserci dell’altro.
“Alchermes, ben ritrovata” disse una voce in lontananza, che
riscosse il ragazzo dai suoi pensieri. Non gli servì girarsi per capire di chi
si trattava.
Cosa diavolo ci fa
qui?!
Fece appena per voltarsi e la vide sbucare dall’ombra. Per
diversi secondi il ticchettare dei tacchi della donna fu l’unico rumore a
riempire la stanza.
“You look a bit pale,
Cool Guy”* sussurrò, quando gli fu accanto. “Me ne occupo io, vattene
appena puoi”
“Lui non va da nessuna parte”
“Non ero qui quella che volevi uccidere? Lui è solo un
ragazzino”
Shinichi avrebbe voluto ribattere e dire che non era solo un ragazzino, ma rimase in
silenzio, spostando lo sguardo da una parte all’altra per seguire quella
conversazione tanto insolita. La situazione si era ribaltata in meno di un
minuto e lui aveva bisogno di un piano. Per quanto ne sapeva, Hattori era
nascosto da qualche parte pronto a intervenire in caso di bisogno ma in quel momento
doveva essere confuso almeno quanto lui. Non avevano previsto niente del
genere.
“Evidentemente con l’età non si diventa più
saggi..” borbottò la donna, guardando Vermouth con aria di
sfida “e tu ne sai qualcosa, giusto?”
Quella frase rimase come sospesa in aria e il tempo sembrò
fermarsi quando il suono di uno sparo risuonò nel silenzio della stanza.
Ma che..?!
Nella mente di Shinichi seguirono una serie di imprecazioni
e pensieri confusi alla vista di una figura accasciata a terra in un angolo
della stanza. Istintivamente iniziò a correre, incurante di ciò che stava
succedendo alle sue spalle. Tutto sembrava andare al rallentatore, sentiva di
non riuscire a muoversi abbastanza in fretta. Tutto era andato storto. La figura era immobile nascosta nella
penombra. Da lontano era tutt’altro che riconoscibile ma a giudicare del
cappellino con la visiera appena illuminato dalla luce fioca della grande
stanza poteva trattarsi solo di una persona.
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Precisazioni:
*“Sei un po' pallido,
Cool Guy”
Ciaaao
Lo so cosa state pensando, questa prima dice una cosa e poi ne fa un'altra. Sono d'accordo, mi insulterei da sola, ma.
In
realtà io ho sempre i buoni propositi, ero davvero partita con
l'idea di descrivere l'azione qui ma poi mi sono dilungata con le
descrizioni ecc e non volevo scrivere un capitolo troppo lungo e magari
anche noioso (come se questo non fosse noioso). Avevo anche detto che
avreste scoperto chi è Alchermes, ma ho pensato fosse meglio
lasciare tutto in stand by per un attimo. Però avete un po' di
indizi, chi sarà mai questa donna? Mmh.
Comunque, vi
chiedo scusa per ritardo ma davvero tra le vacanze e il resto ho avuto
poco tempo (e quando ne avevo mancava l'ispirazione d'oh).
Non so quanto
manchi alla fine, in realtà vorrei scrivere direttamente
l'epilogo e chiuderla lì ma forse ci ripenso ahah
L'altra storia
invece è tipo a buon punto ma dovete aspettare almeno un paio di
settimane prima di leggere qualsiasi cosa (poi vi sarà
più chiaro lol), intanto posso dire che non sarà
ambientata in Giappone, si accettano scommesse sul possibile scenario.
Niente, vi
saluto e vi ringrazio per le recensioni che mi lasciate, ringrazio chi
ha messo la storia tra le preferite e tra le seguite e anche chi legge
e basta.
Ringraziamento
speciale a _TerryKudo_ che si è letta e recensita tutti i
capitoli in una volta sola, ti mando un cuore♥ (ah, non sono
vecchia davvero, ho appena compiuto diciannove anni. diciamo che sono
un'ottantenne mancata ahahaha)
A presto,
Gaia
ps. se qualcuno
ha voglia di conversare/ha domande da fare o qualsiasi altra cosa mi
trovate su twitter, sono @myskyistorn♥
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