NDA:Salve!!!
^__^
Lo
so, lo so, mi avevate dato per dispersa.
Purtroppo
ho sofferto di una cronica mancanza di ispirazione seguita da una
totale mancanza di tempo.
Vi
chiedo scusa, sono mortificata!!!
Eccoci
con il nuovo capitolo.
Mi
rendo conto che è passata una vita dall'ultima volta che ho
aggiornato, così, per chi si stressasse a rileggere i
capitoli
precedenti ecco un piccolo riassunto:
Akane
si sente male durante l'ora di ginnastica. Ricoverata in ospedale, le
viene diagnosticata una malattia incurabile.
La
famiglia è disperata, naturalmente lei è
all'oscuro di tutto.
Quando
viene dimessa, tutti a casa cercano di comportarsi normalmente.
Desiderando
che Akane trascorra bene i suoi ultimi giorni, Ranma da appuntamento
ai suoi nemici e alle sue spasimanti e, dopo aver rilevato loro la
malattia di Akane, gli chiede di lasciala tranquilla nei suoi ultimi
giorni: niente combattimenti, niente assalti amorosi.
Tornato
a casa, inoltre, si rende conto che gli è rimasto poco tempo
da
trascorrere con lei, così prende una decisione....quale? Non
vi
resta che leggerlo per scoprirlo! ^___-
La
domenica mattina Akane si svegliò incredibilmente riposata,
dormire
nel proprio letto era decisamente più rilassante.
Aveva
appena aperto gli occhi ed era ancora intenta a stiracchiarsi quando
un picchiettio alla finestra attirò la sua attenzione.
Sbadigliando,
la ragazza tirò la tenda ed aprì la finestra.
Appena
l'ebbe fatto, vide una busta che penzolava dalla grondaia attaccata
ad un laccetto. Incuriosita, la prese e la aprì:
all'interno, un
breve messaggio scritto nella disordinata calligrafia di un codinato
di sua conoscenza.
Preparati
per uscire.
Si
parte dopo colazione.
Niente
domande.
Ranma.
Sorpresa,
Akane si rigirò il biglietto tra le mani in cerca di qualche
indizio.
Non
trovando nulla, si arrese all'idea di dover seguire il ragazzo senza
sapere cosa l'aspettava.
Pur
morendo dalla curiosità, decise di non dare al suo fidanzato
la
soddisfazione di vedersi pregare per chiarire l'arcano e si
preparò
con cura, sperando che l'abbigliamento scelto, un grazioso vestito
con stampa floreale nei toni dell'azzurro su fondo bianco con gonna a
campana e scollo a barca, fosse adatto.
Quando
fu pronta, scese in sala da pranzo per fare colazione.
«Buongiorno!»
esclamò, salutando la famiglia, già seduta in
tavola.
«Ben
alzata!» rispose Kasumi, riempiendo le ciotole e
distribuendole ai
commensali.
«Hey,
sorellina, dove vai di bello?» domandò Nabiki,
vedendola così
agghindata.
«A
dire il vero non lo so!» rispose Akane, lanciando uno sguardo
significativo al suo ragazzo che in quel momento stava entrando nella
stanza.
«Che
combini, caro cognatino?» chiese Nabiki, facendo sussultare
Ranma,
che era rimasto imbambolato a fissare Akane.
«Io
cosa?» chiese il ragazzo, sinceramente confuso.
«Akane
tutta elegante, tu che ti alzi presto ed esci di domenica
mattina...non me la raccontate giusta.»
«Nulla
che t'interessi.» affermò il ragazzo, con un
sorriso sarcastico.
«Sai
che a me non potete nascondere nulla.» minacciò la
ragazza.
«Non
questa volta.» ribatté Ranma, sedendosi
placidamente a consumare la
sua colazione.
Finito
di mangiare i due si diressero verso l'uscita del dojo.
Erano
appena usciti in strada, scortati dall'intera famiglia, quando Genma
fece spuntare dal nulla due travestimenti da vecchiette per se e per
il suo amico.
«Andiamo?»
propose speranzoso.
«Non
stavolta.» affermò Soun, serio. «Ieri
notte Ranma è venuto in
camera mia (a proposito, dovresti fare un discorsetto a tuo figlio su
quali siano gli orari più opportuni per le chiacchierate) e
mi ha
chiesto il permesso di uscire con Akane, da soli. Non posso venire
meno alla parola data.»
Dopo
le ultime parole, richiuse il portone del dojo, facendo cenno agli
altri di rientrare.
Camminando
a fianco di Ranma, Akane si limitava a lanciargli degli sguardi di
sottecchi, chiedendosi quando si sarebbe deciso a dirle dove erano
diretti.
«Non
mi hai detto se il mio abbigliamento è adatto al posto in
cui stiamo
andando.» affermò, nella speranza di carpirgli
qualche
informazione.
«Stai
molto bene.» rispose il codinato, lanciandogli uno sguardo
veloce
per poi distoglierlo, imbarazzato.
Vedendo
che il suo tentativo era andato a vuoto la ragazza sbuffò e
continuò
a camminare in silenzio, anche se una parte di lei non poteva fare a
meno di gioire per il complimento che era riuscita a strappargli.
Lasciando
i suoi pensieri liberi di fluire, ad un tratto, Akane non
poté fare
a meno di pensare che il loro sembrava in tutto e per tutto un
appuntamento tra fidanzati. A questa idea non riuscì ad
impedirsi di
arrossire, abbassò quindi il viso per evitare che Ranma
potesse
accorgersene.
Se
gli avesse dato un'occhiata più approfondita si sarebbe resa
conto
che lui non avrebbe mai potuto notare il suo imbarazzo in quanto
appariva a sua volta agitato e sovrappensiero.
Oh
Kami, pensò il ragazzo in quel momento, fa che vada tutto
bene. A
questo punto le diede un occhiata veloce continuando a pregare di
riuscire a farle passare una bella giornata senza che la sua innata
timidezza o qualcuno dei pazzi di loro conoscenza rovinasse tutto.
Lo
scampanellio di una bicicletta strappò i due dalle loro
riflessioni.
Stringendo
i pugni, Akane si preparò ad assistere ad uno degli assalti
dell'odiata cinesina mentre Ranma s'irrigidiva temendo il momento del
loro incontro.
«Ciao
Lanma adorato, ciao Akane» urlò la ragazza,
tagliando loro la
strada e proseguendo. «La bisnonna mi frigge se non mi
sbrigo, oggi
abbiamo tantissime consegne.» affermò prima di
sparire dietro
l'angolo.
In
cuor suo Ranma ringraziò la prontezza di spirito di Shampoo
che
aveva reso l'incontro indolore per Akane pur mantenendo un
comportamento al disopra di ogni sospetto. Osservando la sua ragazza,
la vide adombrarsi per qualche secondo per poi tornare a sorridere al
che non poté fare a meno di tirare un sospiro di sollievo.
Erano
quasi giunti in prossimità della stazione, ed Akane
cominciava già
a spazientirsi, quando una folata di vento portò davanti ai
loro
occhi una manciata di petali neri.
Con
i sensi improvvisamente allerta, Ranma si guardò intorno
mentre
Akane sospirava, immaginando già come sarebbe andata a
finire.
Dopo
aver atteso alcuni minuti senza che accadesse nulla, i due si dissero
di essere ormai paranoici e proseguirono varcando la soglia della
stazione; così non ebbero modo di accorgersi della scena
verificatasi in un vicolo lì vicino.
«Mi
dispiace, signorina Kodaci.» disse Sasuke, contrito.
«ma gli ordini
del padroncino sono stati perentori:impedisci a quella pazza di mia
sorella di disturbare la mia dolce Akane, a qualunque costo.»
detto
questo, si caricò sulle spalle un fagotto, presumibilmente
contenente la sua padrona a giudicare dai movimenti serpenteschi e
andò via saltando da un tetto all'altro.
Intanto,
Ranma e Akane si erano avvicinati alla biglietteria automatica.
Nonostante
i tentativi del ragazzo per occuparle la visuale, Akane
riuscì a
scorgere la destinazione selezionata e, mentre un'idea si faceva
strada nella sua mente, un grande sorriso si apriva sul suo volto.
«Mi
porti a Illusioland!» esclamò, occhieggiando il
cartellone
pubblicitario del Lunapark che campeggiava su una delle pareti della
stazione.
«Abbi
pazienza e lo saprai.» affermò Ranma, contrariato
per essere stato
smascherato ma Akane ormai non lo ascoltava più, gli
camminava a
fianco gongolando tra se e sorridendo felice.
Durante
il breve tragitto in treno, i due rimasero in silenzio: Akane con gli
occhi che le brillavano per la gioia e Ranma nervoso all'idea di
trascorrere la giornata solo con la sua fidanzata, in quello che
poteva essere considerato il loro primo vero appuntamento romantico.
Appena
scesi dal treno, il ragazzo si guardò intorno in cerca delle
indicazioni per il parco dei divertimenti. Ad ogni passo si faceva
sempre più lampante in lui la consapevolezza che stava per
affrontare qualcosa che gli era completamente sconosciuto: un
appuntamento con la sua ragazza, un vero appuntamento, senza nessuno
che li avrebbe disturbati o interrotti in alcun modo. Questa certezza
lo rese nervoso al punto da rendere rigida e legnosa la sua andatura.
Akane,
osservandolo, reprimette a stento un sorriso: non lo aveva mai visto
così nervoso e vulnerabile.
Giunti
davanti all'ingresso del Parco e vista la lunga fila davanti alle
casse, Akane sospirò delusa.
«Con
questa confusione chissà quando potremo entrare!»
esclamò la
ragazza.
«Donna
di poca fede.» l'apostrofò Ranma, dirigendosi
verso l'ingresso e
tirando fuori dalla tasca due biglietti, acquistati in precedenza.
Akane
lo fissò, sorpresa, non poteva credere che fosse stato
così
previdente.
«Andiamo.»
la esortò Ranma, trascinandola dentro.
La
ragazza si guardò intorno, estasiata, era troppo bello per
essere
vero.
«Allora,
da dove vuoi cominciare?»
«Le
tazze girevoli!» annunciò Akane, dopo averci
pensato un po'.
Ridendo
come una bambina, corse verso la giostra.
Per
tutto il giro, non smetté di ridere e lanciare urletti
eccitati
mentre Ranma scuoteva la testa, divertito.
«E
adesso la ruota panoramica.» affermò, appena scesa
dall'attrazione.
«Ai
suoi ordini.» bisbigliò, seguendola con le mani in
tasca.
Con
occhi sgranati, Akane osservava il mondo farsi piccolo sotto di lei,
ignara di due occhi blu che non le si staccavano di dosso.
Ranma
la osservava pensando che sarebbe voluto rimanere su quella giostra
per tutta la vita ad osservare Akane sorridere stupita del panorama.
Quando
la giostra si fermò, il ragazzo era ancora perso nei suoi
pensieri e
fu solo quando la sua fidanzata gli sventolò una mano
davanti agli
occhi che si riscosse dal suo torpore.
«Hey,
bello addormentato, ti sei imbambolato?» gli chiese.
«o forse eri
troppo intento ad ammirami?» proseguì,
ridacchiando.
A
quella battuta, Ranma non poté fare a meno di arrossire.
«Ed
io che volevo essere gentile, ti ho lasciato scegliere le attrazioni
anche se mi annoiavano!» esclamò, sulla difensiva.
«Bene, allora
adesso andiamo nella casa stregata!» annunciò,
tirandosela dietro.
Non
erano neanche entrati che Akane iniziò ad urlare, chiudendo
gli
occhi e nascondendosi dietro il suo ragazzo.
«Che
fifona!» sghignazzò lui, sentendo però
crescere dentro di se
un'incredibile voglia di stringersela al petto.
Si
disse che, in fondo, non ci sarebbe stato nulla di male. E' vero,
probabilmente Akane lo avrebbe picchiato ma sarebbe comunque stato un
bel momento da portare nel cuore.
Aveva
appena formulato questo pensiero, arrossendone, quando un enorme
gatto fantasma sbucò da un cespuglio spaventandolo a morte.
Tremante
e sotto shock, Ranma si lasciò trascinare fuori dalla Casa
stregata
da una divertita Akane che, dopo averlo sistemato su una panchina,
gli prese qualcosa da bene.
«Grazie.»
mugugnò il ragazzo, in imbarazzo per la magra figura.
Akane
si limitò a sorridergli e a sedersi di fianco a lui.
«Che
ne dici di andare a mangiare?» chiese, cercando di recuperare
il suo
autocontrollo.
«Ok.»
acconsentì la ragazza, alzandosi e avvicinandosi ad una
cartina del
parco posta lì vicino. «In questa zona
però c'è solo un
chioschetto di Okomiyaki.» aggiunse, storcendo il muso per il
disappunto.
«Allora
spostiamoci da un'altra parte.» propose, per farla felice.
«Sono
troppo lontani ed io sono stanca.» protestò lei.
«Ti
senti male, vuoi tornare a casa?» chiese Ranma, allarmato.
«Esagerato,
sono solo un po' affamata!» esclamò, ridendo.
«Su, andiamo a
mangiare!» annunciò, dirigendosi verso il locale.
«Benvenuti.»
disse una voce a loro nota, appena ebbero varcato la soglia.
«Ukyo?!»
esclamarono i due in coro.
«Ranma,
Akane, che sorpresa!» disse la ragazza, cercando di mantenere
un
atteggiamento naturale. «Siete arrivati in un momento di
ressa, ma
un tavolo per due amici lo trovo sempre.» affermò,
uscendo da
dietro al bancone.
«Possiamo
anche sedere al banco.» propose Ranma, in buona fede.
«No.
Quei posti mi servono liberi.» ribatté Ukyo,
perentoria, lanciando
un'occhiataccia al codinato e guidandoli verso un separé.
«Ecco,
questo tavolo è libero.» disse, facendosi da parte
per farli
accomodare.
«La
porti ad un appuntamento e poi pensi di mangiare chiacchierando con
una sua rivale. Ranma, a volte sei proprio tonto!»
bisbigliò Ukyo
quando il ragazzo le passò a fianco. «Allora, cosa
vi porto?»
«Per
me una ai gamberetti.» ordinò Akane.
«E
per te una Special, come al solito, giusto?» chiese la cuoca,
mordendosi la lingua nel notare l'occhiata nervosa dell'altra
ragazza. «Torno subito.» annunciò,
allontanandosi.
«Ukyo
è stata gentile a farci sedere qui.»
commentò Ranma, nel vano
tentativo di allentare la tensione.
«Già.»
si limitò a commentare Akane, laconica; divisa tra la rabbia
per
essersi ritrovata nel ristorante di una sua rivale al primo vero
appuntamento con il suo ragazzo e la perplessità per il
fatto che
proprio Ukyo li avesse fatti sedere in un punto così
appartato della
sala invece che al bancone, dove avrebbe potuto tenerli d'occhio e
disturbarli.
La
ragazza era ancora immersa nei suoi pensieri quando l'altra
arrivò
con le loro ordinazioni.
«Buon
appetito!» esclamò, poggiando davanti ai due i
piatti fumanti per
poi andarsene.
«Diamoci
sotto!» incitò Ranma, afferrando le bacchette con
impeto e
suscitando irrefrenabili risa nella sua ragazza.
«Che
c'è?» chiese il ragazzo, perplesso, vedendola con
le lacrime agli
occhi per le risate.
«Sei
peggio di un bambino.» lo rimbrottò bonariamente,
poggiando la
guancia sulla mano e sorridendogli.
Vedendosi
oggetto di tante attenzioni, Ranma non poté fare a meno di
arrossire
rischiando di strozzarsi col cibo che si era già messo in
bocca.
«Io
bé...» cercò di giustificarsi, senza
trovare le parole.
«Su,
mangiamo che si raffredda.» lo esortò la ragazza,
impugnando le
bacchette ed iniziando a mangiare.
Avevano
da poco finito le loro okonomiyaki quando Ukyo fece capolino dal
separé.
«Spero
non vi offenderete,» esordì «una coppia
mi aveva prenotato
un'okonomiyaki dolce per il loro anniversario. Purtroppo non sono
potuti venire ma io ormai avevo preparato l'impasto. Spero vi vada di
mangiarla, naturalmente è offerta dalla casa.»
concluse, posando il
dolce sulla tavola e dileguandosi.
Abbassato
lo sguardo, videro il grazioso dessert guarnito di noccioline e
zucchero a velo, dalla forma a cuore e corredato di due posate.
Imbarazzati,
i due iniziarono a mangiare in silenzio, senza guardarsi in faccia.
Finito
il dolce, si diressero al bancone.
Dopo
che Ranma ebbe pagato e salutato l'amica, i due uscirono dal locale.
«Adesso
dove si va?» chiese il ragazzo.
«Guarda
là che fila!» esclamò Akane, indicando
una lunga coda di persone.
«Deve essere un'attrazione fantastica. Voglio
provarla.» affermò
Akane, incamminandosi in quella direzione.
«Ma
ci vorrà una vita!» protestò Ranma.
«Dopo
tutto quello che abbiamo mangiato non sarà un male attendere
un po'
prima di salire sulla prossima giostra.» ribatté
lei, sorridendo.
Rassegnato,
Ranma la seguì.
«Sono
andati via. Tu come stai?» chiese Ukyo, entrando nel
magazzino sul
retro del ristorante e accovacciandosi vicino ad una figura maschile
rannicchiata in un angolo.
«Mi
dispiace, ti avevo promesso di aiutarti con il ristorante ed
invece...» si scusò il ragazzo.
«Ryoga
non preoccuparti, capisco quanto sia difficile per te.»
replicò
Ukyo, dolcemente, accarezzandogli un braccio per poi ritrarre la
mano, turbata. «La ami, è normale che tu ci stia
male.»
«Bé,
io...» provò a ribattere il ragazzo, ma alla fine
si limitò a
scrollare le spalle con un sorriso triste ed enigmatico sul volto.
Ukyo
sentì l'impulso di stringerlo a se, sembrava così
abbattuto e
bisognoso di protezione ma resistette, probabilmente lo avrebbe solo
messo in imbarazzo.
«Devo
tornare di là.» affermò.«Tu
rimani pure qui, non c'è molta
confusione.»
«Grazie.»
bisbigliò Ryoga, commosso da tana bontà.
Dopo
che Ukyo fu uscita dalla stanza, gli occhi del ragazzo si alzarono
verso il punto in cui lei si era inginocchiata ed un sospiro gli
sfuggì dalle labbra.
«Vorrei
almeno sapere per che razza di attrazione stiamo facendo la
fila!»
protestò Ranma, sgranchendosi.
«Tra
poco supereremo questa giostra che ci blocca la visuale e lo
vedremo.» affermò Akane, eccitata dalla sorpresa.
«Ci
siamo quasi!» annunciò poco dopo Akane mentre
s'incolonnavano nelle
transenne che fungevano da separa fila.
Ogni
traccia di sorriso sparve però dal suo viso un attimo dopo,
quando
lesse il nome dell'attrazione scritto su un cartello lì
vicino.
«Ranma.»
bisbigliò, incapace di dire altro e indicando il cartellone.
«Eternal-love,
il tunnel dell'amore più lungo del Giappone.»
lesse il ragazzo,
sbarrando gli occhi.
Imbarazzatissimi,
i due continuarono a seguire la fila. Tentare di tornare indietro era
praticamente impossibile.
Giunti
davanti al vagoncino a loro destinato, si guardarono ancora un attimo
intorno in cerca di una via d'uscita per poi rassegnarsi a salire in
carrozza.
Preso
posto ai due lati opposti del sedile, si guardarono di sottecchi,
incerti su come comportarsi.
Quando
il trenino partì, i due sussultarono e, innervositi, si
misero a
fissare l'uno dalla parte opposta all'altra. Dopo un paio di minuti,
però, riuscirono a rilassarsi; lungo il percorso venivano
semplicemente mostrati paesaggi romantici accompagnati da musiche
dolci e avvolgenti, un po' smielato per i loro gusti ma niente che
non potessero affrontare.
Forti
di questa nuova consapevolezza, si misero comodi sul sedile,
abbandonando la postura rigida di poco prima.
All'ennesima
svolta si prepararono al nuovo cambio di scenario così come
era
accaduto in tutte le curve successive. Quasi annoiati attesero di
vedere il nuovo panorama ma, proprio all'imbocco della curva, un
dislivello nelle rotaie fece sobbalzare le carrozze scaraventando
Akane addosso a Ranma.
Al
massimo dell'imbarazzo, la ragazza cercò di ritornare al suo
posto.
Qualcosa, però, la bloccò, la stretta di un
braccio intorno alle
sue spalle.
Stupita,
Akane si rese conto che Ranma la stava stringendo a se, come lei
aveva mille volte sognato facesse.
Se
avesse alzato lo sguardo si sarebbe accorta del volto teso del
codinato, del rossore diffuso su tutto il suo viso ma lei era troppo
imbarazzata per farlo. Così, confusa, stordita ed
emozionata, si
adagiò sulla sua spalla, ancora incredula della situazione
che si
era venuta a creare.
“Oddio,
cosa ho fatto!” pensò Ranma, appena si rese conto
di aver stretto
a se Akane. Per pochi secondi temette che lei lo avrebbe spedito
sulla luna ma poi la vide appoggiarsi alla sua spalla e
sentì il
cuore perdere un battito. Akane era davvero accoccolata su di lui,
gli sembrava incredibile, si disse che quello era un ricordo che
avrebbe conservato per sempre nel cuore. Il pensiero che poteva
trattarsi di uno degli ultimi giorni che passava con lei lo
colpì
come una coltellata al petto e dovette ricorrere a tutta la sua
disciplina per trattenere le lacrime ed impedire alla sua mano di
tremare, preda delle emozioni.
Il
tunnel più lungo del Giappone apparve ai due ragazzi
incredibilmente
corto. Quando Akane avvistò l'uscita si districò
dall'abbraccio di
Ranma e tornò al suo posto, cercando di ritrovare il suo
contegno.
Appena
il trenino si fu fermato, i due ragazzi scesero e si allontanarono
dall'attrazione.
«Temo
sia già ora di prendere il treno per tornare a
casa.» annunciò
Ranma, guardando un orologio pubblico lì vicino.
«Ok,
andiamo.» lo esortò Akane, senza guardarlo, ancora
in imbarazzo per
quanto era successo.
In
silenzio, i due ripercorsero la strada fino alla stazione.
«Treno
per Nerima in partenza sul binario due.» annunciarono dagli
altoparlanti.
«Akane,
dobbiamo correre!» gridò Ranma afferrandole la
mano e cercando di
raggiungere il treno.
Appena
entrati nel vagone, le porte si chiusero.
«Appena
in tempo!» esclamò Akane, sorridendo e
riabbassando lo sguardo
quando si rese conto di essere a pochi centimetri dal suo viso.
Il
treno era così pieno che a due fu impossibile mettere un
minimo di
distanza tra loro o anche solo districare le loro mani strette.
Appena
giunti alla stazione Ranma si ritrovò letteralmente
catapultato
fuori dal vagone ed un senso di vuoto lo colpì nel momento
in cui le
dita di Akane sgusciarono via dalle sue.
Adagio
i due si avviarono verso casa.
Strada
facendo Akane non poteva fare a meno di chiedersi cosa sarebbe
successo se la calca non li avesse divisi, magari sarebbero tornati a
casa mano nella mano; al solo pensiero si sentì arrossire.
Erano
ormai giunti a pochi metri dal dojo quando la ragazza si rese conto
di non aver neanche ringraziato il suo fidanzato per la splendida
giornata.
«Ranma,
aspetta!» disse Akane, fermandosi di botto.
«Dimmi.»
la esortò lui, perplesso.
«Ecco,
io volevo ringraziarti, è stata una bellissima
giornata.» affermò,
sincera.
«Anch'io
mi sono divertito.» le assicurò, sorridendole
fiero di essere
riuscito a farle trascorrere una giornata piacevole.
Rimasero
a guardarsi negli occhi, incerti sul da farsi, desiderosi di
annullare la distanza che li separava ma timorosi della reazione
dell'altro.
Non
ci rimane molto tempo, non posso sprecare questa occasione,
pensò
Ranma mentre già alzava la mano per portarla alla guancia di
Akane.
«Oh,
siete tornati!» urlò d'un tratto una voce alle
loro spalle.
Sobbalzando,
i due si volsero e videro Soun venire loro incontro.
«Giusto
in tempo per la cena!» esclamò l'uomo, prendendoli
entrambi sotto
braccio e guidandoli dentro.
«Maledetto
impiccione!» sibilò Ranma a bassa voce, cercando
di resistere alla
tentazione di mollare un pugno al futuro suocero, spedirlo in orbita
e riprendere il discorso interrotto con la sua ragazza.
La
cena si svolse più o meno come al solito, tranne per lo
sguardo
truce di Ranma e quello un po' svaghito di Akane.
Mentre
andava a letto, però, Akane non poté fare a meno
di pensare a
quello che era quasi successo. Non si era ingannata, se suo padre non
li avesse interrotti Ranma l'avrebbe baciata.
Arrossendo
e nascondendosi sotto le coperte, Akane si scoprì a
sorridere.
Sembrava impossibile eppure si erano avvicinati e magari col tempo...
chissà.
Non
si permise di concludere il pensiero, troppo forte era l'emozione ma
un sorriso gioioso le aleggiava ancora sulle labbra quando si
addormentò.
Angolo
dell'autrice: Eccoci giunti alla fine del penultimo capitolo.
Spero
di non avervi deluso.
Prometto
di fare del mio meglio per pubblicare al più presto
l'ultimo
capitolo, ho già iniziato a scriverlo.
Baci.
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