Shield_BML_00
Eccomi! Scusate il ritardo!
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credevo di riuscire ad arrivare più in là con la storia
prima che iniziasse la s2 di questa bellissima serie, ma lo studio mi
sta uccidendo, quindi ho bisogno di specificare che la trama di questa
storia è stata ideata prima dell'escita della 2x01 quindi non ci
sarano spoiler riguardanti la seconda serie, almeno non intenzionali, i
produttori potrebbero sempre avermi hackerato il tablet e copiato la
mia trama XD A parte gli scherzi, se dovesse esserci qualche sviluppo
in comune con la serie è esclusavamente da imputare alle
possibilità dei personaggi, così come sono stati
presentati e costruiti dalla Marvel.
Come sempre ringrazio alla mia amica e
beta artemide88 e vi lascio alla lettura.
Capitolo 2
“I'm bound by the life you left behind”*
Ward è via da più di tre ore ormai. Non vorrei, ma sono
preoccupata: stiamo scappando dall'HYDRA, mi ha detto. Potrebbero
averlo trovato? Non gli farebbero mai nulla. Non a lui. Non al
soldatino di Garrett. Ma mi sento inquieta lo stesso.
Mi rannicchio su quell'enorme letto, stringendo le ginocchia al petto.
Non so che fare, non ho la forza di credere di nuovo in lui; la
realtà è che vorrei ma non posso, o forse non vorrei
nemmeno perché è anche troppo facile non farlo.
C'è una sola cosa che è semplice: odiarlo, essere furiosa
con lui. È più difficile farlo se non è qui a
prendersi i miei insulti, se sono preoccupata per la sua
incolumità.
Mi alzo di scatto e mi precipito alla porta, prima di cambiare idea.
Appena aperta sono a dir poco confusa. Ward è lì, seduto
a terra, appoggiato al muro di fronte alla mia/nostra porta e mi
guarda. Non ho mai visto un volto così tormentato, le ginocchia
solo piegate e sostengono le braccia che altrimenti ricadrebbero a
terra. Quando il suo sguardo sale nel mio, diventa incredibilmente
triste ed implorante. È automatico per me inginocchiarmi accanto
a lui e sfiorargli una guancia. Come un riflesso in condizionato. Come
la memoria muscolare in chi soffre di amnesia.
Quello che non mi aspetto è che, dopo essersi voltato verso di
me ed avermi osservato attentamente, mi baci. Disperatamente. Mentre
dai suoi occhi cadono calde lacrime. Ricambio il bacio, esitante,
perdendomi per un attimo. Come se non fosse successo niente, come se
tutto il resto del mondo non esistesse, ma è sbagliato e dopo
qualche secondo mi sottraggo. Non è giusto.
Restiamo in silenzio per diversi minuti.
"L'HYDRA ci cerca, hai detto? È meglio rientrare.", mi alzo e
mentre sto varcando la vostra porta mi rendo conto che lui è
ancora lì, fermo, immobile, che mi guarda. Torno indietro e gli
tendo la mano, lui la prende e si alza. Rientriamo in silenzio nella
suite, mentre mi chiedo dove, negli ultimi minuti, sia finito tutto il
mio odio.
Ora siamo in camera ma non è cambiato molto, il silenzio regna sovrano.
Sono di nuovo rannicchiata sull'enorme letto e lo osservo mentre
collega un minuscolo dispositivo ad un portatile nuovo di zecca.
-Questa camera è enorme...-, non l'ho perdonato, niente affatto,
e non mi fido di lui. Ma odio questo silenzio teso. Parlare è
meglio, posso rilassarmi, fingere di essere me stessa, mentre continuo
ad odiarlo, perché sono stanca mentalmente e almeno la finzione
può aiutarmi. Vorrei chiudere gli occhi e riaprirli su un mondo,
uno scenario, diverso. Uno in cui l'HYDRA non esiste, in cui non devo
mettere in discussione questi mesi, i migliori della mia vita, e
soprattutto i miei sentimenti; uno in cui non devo fare attenzione ad
ogni mia mossa, in cui posso dormire tranquilla, perché tanto a
pochi metri da me c'è il mio A.S. pronto a darmi una mano, a
proteggermi in ogni modo. Un mondo in cui la cosa peggiore che mi sia
capitata, da quando ho questa nuova famiglia, sia essere stata ferita
da Ian Quinn.
-Sì, è la più grande che hanno.-, risponde alzando
la mano e muovendo le dita per mostrarmi la vera sul suo anulare
sinistro,-Non hai notato la tua?-
Mi guardo la mano. È vero, c'è una fede all'anulare. Ma
è leggerissima, molto più leggera che se fosse d'oro. Sin
troppo leggera, chiaramente falsa. Solo poche ore fa avrei fatto
qualche battuta sul nostro sembrare un coppia, cercando di metterlo in
imbarazzo. Ora so che è solo un espediente tattico.
-È la suite "luna di miele": siamo il signor e la signora John,
inglesi, in luna di miele qui a New York.- mentre spiega il suo accento
diviene un perfetto accento londinese, automaticamente sorrido e lui mi
fa l'occhiolino. Poi mi rendo conto che è sbagliato. Questo mio
rilassarmi, questa finzione che mi sono imposta, mi sta facendo
comportare come se potessi davvero fidarmi ancora di lui.
Mi alzo e lo raggiungo per capire che sta facendo. Non ha ancora finito
di collegare quel micro aggeggio al computer. Quando mi avvicino al
tavolo dove sta lavorando vedo il suo distintivo, ha completamente
rimosso la parte in pelle con un coltello, probabilmente con la stessa
semplicità con cui ha rimosso dal suo cuore e dalla sua mente i
mesi passati insieme.
Lo prendo e lo osservo.
-Il mio distintivo dello S.H.I.E.L.D.-, spiega.
-Lo vedo.-, annuisce e senza guardarmi continua.
-Dentro c'era un localizzatore, in modo che Garrett sapesse sempre dove
fossi: l'ho fatto cadere in acqua poco dopo averti salvata.-, lo dice
come se fosse logico, come se dovessi essergli grata. Prendo una sedia
e mi siedo accanto a lui.
-Posso chiederti una cosa?-
-Dipende, Skye...-, ignoro volutamente il sottinteso... per un attimo,
voglio sperare solo per un attimo, che sarà completamente
sincero con me: in realtà però so che nemmeno lui
può assicurarmi una risposta. Una sincera per lo meno.
-Sei mai stato davvero un agente dello S.H.I.E.L.D.?-, finalmente mi
guarda, bloccando per un attimo tutto quello che sta facendo.
-Sono stato reclutato direttamente da Garrett in riformatorio...-
-Quindi no.-, concludo, secca.
-In realtà dopo il suo addestramento ed essere entrato
nell'accademia dello S.H.I.E.L.D., l'unica cosa che dovevo fare era
diventare un buon agente. Quindi sì, sono stato per gran parte
della mia vita un agente dello S.H.I.E.L.D., almeno fino alla battaglia
di New York.-, distolgo lo sguardo da lui.
-Da allora invece hai solo voluto prenderci in giro...-, nella mia voce
c'è tanta amarezza, forse in questo momento non m'interessa
nemmeno fingere di essere forte.
-Skye non è così, lo sai. È vero, sono stato
mandato per scoprire la verità su Coulson e mi sono guadagnato
la vostra fiducia sul campo per questo, ma poi ero io... Quello che
viveva con voi, quello che giocava a battaglia navale o a poker, quello
che ti allenava... Ero io Skye, non era tutto falso. Solo io...-, la
sua voce si affievolisce, come se si fosse reso conto per la prima
volta di quello che ha fatto. Come se finora avesse considerato il suo
ruolo, se stesso, solo un particolare trascurabile, perdonabile.
Sento il suo sguardo su di me. . Sospira.
-Per quanto può valere, è la prima volta che non volevo
portare a termine la missione: tradirvi, abbandonarvi.- lo guardo negli
occhi per la prima volta dal nostro scontro sul Pulmino.
-Non vale nulla, perché alla fine l'hai fatto, ci hai traditi...
Anzi, sai cosa? È anche peggio perché significa che
qualcosa per te abbiamo significato, che forse hai provato dei
sentimenti per noi...-, vuole parlare, forse difendersi o ribadire che
i suoi sentimenti per me sono veri, non mi interessa,-No, risparmiati
le spiegazioni o le parole in tua difesa. Qualsiasi cosa provassi per
noi, per me, l'hai distrutto per sempre, non esiste più, Ward.-
Deglutisce e torna al suo lavoro, in silenzio.
Mezz'ora dopo mi comunica con il tono con cui non si rivolgeva a me da
mesi, quello semplicemente freddo, concentrato ed efficiente, che ha
finito: ora possiamo contattare Coulson senza essere intercettati
dall'HYDRA.
* My immortal, Evanescence
Il prossimo capitolo avrà ancora come titolo un altro verso tratto da "My immortal".
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