CAPITOLO 24
- Secondo te
sospetteranno qualcosa nel vederci arrivare insieme? – chiede con dubbio Yuffie, mentre parcheggio la macchina della Compagnia in
uno dei tanti posti auto situati nella super attrezzatissima base della WRO.
Faccio spallucce: - Non
so i tuoi, ma… quella puntigliosa di una bionda della mia collega, si farà
senz’altro avanti! –Tsk! Come se non lo sapessi… Sarà
pure novellina, ma la curiosità è donna!
Le mie parole, come
sempre, trovano alla svelta conferma.
Dopo essere entrati nella
grandissima hall del quartier generale della WRO, e aver seguito Yuffie attraverso un lungo ed interminabile corridoio,
accediamo alla sala di comando principale del cosiddetto accampamento.
Un ambiente dalle
dimensioni esagerate con un monitor gigante alle spalle di un Reeve Tuesti che, non appena
scorge l’asse della porta automatica aprirsi, e noi entrare, ci accoglie con un
benevolo sorriso.
Yuffie
si precipita rocambolesca verso la mora prosperosa, Tifa. La vedo di sottecchi,
la nana, e senza dare troppo nell’occhio sussurrargli qualcosa
all’orecchio. La barista mi indirizza
una breve occhiata. A giudicare dalle gote rosse e dall’espressione tutta
sorpresa le avrà senza dubbio spiattellato il fattaccio.
E’ una bambina
chiacchierona, dopotutto. Lasciamo che si sfoghi!
Dal mio canto, invece,
non ci penso lontanamente a rivelare a qualcuno di essermela portata a letto.
Fatta eccezione per Rude, eh!
Giro il capo, verso
sinistra, e mi incammino in direzione dei miei compagni.
Saluto il pelato con una
forte pacca sulla spalla, e sorrido gioioso. Lo sguardo acuto del compare mi
scruta perentorio. Sulla sua bocca si abbozza una smorfia molto simile a un
sorriso. Ha già capito tutto, lui!
Scuoto il capo,
compiaciuto. La mia felicità cala non appena vedo comparire di fianco a me il
caschetto biondo di Elena.
Ecco! E’ finita la
pacchia, cribbio!
Muta la bionda, mi scruta
attenta, come se stesse da un momento all’altro per chiedermi qualcosa. Lo so
io, cosa!
Le lancio un’occhiataccia
non proprio cordiale, mentre le accosto la bocca in prossimità dell’orecchio.
- Tanto per dissetare la
tua sete di curiosità, ed in risposta a ciò che volevi sapere al telefono, non
ho risposto all’istante perché stavo facendo ciò che tu molto probabilmente non
hai mai fatto in vita tua. – butto lì, strusciando apposta il suo orecchio con
le calde labbra della mia bocca. Eccessivamente provocatorio? Sì, però è
divertente!
La reazione di Elena è
immediata. Il suo pallido viso diventa rosso, trema appena, ha un sussulto che
la costringe addirittura a fare un piccolo passettino più in là, giusto per
staccarsi da me.
La prossima volta sono
sicuro che ci rifletterà bene, prima di fare domande inopportune!
Tseng
è accanto a Reeve. Insieme stanno esaminando un qualcosa
che c’è su di un tavolo grande, al centro della sala. Da questa angolazione non
è che veda granchè. Oltretutto, non siamo in pochi
qui dentro.
Mi guardo un po’ attorno.
Ci sono voci ovunque. Voci diverse, d’ogni tipo e cadenza.
L’ex-soldier,
il biondo incallito, è affianco al signor Tuesti. La
sua dolce mora, e la mia pestifera bambina,Yuffie,
sono lì poco distanti. Un tizio con uno stuzzicadenti in bocca, e un paio di
occhialini da pilota sulla fronte, e un altro “aviatore” come lui, stanno confabulando
animatamente in un angolo della sala. Sono rispettivamente il proprietario
della Shera, Cid, ed un suo
stretto collaboratore, per l’appunto.
C’è anche quello zotico
ed aitante omone dalla pelle scura, e padre della bimba tutta trecce Marlen, Barrett. Uno come lui,
poteva non mancare all’appello? Che piaga!
Sbuffo di sottecchi poco
contento, continuando a guardarmi attorno.
Una decina di soldati dal
berretto rosso attorniano il tavolo e prestano cautamente attenzione al
dibattito.
C’è anche una ragazza, in
camicie bianco che partecipa alla discussione. Sarà una ricercatrice, o un
medico.
La guardo apposta, e mi
ritorna il sorriso. Ha delle belle gambe, non c’è che dire!
La mia insolente
attenzione, però, fa sì che quell’abile ladra di Materia mi colga in flagrante.
Beccato in pieno,
direi.
Mi lancia subito una
gelida e spettrale occhiataccia. Deglutisco teso, grattandomi la guancia pian
pianino, e cercando di rivolgere la mia attenzione altrove.
L’attesa si fa
estenuante, davvero insostenibile. Tutti sembrano confabulare di svariate cose,
ognuno per conto suo. Mi incrocio le braccia al petto, ed attendo paziente che
qualcuno si decida una volta per tutte a parlare.
Eccolo, finalmente, quel
qualcuno. E’ l’immancabile ed egregio Reeve, che ci
invita con un gesto a farci avanti.
Mi incammino per primo,
affiancato da Rude e da Elena che, a sua volta si mette accanto al capo.
Sul tavolo c’è una
cartina che raffigura i fondali che costeggiano Midgar
e Junon. Ci sono dei cerchi tracciati con un
pennarello rosso. Li conto rapidi nella mente. Sono cinque.
- Cinque bombe. – deduco
alla svelta, grattandomi la testa un po’ scocciato.
Reeve
mi osserva. Al contrario di me, c’è preoccupazione nei suoi occhi scuri.
- Esatto. Cinque bombe,
sotto il mare, piazzate con esattezza tra Midgar e Junon, con lo scopo di annientarle in una sola ed unica
esplosione a catena. – Le sue parole, veritiere, non ci danno per niente
conforto. Se queste due città venissero rase al suolo, addio base! Ed
ovviamente, addio popolazione.
Senza contare poi il
dissesto idrogeologico del pianeta, e delle città limitrofe. Kalm Town, e la bellissima Costa Del Sol, in primis.
- Maledetti ribelli! –
sbotta Cid il pilota, masticando con furia il povero
stuzzicadenti che tiene in bocca.
- Ribelli? – ribatto
all’istante.
- Abbiamo modo di credere
che siano dei guerriglieri alquanto inesperti, decisi a seguire le gesta dei Deepground. – ci rivela Tseng,
infilandosi una mano nella tasca dei pantaloni della divisa blu notte.
- Gli idioti di turno, zo
to! – faccio in risposta a quelle parole. Mi sento di
colpo osservato. Alzo gli occhi, davanti, e rabbrividisco. Yuffie
è lì, che mi scruta secca e stizzita. Ci risiamo!
- Di idioti ce ne sono a
migliaia! Tantissimi! – replica acida, con parole sottintese, mentre continua a
fissarmi di proposito.
Giro lo sguardo altrove,
messo in difficoltà da quella nanetta impertinente.
Rude bofonchia un riso, poco accennato, ma pur sempre un riso! Niente gli
sfugge!
Reeve
si volta facendo cenno ad uno dei suoi sottoposti di far partire qualcosa. Un
filmato, per la precisione.
Vediamo delle immagine
affiorare sullo schermo gigante della sala, sotto il nostro attento sguardo.
Non si vede granché, in quel video. Tutto è leggermente offuscato, buio.
Reeve
in seguito ci rivela il perché:
- E’ un video registrato
sotto il livello dell’acqua. A breve si vedrà meglio. – sentenzia senza
staccare lo sguardo dal monitor. Eccole là, le immagini nitide! Un fascio di
luce, di un qualche sottomarino, si proietta verso il fondo, per illuminare
qualcosa di molto, ma molto pericoloso.
Una delle cinque bombe
che minacciano mezzo emisfero, è stata appena piazzata mediante un braccio
meccanico del suddetto sommergibile, sul fondale sabbioso del buio oceano. La
bomba tocca terra, un polverone s’innalza, e le immagini si interrompono lì.
Il monitor si spegne, e noi
tutti restiamo bloccati.
Non è bello sapere che
sotto i tuoi piedi, a chissà quanti metri da te, un ordigno dalla grossa e
smisurata potenza potrebbe farti saltare in aria da un momento all’altro.
- Questo è il filmato che
mi è stato recapitato due ore fa. Naturalmente il mittente è anonimo! – si
permette a stento di scherzare Reeve. – E questa,
invece, è la missiva che lo accompagnava. – Il dirigente della WRO, ex-membro
della Shin-Ra Corporation, raccoglie un foglietto dal
tavolo dietro di esso, per mostrarcelo. – Costoro, mi invitano personalmente a
rimuovere le cinque bombe che costeggiano i fondali delle zone da noi
identificate con l’ausilio dei radar, prima che esse esplodano nel giro di
poche ore.
- Quante, per
l’esattezza? – domanda sbrigativo il gelido Cloud,
con una faccia tesa ma nascosta con sapienza dalle sue movenze taciturne.
Tuesti
non ha esitazioni:
- Cinque, a partire da
adesso.
- Un’ora per ogni bomba!
Che farabutti! – brontola l’omone dalla pelle scura, guardando la mitraglietta
possente al posto del braccio, con aria poco rassicurante.
- Farabutti fino in
fondo, Barret! Facciamogli vedere chi siamo! –
scalpita Yuffie, da bravo demonio, colpendo il palmo
dell’altra mano con un forte pugno.
- Non ancora, Yuffie. – sentenzia Reeve, mettendola buona. – Partiremo tra un’ora. Dobbiamo
finire di organizzarci, e preparare a dovere i sottomarini. Le bombe ci sono
ma… ci sarà anche qualcuno ad attenderci, là sotto.
- Nessuno ti invita a
rimuovere degli ordigni da lui stesso piazziati, e a
restarsene lì, in disparte, mentre tu gli mandi all’aria il suo operato!
Abbiamo tempo, no? Adagio, bimba! – le canzono all’istante, rammentandole ciò
che le ho detto durante la foga della notte. Yuffie
si fa istantaneamente rossa. Tesa nasconde il suo sguardo sulla cartina che c’è
sul tavolo, nella speranza che io non continui oltre. In verità, non è proprio
quella la mia intenzione. Vorrei concludere con un’altra battuta, ma Reeve mi fa ricredere.
- La situazione è questa:
partiremo con cinque sottomarini, uno per ogni ordigno, mentre altre tre
flotte, faranno da chiudifila, per proteggere i
sommergibili impegnati a rimuovere le bombe. Yuffie!
– pronuncia lui, ad un tratto, facendo sì che la giovane monella scatti
sull’attenti. Per gioco, naturalmente! – Tu verrai con me, nel primo
sottomarino che rimuoverà la bomba dalle coste di Midgar.
Cid ed alcuni membri della Shera,
si occuperanno della seconda bomba, piazzata verso Junon.
Cloud, Tifa e Barret,
invece, avranno il compito di guidare uno dei tre sottomarini che ci faranno da
guardia. Per quanto riguarda voi Turks…
- Reno e Rude nel
sommergibile sentinella. – vocia Tseng, prendendo
rapido la parola. – Elena verrà con me, per rimuovere uno degli ordigni di Junon.
- Ovviamente- continua Reeve- Ognuno avrà la possibilità di portare con sé sei
soldati del proprio reggimento, addetti al mantenimento e all’assistenza di
ciascun sottomarino.
Mi guardo attorno. I soldier della Shin-Ra sono dietro
di noi, sull’attenti, pronti a venire con noi Turks, ovvio!
Come dire… diamo ai buoni
quelli che sono buoni e ai cattivi i cattivi!
Che concetto
inappuntabile!
La missione “Rimuovi le
bombe dal mar senza farti ammazzar”, così ribattezzata dal sottoscritto,
comincerà tra un’ora.
Ci vengono quindi dati 45
minuti di assoluta libertà, da usare per prepararsi psicologicamente, oppure
rifocillarsi a dovere senza esagerare per costoro che soffrissero di mal di
mare, o magari per evitare che qualcuno ci dia una violenta percossa sul
cranio, ovvio!
La ninja che in questo
momento vorrebbe accanirsi contro il mio povero cranio, in realtà sembra
attirata da ben altra questione. Tifa si appresta a lasciare la stanza, e con
lei anche Yuffie.
Le seguo entrambe con lo
sguardo, incuriosito dall’espressione sbigottita della mia piccola nanerottola,
e curioso come non mai, raggiungo anche io l’uscita della sala per sbirciare quatto.
Sto per affacciarmi e
lanciare un’occhiata alle due, quando, in quello stesso attimo, qualcuno dal
senso opposto mi finisce contro. Afferro l’esserino
prima che rimbalzi di getto all’indietro, e poi quello a fare la faccia
sbigottita sono io.
- Ririn?!
– esclamo, frastornato nel vedere la bimba che poi puntualmente mi si aggrappa
alla gamba- Che diavolo ci fai qui?!
- Quando Denzel le ha
detto che ci saresti stato anche tu, ha insistito in tutti i modi per venire. –
confessa Tifa, venendoci incontro.
Maledetto moccioso che mi
ha miseramente battuto ad una banale partita di poker!
- Dovevate legarla al
gambo di un tavolo, anziché portarla qui! – sbotto repentino, forse un po’
brusco nella voce. Sarà perché in realtà sono preoccupato per la bambina?
- Sei il solito zotico! –
ribatte fulminea Yuffie, incrociandosi le braccia al
petto – Anziché lamentarti, dovresti essere contento! Questa è la prova che Ririn ci tiene molto a te!
- Ma portarla qui, al
quartier generale della WRO, mi sembra eccessivo! E’ una bambina, Yuffie! Non un mini soldato! – “Oltretutto, chi baderà a
lei quando noi saremo sommersi da tonnellate di acqua?” vorrei chiedere, solo
che l’improvvisa risposta della bella e prosperosa mora, mi azzittisce.
- Questa è la prova che
anche tu tieni a Ririn, Reno!
Divento improvvisamente
ed inspiegabilmente rosso. Forse più della mia zazzera. “Non tengo a Ririn! Mi preoccupo solo per lei, tutto qui!” mi piacerebbe
dirle, magari con tono pure alterato, per essere credibile, eppure non ci
riesco. Le parole restano lì, dentro la mia gola arsa.
Il fatto è che forse,
tutto sommato, quella bella pantera ha ragione. Ma solo un pochino, zo to!
In questo preciso attimo,
c’è qualcos’altro che cattura la mia attenzione.
La piccola bimba, con
tanto di codine belle tese e tintinnanti, mi sta sì stritolando una gamba ma,
con delle manine completamente sporche di… marmellata?
Avevo indossato la nuova
divisa da Turk, poco prima di partire da Ajit. Bene!
Noto con piacere che il
suo tenero musetto da poppante, in quanto a residui gelatinosi ed appiccicosi,
non è da meno! Raccolgo con la punta del dito qualche goccia di quella cosa
colorata e gelatinosa, da un lato della piccola boccuccia, e poi avvicino il
dito alla mia, con lo sfizio di assaggiare.
- Sì, è marmellata! Alla
ciliegia, azzarderei.
La reazione di Yuffie è ultra rapida: - Reno! – mi ammonisce all’istante,
però non capisco il perché. – Pervertito! – Oh, adesso sì che l’ho capito!
- Guarda che non ho fatto
nulla di male! Anzi! Le ho anche pulito amorevolmente la boccuccia! Gelosa? –
scherzo infine, concedendomi pure il lusso di abbozzare una risata. Una risata
breve.
La nana batte un piede in
terra, con rabbia, e corre a riprendersi Ririn, per
portarla in bagno e farla pulire.
Mi do uno sguardo ai
pantaloni blu notte che indosso, e poi sono costretto ad accodarmi anche io
alle due pestifere bimbe.
Non posso di certo andare
in giro con una chiazza di marmellata stampata sulla coscia, zo to!
- Che sei venuto a fare
anche tu? – mi sbotta Yuffie, vedendomi entrare nel
piccolo bagno.
- Sono venuto a
controllare che le mie due piccole bambine non facciano casino nel bagno della
WRO!
- Spiritoso! – mi sbotta
a denti stretti stretti, aggrottando fronte,
sopracciglia e naso. Ah, quel nasino che s’arriccia! E’ irresistibile! Quella
movenza mi cattura senza troppa fatica. Diciamo che per me, in questo istante,
farmi catturare è un vero piacere. Sono assolutamente consenziente!
Vado verso di lei e la
stringo con un abbraccio tirandola con uno sputo di sforzo a me.
Gli stivaletti di Yuffie s’impuntano appena. La suola di gomma stride e
graffia il pavimento, ma poi si lascia andare. Yuffie
stessa cede al mio volere, ma non del tutto. Ed io conosco fin troppo bene il
perché.
- Guarda che quella donna
di interessante aveva solo le gambe. – le confermo, sperando di acquietare il
suo animo in fermento.
- Allora gliele stavi
guardando! – esclama precipitosa, opponendomi una certa resistenza, e
pestandomi pure un piede.
- Sei una selvaggia! – mi
lamento all’istante, strizzando un po’ l’occhio per via del dolore che mi ha
provocato la sua pestata inattesa. – Ti ricordo che sono pur sempre un uomo! E
se l’occhio mi cade, non posso farci un bel niente…! Però, se continui a
pestarmi così, con quei tuoi maledetti stivali corazzati, dovrò inventarmi un
modo per non farmeli cadere, questi altrettanto miei maledettissimi occhi! –
sbotto alla fine, arrabbiato quanto basta per darle impulsivamente le spalle.
Lei sghignazza. Se la
ride, anche se con una certa moderatezza.
Perché ride?
Lo so io, perché!
Perché alla fine, il qui
presente sottoscritto, dopo averci quasi rimesso un piede per colpa sua, è
costretto anche a chiederle scusa…! O perlomeno, a fare la parte dell’ometto soggiogato,
ridotto in schiavitù da una donnetta alta quanto una chitarra!
- Beh, direi che è ora. –
dice ad un tratto la signorina Kisaragi.
- Di già? – mi gratto la
nuca con aria scocciata. Il tempo è proprio volato.
Usciamo dal bagno, nel
corridoio c’è un via vai frenetico. I soldati si stanno già preparando, e
dovremo farlo anche noi. Ad un tratto ci raggiunge Cid,
l’esperto pilota di aeronavi.
- C’è stato un problema.
– ci comunica. - Il sottomarino di Tuesti ha un
guasto. Lo stanno riparando, nel frattempo tutti gli altri partiranno per primi
ed inizieranno la missione.
- Quindi dovrò aspettare
anche io? – sbotta Yuffie, storcendo il naso. So che
non le piace aspettare. E’ una sua caratteristica, dopotutto, va sempre di
corsa!
La guardo, poi le
propongo quasi per gioco: - Ci scambiano i posti? – ricevo un’occhiataccia
bieca da far accapponare la pelle.
- Faresti meglio a
prepararti. Il tuo socio è già pronto a partire. – mi rivela il biondo Cid.
Anche Rude, proprio come Yuffie, va sempre di corsa.
Alzo le mani quasi in
segno di resa. – E va bene, mi arrendo. Quale uscita devo prendere per arrivare
ai sottomarini?
- Quei soldati laggiù
sono diretti proprio lì. Aggregati a loro. Io adesso devo finire di sistemare
le ultime cose con il resto del mio equipaggio.
Annuisco, e Cid si allontana. Yuffie sospira.
– A quante pare, il dovere ti chiama.
- Sei un po’ invidiosetta, forse?
- Giammai.
- Raccontane un’altra! –
Tanto lo so che vorrebbe partire anche lei. L’idea di restare indietro le mette
agitazione. – Beh – faccio, con due mani sui fianchi – non mi auguri buona
fortuna?
Lei si finge confusa. – E
perché dovrei?
- Questa non è di certo
una piacevole passeggiata. Si tratta pur sempre di bombe, potrei saltare in
aria, e tu ti ritroveresti ad essere una giovane vedova.
- Ma se non siamo neppure
sposati!
- Vorrà dire che al mio
ritorno rimedierò a questa mancanza!
La faccia di Yuffie diventa quasi paonazza. – Co-cosa?!
Dapprima la guardo con
aria seria, ma poi non riuscendomi a trattenere scoppio a ridere. – Te l’ho
fatta!
- Stupido!
- Però ci sei cascata. La
tua faccia era così… sconvolta! – rido ancora, ma Yuffie
non ribatte. E’ troppo imbarazzata. – A proposito… ma chi si occuperà di Ririn?
- Tu preoccupati di
raggiungere il sottomarino, che a lei ci penso io. E vedi anche di sbrigarti,
altrimenti ti lasceranno qui.
Meglio! E’ proprio quello
che voglio. Però so anche che il dovere mi chiama, ed io non posso ignorare la
sua chiamata.
Non trovate che io sia un
ragazzo diligente? No eh?
Sto per andarmene quando
ad un tratto la voce di Yuffie mi fa voltare.
- Tieni gli occhi ben
aperti e cerca di tornare tutto intero!
Strizzo l’occhio e con il
pollice all’insù sorrido. Vorrei dirle la stessa cosa, ma ho paura che mi mandi
a quel paese perché stando a ciò che dice, io la tratterei come una bambina.
Mi accodo ai soldati in
divisa e finalmente raggiungo la sala. Rettifico, l’enorme sala. Faccio appena
in tempo a scorgere i primi tre sottomarini inabissarsi nell’acqua e sparire,
finendo dritti nell’oceano.
- Qual è il mio
sottomarino? – chiedo rivolgendomi ad un soldato.
- Quello laggiù, signore.
– mi risponde, indicando il fondo della sala. S’intravede un tatuaggio sul
polso della mano. Pensavo che ai soldati fosse proibito farsi tatuare qualcosa.
Potrei fare rapporto, ma d'altronde non mi sembra il momento giusto, e poi è
una regola che personalmente non mi è mai piaciuta. Chissà perché, ma quel
disegno mi suscita un certo sdegno. E più lo osservo, più qualcosa si colora
nella mia mente.
Purtroppo il tempo
stringe, lo ringrazio con un cenno della mano, e mi avvio.
Rude è li fermo che
aspetta solo me.
- Sono tutti a bordo? –
chiedo, il socio annuisce. Nella sala siamo rimasti soltanto noi. L’ultimo
drappello di soldier è partito, più della metà
dell’intero quartier generale è fuori in missione. Stanno evacuando la
popolazione che abita sulle coste. Se una delle bombe dovesse esplodere,
sarebbe un disastro per quella gente.
In tutta la base ci
saranno si e no una decina di persone.
Una decina di persone, la
base semi deserta, il sottomarino di Reeve che non
funziona… Inizio a riflettere, ad un tratto la voce di Rude mi riporta sulla
terra ferma.
- Dobbiamo andare. –
dice, io annuisco, ma non so per quale oscura ragione, qualcosa mi trattiene ancora
qui. – Cosa c’è? – sento chiedermi.
Forse sto immaginando
tutto, forse sarà l'età che mi gioca brutti scherzi o forse sono semplicemente
esaurito, però...
- E’ strano, non trovi?
- Cosa?
- Le bombe, e tutta
questa situazione. – Proprio non riesco a capire, a comprendere, a… Forse, può darsi che... ma no, non può essere... o forse
sì? Ma no, no... - Cazzo, sì!! - Guardo Rude dritto negli occhi. Lui sembra non
capire, al contrario io ho capito ogni cosa. – Vogliono distruggere il quartier
generale della WRO! – enuncio tutto d'un fiato, ma il socio sembra riluttante.
- Dobbiamo andare.
- Rude, sveglia! Ti dico
che invece è meglio restare e avvertire gli altri. Lo so che ti può sembrare
strano, ma devi credermi! – Inizio a guardarmi improvvisamente intorno. – Ma
dove diavolo è finito?!
- Chi?
- Un tizio travestito da
soldato della WRO. Aveva un tatuaggio sul polso.
- E con questo? Non
vorrai mica fargli rapporto in una simile situazione?
- No, non è questo il
punto! Per me può tatuarsi anche il sedere, ma quello che ho visto io era il
logo che usavano i ribelli della Giungla delle Pistole!
Adesso Rude sembra farsi
più cupo. – Ne sei sicuro? – mi domanda, e dal tono della voce sembrerebbe
proprio allarmato.
Annuisco, ma non c’è
tempo da perdere.
- Dobbiamo agire subito.
Quanti soldati abbiamo a disposizione?
- Nel sottomarino ci sono
cinque soldier.
- Solo cinque?!
Accidenti! – impreco, e mi metto pensieroso. Cloud e
gli altri sono impegnati nella missione delle bombe, il resto delle truppe è
fuori, e non sappiamo quanti ribelli dovremo affrontare. – C’è bisogno di
rinforzi.
Vedo Rude afferrare il
telefono e comporre un numero. – Abbiamo un problema. C’è bisogno del vostro
aiuto. – enuncia ad un tratto, parlando
con chissà chi. – Ti mando le nostre coordinate. – Non appena riattacca si gira
verso di me. – Mio padre arriverà a momenti con uno squadrone di soldati.
Finalmente una bella
notizia. – Hey ma… tuo padre ha un esercito privato?
- Più o meno. – mi
risponde sbrigativo il socio. – Ora cosa conti di fare?
Ovviamente, la decisione
in quanto vice capo devo prenderla io. – Ordina a due soldier
di immergersi con il sottomarino, e fai uscire tutti gli altri. Devono credere
che siamo andati anche noi, così avremo dalla nostra l’effetto sorpresa.
- Tu che farai?
- Andrò in
perlustrazione. Certamente è Reeve che vogliono.
Altrimenti perché sabotare proprio il suo sottomarino? Qualcuno vuole vederlo
morto, e con la base mezza deserta, non gli sarà tanto difficile portare a
termine la sua missione. – Rude annuisce, io prendo il mio taser,
controllo che il cellulare sia in tasca ed inizio la mia perlustrazione. – Ti
chiamerò non appena li trovo. Tieni il telefono a portata di mano.
- Cerca di non cacciarti
nei guai. – Il suo vuole essere quasi un ordine più che un semplice consiglio.
- Ci proverò! – O almeno,
proverò a provarci!
Ok, analizziamo la
questione.
Chi vorrebbe mai vedere Reeve Tuesti morto? Non ha mai
fatto del male a nessuno, e come sempre ho ammesso più volte che lui tra tutti
i dirigenti, capi e sottoposti della Shin-Ra era
quello più onesto e rispettato.
Più passa il tempo, più
ci ragiono su e più mi accorgo che ormai sono quasi arrivato al centro del
complesso principale della struttura.
Intravedo due tizi che
imbracciano dei fucili attraversare l’andito. Mi nascondo furtivamente dietro
un enorme vaso, e non appena la strada è libera esco.
Certamente non erano dei
nostri quei due loschi individui.
Continuo a camminare, mi
muovo con cautela perché potrebbero vedermi, e non devo assolutamente farmi
beccare.
Sarebbe la fine sia per
me che per Reeve. E se i miei calcoli sono esatti,
con lui dovrebbe trovarsi anche Yuffie.
La nana sa cavarsela
benissimo da sola, ma i ribelli della Giungla delle Pistole sono esseri scaltri
e molto ingegnosi. Già in passato noi Turks abbiamo avuto dei grossi problemi,
perfino il sottoscritto è stato messe alle strette più di una volta. Anche se
alla fine ero sempre io ad avere la meglio.
Sento ad un tratto una
voce. Proviene dalla sala di controllo, ed è di Reeve.
Mi avvicino lentamente ma
davanti alla porta due tizi armati la sorvegliano.
Impreco anche se a voce
bassa, poi mi guardo intorno. Dovrò raggiungere quella sala in un altro modo,
già, ma quale?
Mi gratto la testa, alzo
gli occhi verso il soffitto e vedo una grata. Di sicuro quelle sono condotte
che portano a qualsiasi camera dell’intera struttura, compresa quella della
sala di controllo.
Salto, mi appendo al
reticolato, lo tiro via e a questo punto il gioco è fatto!
Mi infilo nel cunicolo
lungo e poco illuminato. Avanzo trascinandomi come meglio posso, e senza fare
troppo rumore. Sembra quasi un’esercitazione militare.
Solo che qui c’è in gioco
la vita di persone a me care.
Il mio senso
dell’orientamento è molto limitato qui. Fa troppo caldo, e si vede poco. Fortuna
che non ho mangiato pesante, altrimenti in caso di flatulenza improvvisa sai
che puzza...!
Mi lascio guidare più che
altro dalla voce di Tuesti e da quella di un altro
tizio che di primo acchito mi sembra familiare.
I due discutono in modo acceso, quando ad un tratto si ode uno sparo
improvviso. Mi si mozza il respiro e la tensione sale. Affretto il passo, se
così si può chiamare finché non giungo dall’altra parte. Mi affaccio,
sbirciando con attenzione. Un soldato della WRO è accasciato a terra. Si tiene
un braccio dolorante, mentre un altro cerca di assisterlo come meglio sa fare.
Reeve
è lì, e con lui in un angolo c’è anche Yuffie.
Vado nel panico, vorrei
scendere da qui e correre da lei, ma manderei all’aria tutto. E’ tenuta sotto
tiro da un paio di ribelli, se solo provasse a muoversi, loro premerebbero
subito il grilletto. Prego affinché non decida di strafare, e quando il mio
sguardo si sposta verso il basso, intravedo un’altra piccola sagoma proprio
accanto a lei.
- Ririn?!
– esclamo, poi mi porto le mani sulla bocca. Accidenti! Dovevo stare zitto!
Però nessuno si è accorto della mia presenza.
Yuffie,
Ririn… No, non mi piace questa storia. Ci sono troppe
persone sotto tiro, e la situazione potrebbe precipitare da un momento
all’altro.
Devo avvertire Rude. A
quest’ora suo padre sarà arrivato.
Afferro il telefono, ma
prima ancora di comporre il numero mi accorgo che non c’è campo.
Già, non c’è campo.
In un fottuto condotto
può mai essercene?!
Dovevo pensarci prima,
dannazione!
E desso che faccio?
Potrei tornare indietro,
avvertire Rude e portarlo qui con il resto delle truppe. Ma ci vorrebbe troppo
tempo, e ho come la netta sensazione che da qui a breve accadrà qualcosa. Non
me la sento di rischiare.
Penso ad un’altra
soluzione, ma di idee quando sono sotto pressione ne ho sempre poche. E quelle
che mi vengono in mente non portano mai a nulla di buono.
Mentre rifletto, mi
accorgo che Yuffie guarda da questa parte. Si è
accorta di me, ma ovviamente non può parlare.
Le faccio cenno con le
mani che tutto è ok, già, ma se solo lo fosse per davvero, mi sentirei più
tranquillo.
Reeve
cerca di far rilasciare Ririn e il soldato ferito, ma
il tizio che lo tiene palesemente sotto tiro non cede. E’ di spalle, da qui non
lo vedo bene, eppure la sua figura mi ricorda tanto quella di…
Capelli biondi, lunghi,
raccolti in un codino, alto, sicuro di sé... Si gira di colpo, sgrano gli
occhi, e stavolta la rabbia mi annebbia la vista. – Zess!
– anche stavolta ho parlato a voce alta, ma è normale. Lo sapevo che era ancora
vivo! Stava solamente aspettando il momento giusto per saltare fuori e farci
fuori!
Perciò lui, è davvero un
membro della Giungla delle Pistole? Le mie teorie erano esatte. Avevo ragione,
l'ho sempre saputo, solo che Rude continuava a dirmi che la loro banda non
esisteva più. Eppure, adesso i soliti conti cominciano a tornare. La Giungla
delle Pistole era un'organizzazione composta da ribelli che ai tempi d'oro
della Shin-Ra Company amava metterci più volte i
bastoni tra le ruote, tutto questo finché, durante l'ennesimo blitz dei nostri
uomini nel loro covicchiolo da quattro soldi, non
furono sconfitti.
Una parte di loro fu
rinchiusa nelle nostre prigioni e molto probabilmente usata da quel folle di Hojo in chissà quale esperimento. Molti altri invece
divennero parte del flusso vitale.
Anche io partecipai alla
battaglia, ma con tutta onestà non mi ricordavo affatto di Zess.
Avrà cambiato aspetto, e su questo ne sono sicuro, quello non è un biondo
naturale!
Sono così furioso che mi
piacerebbe uscire all’improvviso da qui e raparlo a zero! Dopo la solita pestatina ti turno,
s'intende.
Mentre ero impegnato a
ricordare gli eventi del passato, mi accorgo solo ora che la situazione sta
degenerando.
Zess
sferra un pugno a Reeve. Il responsabile della WRO
cade a terra, ma si rialza. Ririn scoppia in lacrime,
ma il capo dei ribelli ordina tassativamente a Yuffie
di farla smettere. La ninja cerca di calmarla, le promette che tutto andrà bene
e che in realtà a breve sarà tutto finito.
La piccola allenta le
lacrime, però sul viso di Yuffie appare una smorfia
quasi di astio. Si rivolge a Zess quasi con un tono
di sfida: – Perché non la lasci andare?! E’ solo una bambina, non lo vedi?!
- Io non faccio nessuna
distinzione. – risponde gelido l’uomo.
Quella cadenza non mi
convince. E’ meglio assecondarlo, anche se può risultare una cosa difficile.
Faccio cenno a Yuffie di calmarsi, e in qualche modo
riesco a rabbonirla.
Zess
pare distrarsi, Reeve approfitta del momento per
dirigersi verso il pannello di controllo e dare l’allarme. Il capo dei ribelli
lo intravede e gli spara alla gamba destra. Tuesti
cade a terra, il dolore gli fa strizzare gli occhi.
- Non lo dovevi fare, Reeve. – premette il finto biondo. Io a momenti me la
faccio sotto, forse perché intuisco cosa farà da qui a breve. E no, non mi
piace. – Per punizione ordinerò che uno
dei tuoi sottoposti venga eliminato. – Ecco, lo sapevo. Si inizia a guardare
intorno, io ho un presentimento che dire catastrofico è dire poco. Quando quel
suo sguardo gelido si sofferma sul visino di Yuffie
ho un tuffo al cuore. – Lei ad esempio potrebbe andare bene, non credi anche
tu?
- Non farlo, ti prego. –
biascica il presidente della WRO, quasi supplicandolo – Tu vuoi me, gli altri
non centrano.
Con lo sguardo Zess sembra ritornare al passato. – Anche lei non centrava
nulla, eppure… - si sofferma, lo vedo incupirsi ma non capisco, poi
all’improvviso ordina ad uno dei suoi uomini di procedere.
Carica la pistola, solleva
il braccio, si avvicina a Yuffie.
No, non posso
permetterlo.
Senza pensarci su neanche
una volta, sfondo la grata con un pugno e mi lancio di sotto. Atterro dritto
sul soldato, e lo metto k.o. in un secondo.
Ok, ho salvato la mia Yuffie, ma adesso chi salverà me?
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