CAPITOLO 5
“La scelta di
dividersi”
Il deja-vù non si ripeté. La
stanza era forse più ristretta rispetto alla precedente e di spuntoni nemmeno
l’ombra. Anzi, a dirla tutta, questa nuova stanza non sembravano presentare
particolari pericoli. Se non fosse per le cinque sfere.
Infatti, davanti alle dieci
persone che abbiamo imparato a conoscere, vi erano 5 enormi sfere, completamente
trasparenti e sistemate in apposite conche che ne evitavano il rotolamento.
“Dove siamo finiti ora? In un
flipper?” chiese sarcastico Lupo.
Mentre anche gli altri si
guardavano intorno, Silvestri rispose “No, non credo proprio. In un flipper ci
dovrebbero essere solo 3 palle”.
Se non altro questo intervento
comico riuscì a portare un po’ di ilarità nel gruppo, però il mistero
rappresentato dalle cinque enormi sfere trasparenti rimaneva.
“Chissà cosa si sono inventati
questa volta…” esclamò, ancora vittima dell’ilarità, Stefano.
“Se fossero più piccole le potrei
usare per allenarmi un po’…” osservò Tommaso.
“Oddio ma quando finirà questa
follia” ci fu un repentino cambiamento di umore in Sciullo, che ora si disperava
con le mani sul volto.
“Se non altro pare che ho un po’
di tempo per controllare le pareti…” constatò quasi sottovoce Andrea, che si
mise subito all’opera, mentre fumava la sua sigaretta di ordinanza.
“Devo riconoscere che si tratta
di un ambiente ben congeniato!” disse Simone mentre continuava ad ispezionare
con lo sguardo tutto l’ambiente circostante.
“Infatti! E sembrerebbe che si
tratti di un nostro nemico in comune, anche se non riesco proprio a capire di
chi si tratti…” continuò Roberto, scuotendo la testa mentre seguiva i suoi
pensieri a braccia incrociate sul petto.
“Ah ma andiamo! Certo, sono la
prima a riconoscere che nel mio mondo ci sia tanta gelosia, soprattutto fra noi
attrici, ma arrivare a questo lo dubito molto!” respinse subito l’ipotesi del
complotto comune Rosa.
“Rosa ha ragione, se per esempio
fosse stato qualche presidente di una mia squadra avversaria, avrebbe
sicuramente speso meno nell’acquistare il mio cartellino!” appoggiò il pensiero
della Simone, Orsi.
“Io ho sempre cercato di fare del
bene alla gente, perché ora qualcuno vorrebbe il mio male?” spiegò Wilson,
visibilmente sconvolta dall’ipotesi balenata da Santucci.
“Io la penso come Carla. Pure io
faccio un lavoro utile alla comunità e dubito che qualche collega, geloso del
mio talento, posso arrivare a tanto” disse Stefano alzando le spalle.
“Personalmente di nemici ne ho
tanti ma non credo che siano in grado di architettare tutta questa struttura…”
rimase nel vago Sara.
Il vecchio Oscar Testa rimase
colpito dal fatto di trovarsi nella medesima situazione della giovane donna
bionda.
“Figuriamoci! La mia famiglia è
rispettata e temuta da tutti! Non converrebbe a nessuno rapire l’ultimo erede
della famiglia Sciullo!” tagliò corto Marco, sempre caratterizzato dalla sua
erre moscia.
Nel contempo Roberto annuì a
tutte le varie situazioni esposte poi, girandosi verso Andrea, lo richiamò “E tu
Lupo? Hai qualche nemico?”.
“Sì, i tuoi colleghi!” rispose
rapidamente l’uomo.
“Direi che l’ipotesi nemico
comune è definitivamente da scartare, signore” fu la conclusione finale
enunciata da Simone Sarti.
In silenzio, tutti e dieci
confermarono la totale bocciatura dell’ipotesi formulata da Roberto
Santucci.
“No, mi dispiace, ma non posso
proprio accettare che esista una persona così malvagia da desideri la mia
personale sofferenza…” cercava l’autoconvinzione a bassa voce Carla Wilson.
Gli altri furono attirati dal
bisbiglio della dottoressa. Lei se ne accorse e, con un sorriso dolce degno di
una principessa, continuò il suo ragionamento a voce nettamente più alta,
rivolta a tutti “Sapete recentemente sono stata in missione in Ruanda, per la
Croce Rossa chiaramente, e se c’è un sentimento di cui avevo perso memoria era
l’odio.”
“Posso immaginare come sono fieri
i tuoi familiari, sapendoti in giro per il mondo a fare del bene a gente che,
dalla vita, ha ricevuto realmente poco” si complimentò con lei Oscar Testa,
poggiandole una mano paterna sulla spalla.
“Beh… dovete sapere che sono
orfana e non ho molto tempo da dedicare ai rapporti affettivi…” spiegò
intimidita, un po’ dalla sua situazione familiare ed anche dal fatto di non aver
potuto assaporare a pieno il complimento dell’onorevole.
“Oddio! Perdoni il mio errore,
signorina” cercò di scusarsi Oscar.
Carla non voleva assolutamente
demoralizzare ancora di più i suoi nuovi conoscenti e subito cercò di sviare il
discorso “E voi che progetti avevate prima di finire qua dentro?” chiese
accompagnando il tutto dal suo solito sorriso.
“Personalmente il mio unico
progetto era continuare la mia vita da politico anziano, passando molta parte
del mio tempo in parlamento, assordando le mie stanche orecchie con le urla dei
miei colleghi, per poi la sera tornare a casa da mia moglie, speranzoso di aver
fatto del bene per il mio paese” il primo a rispondere fu proprio Testa.
“Bene e voi altri?” continuò
Carla, passando il suo sguardo sugli altri individui attorno a lei.
“Ah beh io ho appena terminato di
interpretare un film horror, sapete una cosa di possessioni demoniache e simili.
Riconosco che non è il massimo tra i generi cinematografici ma per me è comunque
la prima parte da protagonista!” disse Rosa Simone, fiera di poter parlare del
suo lavoro davanti alle telecamere.
“Mpf… film horror, per favore!”
denigrò platealmente la risposta di Rosa, Marco Sciullo.
“Cosa?” chiese sorpresa della
reazione la giovane attrice.
“È un genere di film che ho
sempre considerato spazzatura. Per quanto mi riguarda ho appena terminati i
lavori di restauro della mia piscina nella mia villa in campagna, ho
recentemente acquistato una nuova Lamborghini per la mia collezione personale e
le industrie della mia famiglia continuano la propria produzione in maniera
eccellente. Ma tanto è inutile che scenda nei particolari con gente come voi…”
concluse il ragazzo.
Il gruppo stava per scagliarsi
verso il giovane yuppie ma il tenente maggiore Simone Sarti proseguì nel
rapporto della vita prima del loro incontro “Io ho appena portato a termine una
missione militare in Afghanistan, ripulendo una base operativa di una cellula
terroristica islamica ed evitando vittime tra i civili innocenti del posto,
signorina Wilson!” la dizione militare proprio non voleva abbandonare Simone nel
suo modo di parlare.
“Beh, ognuno ha il suo modo di
difendere la pace. E tu Stefano?” Carla s’interessò allo scienziato.
“Non avendo il fisico, e
l’altezza, adatti per praticare degli sport, ho preferito dedicarmi allo studio
scientifico. Impegnare le mie conoscenze su nuovi progetti da realizzare. E poi
ho a mia disposizione una delle migliori equipe del mondo” rispose Stefano
Noro.
“Io invece ho sempre amato il
calcio, fin da piccolo, e attualmente con la mia squadra, il Team 2000, siamo
ancora in corsa per il campionato, oltre che per la coppa nazionale. In più ho
recentemente esordito in nazionale e non posso certo rinunciare ai miei sogni
proprio ora!” intervenne Tommaso Orsi, che di certo era il primo della compagnia
a non aver rinunciato nel credere in una loro fuga.
“Però! Complimenti!” gli sorrise
Wilson che poi si girò verso l’altra bionda del gruppo “Sara?”.
“Oh andiamo Carla! Si può sapere
a cosa ti serve sapere tutte queste cose?” protestò la giovane.
“Beh almeno può esserci utile per
fidarci l’uno dell’altro” provò a spiegarle lei.
“Eh va bene! Diciamo che, per
tutta una serie di avvenimenti che non starò qui a spiegare, ho deciso di
cambiare decisamente la mia vita, girando il mondo alla ricerca sempre di
qualche avventura. Inutile dire che la situazione in cui mi trovo ora mi sta
appassionando sempre di più” concluse con un ghigno beffardo la ragazza.
“Ci fa piacere sapere questo,
Sara, ma io preferirei di più cercare di uscire da questa gigantesca trappola”
la richiamò Roberto.
“Bene, allora perché non ti dai
da fare, Roberto, dimostra di essere il tutore dell’ordine!” cercò la polemica
Sara.
In un attimo fu subito caos.
Ognuno cominciò ad inveire contro l’altro, in particolare la rivalità tra
Roberto e Sara. Fu la stessa Carla a cercare di placare gli animi.
“CALMI RAGAZZI CALMI!”
quest’ultimo grido fu particolarmente elevato e riuscì ad attirare nuovamente
l’attenzione dei presenti “Uff… te Andrea che ci racconti dei tuoi progetti?”
chiese la giovane, mentre cercava di riprendere il tono naturale della sua
voce.
Tutto il gruppo seguì l’esempio
dell’infermiera e si voltò verso il ladro.
“Perché mai dovrei rivelare i
miei piani proprio a voi?” rispose sbrigativo Andrea Lupo, che, nel mentre,
continuava la sua ispezioni dei muri della stanza.
Di nuovo caos.
Questa volta Carla non si prodigò
a far cessare la confusione ma, forse a causa della risposta sgarbata ottenuta
da Lupo, prese parte a tale confusione. E fu proprio grazie a questa che una
porta segreta, in una parete ancora non ispezionata da Andrea, si aprì in tutta
calma, senza che nessuna delle dieci persone presenti là dentro se ne potesse
minimamente accorgere. La stanza si rivelò più simile ad uno sgabuzzino che ad
un nuovo settore della costruzione in metallo. Lo spazio infatti era appena
sufficiente per poter ospitare una persona. Ed in effetti una persona era già
presente al suo interno.
Mentre ancora la confusione
regnava sovrana su tutta la stanza, la creatura robotica iniziò a muoversi. Il
suo corpo era formato, almeno apparentemente, dal medesimo metallo utilizzato
per tutta la costruzione. Il corpo del robot riproduceva fedelmente l’aspetto di
una donna umana adulta, seni e fianchi compresi, senza però soffermarsi su
dettagli più intimi. I capelli invece erano un unico componente che, partendole
ovviamente dalla sommità del capo, le raggiungeva la schiena poco sotto le
spalle, di un metallo più chiaro rispetto al resto. La bocca era poco più che
socchiusa e senza possibilità di mobilità, mentre gli occhi non presentavano
pupille ma una luce bluastra al loro interno.
L’essere arrivò, senza ancora
destare l’attenzione di nessuno, a pochi metri dal capannello di persone, quando
improvvisamente, cominciò il suo dialogo “Benvenuti signori e signore!”
La voce era molto soave e serena,
a parte qualche lieve tonalità metallica, e gli altri riconobbero subito che non
si trattavi di alcuna delle loro personali voci.
“Oh misericordia!” esclamò Oscar
appena vide la creatura.
Carla emise un grido di terrore,
ma ancora più forte fu quello lanciato da Rosa, degna del miglior film horror di
serie B. Un altro grido venne da Marco, molto poco virile. Mentre Sara e Tommaso
arretrarono di qualche passo dalla donna metallica, Andrea, Roberto e Simone
avevano già impugnato le proprie armi.
Chi, a differenza di tutti,
rimase estasiato di fronte all’accaduto, era Stefano. Nei suoi occhi si leggeva
chiaramente un’ammirazione verso l’essere che aveva davanti. Infatti, con grande
sorpresa degli altri, lo scienziato si stava incamminando verso il robot.
“Stefano che cazzo stai facendo?
Allontanati da lì!” lo esortò Santucci.
“Signor Noro si sposti dalla
linea di tiro!” aggiunse Sarti.
“Ah… che idiota!” ruggì Lupo.
Ma niente da fare, Stefano
continuava ad avanzare verso la signora metallica.
“Per l’amor del cielo Stefano
cosa fai? Torna indietro!” gli urlò Carla e lui, in effetti, si fermò.
Tutti e nove gli spettatori
rimasero con il fiato sospeso, e le armi ancora rivolte verso l’umanoide. Lo
scienziato d’un tratto si voltò e, con un enorme sorriso stampato sul volto,
spiegò agli altri “Sapete gente… una delle mie ultime passioni è proprio la
robotica!”.
Questa volta era l’imbarazzo a
tenere immobili gli altri nove.
“Ma cosa sta dicendo?” sbottò
Sara.
“Ad una prima analisi, comunque,
non mi pare di scorgere elementi o accessori che possano essere riconducibili
all’utilizzo offensivo” disse Sarti.
“Oh mio dio! E questo sarebbe uno
dei migliori cervelli del nostro paese…” si depresse Sciullo.
“Prego signori e signore,
vogliate prendere posto dentro le qui presenti sfere” il robot era tornato a
parlare e, questa volta, aveva inoltre azionato il braccio per indicare le
gigantesche sfere trasparenti di cui, per via degli ultimi avvenimenti, i nostri
avevano quasi dimenticato l’esistenza.
“E continua a parlare!” notò
Tommaso.
“E noi dovremmo salire su quelle
cose?!” aggiunse Rosa, non molto favorevole a quest’ultima possibilità.
“Vi ricordo che vi è un limite
massimo di due persone per sfera” continuò la robot.
“Beh sì, in effetti le sfere sono
cinque” constatò Oscar.
“Ehi! Aspettate un attimo! Non
avrete mica intenzione di dare retta a questa cosa?” urlò contro gli altri
Roberto.
“Oh no! Non ci penso nemmeno!”
gli rispose Andrea.
“Io non mi muovo di qui!”
dichiarò Silvestri.
“No, mi dispiace” si rifiutò
anche Orsi.
“Questa creazione è davvero
stupefacente!” esclamò Noro mentre analizzava la struttura dell’androide,
toccando anche il materiale di cui era composta.
“Oddio Stefano non lo toccare!”
lo supplicò Wilson.
“Se entro breve non lascerete
tutti questa stanza, essa sarà riempita di gas velenoso!” l’informò impassibile
la donna robot.
Dopo quanto detto, Oscar cercò
sostegno negli altri “Direi che non abbiamo altra scelta…”.
“Oh signore! Non ne posso più!”
ripiombava in una sua crisi Sciullo, che si lasciò afflosciare a terra.
“Quindi ora bisogna decidere le
coppie?” chiese, mentre rasentava il panico, la Simone.
“A meno che queste sfere non
tornino indietro e, alla fine, prendiamo tutti la stessa…” cominciò Sara.
“Negativo!” la interrupe subito
la creatura robotica.
“Fantastica anche questa funzione
vocale!” continuava nel suo elogio generale del prodotto Stefano.
“Come intendete procedere con la
scelta degli accoppiamenti?” chiese Simone, che aveva ormai riposto la sua
arma.
“Di certo ogni donna dovrà essere
affiancata da un uomo…” sentenziò subito Santucci.
“Oh bene! Pensi che non siamo in
grado di badare a noi stesse, tesoro?” polemizzò ancora Sara.
“In effetti non ne vedo proprio
il motivo, e poi nessuna di loro tre è il mio tipo…” ironizzò Lupo.
“Tanto meglio!” replicò secca
Rosa.
“No, vi prego, non rimettetevi a
litigare…” supplicò, sull’orlo delle lacrime, Carla.
“Certo potevano farla anche più
bassa…” evidenziò Stefano mentre cercava, stando sulle punte dei piedi, di
osservare cosa vi era nel capo dell’androide.
“Bene, ho formato personalmente
le coppie per ogni sfera e sono: Tommaso Orsi e Andrea Lupo, Marco Sciullo e
Simone Sarti, Rosa Simone e Roberto Santucci, Sara Silvestri e Oscar Testa ed
infine Carla Wilson e Stefano Noro” annunciò freddamente l’organismo
robotico.
“Perfetto, mi è toccato il
campione del calcio!” sentenziò ironico Andrea.
“Per fortuna sono con una persona
preparata per queste evenienze” si tranquillizzò Marco.
“Mi comincia a stare simpatica
questa robot…” disse sorridendo Roberto, guardando nel contempo Rosa.
“Ma davvero volete fare come
vuole lei?” chiese allarmata Sara.
“Ha anche un programma di scelta
casuale allora…” proseguiva nella sua ricerca Stefano.
“Mi dispiace ma io non ci sto!”
dichiarò subito Tommaso.
“Io non ho alcun problema,
qualsiasi persona mi venga affiancata” informò gli altri Simone.
“No! No! No! Mi rifiuto di
entrare là dentro con questa persona!” sbraitò Rosa, indicando con il dito
Roberto.
“Signorina non mi sembra il caso
di protestare ulteriormente…” provò la via del dialogo cortese Oscar.
“Ok Stefano, ora che sappiamo
quali sono le coppie smettila di toccare quella cosa!” insistette Carla, come
una madre anche troppo premurosa.
“Queste sono le coppie, signori e
signore. Entro dieci secondi questa stanza comincerà ad essere riempita con gas
velenoso. Sta a voi scegliere il vostro destino” terminò le sue comunicazioni
l’umanoide.
“Altre domande?” chiese ironico
Santucci, squadrando con lo sguardo le altre nove persone lì con lui.
Ognuno si mosse verso una sfera,
accompagnato dal proprio partner temporaneo. Le sfere aprirono una parte della
loro rotondità, per permettere alle persone di prendere posto dentro di esse. Al
loro interno presentavano infatti due sedili affiancati, provenienti
direttamente dal pavimento fisso interno. Una volta che tutti i componenti del
gruppo furono al loro interno, le gigantesche sfere trasparenti si richiusero,
pronte a partire.
“Sia chiaro ragazzino, non sono
qui per fare da baby-sitter a nessuno!” mise subito le cose in chiaro Andrea nei
confronti di Tommaso.
“E chi ha bisogno di essere
difeso da un delinquente del tuo genere!” gli rispose prontamente Tommaso.
“Mi raccomando soldato, fai il
tuo dovere al massimo delle tue possibilità!” più che un ordine, sembrava un
grande favore richiesto da Marco.
“Non si preoccupi, signore”
rispose nel suo stile Simone.
“Bene tesoro, reggiti forte!”
disse Roberto alla sua compagna.
“Crepa!” fu l’augurio di rimando
da parte di Rosa.
“Spero signorina che, questa
convivenza, ci sia d’aiuto per comprenderci di più” si augurò Oscar.
“Infondo non abbiamo altra
scelta…” si dimostrò comprensiva Sara.
“Allora Stefano, per qualsiasi
cosa, avvertimi senza avere premure, capito?” puntualizzò al suo compagno
Carla.
“Se avessi avuto più tempo per
analizzarla meglio…” si lamentò, quasi sull’orlo delle lacrime, Stefano, mentre
osservava il robot femminile che li osservava.
In pochi minuti, tutte le sfere
lasciarono le loro postazioni, con solamente uno strato superficiale che
rotolava, seguendo un percorso definito da una corsia in lieve pendenza sul
pavimento. Gli occhi della robot si spensero mentre la stanza si riempiva di gas
verde.
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