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Autore: J85    06/10/2014    1 recensioni
Senza un apparente motivo, 10 persone, 7 maschi e 3 femmine, con caratteristiche totalmente differenti tra di loro e completamente all'oscuro l'uno dell'altro, si ritroveranno improvvisamente dentro un'enorme stanza dalle pareti metalliche.
Nessuno di loro ricorda come abbia fatto a finire lì dentro e, ancora meno, è a conoscenza delle difficili prove che insieme dovranno affrontare per procedere verso un'insperata libertà.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 5

“La scelta di dividersi”

 

 

 

Il deja-vù non si ripeté. La stanza era forse più ristretta rispetto alla precedente e di spuntoni nemmeno l’ombra. Anzi, a dirla tutta, questa nuova stanza non sembravano presentare particolari pericoli. Se non fosse per le cinque sfere.

Infatti, davanti alle dieci persone che abbiamo imparato a conoscere, vi erano 5 enormi sfere, completamente trasparenti e sistemate in apposite conche che ne evitavano il rotolamento.

“Dove siamo finiti ora? In un flipper?” chiese sarcastico Lupo.

Mentre anche gli altri si guardavano intorno, Silvestri rispose “No, non credo proprio. In un flipper ci dovrebbero essere solo 3 palle”.

Se non altro questo intervento comico riuscì a portare un po’ di ilarità nel gruppo, però il mistero rappresentato dalle cinque enormi sfere trasparenti rimaneva.

“Chissà cosa si sono inventati questa volta…” esclamò, ancora vittima dell’ilarità, Stefano.

“Se fossero più piccole le potrei usare per allenarmi un po’…” osservò Tommaso.

“Oddio ma quando finirà questa follia” ci fu un repentino cambiamento di umore in Sciullo, che ora si disperava con le mani sul volto.

“Se non altro pare che ho un po’ di tempo per controllare le pareti…” constatò quasi sottovoce Andrea, che si mise subito all’opera, mentre fumava la sua sigaretta di ordinanza.

“Devo riconoscere che si tratta di un ambiente ben congeniato!” disse Simone mentre continuava ad ispezionare con lo sguardo tutto l’ambiente circostante.

“Infatti! E sembrerebbe che si tratti di un nostro nemico in comune, anche se non riesco proprio a capire di chi si tratti…” continuò Roberto, scuotendo la testa mentre seguiva i suoi pensieri a braccia incrociate sul petto.

“Ah ma andiamo! Certo, sono la prima a riconoscere che nel mio mondo ci sia tanta gelosia, soprattutto fra noi attrici, ma arrivare a questo lo dubito molto!” respinse subito l’ipotesi del complotto comune Rosa.

“Rosa ha ragione, se per esempio fosse stato qualche presidente di una mia squadra avversaria, avrebbe sicuramente speso meno nell’acquistare il mio cartellino!” appoggiò il pensiero della Simone, Orsi.

“Io ho sempre cercato di fare del bene alla gente, perché ora qualcuno vorrebbe il mio male?” spiegò Wilson, visibilmente sconvolta dall’ipotesi balenata da Santucci.

“Io la penso come Carla. Pure io faccio un lavoro utile alla comunità e dubito che qualche collega, geloso del mio talento, posso arrivare a tanto” disse Stefano alzando le spalle.

“Personalmente di nemici ne ho tanti ma non credo che siano in grado di architettare tutta questa struttura…” rimase nel vago Sara.

Il vecchio Oscar Testa rimase colpito dal fatto di trovarsi nella medesima situazione della giovane donna bionda.

“Figuriamoci! La mia famiglia è rispettata e temuta da tutti! Non converrebbe a nessuno rapire l’ultimo erede della famiglia Sciullo!” tagliò corto Marco, sempre caratterizzato dalla sua erre moscia.

Nel contempo Roberto annuì a tutte le varie situazioni esposte poi, girandosi verso Andrea, lo richiamò “E tu Lupo? Hai qualche nemico?”.

“Sì, i tuoi colleghi!” rispose rapidamente l’uomo.

“Direi che l’ipotesi nemico comune è definitivamente da scartare, signore” fu la conclusione finale enunciata da Simone Sarti.

In silenzio, tutti e dieci confermarono la totale bocciatura dell’ipotesi formulata da Roberto Santucci.

“No, mi dispiace, ma non posso proprio accettare che esista una persona così malvagia da desideri la mia personale sofferenza…” cercava l’autoconvinzione a bassa voce Carla Wilson.

Gli altri furono attirati dal bisbiglio della dottoressa. Lei se ne accorse e, con un sorriso dolce degno di una principessa, continuò il suo ragionamento a voce nettamente più alta, rivolta a tutti “Sapete recentemente sono stata in missione in Ruanda, per la Croce Rossa chiaramente, e se c’è un sentimento di cui avevo perso memoria era l’odio.”

“Posso immaginare come sono fieri i tuoi familiari, sapendoti in giro per il mondo a fare del bene a gente che, dalla vita, ha ricevuto realmente poco” si complimentò con lei Oscar Testa, poggiandole una mano paterna sulla spalla.

“Beh… dovete sapere che sono orfana e non ho molto tempo da dedicare ai rapporti affettivi…” spiegò intimidita, un po’ dalla sua situazione familiare ed anche dal fatto di non aver potuto assaporare a pieno il complimento dell’onorevole.

“Oddio! Perdoni il mio errore, signorina” cercò di scusarsi Oscar.

Carla non voleva assolutamente demoralizzare ancora di più i suoi nuovi conoscenti e subito cercò di sviare il discorso “E voi che progetti avevate prima di finire qua dentro?” chiese accompagnando il tutto dal suo solito sorriso.

“Personalmente il mio unico progetto era continuare la mia vita da politico anziano, passando molta parte del mio tempo in parlamento, assordando le mie stanche orecchie con le urla dei miei colleghi, per poi la sera tornare a casa da mia moglie, speranzoso di aver fatto del bene per il mio paese” il primo a rispondere fu proprio Testa.

“Bene e voi altri?” continuò Carla, passando il suo sguardo sugli altri individui attorno a lei.

“Ah beh io ho appena terminato di interpretare un film horror, sapete una cosa di possessioni demoniache e simili. Riconosco che non è il massimo tra i generi cinematografici ma per me è comunque la prima parte da protagonista!” disse Rosa Simone, fiera di poter parlare del suo lavoro davanti alle telecamere.

“Mpf… film horror, per favore!” denigrò platealmente la risposta di Rosa, Marco Sciullo.

“Cosa?” chiese sorpresa della reazione la giovane attrice.

“È un genere di film che ho sempre considerato spazzatura. Per quanto mi riguarda ho appena terminati i lavori di restauro della mia piscina nella mia villa in campagna, ho recentemente acquistato una nuova Lamborghini per la mia collezione personale e le industrie della mia famiglia continuano la propria produzione in maniera eccellente. Ma tanto è inutile che scenda nei particolari con gente come voi…” concluse il ragazzo.

Il gruppo stava per scagliarsi verso il giovane yuppie ma il tenente maggiore Simone Sarti proseguì nel rapporto della vita prima del loro incontro “Io ho appena portato a termine una missione militare in Afghanistan, ripulendo una base operativa di una cellula terroristica islamica ed evitando vittime tra i civili innocenti del posto, signorina Wilson!” la dizione militare proprio non voleva abbandonare Simone nel suo modo di parlare.

“Beh, ognuno ha il suo modo di difendere la pace. E tu Stefano?” Carla s’interessò allo scienziato.

“Non avendo il fisico, e l’altezza, adatti per praticare degli sport, ho preferito dedicarmi allo studio scientifico. Impegnare le mie conoscenze su nuovi progetti da realizzare. E poi ho a mia disposizione una delle migliori equipe del mondo” rispose Stefano Noro.

“Io invece ho sempre amato il calcio, fin da piccolo, e attualmente con la mia squadra, il Team 2000, siamo ancora in corsa per il campionato, oltre che per la coppa nazionale. In più ho recentemente esordito in nazionale e non posso certo rinunciare ai miei sogni proprio ora!” intervenne Tommaso Orsi, che di certo era il primo della compagnia a non aver rinunciato nel credere in una loro fuga.

“Però! Complimenti!” gli sorrise Wilson che poi si girò verso l’altra bionda del gruppo “Sara?”.

“Oh andiamo Carla! Si può sapere a cosa ti serve sapere tutte queste cose?” protestò la giovane.

“Beh almeno può esserci utile per fidarci l’uno dell’altro” provò a spiegarle lei.

“Eh va bene! Diciamo che, per tutta una serie di avvenimenti che non starò qui a spiegare, ho deciso di cambiare decisamente la mia vita, girando il mondo alla ricerca sempre di qualche avventura. Inutile dire che la situazione in cui mi trovo ora mi sta appassionando sempre di più” concluse con un ghigno beffardo la ragazza.

“Ci fa piacere sapere questo, Sara, ma io preferirei di più cercare di uscire da questa gigantesca trappola” la richiamò Roberto.

“Bene, allora perché non ti dai da fare, Roberto, dimostra di essere il tutore dell’ordine!” cercò la polemica Sara.

In un attimo fu subito caos. Ognuno cominciò ad inveire contro l’altro, in particolare la rivalità tra Roberto e Sara. Fu la stessa Carla a cercare di placare gli animi.

“CALMI RAGAZZI CALMI!” quest’ultimo grido fu particolarmente elevato e riuscì ad attirare nuovamente l’attenzione dei presenti “Uff… te Andrea che ci racconti dei tuoi progetti?” chiese la giovane, mentre cercava di riprendere il tono naturale della sua voce.

Tutto il gruppo seguì l’esempio dell’infermiera e si voltò verso il ladro.

“Perché mai dovrei rivelare i miei piani proprio a voi?” rispose sbrigativo Andrea Lupo, che, nel mentre, continuava la sua ispezioni dei muri della stanza.

Di nuovo caos.

Questa volta Carla non si prodigò a far cessare la confusione ma, forse a causa della risposta sgarbata ottenuta da Lupo, prese parte a tale confusione. E fu proprio grazie a questa che una porta segreta, in una parete ancora non ispezionata da Andrea, si aprì in tutta calma, senza che nessuna delle dieci persone presenti là dentro se ne potesse minimamente accorgere. La stanza si rivelò più simile ad uno sgabuzzino che ad un nuovo settore della costruzione in metallo. Lo spazio infatti era appena sufficiente per poter ospitare una persona. Ed in effetti una persona era già presente al suo interno.

Mentre ancora la confusione regnava sovrana su tutta la stanza, la creatura robotica iniziò a muoversi. Il suo corpo era formato, almeno apparentemente, dal medesimo metallo utilizzato per tutta la costruzione. Il corpo del robot riproduceva fedelmente l’aspetto di una donna umana adulta, seni e fianchi compresi, senza però soffermarsi su dettagli più intimi. I capelli invece erano un unico componente che, partendole ovviamente dalla sommità del capo, le raggiungeva la schiena poco sotto le spalle, di un metallo più chiaro rispetto al resto. La bocca era poco più che socchiusa e senza possibilità di mobilità, mentre gli occhi non presentavano pupille ma una luce bluastra al loro interno.

L’essere arrivò, senza ancora destare l’attenzione di nessuno, a pochi metri dal capannello di persone, quando improvvisamente, cominciò il suo dialogo “Benvenuti signori e signore!”

La voce era molto soave e serena, a parte qualche lieve tonalità metallica, e gli altri riconobbero subito che non si trattavi di alcuna delle loro personali voci.

“Oh misericordia!” esclamò Oscar appena vide la creatura.

Carla emise un grido di terrore, ma ancora più forte fu quello lanciato da Rosa, degna del miglior film horror di serie B. Un altro grido venne da Marco, molto poco virile. Mentre Sara e Tommaso arretrarono di qualche passo dalla donna metallica, Andrea, Roberto e Simone avevano già impugnato le proprie armi.

Chi, a differenza di tutti, rimase estasiato di fronte all’accaduto, era Stefano. Nei suoi occhi si leggeva chiaramente un’ammirazione verso l’essere che aveva davanti. Infatti, con grande sorpresa degli altri, lo scienziato si stava incamminando verso il robot.

“Stefano che cazzo stai facendo? Allontanati da lì!” lo esortò Santucci.

“Signor Noro si sposti dalla linea di tiro!” aggiunse Sarti.

“Ah… che idiota!” ruggì Lupo.

Ma niente da fare, Stefano continuava ad avanzare verso la signora metallica.

“Per l’amor del cielo Stefano cosa fai? Torna indietro!” gli urlò Carla e lui, in effetti, si fermò.

Tutti e nove gli spettatori rimasero con il fiato sospeso, e le armi ancora rivolte verso l’umanoide. Lo scienziato d’un tratto si voltò e, con un enorme sorriso stampato sul volto, spiegò agli altri “Sapete gente… una delle mie ultime passioni è proprio la robotica!”.

Questa volta era l’imbarazzo a tenere immobili gli altri nove.

“Ma cosa sta dicendo?” sbottò Sara.

“Ad una prima analisi, comunque, non mi pare di scorgere elementi o accessori che possano essere riconducibili all’utilizzo offensivo” disse Sarti.

“Oh mio dio! E questo sarebbe uno dei migliori cervelli del nostro paese…” si depresse Sciullo.

“Prego signori e signore, vogliate prendere posto dentro le qui presenti sfere” il robot era tornato a parlare e, questa volta, aveva inoltre azionato il braccio per indicare le gigantesche sfere trasparenti di cui, per via degli ultimi avvenimenti, i nostri avevano quasi dimenticato l’esistenza.

“E continua a parlare!” notò Tommaso.

“E noi dovremmo salire su quelle cose?!” aggiunse Rosa, non molto favorevole a quest’ultima possibilità.

“Vi ricordo che vi è un limite massimo di due persone per sfera” continuò la robot.

“Beh sì, in effetti le sfere sono cinque” constatò Oscar.

“Ehi! Aspettate un attimo! Non avrete mica intenzione di dare retta a questa cosa?” urlò contro gli altri Roberto.

“Oh no! Non ci penso nemmeno!” gli rispose Andrea.

“Io non mi muovo di qui!” dichiarò Silvestri.

“No, mi dispiace” si rifiutò anche Orsi.

“Questa creazione è davvero stupefacente!” esclamò Noro mentre analizzava la struttura dell’androide, toccando anche il materiale di cui era composta.

“Oddio Stefano non lo toccare!” lo supplicò Wilson.

“Se entro breve non lascerete tutti questa stanza, essa sarà riempita di gas velenoso!” l’informò impassibile la donna robot.

Dopo quanto detto, Oscar cercò sostegno negli altri “Direi che non abbiamo altra scelta…”.

“Oh signore! Non ne posso più!” ripiombava in una sua crisi Sciullo, che si lasciò afflosciare a terra.

“Quindi ora bisogna decidere le coppie?” chiese, mentre rasentava il panico, la Simone.

“A meno che queste sfere non tornino indietro e, alla fine, prendiamo tutti la stessa…” cominciò Sara.

“Negativo!” la interrupe subito la creatura robotica.

“Fantastica anche questa funzione vocale!” continuava nel suo elogio generale del prodotto Stefano.

“Come intendete procedere con la scelta degli accoppiamenti?” chiese Simone, che aveva ormai riposto la sua arma.

“Di certo ogni donna dovrà essere affiancata da un uomo…” sentenziò subito Santucci.

“Oh bene! Pensi che non siamo in grado di badare a noi stesse, tesoro?” polemizzò ancora Sara.

“In effetti non ne vedo proprio il motivo, e poi nessuna di loro tre è il mio tipo…” ironizzò Lupo.

“Tanto meglio!” replicò secca Rosa.

“No, vi prego, non rimettetevi a litigare…” supplicò, sull’orlo delle lacrime, Carla.

“Certo potevano farla anche più bassa…” evidenziò Stefano mentre cercava, stando sulle punte dei piedi, di osservare cosa vi era nel capo dell’androide.

“Bene, ho formato personalmente le coppie per ogni sfera e sono: Tommaso Orsi e Andrea Lupo, Marco Sciullo e Simone Sarti, Rosa Simone e Roberto Santucci, Sara Silvestri e Oscar Testa ed infine Carla Wilson e Stefano Noro” annunciò freddamente l’organismo robotico.

“Perfetto, mi è toccato il campione del calcio!” sentenziò ironico Andrea.

“Per fortuna sono con una persona preparata per queste evenienze” si tranquillizzò Marco.

“Mi comincia a stare simpatica questa robot…” disse sorridendo Roberto, guardando nel contempo Rosa.

“Ma davvero volete fare come vuole lei?” chiese allarmata Sara.

“Ha anche un programma di scelta casuale allora…” proseguiva nella sua ricerca Stefano.

“Mi dispiace ma io non ci sto!” dichiarò subito Tommaso.

“Io non ho alcun problema, qualsiasi persona mi venga affiancata” informò gli altri Simone.

“No! No! No! Mi rifiuto di entrare là dentro con questa persona!” sbraitò Rosa, indicando con il dito Roberto.

“Signorina non mi sembra il caso di protestare ulteriormente…” provò la via del dialogo cortese Oscar.

“Ok Stefano, ora che sappiamo quali sono le coppie smettila di toccare quella cosa!” insistette Carla, come una madre anche troppo premurosa.

“Queste sono le coppie, signori e signore. Entro dieci secondi questa stanza comincerà ad essere riempita con gas velenoso. Sta a voi scegliere il vostro destino” terminò le sue comunicazioni l’umanoide.

“Altre domande?” chiese ironico Santucci, squadrando con lo sguardo le altre nove persone lì con lui.

Ognuno si mosse verso una sfera, accompagnato dal proprio partner temporaneo. Le sfere aprirono una parte della loro rotondità, per permettere alle persone di prendere posto dentro di esse. Al loro interno presentavano infatti due sedili affiancati, provenienti direttamente dal pavimento fisso interno. Una volta che tutti i componenti del gruppo furono al loro interno, le gigantesche sfere trasparenti si richiusero, pronte a partire.

“Sia chiaro ragazzino, non sono qui per fare da baby-sitter a nessuno!” mise subito le cose in chiaro Andrea nei confronti di Tommaso.

“E chi ha bisogno di essere difeso da un delinquente del tuo genere!” gli rispose prontamente Tommaso.

“Mi raccomando soldato, fai il tuo dovere al massimo delle tue possibilità!” più che un ordine, sembrava un grande favore richiesto da Marco.

“Non si preoccupi, signore” rispose nel suo stile Simone.

“Bene tesoro, reggiti forte!” disse Roberto alla sua compagna.

“Crepa!” fu l’augurio di rimando da parte di Rosa.

“Spero signorina che, questa convivenza, ci sia d’aiuto per comprenderci di più” si augurò Oscar.

“Infondo non abbiamo altra scelta…” si dimostrò comprensiva Sara.

“Allora Stefano, per qualsiasi cosa, avvertimi senza avere premure, capito?” puntualizzò al suo compagno Carla.

“Se avessi avuto più tempo per analizzarla meglio…” si lamentò, quasi sull’orlo delle lacrime, Stefano, mentre osservava il robot femminile che li osservava.

In pochi minuti, tutte le sfere lasciarono le loro postazioni, con solamente uno strato superficiale che rotolava, seguendo un percorso definito da una corsia in lieve pendenza sul pavimento. Gli occhi della robot si spensero mentre la stanza si riempiva di gas verde.

 

  
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