CAPITOLO 10
Alla fine, dopo un tira e molla di ben un’ora, riesco a farmi convincere e a
prendere così un disgustoso intruglio per il mio febbrone estivo.
- Fai “aaah”- simula una Yuffie che
s’improvvisa crocerossina per curarmi.
Faccio come dice, senza
tante storie, e spalanco a malavoglia le mie fauci.
Se
prima quella medicina giallastra riempiva il cucchiaio, ora riempie il mio
stomaco. Con risultati davvero pessimi, affermerei.
-
Credo… di avere appena ingoiato del bitume… – farfuglio a stento, con dei
pesanti conati di vomito che mi danno la nausea. – Sicura che questo
schifo farà effetto?- Sono notevolmente scettico a riguardo.
Yuffie
mi fa un sorriso a trentadue denti e mezzo:
- Sicurissima!
- La tua faccia non
promette nulla di buono… - e poi non ci s’improvvisa crocerossine se non lo si è per davvero!- Dov’è che hai detto di averla presa,
la medicina?
- In cucina. Sulla
mensola sopra al frigorifero.
Deglutisco di brutto. A
momenti mi strozzo.
- Intendi… quella mensola
piena di barattoli di vetro?- chiedo con uno strano presagio che mi comincia a
solleticare la menta.
La figlia di Godo Kisaragi non perde tempo, e
fa sì con la testa. – Esatto! Proprio quella!
- E…
scommetto che quel barattolo era nascosto da una pila di lattine vuote, vero?
- Sì, lattine di birra
tutte impolverate! Ma tu… come fai a…
Mi do un forzuto schiaffo
sulla fronte, bollente e sudaticcia.
- Ce l’ho
messo io, lì! Nella speranza di tenerlo lontano da Elena e dalle sue manie da
crocerossina incallita! YUFFIE!!! - le urlo
completamente furioso- Non posso perderti di vista nemmeno per un attimo,
miseria!
- Che ho fatto di male?!- mi risponde repentina lei, un po’ infastidita dal mio
modo di parlare.- Anziché urlarmi contro, dovresti ringraziarmi per averti
curato!
- Purgato! Non curato!
Altro che rimedio contro la febbre!
- Pu-purgato?
- Sai leggere? Non hai
letto l’etichetta? C’era scritto a caratteri cubitali: OLIO DI RICINO! Grande
così! – faccio sconvolto, indicando con le mani la grandezza della scritta.
- Ma
l’olio di ricino non è un potente antibiotico?
Nego convinto con il
capo.
- Casomai
un potente lassativo! Fortuna che non c’era dell’arsenico, in quella boccetta…!
Altrimenti sarei morto sul serio, zo to! Altro che crocerossina!
Yuffie
fa scivolare lentamente il capo verso il basso, con la vergogna di chi ha fatto
un grosso pasticcio e sa di aver sbagliato.
Mi si stringe il cuore a
vederla così.
Ok.
Per questa volta passi.
E’ raro per un Turk provare una simile sensazione.
- Tutto
sommato…- premetto- sarà contento il mio intestino! – dico nella
speranza di non farle pesare lo spiacevole accaduto.
- Scusami tanto.- pigola la sua flebile vocina da bambina, dispiaciuta come
non mai.- Non l’ho fatto apposta.
- Lo so,
lo so… Adesso è inutile piangere sul latte… sul lassativo versato. – mi
correggo umoristicamente - Piuttosto… a giudicare dai dolori, credo che quel
bitume stia iniziando a fare effetto…
- Adesso?!
Annuisco secco.
- Ho bisogno del bagno,
zo to! E subito!!!
Yuffie
si precipita verso di me, tutta agitata. Avvinghiandomi un braccio dietro la
schiena, fa del suo meglio per tirarmi su. – Forza, forza! Stay
up! Non vorrai fartela qui, spero…! – dice con un filo
di ansia.
- Devo forse ricordarti
che se mi trovo in questa ridicola situazione, è per merito tuo?- ‘ccidenti!!
- Almeno riesci a
reggerti? – domanda la giovane ninja, facendo leva
sulle sue gambe affinché mi mantengano in piedi.
- Tu piuttosto, riesci a
sostenere un ragazzo di un metro e settantotto centimetri, con febbre a 38 e
mezzo?! – Si vede benissimo che non ce la fa.
- Se
ci dovesse andar male, pazienza! Vorrà dire che cadremo
insieme! – sento rispondermi, con una voce piena di vitalità nonostante la
fatica.
Il mio cuore si scioglie
come un cioccolatino al sole.
Che
adorabile rospetto che sei, Yuffie
Kisaragi!
Dopo l’ennesimo
andirivieni fastidioso, dovuto al lassativo, finalmente il suo effetto purgante
trova la fine al calar della notte.
Sono le ventiquattro
passate, e io sto da schifo. Ma che novità, eh?
Ho la fronte infuocata,
come un ferro da stiro, tre coperte che non migliorano di certo la situazione,
ed un termometro in bocca che a momenti si spacca.
Apro le labbra in modo da
permettere a Yuffie di sfilare l’oggetto bislungo dalle
mie fauci, e do qualche colpo di tosse subito dopo.
La giovane Kisaragi sgrana di botto le palpebre alla vista della
temperatura. Quelle membrane si allargano così tanto
da farmi per un attimo angustiare.
- Hai 40 di febbre! E’
altissima! – Lo dicevo io, che a momenti si spaccava…!
- In piena estate! Ti
rendi conto? Sembra una barzelletta…Tsk! – sbotto fin
troppo seccato. Ma non ho la forza di seccarmi ancora
di più – Stamattina mi sentivo strano, ma da qui ad un attacco di febbre
istantanea… Roba da matti! A quanto pare, è il mio
anno sfortunato…
- Sfortuna o no, devi
stare a riposo! Non possiamo permettere che la barra
del termometro vada oltre. Quindi… diamo inizio alle 3
regole fondamentali per guarire dall’influenza! Prima regola: rimbocco delle
coperte! – Detto fatto, la vedo sistemare come una piccola mammina farebbe con il proprio pargolo, i lembi
della coperta fin sotto il mio naso. Chissà come mai, ma mi sento proprio come
uno sformato di pasta più che condito, messo a cuocere in un forno rovente.
La seconda regola invece
consiste nel mettere uno straccetto d’acqua sulla mia povera fronte bollente,
in modo da abbassare la temperatura. Vedo Yuffie che
lo adagia con delicatezza dopo avermi scostato all’indietro la frangia, e lo sistema dritto, puntigliosa come non mai.
Ora sono uno sformato di
pasta annacquato.
Però,
che sollievo!
- E
la terza regola? Qual è?- chiedo un po’ per gioco, divertito da questo
simpatico siparietto che la nana mi sta regalando.
La bimba si schiarisce le
corde vocali con un colpetto di tosse.
- E’ questa…
Un bacio mi si posa sulla
guancia destra, accaldata.
Resto per qualche istante
spiazzato, teso ed incredulo allo stesso tempo.
E’ strano
ma… adesso mi sento come uno sformato di pasta che sta in paradiso.
Quando
le sue labbra si scostano, però, mi sento nuovamente all’inferno.
- Potrei avere un
ripasso? Non l’ho capita tanto bene quest’ultima
regola…- chiedo gentilmente, da bravo pargolo, con un languido sorriso.
Yuffie
si fa rossa e frettolosa:
- A nanna, Turk! Devi dormire, se vuoi stare meglio!
Sbuffo un po’
contrariato. A me la regola del bacio non dispiaceva affatto.
Do uno sguardo
all’orologio messo sul comodino. – Va a casa. E’ tardi.
– dico a malapena. In realtà vorrei che restasse qui, accanto a me, per curarmi
e coccolarmi come si deve. Sono egoista? No, solo desideroso di ricevere
affetto.
Yuffie
si stringe nelle spalle.
- E
lasciarti qui da solo, tutto moribondo? Nemmeno per idea! E
poi la sottoscritta abita a Wutai! La mia casa non è mica dietro l’angolo…!- illustra, rimbambendomi con uno
dei suoi sorrisi spumeggianti.
Un ghigno di
soddisfazione mi esce spontaneo. Lo nascondo con sapienza sotto un lembo di
coperte, e cerco di starmene buono e godermi alla meglio
questo delizioso momento. Dopotutto… fare il malato non è poi così male!
- Immagino che adesso
dovrei dormire, giusto?
- Giusta osservazione!
- Però
io non ho sonno! – bofonchio- …con tutte queste coperte poi…!
- Niente lamentele! Tu
chiudi gli occhi e vedrai che il sonno arriverà da solo! E
poi ci sono qui io, ad assisterti durante la notte, no?– Proprio perché sei
qui, sarà ancora più difficile farmi dormire!
Crollo stremato dopo soli
10 minuti. Per essermi addormentato con così tanta rapidità, dovevo sentirmi
davvero male…
La nottata non è poi delle migliori. Mi agito diverse volte, rigirandomi da
un lato all’altro. Incubi di qualsiasi specie mi rendono il
riposo ancor più complicato e pessimo. Ma tu guarda se in pieno agosto,
mi dovevo beccare l’influenza…!
- ZESS!!!!! – grido agitato,
svegliandomi di botto fino ad alzarmi. Ancora lui! Dannazione!! Questa storia prima o poi dovrà finire. Non posso più crogiolarmi in
questo misero e patetico modo, a causa di un vile bastardo come lui. Non può
farla franca! Avrà pure imbrogliato i miei compagni, ma di certo non me!
Chino la testa verso il
basso, e portandomi una mano alla fronte me l’asciugo. E’ umida e sudaticcia,
però mi sembra molto più fresca. Un panno semi inzuppato mi è
caduto sulle coperte nell’istante in cui la mia schiena si è sollevata. Lo
raccolgo. Guardo l’ora alla mia destra. Sono le otto del mattino. Il sole è già
alto nel cielo, un po’ grigiastro e ricco di nuvole. Un acquazzone sarebbe
l’ideale per questa calda giornata.
Scosto lo sguardo dai
vetri della finestra, e la mia attenzione si stabilizza subito sulla
poltroncina che sta in un angolo della stanza.
Yuffie
si è raggomitolata proprio là sopra. Con la testa poggiata sul bracciolo
destro, le gambe che penzolano da quello sinistro e la boccuccia semi aperta, e
lì che dorme profondamente come se avesse passato un’intera nottata a vegliare
un malato… immaginario…!
Eh già! Sono un attore
con la A maiuscola!
Ottima interpretazione, no?
Da bambino riuscivo ad
ingannare perfino il medico che veniva a casa a visitarmi, fingendomi
malatissimo, quasi moribondo! Tutto ciò per non andare a scuola, ovviamente!
Alzare la temperatura del termometro accumulando aria calda fino a creare un
forno nella bocca, è una cosa che mi riesce magnificamente!
E’ chiaro che la scuola
questa volta non centri proprio nulla con tutta questa commedia…
Volevo soltanto farmi un
po’ “coccolare” dopo un periodo così brutto ed ostile. Ah! Tanto per chiarire,
lo svenimento era vero… Forse dovuto allo stress.
Beh, però mi sono proprio
svagato! Lassativo a parte, naturalmente… E’ il prezzo che ho dovuto pagare per
un po’ di sano divertimento.
Mi alzo dal letto
liberandomi finalmente di tutte quelle coperte, e sbadiglio stiracchiandomi qua
e là come un micio.
Guardo sul momento Yuffie, con tenerezza.
E’ giunto il momento che
qualcuno riposi come si deve!
Mi avvicino a lei in
punta di piedi, e sposto il mio corpo sul peso delle ginocchia che si chinano
verso il basso, flettendosi.
- Così stiamo alla stessa
altezza, piccolo mostro impetuoso! – bisbiglio,
accarezzandole il capo e sorridendo con amorevolezza al suo bel faccino
addormentato. Che capelli setosi!
A vederli, non si direbbe, e invece… sono più curati di quelli di Elena!
- Bene! E’ giunto il
momento di sistemarti meglio, zo to! – Questa volta mi
sollevo. Faccio scorrere una mano dietro la nuca della mocciosa Wutaiana, mentre l’altra scivola via sotto le sue esili ginocchia. La sollevo con dolcezza,
portandomela all’altezza del petto, e a piccoli passi mi dirigo verso il mio
comodo giaciglio. Adagio il suo corpo sul morbido materasso, dopodichè la copro
con un semplice lenzuolo per darle il giusto calore. Non sembra, ma questa
mattina l’aria è un tantino fredda.
- Perdonami se ti ho
mentito, ma non potevo farne a meno!- le sussurro all’orecchio, con voce
divertita. Poi, avvicinandomi ancora una volta a lei, aggiungo – Preparati,
perché oggi finalmente riuscirò a strapparti qualcosa! Se
non lo faccio in questo momento, è perché sei troppo indifesa per i miei gusti…
sarebbe piuttosto sleale, zo to!
Canticchiando e
sogghignando gioiosamente un allegro motivetto, mi dirigo in bagno dando così
inizio a questa fredda giornata d’Agosto.
Lavato, pulito,
pettinato. Mi vesto con scioltezza, tanto il rospo è lì che russa flebilmente,
rannicchiato nel lenzuolo.
Scendo di sotto
dirigendomi in cucina per fare colazione. Una bella colazione
abbondante, che mi dia la carica giusta per affrontare questa giornata.
Dopo aver trangugiato la
solita tazza di caffé utile a tenermi sveglio, ed un paio di cornetti un po’
troppo rinsecchiti, mi avvio verso la hall dello
stabile, e mi accomodo sul divano.
Con lo stomaco pieno si
ragiona meglio. Su cosa dovrei ragionare?
C’è una cosa che proprio
non riesco a togliermi dalla mente.
Il suo nome è Zess.
Da quel fatidico giorno,
non ho avuto più sue notizie. Non posso credere che sia svanito nel nulla… Mi
riesce alquanto difficile. Elena sostiene di essermelo
immaginato, mentre Rude… beh, non sa cosa dire. Come sempre, non mi è di
grande aiuto il pelato…
Quel nemico sembra
essersi dissolto, eclissato. E‘ dal giorno dell’incidente che non metto più piede in quel bosco. Che
sia ancora lì? E’ una probabilità da non scartare. Dopotutto, è l’unica
connessione che mi lega a lui. E’ l’unico indizio che potrebbe rivelarmi qualcosa,
un dettaglio importante, o anche solo una spiegazione valida a tutte le domande
che mi tartassano ogni volta che penso alla sua brutta e pallida faccia.
Il mio cervello continua
a rimuginare incessantemente, fino al momento in cui qualcuno non grida il mio
nome e non mi fa trasalire come un gatto.
- E-ELENA?!? – balbetto
dallo spavento e tutto agitato, dopo averla udito
urlare. E’ di sicuro la sua voce!– Ma dove…?!?
La sento a raffica
infilare un insulto dietro l’altro, destinato ovviamente al sottoscritto che
sgrana gli occhi sempre più allibito e confuso. – Ma si può sapere dove diavolo
sei?! – strillo stizzito, con il
volto paonazzo e la pazienza che se n’è andata a fare un giro chissà dove.
- IDIOTA! Alla Costa del
Sol! E dove sennò?! – risponde lei, tutta adirata.
Povero me. Soltanto ora
mi accorgo che la voce strillante dell’odiosa Turk, proviene dall’altoparlante del mio cellulare.
Soltanto ora, dopo essermi beccato un bel “idiota” di prima mattina.
Un momento… Il mio
cellulare?! Non sapevo che fosse in grado di volare, e
di attaccarsi al mio orecchio!
Mi giro di botto con la
rapidità di un fulmine.
- Yuffie?!
– esclamo secco, vedendo la ragazzina già in piedi e con quel piccolo aggeggio
in mano.
- E’
stato questo a svegliarmi… così, per farlo smettere, ho dovuto
rispondere… E’ per te!- mi dice a denti stretti, e con un ghigno. Certo che è
per me! E’ il mio aggeggio tascabile, figuriamoci se fosse
per te!
- Un momento…TU, hai
risposto?- domando tremante. L’ansia aumenta non appena mi sento rispondere con
un sì.
Afferro di corsa
l’aggeggio tra le mani, e me lo porto all’orecchio: - Elena! Non è come pensi!
Sono pronto a giurartelo se vuoi! Basta dirlo!
La collega ribatte secca,
senza lasciarmi nessuna via di fuga:
- Degenerato!
- Cosa?!
Sei ingiusta, zo to! Ti ho appena detto
che non è come pensi…! Cos’altro vuoi da me?! Che ti
firmi una dichiarazione scritta?!
- E
io che pensavo ti sentissi solo! Hai fatto presto a trovarti una compagnia, eh?
Sei un incosciente! Noi partiamo, e tu riduci la nostra base in una casa di
malaffare?
- Ma guarda che non è successo NIENTE! – alzo la voce- La persona che ha
risposto è…la persona è…’ccidenti!
Vai al diavolo, se proprio non mi credi!
La collega riattacca
forse offesa dal suono delle mie parole. E lo fa con
una rapidità tale, da non darmi neppure l’aggio di respirare. Ormai è tardi. Quando quella s’infuria, è
inutile discutere. Tanto prima o poi si renderà conto
dello sbaglio, e tornerà da me con la coda tra le gambe, pronta a chiedermi
scusa, con tanto di inchino e mani giunte.
- Avete litigato…?-
chiede la ninja, dopo aver assistito al battibecco
turbolento, mentre cerca di fare la dispiaciuta.
Scuoto la testa: - No. In
realtà le nostre conversazioni sono pressappoco così…
- Se
vuoi, la richiamo e le dico di non preoccuparsi… Sono sicura che si risolverà
tutto, e farai pace con la tua ragazza!
A momenti mi prende un
colpo.
- Quella megera non è la
mia ragazza! Figuriamoci! Ha occhi solo per il capo…! Poi manco
mi piace, zo to!
- E
allora perché era così esasperata?
- Perché
è una rompiscatole! Un vero cataclisma per la nostra squadra, e soprattutto per
me! E’ fissata che io la sera porti ragazze sconosciute nella mia camera… Tsk! Figuriamoci! Sarà capitato sì e no un paio di volte…
al massimo tre… o quattro… forse erano cinque… – mi
lascio sfuggire, come un perfetto idiota.
E
come un perfetto idiota, mi preparo a subire la dovuta punizione che, come
previsto, arriva all’istante. Forse… era
molto meglio tralasciare alcuni piccoli particolari.
Lo “schiock”
del ceffone di Yuffie, mi fa rimanere senza fiato.
- Hey! Non si picchiano i
malati moribondi, lo sapevi?! –
protesto, aizzandomi poi verso di lei con una mano sulla guancia destra
dolorante.
Yuffie
non si tira indietro, e contrattacca:
- Malato moribondo un
corno! Ti vedo sveglio e pimpante questa mattina!
Forse anche troppo, direi…! – Yuffie batte un piede
per terra, di nuovo in preda alla collera.
Rispondo senza indugiare:
- Sono guarito, tutto
qui! Ho delle ottime capacità di recupero, che altri non hanno! Sono un ragazzo
raro, io! – sottolineo,
dandomi importanza.
- Ovvio! Con tutti gli
“incontri” che fai… c’era da aspettarselo!
- E’ forse una scenata di
gelosia, la tua?
- Io gelosa? E di chi? Di uno zotico come te che non ha
nemmeno rispetto per una persona che ha passato la notte sveglia a preoccuparsi
di lui e della sua influenza? – replica la ragazza, veramente stizzita.
Storco le labbra, e mi auto-ammutolisco. La febbre non c’era, però lei è anche vero che è rimasta lì a prestarmi soccorso per
un’intera notte…
Stavolta la nana ha un
po’ ragione!
- Ok.
Lo ammetto. – replico un po’ dispiaciuto. Ma solo un
pochino.
- Ammetti cosa?
- Ammetto… ammetto e basta, insomma! – replico con l’orgoglio che sale
su, fino al soffitto del Sanatorium. Incrocio le braccia al petto, storco le labbra ed aggrotto
la fronte. Prendo fiato e in un sol colpo esclamo - Grazie! – Che fatica per me pronunciare una simile parola…! - Così va
bene?
- Benissimo! – enfatizza
la piccola ragazza, con il volto radioso e pieno d’energia, mentre ritorna
quella di sempre.
Perché
la do sempre vinta a lei?
Adesso che sto meglio,
dubito che la signorina Kisaragi qui presente abbia
intenzione di farmi compagnia ancora per un po’.
Non ho mai desiderato la
sua presenza come in questo momento. In questo giorno, per
essere più esatti.
- Diciotto anni fa, in
questo preciso giorno, mia madre ritornò al flusso vitale. – dico
così, all’improvviso, sorprendendo sia Yuffie
che me stesso. Mi sono aperto con una scioltezza tale da farmi perfino dubitare
di ciò che ho appena detto.
Quando
si tratta della mamma, è raro che io ne parli con qualcuno. Sarà perché oggi è
l’anniversario della sua scomparsa?
Guardo fuori
dalla finestra, voltandomi di schiena. – Il giorno
prima della sua morte, c’era una pioggia proprio come questa di adesso. Quando si dice il caso, eh? – faccio ordinario, sforzandomi
di emettere un sorriso.
Yuffie
in qualche modo capisce al volo il tono falsetto della mia voce. Sento i suoi
passi farsi sempre più vicini, finché due sottili braccia non mi cingono la
vita con un rapido gesto, ma delicatamente. Mi irrigidisco
all’istante, e provo un po’ di imbarazzo a sentirmela così vicino. Il capo
della principessina si posa sulla mia schiena, mentre la stretta ai miei fianchi si fa sempre più calda e profonda.
Non volano parole nella hall. Per un po’ lo scroscio sempre più incessante
dell’acquazzone, ci fa da sottofondo.
A volte un gesto
affettuoso vale più di mille lemmi.
E
non c’è cosa più bella, che provarlo sulla propria pelle.
- Sei
libera di andare, se vuoi… non ti obbligo a restare.- trovo la forza di
dire, dopo svariati minuti di silenzio.
Yuffie
rifiuta.
- Resto qui! – pronuncia
con un filo di voce allegra.- Con questa pioggia non vorrai mica mandarmi là
fuori, spero!- scherza in seguito, sciogliendo la stretta gentile, e venendomi
d’innanzi con un bel risolino tutto festoso. La
osservo senza remore, proprio come fa lei. – Anche mia mamma
non c’è più! – replica dopo poco, pur continuando a mantenere un viso sereno e tutt’altro che triste.
Sono spiazzato da questo
suo comportamento. Non so cosa dire, o fare... per la prima volta, non sono in
grado di risponderle a tono.
Nessun problema. La
ragazza squadra i miei occhi confusi, e mi trae all’istante dall’impaccio
prendendomi allegramente a braccetto.
- Cosa
stai facendo?!- ribatto impacciato, preso alla sprovvista.
- Dai,
vieni! Te la faccio conoscere! – esclama il rospetto,
strattonandomi fino al divano. Sono titubante, ma mi faccio leggero per farmi trascinare con facilità da lei.
La nana afferra la sua
saccoccia un po’ malandata, e dalla tasca anteriore estrae qualcosa. Porgendomi
l’oggetto tra le mani, mi incita a guardarlo: - E’ la
mia mamma! Bella, vero?
Osservo la foto con
attenzione.
- Caspita s’è bella!
Il ritratto raffigura una
donna, sui venti, massimo venticinque anni. Ha i
capelli lunghi che le cadono sulle spalle, e scendono giù fin oltre i fianchi.
Un cerchietto di perle bianche le adorna il capo, come fosse una semplice
coroncina, mentre indosso ha un abito di seta molto pregiata, sui toni del
verde pastello. Poso lo sguardo sul viso della donna, e subito dopo su quello
di sua figlia. – Non hai ereditato per niente l’eleganza di tua madre!- sbotto
schernendo la piccola giovincella davanti a me, che ben presto va su tutte le
furie ed inizia ad agitarsi.
Mi arriva subito una
pestata sulla testa. Decisa e dolorosa.
- Dà qua! – replica
riprendendosi la foto con maniere poco cordiali.- Sei il solito zoticone!
- Hey! Ma guarda che scherzavo! Le assomigli moltissimo! – Le fattezze saranno
pure le stesse, ma i modi regali di certo no!
- Ovvio! Sono sua
figlia!- precisa Yuffie, con un’intonazione
spocchiosa che poco le si addice. Ferita
nell’orgoglio, la ninja si allontana da me sbraitando
parole incomprensibili e sicuramente poco gentili. Il lembo del grosso tappeto
che ricopre una parte del pavimento, è rovesciato verso l’alto. La giovane
ragazza gli và incontro senza accorgersene, e così,
come da copione, inciampa rovinosamente dando vita ad una caduta veramente
buffissima.
Mi lascio sfuggire una piccola risata, che tento però di soffocare con
l’ausilio delle mani.
- Hai intenzione di
andare avanti a prendermi in giro per tutta la giornata?
- No, certo che no! Però,
a volte hai dei modi così bizzarri, che proprio non riesco
a trattenermi dal ridere! – replico tra una smorfia e l’altra. Le vado incontro
offrendole una mano con un galante inchino. Yuffie la scaccia subito, colpendola con uno schiaffo furioso. – Che temperamento regale…! Per essere la principessina di Wutai, hai un modo di fare davvero iroso. Contegno Yuffie, ci vuole contegno!
Ad un tratto l’incessante
pioggia si ferma. Se prima una miriade di gocce picchiava sulle finestre del Sanatorium, ora quel roboante
brusio non c’è più.
Dai vetri si scorgono
delle piccole goccioline che a poco a poco si asciugano, evaporando ai primi
raggi di sole. Un sole che gioca ancora a nascondino tra una
schiera di nuvole grigiastre che minacciano ancora pioggia.
Ci voltiamo entrambi
verso le lastre appena bagnate, per guardare al di fuori.
La nostra immagine viene subito riflessa dalla superficie dei vetri che per
qualche attimo assumono la funzione di uno specchio.
Vedo Yuffie
arrossire in quell’immagine riflessa.
- Qualche problema?
- Nessuno, grazie. –
sbotta seccata, la nanerottola Wutaiana, che non
tarda a tirarsi su con un balzo degno di un felino.
- Non dirmi
che adesso vai via…
- Certo! Ha smesso di
piovere… non vedo perché dovrei restare…!
Scuoto la testa con
dissenso.
- Ma perché ogni volta
che ci incontriamo, tu prima o poi sei pronta a
spiccare il volo? Guarda che non ti faccio niente…! Non sono lo spietato
assassino che pensi!
- Il mio compito qui è
finito. Non hai più la febbre, no? Quindi la mia
presenza è a dir poco inutile!
- Fai l’offesa adesso, zo
to? Guarda che prima scherzavo!
Non era mia intenzione insultarti! Se sei ancora arrabbiata per quella
questione della somiglianza tra te e tua madre, beh, puoi
stare tranquilla. Voi due avete gli stessi occhi!
Prima il faccino della
piccola non prometteva niente di buono, ma adesso… adesso la sua espressione
crucciata, le grinze che marcavano la fronte, le guance tese e molto arrossate,
paiono essersi disciolte.
- Cos’altro
abbiamo, io e la mamma, di simile? – mi viene chiesto
in un attimo, e senza un motivo per me valido.
Accarezzo il mento, e
comincio a pensare.
- Mmh…vediamo…-
richiamo alla mente il ritratto della signora Kisaragi,
e poi lo confronto con quello della sua pestifera
figlia- Oltre al luccichio e alla determinazione che c’è nei vostri occhi,
azzarderei il colore dei capelli, quello della carnagione, e il sorriso!
L’espressione che fai quando ridi,
è la stessa di tua madre. Ah! Poi avete lo stesso naso…! E poi…- faccio per
pensare ulteriormente ad un’altra caratteristica che possa richiamare i due
visi, ma vengo interrotto da uno splendido sorriso che
mi fa restare senza fiato.
- Grazie, Reno! – esclama
Yuffie, facendomi a momenti svenire per
l’incredulità. Il rospo che mi ringrazia? No, non è possibile!
Ci deve essere qualcosa
che non và, lo sento!
La mia malignità però è
obbligata a crollare. La ragazza si dirige verso il finestrone
posto sulla sua sinistra, e ne adagia una mano proprio
sulla superficie gelida e trasparante dei vetri. – A differenza tua, io non ho
mai conosciuto mia madre. – mi rivela. – E’ andata via quando
avevo un paio di mesi. Di lei non so nulla. Né la voce, né il
modo di muoversi, e neppure il carattere. Mio padre dice
che era un tipo testardo, molto capriccioso ma tanto tanto
gentile. Ogni volta che guardo la sua foto, non riesco mai a capire che tipo di
somiglianza possa esserci tra me e lei. Ecco perché ho
chiesto a te di dirmelo. Mi hai fatto un grossissimo favore, sai? – conclude con il timbro di voce che sembra fatto di
gratitudine.
Un po’ mi sento in
imbarazzo. Infatti le mie gote si accendono lievemente
di rosso.
Io dico quello che penso,
e se quello che penso rende felice una persona, ben
venga! Sono doppiamente contento!
Vorrei saperne
di più su questa faccenda, vorrei chiederle qualcosa… Sua madre è andata
via, ma in che senso?
Questa volta mi comporto
da persona educata, e per rispetto della piccola, soffoco la mia sete di
curiosità e mi getto alle spalle il problema.
So come ci si sente a sentirsi rivolgere delle domande di questo tipo.
“Reno, com’è morta tua
madre?”
“Hey Reno, ma davvero non
hai più la mamma?”
“E
come hai reagito alla sua scomparsa?”
Ogni volta che
all’accademia della Shin-Ra, facevo amicizia con
qualcuno, presto o tardi mi venivano rivolte le solite
interrogazioni. Mi davano un nervoso…
Raggiungo
Yuffie. Mi vede venirle incontro dall’immagine
riflessa sulla vetrata, che si fa sempre più vicina.
Con garbo e moderatezza,
poso una mano su quella testolina orlata da capelli castani, e le faccio qualche carezzino amorevole per farle sentire una
presenza amica.
Yuffie
socchiude le palpebre dolcemente e si gira verso di me, per affondare il suo
capo nella mia maglietta a zip bianca e senza maniche.
In un modo o nell’altro, penso che mi stia chiedendo qualche carezza
affettuosa.
- Mi stai chiedendo forse
di farti qualche coccola in più, piccola ladruncola?
- No! Sto solo intascando
la giusta ricompensa per averti curato la febbre! – Acc!
Dannato mostriciattolo! Non te ne perdi una!- Sei irrecuperabile! Beh- mi stringo nelle spalle- almeno non si tratta di gil o peggio ancora… di Materia! Va bene qualche carezza in
più sul capo, per farti restare ancora un pochino qui?
Yuffie
si discosta leggermente da me:
- No! – ribatte secca- Pretendo delle carezzine
sulla schiena, oppure niente!
- Carezzine…
sulla schiena?!- faccio con un’espressione sconvolta.
Che significa?!
Vengo
trascinato come un sacco di patate verso il divano, e fatto sedere a furia di
brusche tirate, su di esso. Quando il mio corpo
affonda sul sedile, il mio cuore lo segue, incalzando in un battito
rocambolesco.
Le mani e la fronte
cominciano a riempirsi di sudore, e l’emozione a pervadermi del tutto.
Penso di essere
pressappoco alla stregua di un forno a microonde che sta per esplodere. Ah… Io
sono sempre quel famoso sformato di pasta troppo condito…
Yuffie
mi si accoccola nella stessa maniera in cui farebbe un micetto
in cerca di gesti affettuosi. Un grosso micetto.
- Che
razza di situazione…!- bofonchio teso, sentendomi sempre più in difficoltà.
- Forza? Che aspetti? Carezzine! Carezzine! – incalza la sua vocina, con l’insistenza assai
più grossa di quella di una bimba capricciosa.
Sbuffo.
Con il braccio un po’
irrigidito, inizio a lisciarle la schiena. I miei movimenti sono goffi e
sicuramente poco piacevoli.
Di sicuro mi dirà di
smettere da un momento all’altro…
- Yuffie…
non sono portato per queste…- finisco lì la frase non appena le mie orecchie
odono un flebile respiro, provenire dalla boccuccia della giovane ninja. – Pazzesco! Si è addormentata! Con una nottata
passata in bianco, c’era da aspettarselo.
I minuti transitano, ma nonostante tutto, io continuo a carezzarle
dolcemente la schiena con meno difficoltà e più scioltezza di prima.
Tutto ciò però… mi piace!
E’ assurdo che un Turk faccia simili cose?
Se in questo momento
entrassero Tseng e gli altri… addio
reputazione! Ne sono convinto!
Meno male che c’è la
Costa del Sol, a tenerli lontano da me. E pensare che fino a pochi attimi fa,
l’ho maledetta all’infinito…
Com’è strana la vita, a
volte.
La quiete di questi
attimi, fa sprofondare anche me, così, dopo un po’, la mia testa è già sulla
spalliera del sofà, pronta a rilassarsi.
C’è una serenità in
questa stanza, che non c’è mai stata prima d’ora. La dolce compagnia di questo
fagotto appisolatosi sul mio grembo, mi rasserena, e spegne allo stesso tempo i
bollenti spiriti che prima avevo nel corpo.
Il fatto è che quando sto
con te, Yuffie, tutto sembra avere un senso. Ed io
comincio a vivere a modo mio.
Un modo giusto, questa
volta.
Messaggi da parte dell’autrice:
MEGA ritardo, lo so!!! Abbiate una pazienza infinita con me, vi prego…!!!
La mia esistenza ultimamente
è un po’ troppo (un po’ troppo veramente è troppo poco…) incasinata…
Ad ogni modo, nuovo chap e nuove gag!
Con tutto cuore, ragazzi,
spero proprio di farvi divertire e soprattutto emozionare con la mia RED HEAD!
Grazie di cuore a tutte le
persone che continuano con gentilezza e garbo a lasciarmi una recensione e ad
aggiungere la storia ai preferiti, non trovo più parole per potervi ringraziare
come si deve!
Ah! Ho appena postato delle
foto del mio piccolo e selvaggio Reno (il coniglietto, per precisare!). Se vi
va, dateci un’occhiata! Le trovate nell’account che ho
sul deviant art. Il link lo trovate nella pagina della mia scheda
personale, che c’è nell’EFP.
Fatemi sapere!
Niko niko,
Botan