CAPITOLO 7
“Bisogni
naturali”
“Ci siete tutti ragazzi? State
tutti bene?” esordì immediatamente Carla.
Qualcuno articolò anche una lieve
risposta ma, per il resto, tutti avevano la testa rivolta alle proprie avventure
appena concluse.
“Ehi! Da dove vengono tutte
queste palle, Lupo?” chiese ironico Roberto.
“Fottiti!” fu la sintetica
risposta di Andrea, che si apprestava ad accendere l’ennesima sigaretta.
“Cielo! Cosa hai fatto alla tua
maglia, Sara?” constatò Rosa, riuscendo difficilmente a trattenere una
risata.
“Perché te ai tuoi jeans? Cosa fai? Vendi
moda?” rispose la bionda, sorridendo sinceramente alla quasi coetanea.
Nel mentre, Marco nascose
rapidamente alla vista degli altri il suo particolare cimelio di famiglia,
assicurandosi ad uno ad uno che nessuno dei presenti avesse notato la letale
arma da taglio.
“Non vi è nulla di disonorevole
nel prendersi delle precauzioni per la propria difesa personale, signore” lo
rassicurò la persona che gli stava a fianco, Simone Sarti.
Il giovane rampollo fu
inizialmente sorpreso dell’interessamento del militare alle sue faccende
personali, per poi sorridergli cordialmente, effettuando anche un lieve inchino
con il capo.
“È straordinario gente, guardate!
Stiamo camminando sull’…” e prima che Stefano riuscisse a terminare la frase,
tutto il gruppo si era ormai accorto di avere i propri piedi su niente meno che
erba naturale.
“Non sembra sintetica…” confermò
Tommaso, abbassandosi per toccarla ed osservarla meglio.
“Guardate ai lati signori, è uno
spettacolo incredibile…” invitò Oscar, che rimase allibito davanti a tutto ciò.
Alle due lunghe estremità della stanza vi erano infatti degli alberi, ordinati
diligentemente in fila fino alla parete di fondo. “Non posso credere che siano
riusciti a far coesistere in maniera così poetica natura e tecnologia”.
Dopo qualche attimo di silenzio,
l’incanto fu rotto proprio da uno membro della compagnia.
“Io, piuttosto che pensare alla
poesia, mi terrei in guardia per la minaccia che dovremo affrontare questa
volta!” tagliò corto Lupo.
“Ma come fai ogni volta ad essere
così romantico…” osservò sarcastica Silvestri.
“Lupo non ha tutti i torti, ormai
la musica l’abbiamo imparata…” fu d’accordo Santucci, mentre estraeva la sua
pistola dalla fondina.
“Oh per l’amor di dio! Per quanto
ancora andrà avanti questa storia!” dicendo questo, Carla si accasciò in
ginocchio per terra, cominciando ad essere esausta di tutte quelle nuove
esperienze.
“E neppure sappiamo ancora chi ci
sta facendo tutto questo…” aggiunse Orsi.
“Gente vi confermo che anche gli
alberi sono del tutto naturali!” informò entusiasta Noro che, precedentemente,
si era defilato dalla combriccola per osservare più attentamente le forme di
vita vegetale presenti nel posto.
“Non che la cosa mi faccia stare
meglio rispetto a prima…” altro sarcasmo da parte della giovane Simone.
“Pensa ai tuoi jeans e vedrai che
starai meglio…” punzecchio l’attrice, Sara.
“Che stronza! Smettila di
ricordarmelo!” fu la risposta.
“Ma è possibile che voi donne non
pensiate ad altro che ai vostri vestiti rovinati!” sbottò d’improvviso
Roberto.
“Calmati Roby, siamo tutti molto
sotto pressione” Tommaso cercò di tranquillizzare il tutore dell’ordine, mentre
le due ragazze erano rimaste sorprese dalle ultime insinuazioni dell’uomo.
“Per favore gente, possiamo
evitare l’ennesimo inutile litigio fra di noi…” ma la richiesta di Oscar
rischiava di cadere nel vuoto.
“SILENZIO!”.
Tutti si voltarono verso il
membro di loro che aveva urlato.
“Percepisco uno strano rumore…”
spiegò Simone, mentre si concentrava per meglio identificare questo nuovo
suono.
Era come lo sbattere di qualcosa,
qualcosa di estremamente leggero, e proveniva da tutto intorno la stanza. Poi
cominciarono ad aprirsi dei passaggi nella parti più alte delle pareti. Qualcosa
cominciò ad entrare dentro. Il nome scientifico è chiroptera. Pipistrelli.
“Oh mio dio che schifo!” fu
l’immediata reazione di Rosa.
“Cercate di difendervi come
meglio potette!” suggerì Sarti, mentre caricava il suo fucile.
“Bene, arrivano!” fu entusiasta
Lupo, pronto a riceverli anche lui con la sua arma da fuoco in mano.
“Fate attenzione!” urlò anche
Roberto, mentre sparava il suo primo colpo che andò regolarmente a
bersaglio.
“Merda! Possibile che anch’io non
possa avere una pistola!” imprecò Orsi.
“Difenditi con quello che puoi,
figliolo!” suggerì l’anziano Testa, mentre cercava di allontanare alcuni di quei
volatili usando la sua giacca, come per scacciare le mosche dal pic-nic.
“Giusto!” si convinse tra sé e sé
il centrocampista che saltò e, una volta in aria, colpì in rovesciata uno dei
mammiferi volanti mandandolo a sbattere contro un altro, ed un altro ancora,
creando una piccola ma utile reazione a catena.
“Per la famiglia!” Sciullo
estrasse nuovamente il suo coltello e si scagliò prepotentemente verso i suoi
avversari, tagliando nettamente la testa alla sua prima vittima.
“Sara!” fu l’urlo di terrore
rivolto alla ragazza dalla povera Rosa Simone, ormai ridotta in posizione fetale
sopra l’erba verde della stanza.
La bionda cercò di elaborare un
piano, cosa davvero ardua sia per il continuo attacco delle nottole, che per
l’enorme confusione di suoni che i loro versi e lo sbattere delle loro ali
creava, rendendo davvero complicato la ricerca di concentrazione. Ma ecco che la
giovane avventuriera trovò, sotto gli ormai noti alberi, un ramo, abbastanza
grande da poter essere utilizzato come arma contundente per andare a salvare la
giovane star. E così anche la Silvestri era entrata in azione.
Lo scontro proseguiva e il
dispiego di energie era davvero notevole.
“Colleghi, quanti munizioni vi
sono rimaste?” S’informava Santucci.
“Non molte, agente!” rispose
Sarti.
Poi il poliziotto voltò il capo
verso la sua nemesi.
“Idem!” la fece breve Lupo.
“Cazzo! Qua non resisteremo
ancora a lungo…” pensò Roberto.
Durante tutto questo, Carla
Wilson era rimasta nella sua posizione inginocchiata, riparandosi la testa
dentro il camice da lavoro. Invece Stefano Noro aveva tentato la fuga attraverso
le fila di alberi, ma la soluzione si era rivelata vantaggiosa solamente per
tenere in attività fisica le sue membra, ormai abituate alla vita
sedentaria.
“Continua a stare giù Rosa!” le
consigliava Sara, mentre fendeva nell’aria il ramo che si era precedentemente
procurato.
“Sì Sara, tranquilla!” accolse
positivamente il suggerimento la signorina Simone.
Poi la ragazza sollevò
leggermente il capo per osservare la situazione attuale dei suoi compagni e fu
un attimo. Un pipistrello che stava volando basso, oppure stava precipitando, le
sfiorò la guancia sinistra. Cominciò ad uscire il sangue.
“Ah! Mi hanno ferita!” gridò
mentre, una volta toccatasi con la mano la guancia offesa, osservava il sangue
tingergli le dita affusolate.
Tutti si voltarono verso di lei:
Silvestri sentiva già dentro di sé il rammarico per non averla protetta
adeguatamente, Tommaso ancora in volo dopo una sua nuova acrobazia sportiva, i
tre tiratori con davanti ad essi una vera e propria trincea formata dai cadaveri
delle piccole bestie e la stessa Wilson che era riemersa dal suo camice.
“Tranquilla Rosa, ora vengo a
curarti!” cercò di rassicurarla Carla, mentre cominciava ad avvicinarglisi,
procedendo a carponi.
Poi avvenne un netto
cambiamento.
Gli stessi pipistrelli tornarono
a librarsi in volo, sempre più in alto, fino a scomparire negli stessi passaggi
da cui erano entrati precedentemente. I tre tiratori, nel frattempo, avevano
proseguito a sparare verso i volatili, per poi anche loro placarsi nel momento
in cui avevano assodato la definitiva ritirata di quelle bestiacce.
“Ma che diavolo? Sono andati
via?” chiese la conferma agli altri Tommaso.
“Sembra di sì…” accennò Roberto,
con lo sguardo però sempre rivolto verso l’alto.
“Ehi soldato, hai per caso degli
altri rampioni?” domando Andrea avvicinandosi a Sarti.
“Negativo signore. E poi dubito
che potrebbero tornarci realmente utili, signore” rispose Simone.
“E perché?”
“Si stanno richiudendo”.
Lupo seguì l’invito dell’altro e
rimirò verso l’alto della stanza, dove i passaggi di forma rettangolare si
stavano richiudendo.
“Merda! Ma è possibile che non ci
sia modo di uscirne?!” imprecò il ladro, calciando l’aria.
“Vieni cara, fatti medicare…”
invitò Carla la ragazza ferita, portandosela a sé mentre gli afferrava una
spalla.
“Ora quegli schifosi bastardi mi
hanno rovinato la carriera!” imprecò la giovane attrice con le lacrime che
solcavano le sue guance, su una delle quali era presente la ferita provocata
poco prima.
“Ma no! Tranquilla ragazza, è
solo un taglietto, davvero!” la rincuorava Wilson, mentre le tamponava la
suddetta ferita con un batuffolo di cotone.
“Al limite ti affideranno le
parti della ragazza orrendamente sfigurata…” ci ironizzò su Sara.
“Fottiti!” tagliò breve la
Simone.
“Hai solo dei cerotti con te,
Carla?” chiese Noro.
“Sì Stefano, qualche cerotto e
poco più” rispose lei mentre ne apponeva uno sulla lesione.
“Oddio tutto ciò non è
possibile…” ricominciò un’ormai sua tipica crisi Marco, caratterizzata ancora
dalla sua altrettanto tipica erre moscia.
“Forza giovane! Ormai è chiaro
che non possiamo arrenderci! Anche se non sappiamo ancora chi abbia creato tutto
questo…” cercò di rianimarlo Testa.
“Di certo qualcuno che non ci
vuole morti…” esordì Roberto.
“E come fai ad esserne così
sicuro?” gli chiese Stefano, sudato e con il fiatone dovuto alla fuga disperata
per la salvezza della sua vita.
“Perché sennò ci avrebbe fatto
uccidere dai suoi topi volanti!” rispose a muso duro Santucci.
“Io… credo che ci sia anche
dell’altro…” s’intromise timidamente Tommaso, mentre si apprestava a raccogliere
una carcassa di quegli animali.
“Cosa?” chiese delucidazioni
immediate Lupo.
“Guarda Stefano!” disse, mentre
si avvicinava all’interessato “Te di certo sei il più adatto per queste
cose”.
Il piccolo cadavere che aveva in
mano si presentava con la testa completamente assente e, nell’apertura creatasi,
dei componenti informatici.
Stefano inizialmente, pensando a
cosa poteva trovarci dentro la cavità di quel corpicino, aveva assunto una
faccia schifata per poi, in un attimo, tramutarla in una straordinaria
espressione di gaiezza. “Ma è fantastico!”.
“Cosa c’è di così fantastico?”
chiese seccata Rosa che sfoggiava il suo nuovo cerotto.
“È davvero incredibile! Sono…
sono dei robot!” il povero scienziato era sull’orlo delle lacrime di gioia.
“Ancora dei robot?” constatò
ormai disilluso Andrea, incrociando le mani dietro la testa.
“Non sapevo che si potessero
acquistare così facilmente…” spiegò Sciullo, con in mente magari qualcuno della
concorrenza sul suo campo professionale.
“S’INFORMANO I GENTILI CLIENTI
CHE AD ESSI SARÀ CONCESSA L’OPPORTUNITÀ DI RIPOSARE PER NON PIÙ DI 12 ORE IN
QUESTA STANZA, GRAZIE”.
“Ci prende pure per il culo
quella voce del cazzo!” si espresse alquanto volgarmente Silvestri.
“12 ore… qualcuno di voi ha un
orologio?” chiese il poliziotto.
Ognuno allora cominciò a
controllare nelle proprie braccia, qualcuno anche nelle tasche, ma la risposta
fu all’unanime negativa.
“A me hanno preso pure il
cellulare…” informò ormai rassegnata la bionda Sara.
“Pure a me” aggiunse Rosa.
“Peccato! Almeno potevi darmi il
tuo numero…” le sorrise Roberto, mentre lei fece la classica faccia seccata
“Che idiota!” mise il pensiero
della ragazza in parole, il fuorilegge.
“E poi… non so voi gente, ma io
sto morendo di fame!” sbottò Noro, mentre il suo stomaco stava effettuando un
continuo di lamenti supplichevoli.
“In effetti è un po’ che siamo
qua dentro e, con tutta la fatica che abbiamo fatto finora, la fame è più che
naturale” aggiunse la Wilson.
“Per il nutrimento non ci sono
problemi, guardate sugli alberi”.
Tutti seguirono il consiglio di
Simone e, scrutandoli, su di essi videro, a fare bella mostra tra i rami e le
foglie: mele, pere, pesche, albicocche e ciliegie. Praticamente il meglio che si
poteva trovare tra gli alberi da frutto era lì davanti alla comitiva di persone.
L’entusiasmo tornò improvvisamente ad animare tutto il gruppo, che si espresse
con urla di soddisfazione e approvazione.
“Ma saranno veri?” bloccò tutti i
suoi compagni con questo quesito Marco Sciullo.
Il dubbio tornò brevemente nel
gruppo, che però reagì immediatamente.
“Tranquilli, assaggio io per
primo!” scosse gli altri Andrea, afferrando al volo una ciliegia e
assaggiandola.
“È buona?” cercò d’informarsi nel
più breve tempo possibile Stefano Noro.
“Più buona di quelle del
supermercato!” concluse il ladro strizzando l’occhio, sorridendo e levando il
pollice in su.
Al gruppo non importava sapere
altro e, rapidamente, le persone più atletiche della combriccola, cioè Tommaso
Orsi, Sara Silvestri, lo stesso Andrea Lupo e Simone Sarti, si arrampicarono su
ciascuno degli alberi presenti lì dentro, mentre quelli rimasti a terra
afferravano il più possibile dei frutti che gli venivano lanciati dall’alto.
“Sono davvero squisite!”
reclamizzò Noro, mentre ne ingurgitava anche due o tre alla volta.
“E poi non fanno neppure
ingrassare!” disse una sorridente Rosa Simone, ormai dimentica della sua lieve
ferita al volto.
“Senti giovane, guarda se mi
trovi anche qualche albicocca berbero…” esclamò ironico Oscar Testa a Tommaso,
mentre quest’ultimo scendeva da un tronco e ne stava per salire un altro.
“Ah beh signore, non saprei come
fare, il marchio sopra non ce l’hanno” rispose Orsi, che forse aveva preso
troppo seriamente la richiesta del politico.
La compagine era riuscita
finalmente ad accontentare uno dei bisogni naturali che si era fatto sempre più
insistente tra di loro. A dir la verità furono due i bisogni soddisfatti dato
che, in piena democrazia, fu scelto un angolo del fabbricato da adibire a toilet
ufficiale. Ora però si faceva strada un terzo bisogno naturale, forse proprio a
causa dell’abbuffata fruttifera che avevano appena compiuto le dieci persone
presenti: il sonno.
Mentre già a qualcuno la palpebra
cominciava a calare inesorabilmente, le luci, presenti in gran numero sul
soffitto, cominciarono ad affievolirsi fino a che, man mano, furono
completamente spente.
“Non c’è che dire, questa volta
il nostro ospite si è rivelato davvero molto cortese” osservò Oscar, mentre
controllava i suddetti impianti d’illuminazione.
“Che vada al diavolo quel
bastardo!” chiuse il discorso Sara.
“Per ora, Rosa, ti conviene
tenere ancora il cerotto però, già da quando ci sveglieremo, te lo potrai
togliere tranquillamente” Wilson diede le ultime spiegazioni alla ragazza che le
dormiva accanto.
“Ok, grazie di tutto Carla!” la
ringraziò per tutta la sua gentilezza dimostrata, la Simone.
“Ed io che pensavo mi volessi
tenere un po’ di compagnia…” Tornò all’attacco della vip Roberto, ma
quest’ultima non gli diede corda.
Mentre tutti i membri del gruppo
si erano appisolati, Tommaso si era finalmente tolto le sue scomode scarpette da
calcio e Stefano stava effettuando una delle peggiori russate possibili, tanto
da venire allontanato temporaneamente dal gruppo. Il solo Lupo continuava ad
esaminare le fredde pareti metalliche della struttura, sempre alla continua
ricerca di un qualche spiraglio per la libertà. Per poi al fine arrendersi anche
lui tra le braccia di Morfeo.
Di certo qualche ora era passata
quando le luci cominciarono a riaccendersi, seppur in maniera graduale. Del
gruppo nessuno parve farci caso, molto probabilmente erano ancora tutti
addormentati. Poi cominciò a risuonare in tutto il fondo una fedele riproduzione
del canto di un gallo. Ad esso i ragazzi cominciarono a reagire.
“Oddio, ma che cos’è?” chiese a
qualcuno dei presenti Marco, mentre si riparava con il braccio dalla nuova luce
che inondava la stanza.
“A quanto pare il nostro ospite è
provvisto anche di senso dell’umorismo…” rispose Oscar, rimettendosi sul naso
gli occhiali leggermente rovinati, che si era tolto prima del riposo.
Un po’ tutti i presenti
cominciarono finalmente ad alzarsi.
“Oh merda! Pensate che
riutilizzeranno il gas?” domandò spaventato Tommaso che si alzò di scatto.
“Beh sì, è molto probabile…”
dichiarò Andrea, che già si trovava in posizione eretta.
“Forza Sara alzati! Che tra poco
ci sparano contro il gas!” provava a scuotere l’altra giovane ragazza della
compagnia, Rosa.
“Mmmm… dai… aspetta…”biascicava
ancora nel dormiveglia la bionda.
Ormai la porta di uscita si era
aperta e qualcuno del gruppo si era già incamminato. Dunque Roberto decise di
prendere di peso la ragazza e portarla con se nella camera successiva. Per
Stefano invece fu usato direttamente un calcio di Lupo per ridestarlo e portarlo
via con loro. Furono talmente rapidi e decisi nell’abbandonare la stanza poco
prima occupata, che neanche si accorsero se dai fori dei muri usciva
effettivamente il gas verde.
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