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Autore: J85    20/10/2014    1 recensioni
Senza un apparente motivo, 10 persone, 7 maschi e 3 femmine, con caratteristiche totalmente differenti tra di loro e completamente all'oscuro l'uno dell'altro, si ritroveranno improvvisamente dentro un'enorme stanza dalle pareti metalliche.
Nessuno di loro ricorda come abbia fatto a finire lì dentro e, ancora meno, è a conoscenza delle difficili prove che insieme dovranno affrontare per procedere verso un'insperata libertà.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 7

“Bisogni naturali”

 

 

 

“Ci siete tutti ragazzi? State tutti bene?” esordì immediatamente Carla.

Qualcuno articolò anche una lieve risposta ma, per il resto, tutti avevano la testa rivolta alle proprie avventure appena concluse.

“Ehi! Da dove vengono tutte queste palle, Lupo?” chiese ironico Roberto.

“Fottiti!” fu la sintetica risposta di Andrea, che si apprestava ad accendere l’ennesima sigaretta.

“Cielo! Cosa hai fatto alla tua maglia, Sara?” constatò Rosa, riuscendo difficilmente a trattenere una risata.

“Perché te ai tuoi jeans? Cosa fai? Vendi moda?” rispose la bionda, sorridendo sinceramente alla quasi coetanea.

Nel mentre, Marco nascose rapidamente alla vista degli altri il suo particolare cimelio di famiglia, assicurandosi ad uno ad uno che nessuno dei presenti avesse notato la letale arma da taglio.

“Non vi è nulla di disonorevole nel prendersi delle precauzioni per la propria difesa personale, signore” lo rassicurò la persona che gli stava a fianco, Simone Sarti.

Il giovane rampollo fu inizialmente sorpreso dell’interessamento del militare alle sue faccende personali, per poi sorridergli cordialmente, effettuando anche un lieve inchino con il capo.

“È straordinario gente, guardate! Stiamo camminando sull’…” e prima che Stefano riuscisse a terminare la frase, tutto il gruppo si era ormai accorto di avere i propri piedi su niente meno che erba naturale.

“Non sembra sintetica…” confermò Tommaso, abbassandosi per toccarla ed osservarla meglio.

“Guardate ai lati signori, è uno spettacolo incredibile…” invitò Oscar, che rimase allibito davanti a tutto ciò. Alle due lunghe estremità della stanza vi erano infatti degli alberi, ordinati diligentemente in fila fino alla parete di fondo. “Non posso credere che siano riusciti a far coesistere in maniera così poetica natura e tecnologia”.

Dopo qualche attimo di silenzio, l’incanto fu rotto proprio da uno membro della compagnia.

“Io, piuttosto che pensare alla poesia, mi terrei in guardia per la minaccia che dovremo affrontare questa volta!” tagliò corto Lupo.

“Ma come fai ogni volta ad essere così romantico…” osservò sarcastica Silvestri.

“Lupo non ha tutti i torti, ormai la musica l’abbiamo imparata…” fu d’accordo Santucci, mentre estraeva la sua pistola dalla fondina.

“Oh per l’amor di dio! Per quanto ancora andrà avanti questa storia!” dicendo questo, Carla si accasciò in ginocchio per terra, cominciando ad essere esausta di tutte quelle nuove esperienze.

“E neppure sappiamo ancora chi ci sta facendo tutto questo…” aggiunse Orsi.

“Gente vi confermo che anche gli alberi sono del tutto naturali!” informò entusiasta Noro che, precedentemente, si era defilato dalla combriccola per osservare più attentamente le forme di vita vegetale presenti nel posto.

“Non che la cosa mi faccia stare meglio rispetto a prima…” altro sarcasmo da parte della giovane Simone.

“Pensa ai tuoi jeans e vedrai che starai meglio…” punzecchio l’attrice, Sara.

“Che stronza! Smettila di ricordarmelo!” fu la risposta.

“Ma è possibile che voi donne non pensiate ad altro che ai vostri vestiti rovinati!” sbottò d’improvviso Roberto.

“Calmati Roby, siamo tutti molto sotto pressione” Tommaso cercò di tranquillizzare il tutore dell’ordine, mentre le due ragazze erano rimaste sorprese dalle ultime insinuazioni dell’uomo.

“Per favore gente, possiamo evitare l’ennesimo inutile litigio fra di noi…” ma la richiesta di Oscar rischiava di cadere nel vuoto.

“SILENZIO!”.

Tutti si voltarono verso il membro di loro che aveva urlato.

“Percepisco uno strano rumore…” spiegò Simone, mentre si concentrava per meglio identificare questo nuovo suono.

Era come lo sbattere di qualcosa, qualcosa di estremamente leggero, e proveniva da tutto intorno la stanza. Poi cominciarono ad aprirsi dei passaggi nella parti più alte delle pareti. Qualcosa cominciò ad entrare dentro. Il nome scientifico è chiroptera. Pipistrelli.

“Oh mio dio che schifo!” fu l’immediata reazione di Rosa.

“Cercate di difendervi come meglio potette!” suggerì Sarti, mentre caricava il suo fucile.

“Bene, arrivano!” fu entusiasta Lupo, pronto a riceverli anche lui con la sua arma da fuoco in mano.

“Fate attenzione!” urlò anche Roberto, mentre sparava il suo primo colpo che andò regolarmente a bersaglio.

“Merda! Possibile che anch’io non possa avere una pistola!” imprecò Orsi.

“Difenditi con quello che puoi, figliolo!” suggerì l’anziano Testa, mentre cercava di allontanare alcuni di quei volatili usando la sua giacca, come per scacciare le mosche dal pic-nic.

“Giusto!” si convinse tra sé e sé il centrocampista che saltò e, una volta in aria, colpì in rovesciata uno dei mammiferi volanti mandandolo a sbattere contro un altro, ed un altro ancora, creando una piccola ma utile reazione a catena.

“Per la famiglia!” Sciullo estrasse nuovamente il suo coltello e si scagliò prepotentemente verso i suoi avversari, tagliando nettamente la testa alla sua prima vittima.

“Sara!” fu l’urlo di terrore rivolto alla ragazza dalla povera Rosa Simone, ormai ridotta in posizione fetale sopra l’erba verde della stanza.

La bionda cercò di elaborare un piano, cosa davvero ardua sia per il continuo attacco delle nottole, che per l’enorme confusione di suoni che i loro versi e lo sbattere delle loro ali creava, rendendo davvero complicato la ricerca di concentrazione. Ma ecco che la giovane avventuriera trovò, sotto gli ormai noti alberi, un ramo, abbastanza grande da poter essere utilizzato come arma contundente per andare a salvare la giovane star. E così anche la Silvestri era entrata in azione.

Lo scontro proseguiva e il dispiego di energie era davvero notevole.

“Colleghi, quanti munizioni vi sono rimaste?” S’informava Santucci.

“Non molte, agente!” rispose Sarti.

Poi il poliziotto voltò il capo verso la sua nemesi.

“Idem!” la fece breve Lupo.

“Cazzo! Qua non resisteremo ancora a lungo…” pensò Roberto.

Durante tutto questo, Carla Wilson era rimasta nella sua posizione inginocchiata, riparandosi la testa dentro il camice da lavoro. Invece Stefano Noro aveva tentato la fuga attraverso le fila di alberi, ma la soluzione si era rivelata vantaggiosa solamente per tenere in attività fisica le sue membra, ormai abituate alla vita sedentaria.

“Continua a stare giù Rosa!” le consigliava Sara, mentre fendeva nell’aria il ramo che si era precedentemente procurato.

“Sì Sara, tranquilla!” accolse positivamente il suggerimento la signorina Simone.

Poi la ragazza sollevò leggermente il capo per osservare la situazione attuale dei suoi compagni e fu un attimo. Un pipistrello che stava volando basso, oppure stava precipitando, le sfiorò la guancia sinistra. Cominciò ad uscire il sangue.

“Ah! Mi hanno ferita!” gridò mentre, una volta toccatasi con la mano la guancia offesa, osservava il sangue tingergli le dita affusolate.

Tutti si voltarono verso di lei: Silvestri sentiva già dentro di sé il rammarico per non averla protetta adeguatamente, Tommaso ancora in volo dopo una sua nuova acrobazia sportiva, i tre tiratori con davanti ad essi una vera e propria trincea formata dai cadaveri delle piccole bestie e la stessa Wilson che era riemersa dal suo camice.

“Tranquilla Rosa, ora vengo a curarti!” cercò di rassicurarla Carla, mentre cominciava ad avvicinarglisi, procedendo a carponi.

Poi avvenne un netto cambiamento.

Gli stessi pipistrelli tornarono a librarsi in volo, sempre più in alto, fino a scomparire negli stessi passaggi da cui erano entrati precedentemente. I tre tiratori, nel frattempo, avevano proseguito a sparare verso i volatili, per poi anche loro placarsi nel momento in cui avevano assodato la definitiva ritirata di quelle bestiacce.

“Ma che diavolo? Sono andati via?” chiese la conferma agli altri Tommaso.

“Sembra di sì…” accennò Roberto, con lo sguardo però sempre rivolto verso l’alto.

“Ehi soldato, hai per caso degli altri rampioni?” domando Andrea avvicinandosi a Sarti.

“Negativo signore. E poi dubito che potrebbero tornarci realmente utili, signore” rispose Simone.

“E perché?”

“Si stanno richiudendo”.

Lupo seguì l’invito dell’altro e rimirò verso l’alto della stanza, dove i passaggi di forma rettangolare si stavano richiudendo.

“Merda! Ma è possibile che non ci sia modo di uscirne?!” imprecò il ladro, calciando l’aria.

“Vieni cara, fatti medicare…” invitò Carla la ragazza ferita, portandosela a sé mentre gli afferrava una spalla.

“Ora quegli schifosi bastardi mi hanno rovinato la carriera!” imprecò la giovane attrice con le lacrime che solcavano le sue guance, su una delle quali era presente la ferita provocata poco prima.

“Ma no! Tranquilla ragazza, è solo un taglietto, davvero!” la rincuorava Wilson, mentre le tamponava la suddetta ferita con un batuffolo di cotone.

“Al limite ti affideranno le parti della ragazza orrendamente sfigurata…” ci ironizzò su Sara.

“Fottiti!” tagliò breve la Simone.

“Hai solo dei cerotti con te, Carla?” chiese Noro.

“Sì Stefano, qualche cerotto e poco più” rispose lei mentre ne apponeva uno sulla lesione.

“Oddio tutto ciò non è possibile…” ricominciò un’ormai sua tipica crisi Marco, caratterizzata ancora dalla sua altrettanto tipica erre moscia.

“Forza giovane! Ormai è chiaro che non possiamo arrenderci! Anche se non sappiamo ancora chi abbia creato tutto questo…” cercò di rianimarlo Testa.

“Di certo qualcuno che non ci vuole morti…” esordì Roberto.

“E come fai ad esserne così sicuro?” gli chiese Stefano, sudato e con il fiatone dovuto alla fuga disperata per la salvezza della sua vita.

“Perché sennò ci avrebbe fatto uccidere dai suoi topi volanti!” rispose a muso duro Santucci.

“Io… credo che ci sia anche dell’altro…” s’intromise timidamente Tommaso, mentre si apprestava a raccogliere una carcassa di quegli animali.

“Cosa?” chiese delucidazioni immediate Lupo.

“Guarda Stefano!” disse, mentre si avvicinava all’interessato “Te di certo sei il più adatto per queste cose”.

Il piccolo cadavere che aveva in mano si presentava con la testa completamente assente e, nell’apertura creatasi, dei componenti informatici.

Stefano inizialmente, pensando a cosa poteva trovarci dentro la cavità di quel corpicino, aveva assunto una faccia schifata per poi, in un attimo, tramutarla in una straordinaria espressione di gaiezza. “Ma è fantastico!”.

“Cosa c’è di così fantastico?” chiese seccata Rosa che sfoggiava il suo nuovo cerotto.

“È davvero incredibile! Sono… sono dei robot!” il povero scienziato era sull’orlo delle lacrime di gioia.

“Ancora dei robot?” constatò ormai disilluso Andrea, incrociando le mani dietro la testa.

“Non sapevo che si potessero acquistare così facilmente…” spiegò Sciullo, con in mente magari qualcuno della concorrenza sul suo campo professionale.

“S’INFORMANO I GENTILI CLIENTI CHE AD ESSI SARÀ CONCESSA L’OPPORTUNITÀ DI RIPOSARE PER NON PIÙ DI 12 ORE IN QUESTA STANZA, GRAZIE”.

“Ci prende pure per il culo quella voce del cazzo!” si espresse alquanto volgarmente Silvestri.

“12 ore… qualcuno di voi ha un orologio?” chiese il poliziotto.

Ognuno allora cominciò a controllare nelle proprie braccia, qualcuno anche nelle tasche, ma la risposta fu all’unanime negativa.

“A me hanno preso pure il cellulare…” informò ormai rassegnata la bionda Sara.

“Pure a me” aggiunse Rosa.

“Peccato! Almeno potevi darmi il tuo numero…” le sorrise Roberto, mentre lei fece la classica faccia seccata

“Che idiota!” mise il pensiero della ragazza in parole, il fuorilegge.

“E poi… non so voi gente, ma io sto morendo di fame!” sbottò Noro, mentre il suo stomaco stava effettuando un continuo di lamenti supplichevoli.

“In effetti è un po’ che siamo qua dentro e, con tutta la fatica che abbiamo fatto finora, la fame è più che naturale” aggiunse la Wilson.

“Per il nutrimento non ci sono problemi, guardate sugli alberi”.

Tutti seguirono il consiglio di Simone e, scrutandoli, su di essi videro, a fare bella mostra tra i rami e le foglie: mele, pere, pesche, albicocche e ciliegie. Praticamente il meglio che si poteva trovare tra gli alberi da frutto era lì davanti alla comitiva di persone. L’entusiasmo tornò improvvisamente ad animare tutto il gruppo, che si espresse con urla di soddisfazione e approvazione.

“Ma saranno veri?” bloccò tutti i suoi compagni con questo quesito Marco Sciullo.

Il dubbio tornò brevemente nel gruppo, che però reagì immediatamente.

“Tranquilli, assaggio io per primo!” scosse gli altri Andrea, afferrando al volo una ciliegia e assaggiandola.

“È buona?” cercò d’informarsi nel più breve tempo possibile Stefano Noro.

“Più buona di quelle del supermercato!” concluse il ladro strizzando l’occhio, sorridendo e levando il pollice in su.

Al gruppo non importava sapere altro e, rapidamente, le persone più atletiche della combriccola, cioè Tommaso Orsi, Sara Silvestri, lo stesso Andrea Lupo e Simone Sarti, si arrampicarono su ciascuno degli alberi presenti lì dentro, mentre quelli rimasti a terra afferravano il più possibile dei frutti che gli venivano lanciati dall’alto.

“Sono davvero squisite!” reclamizzò Noro, mentre ne ingurgitava anche due o tre alla volta.

“E poi non fanno neppure ingrassare!” disse una sorridente Rosa Simone, ormai dimentica della sua lieve ferita al volto.

“Senti giovane, guarda se mi trovi anche qualche albicocca berbero…” esclamò ironico Oscar Testa a Tommaso, mentre quest’ultimo scendeva da un tronco e ne stava per salire un altro.

“Ah beh signore, non saprei come fare, il marchio sopra non ce l’hanno” rispose Orsi, che forse aveva preso troppo seriamente la richiesta del politico.

La compagine era riuscita finalmente ad accontentare uno dei bisogni naturali che si era fatto sempre più insistente tra di loro. A dir la verità furono due i bisogni soddisfatti dato che, in piena democrazia, fu scelto un angolo del fabbricato da adibire a toilet ufficiale. Ora però si faceva strada un terzo bisogno naturale, forse proprio a causa dell’abbuffata fruttifera che avevano appena compiuto le dieci persone presenti: il sonno.

Mentre già a qualcuno la palpebra cominciava a calare inesorabilmente, le luci, presenti in gran numero sul soffitto, cominciarono ad affievolirsi fino a che, man mano, furono completamente spente.

“Non c’è che dire, questa volta il nostro ospite si è rivelato davvero molto cortese” osservò Oscar, mentre controllava i suddetti impianti d’illuminazione.

“Che vada al diavolo quel bastardo!” chiuse il discorso Sara.

“Per ora, Rosa, ti conviene tenere ancora il cerotto però, già da quando ci sveglieremo, te lo potrai togliere tranquillamente” Wilson diede le ultime spiegazioni alla ragazza che le dormiva accanto.

“Ok, grazie di tutto Carla!” la ringraziò per tutta la sua gentilezza dimostrata, la Simone.

“Ed io che pensavo mi volessi tenere un po’ di compagnia…” Tornò all’attacco della vip Roberto, ma quest’ultima non gli diede corda.

Mentre tutti i membri del gruppo si erano appisolati, Tommaso si era finalmente tolto le sue scomode scarpette da calcio e Stefano stava effettuando una delle peggiori russate possibili, tanto da venire allontanato temporaneamente dal gruppo. Il solo Lupo continuava ad esaminare le fredde pareti metalliche della struttura, sempre alla continua ricerca di un qualche spiraglio per la libertà. Per poi al fine arrendersi anche lui tra le braccia di Morfeo.

 

Di certo qualche ora era passata quando le luci cominciarono a riaccendersi, seppur in maniera graduale. Del gruppo nessuno parve farci caso, molto probabilmente erano ancora tutti addormentati. Poi cominciò a risuonare in tutto il fondo una fedele riproduzione del canto di un gallo. Ad esso i ragazzi cominciarono a reagire.

“Oddio, ma che cos’è?” chiese a qualcuno dei presenti Marco, mentre si riparava con il braccio dalla nuova luce che inondava la stanza.

“A quanto pare il nostro ospite è provvisto anche di senso dell’umorismo…” rispose Oscar, rimettendosi sul naso gli occhiali leggermente rovinati, che si era tolto prima del riposo.

Un po’ tutti i presenti cominciarono finalmente ad alzarsi.

“Oh merda! Pensate che riutilizzeranno il gas?” domandò spaventato Tommaso che si alzò di scatto.

“Beh sì, è molto probabile…” dichiarò Andrea, che già si trovava in posizione eretta.

“Forza Sara alzati! Che tra poco ci sparano contro il gas!” provava a scuotere l’altra giovane ragazza della compagnia, Rosa.

“Mmmm… dai… aspetta…”biascicava ancora nel dormiveglia la bionda.

Ormai la porta di uscita si era aperta e qualcuno del gruppo si era già incamminato. Dunque Roberto decise di prendere di peso la ragazza e portarla con se nella camera successiva. Per Stefano invece fu usato direttamente un calcio di Lupo per ridestarlo e portarlo via con loro. Furono talmente rapidi e decisi nell’abbandonare la stanza poco prima occupata, che neanche si accorsero se dai fori dei muri usciva effettivamente il gas verde.

 

  
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