Non ho fame.
Ma una buona cioccolata calda non me la toglie nessuno.
Soffio lentamente e con dolcezza per raffreddarla senza toglierne la sua
purezza e il suo sapore dolce.
Mi riempio di dolcezza.
Qualcuno mi alita sul collo, ma non ha l’alito umano. È un
soffio freddo e raggelato, quasi quello di un morto. Rabbrividisco. Il sangue
mi si gela nelle vene. Quello strano sospiro attraversa il mio corpo, così
ardentemente, che la tazza nelle mie mani traballa e delle gocce di liquido marrone
cadono a picco sul tappeto. Non ho il coraggio di voltarmi. Il cuore mi batte
all’impazzata, quasi come se volesse abbandonare il mio corpo, distruggendo la
cassa toracica.
Cerco di osservare con la coda dell’occhio, ma vedo soltanto
un ombra. Appoggio la tazza sul tavolo della cucina accanto a me e mi armo di
coltello, mentre la paura sembra non andarsene.
Conto fino a tre, chiudo gli occhi, stringo forte il
coltello e mi giro di scatto. Poi li riapro e vedo la punta del coltello sporca
di sangue. Alzo lo sguardo, sempre più terrorizzato.
Quella ragazza è di fronte a me. Le ho appena tagliato la coda.
“Bastardo” mi sussurra, mentre un feroce schizzo di sangue
parte all’impazzata dalla ferita sulla gola, spruzzando di rosso vivo i muri della cucina.
Mi sveglio di colpo. Sono in soggiorno e mi ritrovo la testa nella tazza di
cioccolata. Sento il capo bollire. I capelli sono sporchi della dolce bevanda. Il
colletto della camicia bianca completamente marrone. Sono svenuto di nuovo.
Metto la tazza nel lavandino e corro a lavarmi i capelli.
Senza togliermi nulla, mi metto in ginocchio di fronte al bordo della vasca e
mi lavo i capelli con l’ausilio del rubinetto e un po’ di shampoo.
Che cosa mi sta succedendo? Continuo a svenire in
continuazione e tutte le volte questa strana ragazza mi appare in sogno. Chi è?
Che cosa vuole?
Mentre l’acqua accarezza il mio capo e la lava via dal cioccolato, due mani
spuntano improvvisamente dall’interno della vasca e mi afferrano il volto,
trascinandomi all’interno di essa. Mi divincolo, ma quelle mani non mi lasciano
andare. L’acqua mi cade a picco sui pantaloni inumidendoli.
Ma all’improvviso l’acqua cambia colore: tende al verdognolo
e continua a scendere. Non riesco a liberarmi. Voglio uscire! Voglio uscire! La
camicia si fa pesante e umida.
Acqua salmastra, ricca di alghe e strane erbe.
Aiuto!
Le mani mi spingono sul fondo. Non respiro.
Bevo.
L’acqua salmastra mi penetra nelle narici e in gola. Soffoco.
Ritorno in superficie a stento e riesco a sputarla. Ma immediatamente vengo
spinto nuovamente sul fondo. Il liquido mi perfora le orecchie e non mi lascia scampo.
Sembra acqua di lago, o di fiume.
Fiume.
Fiume.
La parola fiume mi rimbombava in testa all’impazzata.
All’improvviso le mani scompaiono e io riesco finalmente a
ritornare in superficie. Esco respirando con fame d’aria e mi butto sul
pavimento del bagno. I vestiti completamente fradici. Le piastrelle si
ricoprono d’acqua.
Acqua che continua a fluire ed estendersi, come un’epidemia.
Quella ragazza. Quella ragazza vuole qualcosa da me.
E continua a colpirmi.
Ma questa volta è riuscita a farlo nella realtà, non nel
sogno.