CAPITOLO 11
“Divieto ai
bagnanti”
La discesa nel buio fu
relativamente breve poi, tutte e otto le persone interessate, finalmente
atterrarono. Lo scienziato del gruppo sentì qualcosa insinuarsi pericolosamente
dentro la sua bocca. Di getto, risputò tutto subito “Ma questa… è sabbia!”.
Sfortunatamente fu l’unico della
comitiva ad atterrare di faccia, mentre Andrea apostrofava il tutto con un “Ma
che diavolo?”.
“Finalmente possiamo concederci
un po’ di relax!” sospirò felice Rosa.
“Io mi butto, ragazzi!” urlò
Sara, mentre si dirigeva in quella che sembrava in tutto e per tutto dell’acqua
limpida, essendosi già tolta la maglietta leggermente strappata e proseguendo
praticamente in reggiseno.
“Fermati, ragazza!” Simone la
bloccò con un braccio teso che, inavvertitamente, gli andò a premere il seno
destro.
“Ma che vuoi, maiale?!” chiese
spiegazioni la bionda.
“Ehi guardate! Ma quello è…”
iniziò Tommaso.
“Uno squalo!” concluse
terrorizzato Marco.
“A dir la verità, sono due”
aggiunse Roberto, indicando con il dito una nuova minaccia.
“E guardate là! Ce n’è un altro!”
constatò Oscar.
“Tre squali!?” fece il riepilogo
della situazione, Carla.
“E l’uscita è proprio oltre
questa distesa d’acqua” informò il resto della squadra Sarti che, intanto, stava
controllando il tutto con un binocolo militare.
“Perfetto! Ora qui come ce la
caviamo?” chiese spazientita la giovane attrice.
“Di certo la possibilità di
farsela a nuoto è da escludere subito” sottolineò Orsi.
“Inoltre, almeno parlando
personalmente, dovrei rivedere alquanto il mio stile di nuoto…” informò Testa
che, in pratica, non sapeva nuotare.
“Gente! Qua c’è della legna
ammonticellata…” chiamò a raccolta gli altri, Noro.
“Questo vuol dire che il nostro
carceriere ci concede, se non altro, un po’ di tempo…” ipotizzò Santucci.
Intanto Lupo si dilettava a
tirare dei sassi, trovati tra la rena sottile di quella particolare spiaggia,
contro i pescecani.
“Smettila Andrea! Non vorrai mica
che vengano qui!” lo ammonì spaventata Wilson.
“Mica sono dei mammiferi! Stai
tranquilla, Carla” la tranquillizzò Silvestri.
“Guardate! Le luci della stanza
cominciano ad affievolirsi!” notò alzando la testa Sciullo.
“Ecco a cosa serve la legna…”
puntualizzò il poliziotto.
“Inoltre abbiamo anche quello
della palma qui dietro” fece notare Sarti.
Tutti gli altri si voltarono e,
subito, notarono l’albero che sovrastava tutta l’isoletta.
“Ma questo vuol dire che c’è
anche qualche noce di cocco?” domandò interessata la dottoressa.
“Sì, qualcuna mi sembra che ci
sia… chi le va a prendere?” chiese la Simone.
“Ci andrei io, se non fossi così
malridotto…” disse sommesso il calciatore.
“Tranquilli, ci vado io!” disse
il ladro, mentre si avviava all’impresa.
“Fai attenzione Andrea” lo
richiamò il politico.
Ma il fuorilegge era già quasi
arrivato alla cima dell’albero. Una volta raggiunta, iniziò a staccarne i frutti
e a gettarli verso il basso. Nel frattempo, il militare si apprestava a
raccoglierli per poi, successivamente, cominciare ad aprirli nel modo più
corretto possibile, grazie anche al suo coltello militare
dell’equipaggiamento.
“Mi è sempre piaciuto il cocco!”
affermò felice Carla.
“In effetti, comincio ad avere un
po’ fame…” aggiunse Stefano, mentre cercava di mascherare al meglio il brontolio
del suo stomaco.
Nel mentre, Simone sorseggiava
del latte di cocco direttamente da uno degli occhi della noce che aveva forato,
Roberto cominciava ad offrire scaglie del frutto alle signore del gruppo ed
Andrea si lasciava scivolare dal tronco fino al suolo.
Intanto Sara, che si era nel
frattempo rivestita, osservava il tranquillo nuotare dei loro guardiani
acquatici “Però non sono tanto grossi come squali…” osservò, rivolgendosi al
giovane che aveva accanto.
“Ma saranno comunque pericolosi,
immagino…” gli suggerì Tommaso.
Marco, che aveva anche aiutato
Simone ad aprire il cocco, utilizzando il proprio coltello personale, fece
notare “Ora per la legna servirebbe un accendino…” dando un’occhiata a Lupo,
l’unico fumatore della banda.
Ma quest’ultimo non sembrava
interessato ad aiutare ulteriormente i suoi compagni. Al che Rosa gli si fece
vicina.
“Per favore, Andrea, puoi
accendere il fuoco?” gli domandò cortesemente la ragazza, terminando il tutto
con il suo straordinario sorriso, che stava cominciando a contraddistinguerla
tra i vari vip, o presunti tali, italiani.
Ovviamente il ricercato, con
quest’ultimo colpo finale, capitolò.
“Sai Rosa… la ferita… non ti si
nota quasi più sul tuo viso…” osservò timidamente Sciullo.
“Ti ringrazio Marco” fu la
risposta di lei, accompagnata da un altro dei suoi suddetti sorrisi.
“Bene, cari colleghi, dato che le
luci sono ormai spente, che ne dite di approfittare di questa lieta pausa per
conoscersi meglio, raccontando un po’ le nostre storie, le nostre vicende, i
nostri interessi…” propose Oscar.
“Ah… io passo!” si tirò subito
fuori il ladro, che intanto si era riappropriato del suo accendino e si stava
accendendo una nuova sigaretta.
“Invece potrebbe essere un’ottima
idea per passare un po’ il tempo!” appoggiò l’idea del politico, Carla.
“Chissà per quanto tempo potremmo
stare su questa isoletta?” si domandò Tommaso.
“Aspettate un attimo… ma da dove
farà sbucare il gas, questa volta?” fece notare Stefano.
In effetti, oltre al fatto che
erano parecchio lontani dalle pareti metalliche che delimitavano quella nuova
stanza. Queste stesse pareti sembravano non presentare alcun tipo di apertura,
neppure minima, e, per una buona parte, erano sommerse dall’acqua.
“Allora! Chi comincia con le
curiosità?” spezzò il silenzio Rosa.
“Perché non proprio te, signorina
bella? Quali sono le tue grandi ambizioni da artista? Semmai usciremo vivi da
qui dentro…” la punzecchiò, com’era ormai solito fare, Sara.
“Beh, come penso sia ovvio, mi
piacerebbe sfondare nel mondo del cinema, anche perché, per ora, ho fatto solo
qualche comparsata televisiva e pubblicitaria, più qualche ospitata in tv…”.
Tutti, chi più chi meno,
annuirono alle parole della giovane attrice.
“Piuttosto…” s’intromise Marco
“noi, bene o male, siamo tutti delle celebrità… ma te, signorina, perché sei
qui?” rivolgendosi a Silvestri.
“Dunque… diciamo che non è la
prima cosa strana che mi capita nella vita…” rispose enigmatica la ragazza
bionda “Diciamo che sono tipo una Miss Avventura!”.
Dopo quest’ultima uscita, era di
nuovo piombato il silenzio nel gruppo. E nuovamente fu la giovane Simone ad
interromperlo “Oscar, sono curiosa, qual è il tuo film preferito?” chiese
rivolgendosi al più anziano della compagnia.
“Beh figliola, forse mi prenderai
per un rimbambito, appena sentirai la risposta, comunque, la mia pellicola
preferita è “Bambi” della Walt Disney” rispose, in maniera del tutto seria,
Testa.
Tutti rimasero sorpresi da
ciò.
“Ora io ho una domanda per Lupo”
alzò la mano come a scuola, Tommaso, che si era sdraiato sulla calda sabbia per
dare un po’ di riposo al suo fisico martoriato “Vorrei sapere quante persone
siete nella tua squadra… cioè, nel tuo gruppo… cioè… insomma quanti siete?”.
L’interessato fece un mezzo
sorriso “Sono certo che questa informazione non interessa solo te” esclamò,
guardando di sfuggita Santucci “Comunque direi in tre, quattro compreso me:
Daniele, Gabriele e Federica, la donna più affascinante del mondo!” tutti si
stupirono a quelle parole “Ovviamente siamo tutti e quattro ricercati!” concluse
Andrea.
“Ora ho una domanda per te,
soldato, come mai ti trovi qui con noi, invece di essere in qualche zona di
guerra o simile? Sai anch’io, prima di entrare in polizia, venivo dal mondo
militare” riprese il discorso, Roberto.
“Prima di ritrovarmi qui con voi,
avevo chiesto la licenza temporanea per fare rientro in Italia per…” e qui il
militare ebbe un attimo di esitazione “diciamo motivi personali…”.
“Tipo?” incalzò la sua omonima
nel cognome.
“Beh, per un ragazza, ma non vi
dirò né il suo nome né il suo cognome, per motivi di segretezza…”.
“Questo ci dimostra che l’amore è
forte sia dalla parte della legge che contro la legge” rise compiaciuto
Oscar.
“Il tuo animale preferito,
Carla?” domandò improvvisamente Noro.
“Ma che razza di domanda è?”
commentò ad alta voce Sciullo.
“Beh è tanto per fare
conversazione…” si giustificò lo scienziato.
“I gatti, Stefano” gli rispose
cordialmente la dottoressa “Invece te, a quanto ho capito, t’interessi di
robotica…”.
“Infatti! Vedi, il mio sogno è
quello un giorno di poter costruire, diciamo, una donna robot” si confessò
lui.
“Immagino per fare cosa…”
ironizzò in maniera perfida il ladro.
“Ehi!” lo richiamò il diretto
interessato.
“Ora sta a te, Marco…” iniziò
Roberto, guardando dritto negli occhi il giovane imprenditore “Che tipo di
attività svolge veramente la tua famiglia?”.
“Ecco noi… in verità…” il respiro
in lui cominciava a farsi pesante, con qualche gocciolina di sudore che gli
scendeva sulla fronte “noi alleviamo ostriche”.
“Ostriche?”.
“Sì, ostriche!” confermò,
pronunciandolo esclusivamente con la erre moscia.
La comitiva era sempre più basita
dalle curiosità che i loro stessi membri snocciolavano via via.
“Aspettate un attimo! Ora tocca
anche a Tommaso dire la sua! Tommy la tua squa…” ma Silvestri s’interruppe
subito, appena vide il giovane calciatore completamente addormentato sulla
spiaggia.
“Povero ragazzo, è di certo
quello che ha subito più danni di tutti noi” decretò Wilson, sorridendo nel
vederlo così tranquillo tra le braccia di Morfeo.
Di fatti, sull’isoletta
artificiale era ormai calata totalmente la notte, artificiale anch’essa, mentre,
nonostante la poca ma intensa luce che emetteva il fuoco, tutto il resto del
gruppo seguiva l’esempio di Orsi.
Durante la notte, comunque, c’era
un membro della comitiva che doveva togliersi la sua curiosità.
“Ehi, Tommy! Tommy! Sei
sveglio?” urlò sottovoce.
“Mmmmh… che succede Sara?”.
“Volevo chiederti, qual è la tua
squadra preferita?”.
Lì per lì il calciatore fu
sorpreso da questa improvvisa domanda “Italiana o in generale?”.
“In generale”.
“Il Barcellona”.
“Ah… ok, grazie. Buonanotte
Tommy”.
“Buonanotte Sara”.
La mattina successiva, se proprio
così vogliamo chiamarla, il gruppo si era ridestato con tutta la calma e la
serenità che, inconsciamente, quella nuova stanza suggeriva. Chi più e chi meno
si erano tutti alleggeriti dei propri abiti e, nel mentre, stavano consumando
una deliziosa colazione a base di cocco.
“Ma non sembra anche a voi che
l’isola si sia rimpicciolita?” questionò Rosa, mentre continuava il suo
pasto.
Tutti smisero di masticare. I più
suscettibili cominciarono ad inquietarsi.
“Cosa?!” urlò Stefano con la
bocca piena.
“In effetti, sembrava anche a me
che ci fosse meno spiaggia rispetto a ieri” aggiunse Roberto.
“Oddio, che cosa sta
succedendo?!” chiese preoccupata Carla.
È il modo che i nostri carcerieri
hanno per dirci di muoverci…” concluse Andrea.
“Beh, allora cerchiamo il più
velocemente possibile un modo per andar via di qui!” sbraitò, già in piena
crisi, Marco.
“E con gli squali come la
mettiamo? Io poi non sono ancora in piena forma…” ricordò a tutti Tommaso, che
stava ancora sdraiato sulla rena.
“Speriamo almeno non ne siano
arrivati degli altri…” disse Oscar, mentre scrutava il mare artificiale.
“Negativo! Sono ancora tre
esemplari, signore!” rispose risoluto Simone.
“Se non altro, c’è una buona
notizia…” si consolò Sara, mentre giocava con la sabbia.
“AAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
Quell’urlo improvviso allarmò
tutti quanti. Subito i nostri controllarono se erano tutti presenti, ma mancava
una persona all’appello: Stefano Noro.
Immediatamente tutti scattarono
verso la direzione da cui era provenuto quel grido, anche lo stesso Orsi ancora
claudicante. Sarti fece subito mente locale e si ricordò che tutti e tre gli
squali erano presente e ben visibili dalla loro postazione.
Il primo ad arrivare fu Santucci,
il quale notò lo scienziato che si rotolava a terra dal dolore, tenendosi con le
mani il piede destro.
“Che è successo, Stefano?”
domandò allarmato Sciullo, da dietro il poliziotto.
“Ho battuto il ditone del piede!”
rispose lui, con il volto ancora camuffato in una maschera di dolore.
Silvestri non resistette e
scoppiò a ridere. Intanto Wilson cercava di “prestare i primi soccorsi
all’infortunato”.
Tutti tirarono un sospiro di
sollievo, quando Tommaso notò qualcosa “E quella cos’è? È su quella che hai
battuto, Stefano?”.
L’interpellato controllò
velocemente l’oggetto in questione ed annuì.
“Cosa diamine è?” s’interrogò
Testa.
Ad un primo esame visivo,
sembravano semplicemente due tronchi, legati tra loro, che spuntavano da una
duna di sabbia. Poi a Lupo venne un’illuminazione “Forza, aiutatemi a scavare!”
e lui stesso si mise subito all’opera.
Nonostante vi fosse qualcuno che
ancora non aveva pienamente intuito, ognuno diede una mano per il completamento
dell’operazione. Una volta terminata, tutto fu chiaro. I sette uomini e le tre
donne trovarono davanti a loro una zattera di legno di ottima fattura.
“Perfetto! Ora sappiamo con cosa
andare via da qui!” disse raggiante Rosa.
“E i remi?” chiese Marco.
“Possiamo usare quei tronchi lì!”
rispose Roberto, indicando dei tronchi giusti per l’occorrenza.
“E gli squali?” domandò, ancora
più angustiata, Carla.
“Per quello, vi ricordo che
abbiamo dalla nostra parte tre ottimi cecchini…” rimembrò Oscar, mentre i tre
citati si gonfiarono di fierezza.
“Ok, allora portiamola di là!”
diede il via al trasporto del natante, Orsi.
“Dove sono finiti i pescecani?!”
esclamò Roberto.
“Sono andati più al largo,
signore! Sembra che, in un certo senso, abbiano intuito qualcosa…” rispose quasi
incredulo il militare.
“Bene! Allora… voi due della
“coppia che scoppia” remerete…” iniziò il ladro, parlando di Sciullo e Noro “noi
tre spareremo e voi… cercate di non farvi mangiare!” concluse con un sorrisetto
beffardo.
“Stronzo!” lo apostrofò subito la
Simone.
“Guarda, pezzo di merda, che sono
capace anch’io di remare, non ci vuole di certo una laurea…” fu la risposta
immediata di Silvestri.
“Beh, fate un po’ come vi pare
allora!” terminò la discussione Lupo, accendendosi una sigaretta.
Alla fine però i ruoli furono
quelli designati dal fuorilegge e la zattera prese, piano piano, il suo cammino.
I predatori marini si fecero vedere solamente a quasi metà del percorso
effettuato. I tre uomini armati iniziarono subito la sparatoria ma, dopo pochi
secondi, si accorsero subito che qualcosa non andava.
“I proiettili non gli fanno
niente, signore!” urlò Simone.
“Cazzo! Nemmeno sanguinano,
quegli stronzi!” imprecò Roberto.
“Che siano anche questi dei
robot?” ipotizzò allora Andrea.
“Dei robot? Fantastico!” a
Stefano cominciarono a brillare gli occhi e, ormai tutto concentrato nello
scorgere se, attraverso i fori scavati dai bussolotti, si vedeva qualcosa, smise
completamente di remare.
“Ah, fanculo! Levati!” sbottò
Sara, spingendo via Noro e cominciando a remare di buona lena, tanto da dare la
carica anche al suo “collega” affarista.
Intanto, le tre minacce animali
si erano fatte sempre più vicine all’improvvisata imbarcazione. Fino a che uno
dei tre addentò una parte di essa.
Le urla delle ragazze riempì l’aria ma, fortunatamente, tutti si erano fatti da
parte, appena in tempo dal non perdere per sempre alcuna parte del loro corpo.
Intanto, i tre armati provarono anche con il fuoco ravvicinato, ma il risultato
fu il solito: le pallottole o si conficcano nella pelle grigiastra della bestia
o ci rimbalzavano contro. Alla fine, il pescecane ebbe ragione della zattera e
portò via parte del natante.
Poi Oscar ebbe un sussulto
“Signori, provate a mirare all’occhio!”.
I tre non se lo fecero ripetere
due volte: un bersaglio a testa e tre colpi perfetti. I mostri questa volta
sembrarono aver subito il colpo e si allontanarono dalla zattera che ormai,
priva di una buona parte, cominciava a sbilanciarsi verso quell’altra, dato
anche il peso della gente su di
essa.
“Gente! Dovete buttarvi e nuotare
più velocemente possibile verso l’uscita! Noi tre vi copriremo le spalle!”
ordinò Santucci alla compagnia.
“Ce la fai, Tommy?” domandò
Wilson.
“Tranquilla, Carla, ce la faccio!
” le rispose rassicurante Orsi.
Alla fine, tutti parteciparono a
questa disperata gara di nuoto per la vita. I tre cecchini utilizzavano uno
stile a dorso, per meglio tenere sotto controllo la posizione dei loro nemici
acquatici. La porta si aprì subito quando la prima di loro, Sara, la raggiunse e
si tirò su per aiutare, uno ad uno, chi veniva dopo di lei. Quando anche
l’ultimo di loro, Roberto, che ancora cercava di individuare la posizione degli
squali, apparentemente del tutto volatilizzati, li raggiunse, la porta si chiuse
dietro di loro. Esso era il segnale ufficiale che erano ancora tutti vivi.
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