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Autore: J85    17/11/2014    1 recensioni
Senza un apparente motivo, 10 persone, 7 maschi e 3 femmine, con caratteristiche totalmente differenti tra di loro e completamente all'oscuro l'uno dell'altro, si ritroveranno improvvisamente dentro un'enorme stanza dalle pareti metalliche.
Nessuno di loro ricorda come abbia fatto a finire lì dentro e, ancora meno, è a conoscenza delle difficili prove che insieme dovranno affrontare per procedere verso un'insperata libertà.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 11

“Divieto ai bagnanti”

 

 

 

La discesa nel buio fu relativamente breve poi, tutte e otto le persone interessate, finalmente atterrarono. Lo scienziato del gruppo sentì qualcosa insinuarsi pericolosamente dentro la sua bocca. Di getto, risputò tutto subito “Ma questa… è sabbia!”.

Sfortunatamente fu l’unico della comitiva ad atterrare di faccia, mentre Andrea apostrofava il tutto con un “Ma che diavolo?”.

“Finalmente possiamo concederci un po’ di relax!” sospirò felice Rosa.

“Io mi butto, ragazzi!” urlò Sara, mentre si dirigeva in quella che sembrava in tutto e per tutto dell’acqua limpida, essendosi già tolta la maglietta leggermente strappata e proseguendo praticamente in reggiseno.

“Fermati, ragazza!” Simone la bloccò con un braccio teso che, inavvertitamente, gli andò a premere il seno destro.

“Ma che vuoi, maiale?!” chiese spiegazioni la bionda.

“Ehi guardate! Ma quello è…” iniziò Tommaso.

“Uno squalo!” concluse terrorizzato Marco.

“A dir la verità, sono due” aggiunse Roberto, indicando con il dito una nuova minaccia.

“E guardate là! Ce n’è un altro!” constatò Oscar.

“Tre squali!?” fece il riepilogo della situazione, Carla.

“E l’uscita è proprio oltre questa distesa d’acqua” informò il resto della squadra Sarti che, intanto, stava controllando il tutto con un binocolo militare.

“Perfetto! Ora qui come ce la caviamo?” chiese spazientita la giovane attrice.

“Di certo la possibilità di farsela a nuoto è da escludere subito” sottolineò Orsi.

“Inoltre, almeno parlando personalmente, dovrei rivedere alquanto il mio stile di nuoto…” informò Testa che, in pratica, non sapeva nuotare.

“Gente! Qua c’è della legna ammonticellata…” chiamò a raccolta gli altri, Noro.

“Questo vuol dire che il nostro carceriere ci concede, se non altro, un po’ di tempo…” ipotizzò Santucci.

Intanto Lupo si dilettava a tirare dei sassi, trovati tra la rena sottile di quella particolare spiaggia, contro i pescecani.

“Smettila Andrea! Non vorrai mica che vengano qui!” lo ammonì spaventata Wilson.

“Mica sono dei mammiferi! Stai tranquilla, Carla” la tranquillizzò Silvestri.

“Guardate! Le luci della stanza cominciano ad affievolirsi!” notò alzando la testa Sciullo.

“Ecco a cosa serve la legna…” puntualizzò il poliziotto.

“Inoltre abbiamo anche quello della palma qui dietro” fece notare Sarti.

Tutti gli altri si voltarono e, subito, notarono l’albero che sovrastava tutta l’isoletta.

“Ma questo vuol dire che c’è anche qualche noce di cocco?” domandò interessata la dottoressa.

“Sì, qualcuna mi sembra che ci sia… chi le va a prendere?” chiese la Simone.

“Ci andrei io, se non fossi così malridotto…” disse sommesso il calciatore.

“Tranquilli, ci vado io!” disse il ladro, mentre si avviava all’impresa.

“Fai attenzione Andrea” lo richiamò il politico.

Ma il fuorilegge era già quasi arrivato alla cima dell’albero. Una volta raggiunta, iniziò a staccarne i frutti e a gettarli verso il basso. Nel frattempo, il militare si apprestava a raccoglierli per poi, successivamente, cominciare ad aprirli nel modo più corretto possibile, grazie anche al suo coltello militare dell’equipaggiamento.

“Mi è sempre piaciuto il cocco!” affermò felice Carla.

“In effetti, comincio ad avere un po’ fame…” aggiunse Stefano, mentre cercava di mascherare al meglio il brontolio del suo stomaco.

Nel mentre, Simone sorseggiava del latte di cocco direttamente da uno degli occhi della noce che aveva forato, Roberto cominciava ad offrire scaglie del frutto alle signore del gruppo ed Andrea si lasciava scivolare dal tronco fino al suolo.

Intanto Sara, che si era nel frattempo rivestita, osservava il tranquillo nuotare dei loro guardiani acquatici “Però non sono tanto grossi come squali…” osservò, rivolgendosi al giovane che aveva accanto.

“Ma saranno comunque pericolosi, immagino…” gli suggerì Tommaso.

Marco, che aveva anche aiutato Simone ad aprire il cocco, utilizzando il proprio coltello personale, fece notare “Ora per la legna servirebbe un accendino…” dando un’occhiata a Lupo, l’unico fumatore della banda.

Ma quest’ultimo non sembrava interessato ad aiutare ulteriormente i suoi compagni. Al che Rosa gli si fece vicina.

“Per favore, Andrea, puoi accendere il fuoco?” gli domandò cortesemente la ragazza, terminando il tutto con il suo straordinario sorriso, che stava cominciando a contraddistinguerla tra i vari vip, o presunti tali, italiani.

Ovviamente il ricercato, con quest’ultimo colpo finale, capitolò.

“Sai Rosa… la ferita… non ti si nota quasi più sul tuo viso…” osservò timidamente Sciullo.

“Ti ringrazio Marco” fu la risposta di lei, accompagnata da un altro dei suoi suddetti sorrisi.

“Bene, cari colleghi, dato che le luci sono ormai spente, che ne dite di approfittare di questa lieta pausa per conoscersi meglio, raccontando un po’ le nostre storie, le nostre vicende, i nostri interessi…” propose Oscar.

“Ah… io passo!” si tirò subito fuori il ladro, che intanto si era riappropriato del suo accendino e si stava accendendo una nuova sigaretta.

“Invece potrebbe essere un’ottima idea per passare un po’ il tempo!” appoggiò l’idea del politico, Carla.

“Chissà per quanto tempo potremmo stare su questa isoletta?” si domandò Tommaso.

“Aspettate un attimo… ma da dove farà sbucare il gas, questa volta?” fece notare Stefano.

In effetti, oltre al fatto che erano parecchio lontani dalle pareti metalliche che delimitavano quella nuova stanza. Queste stesse pareti sembravano non presentare alcun tipo di apertura, neppure minima, e, per una buona parte, erano sommerse dall’acqua.

“Allora! Chi comincia con le curiosità?” spezzò il silenzio Rosa.

“Perché non proprio te, signorina bella? Quali sono le tue grandi ambizioni da artista? Semmai usciremo vivi da qui dentro…” la punzecchiò, com’era ormai solito fare, Sara.

“Beh, come penso sia ovvio, mi piacerebbe sfondare nel mondo del cinema, anche perché, per ora, ho fatto solo qualche comparsata televisiva e pubblicitaria, più qualche ospitata in tv…”.

Tutti, chi più chi meno, annuirono alle parole della giovane attrice.

“Piuttosto…” s’intromise Marco “noi, bene o male, siamo tutti delle celebrità… ma te, signorina, perché sei qui?” rivolgendosi a Silvestri.

“Dunque… diciamo che non è la prima cosa strana che mi capita nella vita…” rispose enigmatica la ragazza bionda “Diciamo che sono tipo una Miss Avventura!”.

Dopo quest’ultima uscita, era di nuovo piombato il silenzio nel gruppo. E nuovamente fu la giovane Simone ad interromperlo “Oscar, sono curiosa, qual è il tuo film preferito?” chiese rivolgendosi al più anziano della compagnia.

“Beh figliola, forse mi prenderai per un rimbambito, appena sentirai la risposta, comunque, la mia pellicola preferita è “Bambi” della Walt Disney” rispose, in maniera del tutto seria, Testa.

Tutti rimasero sorpresi da ciò.

“Ora io ho una domanda per Lupo” alzò la mano come a scuola, Tommaso, che si era sdraiato sulla calda sabbia per dare un po’ di riposo al suo fisico martoriato “Vorrei sapere quante persone siete nella tua squadra… cioè, nel tuo gruppo… cioè… insomma quanti siete?”.

L’interessato fece un mezzo sorriso “Sono certo che questa informazione non interessa solo te” esclamò, guardando di sfuggita Santucci “Comunque direi in tre, quattro compreso me: Daniele, Gabriele e Federica, la donna più affascinante del mondo!” tutti si stupirono a quelle parole “Ovviamente siamo tutti e quattro ricercati!” concluse Andrea.

“Ora ho una domanda per te, soldato, come mai ti trovi qui con noi, invece di essere in qualche zona di guerra o simile? Sai anch’io, prima di entrare in polizia, venivo dal mondo militare” riprese il discorso, Roberto.

“Prima di ritrovarmi qui con voi, avevo chiesto la licenza temporanea per fare rientro in Italia per…” e qui il militare ebbe un attimo di esitazione “diciamo motivi personali…”.

“Tipo?” incalzò la sua omonima nel cognome.

“Beh, per un ragazza, ma non vi dirò né il suo nome né il suo cognome, per motivi di segretezza…”.

“Questo ci dimostra che l’amore è forte sia dalla parte della legge che contro la legge” rise compiaciuto Oscar.

“Il tuo animale preferito, Carla?” domandò improvvisamente Noro.

“Ma che razza di domanda è?” commentò ad alta voce Sciullo.

“Beh è tanto per fare conversazione…” si giustificò lo scienziato.

“I gatti, Stefano” gli rispose cordialmente la dottoressa “Invece te, a quanto ho capito, t’interessi di robotica…”.

“Infatti! Vedi, il mio sogno è quello un giorno di poter costruire, diciamo, una donna robot” si confessò lui.

“Immagino per fare cosa…” ironizzò in maniera perfida il ladro.

“Ehi!” lo richiamò il diretto interessato.

“Ora sta a te, Marco…” iniziò Roberto, guardando dritto negli occhi il giovane imprenditore “Che tipo di attività svolge veramente la tua famiglia?”.

“Ecco noi… in verità…” il respiro in lui cominciava a farsi pesante, con qualche gocciolina di sudore che gli scendeva sulla fronte “noi alleviamo ostriche”.

“Ostriche?”.

“Sì, ostriche!” confermò, pronunciandolo esclusivamente con la erre moscia.

La comitiva era sempre più basita dalle curiosità che i loro stessi membri snocciolavano via via.

“Aspettate un attimo! Ora tocca anche a Tommaso dire la sua! Tommy la tua squa…” ma Silvestri s’interruppe subito, appena vide il giovane calciatore completamente addormentato sulla spiaggia.

“Povero ragazzo, è di certo quello che ha subito più danni di tutti noi” decretò Wilson, sorridendo nel vederlo così tranquillo tra le braccia di Morfeo.

Di fatti, sull’isoletta artificiale era ormai calata totalmente la notte, artificiale anch’essa, mentre, nonostante la poca ma intensa luce che emetteva il fuoco, tutto il resto del gruppo seguiva l’esempio di Orsi.

 

Durante la notte, comunque, c’era un membro della comitiva che doveva togliersi la sua curiosità.

“Ehi, Tommy! Tommy! Sei sveglio?” urlò sottovoce.

“Mmmmh… che succede Sara?”.

“Volevo chiederti, qual è la tua squadra preferita?”.

Lì per lì il calciatore fu sorpreso da questa improvvisa domanda “Italiana o in generale?”.

“In generale”.

“Il Barcellona”.

“Ah… ok, grazie. Buonanotte Tommy”.

“Buonanotte Sara”.

 

La mattina successiva, se proprio così vogliamo chiamarla, il gruppo si era ridestato con tutta la calma e la serenità che, inconsciamente, quella nuova stanza suggeriva. Chi più e chi meno si erano tutti alleggeriti dei propri abiti e, nel mentre, stavano consumando una deliziosa colazione a base di cocco.

“Ma non sembra anche a voi che l’isola si sia rimpicciolita?” questionò Rosa, mentre continuava il suo pasto.

Tutti smisero di masticare. I più suscettibili cominciarono ad inquietarsi.

“Cosa?!” urlò Stefano con la bocca piena.

“In effetti, sembrava anche a me che ci fosse meno spiaggia rispetto a ieri” aggiunse Roberto.

“Oddio, che cosa sta succedendo?!” chiese preoccupata Carla.

È il modo che i nostri carcerieri hanno per dirci di muoverci…” concluse Andrea.

“Beh, allora cerchiamo il più velocemente possibile un modo per andar via di qui!” sbraitò, già in piena crisi, Marco.

“E con gli squali come la mettiamo? Io poi non sono ancora in piena forma…” ricordò a tutti Tommaso, che stava ancora sdraiato sulla rena.

“Speriamo almeno non ne siano arrivati degli altri…” disse Oscar, mentre scrutava il mare artificiale.

“Negativo! Sono ancora tre esemplari, signore!” rispose risoluto Simone.

“Se non altro, c’è una buona notizia…” si consolò Sara, mentre giocava con la sabbia.

“AAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

Quell’urlo improvviso allarmò tutti quanti. Subito i nostri controllarono se erano tutti presenti, ma mancava una persona all’appello: Stefano Noro.

Immediatamente tutti scattarono verso la direzione da cui era provenuto quel grido, anche lo stesso Orsi ancora claudicante. Sarti fece subito mente locale e si ricordò che tutti e tre gli squali erano presente e ben visibili dalla loro postazione.

Il primo ad arrivare fu Santucci, il quale notò lo scienziato che si rotolava a terra dal dolore, tenendosi con le mani il piede destro.

“Che è successo, Stefano?” domandò allarmato Sciullo, da dietro il poliziotto.

“Ho battuto il ditone del piede!” rispose lui, con il volto ancora camuffato in una maschera di dolore.

Silvestri non resistette e scoppiò a ridere. Intanto Wilson cercava di “prestare i primi soccorsi all’infortunato”.

Tutti tirarono un sospiro di sollievo, quando Tommaso notò qualcosa “E quella cos’è? È su quella che hai battuto, Stefano?”.

L’interpellato controllò velocemente l’oggetto in questione ed annuì.

“Cosa diamine è?” s’interrogò Testa.

Ad un primo esame visivo, sembravano semplicemente due tronchi, legati tra loro, che spuntavano da una duna di sabbia. Poi a Lupo venne un’illuminazione “Forza, aiutatemi a scavare!” e lui stesso si mise subito all’opera.

Nonostante vi fosse qualcuno che ancora non aveva pienamente intuito, ognuno diede una mano per il completamento dell’operazione. Una volta terminata, tutto fu chiaro. I sette uomini e le tre donne trovarono davanti a loro una zattera di legno di ottima fattura.

“Perfetto! Ora sappiamo con cosa andare via da qui!” disse raggiante Rosa.

“E i remi?” chiese Marco.

“Possiamo usare quei tronchi lì!” rispose Roberto, indicando dei tronchi giusti per l’occorrenza.

“E gli squali?” domandò, ancora più angustiata, Carla.

“Per quello, vi ricordo che abbiamo dalla nostra parte tre ottimi cecchini…” rimembrò Oscar, mentre i tre citati si gonfiarono di fierezza.

“Ok, allora portiamola di là!” diede il via al trasporto del natante, Orsi.

 

“Dove sono finiti i pescecani?!” esclamò Roberto.

“Sono andati più al largo, signore! Sembra che, in un certo senso, abbiano intuito qualcosa…” rispose quasi incredulo il militare.

“Bene! Allora… voi due della “coppia che scoppia” remerete…” iniziò il ladro, parlando di Sciullo e Noro “noi tre spareremo e voi… cercate di non farvi mangiare!” concluse con un sorrisetto beffardo.

“Stronzo!” lo apostrofò subito la Simone.

“Guarda, pezzo di merda, che sono capace anch’io di remare, non ci vuole di certo una laurea…” fu la risposta immediata di Silvestri.

“Beh, fate un po’ come vi pare allora!” terminò la discussione Lupo, accendendosi una sigaretta.

Alla fine però i ruoli furono quelli designati dal fuorilegge e la zattera prese, piano piano, il suo cammino. I predatori marini si fecero vedere solamente a quasi metà del percorso effettuato. I tre uomini armati iniziarono subito la sparatoria ma, dopo pochi secondi, si accorsero subito che qualcosa non andava.

“I proiettili non gli fanno niente, signore!” urlò Simone.

“Cazzo! Nemmeno sanguinano, quegli stronzi!” imprecò Roberto.

“Che siano anche questi dei robot?” ipotizzò allora Andrea.

“Dei robot? Fantastico!” a Stefano cominciarono a brillare gli occhi e, ormai tutto concentrato nello scorgere se, attraverso i fori scavati dai bussolotti, si vedeva qualcosa, smise completamente di remare.

“Ah, fanculo! Levati!” sbottò Sara, spingendo via Noro e cominciando a remare di buona lena, tanto da dare la carica anche al suo “collega” affarista.

Intanto, le tre minacce animali si erano fatte sempre più vicine all’improvvisata imbarcazione. Fino a che uno dei  tre addentò una parte di essa. Le urla delle ragazze riempì l’aria ma, fortunatamente, tutti si erano fatti da parte, appena in tempo dal non perdere per sempre alcuna parte del loro corpo. Intanto, i tre armati provarono anche con il fuoco ravvicinato, ma il risultato fu il solito: le pallottole o si conficcano nella pelle grigiastra della bestia o ci rimbalzavano contro. Alla fine, il pescecane ebbe ragione della zattera e portò via parte del natante.

Poi Oscar ebbe un sussulto “Signori, provate a mirare all’occhio!”.

I tre non se lo fecero ripetere due volte: un bersaglio a testa e tre colpi perfetti. I mostri questa volta sembrarono aver subito il colpo e si allontanarono dalla zattera che ormai, priva di una buona parte, cominciava a sbilanciarsi verso quell’altra, dato anche  il peso della gente su di essa.

“Gente! Dovete buttarvi e nuotare più velocemente possibile verso l’uscita! Noi tre vi copriremo le spalle!” ordinò Santucci alla compagnia.

“Ce la fai, Tommy?” domandò Wilson.

“Tranquilla, Carla, ce la faccio! ” le rispose rassicurante Orsi.

Alla fine, tutti parteciparono a questa disperata gara di nuoto per la vita. I tre cecchini utilizzavano uno stile a dorso, per meglio tenere sotto controllo la posizione dei loro nemici acquatici. La porta si aprì subito quando la prima di loro, Sara, la raggiunse e si tirò su per aiutare, uno ad uno, chi veniva dopo di lei. Quando anche l’ultimo di loro, Roberto, che ancora cercava di individuare la posizione degli squali, apparentemente del tutto volatilizzati, li raggiunse, la porta si chiuse dietro di loro. Esso era il segnale ufficiale che erano ancora tutti vivi.

 

  
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